Ricette con Asparago verde di Altedo IGP

In occasione  della 50a Sagra  dell’Asparago verde di Altedo IGP, riportiamo alcune delle varie ricette  con  asparagi, pubblicate nel  depliant informativo della Sagra, consigliate per primi piatti, secondi, contorni, condimenti e dolci.
RICETTE CON ASPARAGO VERDE DI ALTEDO IGP
Involtini di sogliola e salmone con pomodoro e asparagi
Ingredienti (per 4 persone):
Tre sogliole da gr. 250 l’una, gr. 240 di filetto di salmone, gr. 300 di pomodori ramati, ventiquattro asparagi grossi, gr. 80 di olio extra-vergine di oliva, alcuni rametti di ulivo, una spicchio d’aglio
Preparazione:
Pelare e sfilettare le sogliole, battere i filetti in mezzo a due foglie di pellicola, tagliare il salmone in dodici fettine e batterie con lo stesso procedimento. Sovrapporre ai filetti di sogliola il salmone e formare gli involtini, sbucciare, mondare e tagliare a quadrettini i pomodori, pelare gli asparagi, conservare le punte e tagliare il fondo a pezzettini. Bollire separatamente gli asparagi tenendoli al dente, unire olio d’oliva, pezzettini d’asparago, l’aglio, il timo, il pomodoro e riscaldare. Cuocere gli involtini di pesce a vapore (sei – sette minuti), riscaldare le punte di asparagi. Mettere nel centro del piatto la salsa posandovi gli involtini e guarnire con le punte degli asparagi.

Panna cotta all’Asparago verde di Altedo I.G.P

Ingredienti (per 4 persone):
750 mi di panna liquida; 200 gr. di zucchero semolato; Leggi Tutto

50a sagra dell’Asparago di Altedo IGP. Tante iniziative

5 SAGRA DELL’ASPARAGO VERDE DI ALTEDO IGP
dal 15 al 27 maggio 2019
E’ in corso la tradizionale Sagra dell’Asparago Verde di Altedo I.G.P., giunta quest’anno alla sua 50a edizione e che vedrà protagonista lo squisito e insuperabile “Principe Verde di Altedo”. La Sagra dell’Asparago Verde di Altedo I.G.P. nasce nel 1969 con l’obiettivo di rilanciare un prodotto simbolo dell’unicità di un territorio e della sua identità storica, economica e culturale. L’intento originario, rimasto immutato per tutte le successive edizioni della sagra, era quello di divulgare e far conoscere nel territorio circostante questo ortaggio, le sue virtù e allo stesso tempo promuovere Altedo oltre i suoi confini; ed è una occasione per far conoscere e valorizzare l’agricoltura e l’artigianato locale.
L’Amministrazione Comunale di Malalbergo, con la collaborazione di vari enti, associazioni, privati e volontariato, promuove all’interno della Sagra: mercatini; concerti in piazza; eventi artistici e varie mostre.
Per Leggi Tutto

La Pala d’altare della Chiesa di Altedo, attribuita a Prospero Fontana… forse

Testo  e ricerca di Dino Chiarini
Nel terzo tomo deLe chiese parrocchiali della Diocesi di Bologna ritratte e descritte, 1844-1851”, Don Antonio Landi, autore della pagina dedicata aS. Giovanni Battista di Altedo”, afferma che la Pala dell’Altare Maggiore fu dipinta dal pittore bolognese Prospero Fontana. Questi, nato a Bologna nel 1512 e deceduto nella città petroniana nel 1597, si formò presso la bottega del pittore Innocenzo da Imola e in seguito frequentò lo studio di Girolamo da Treviso.
Nel 1539 sposò Antonia de Bonardis; da questo matrimonio nacque Lavinia (1552-1614) che diventò anch’essa ottima pittrice.
Prospero Fontana collaborò con diversi pittori tra cui cito soltanto Pellegrino Tibaldi e Giorgio Vasari.
Tra le opere più famose dipinte da Prospero, vorrei elencarne solo tre, a mio avviso le più belle: Le Storie del Battista e gli Evangelisti, Le Storie della Vergine e la Deposizione della Croce. Sul dipinto che riguarda la “Nascita di San Giovanni Battista”, non ho trovato riscontri: infatti, non compare neppure nella corposa opera del conte Carlo Cesare Malvasia dal titolo “Felsina pittrice, vita de’ pittori bolognesi …”.

Ne dà conferma, come autore della tela altedese, anche l’incaricato della “Soprintendenza delle Gallerie di Bologna” che, il 15 settembre 1971 nell’inventariare il materiale d’arredo della chiesa parrocchiale, riporta la seguente scheda: Leggi Tutto

La Chiesa, la statua di S. Antonio a Malalbergo, e la storia del maialino nero rubato

Sant’Antonio abate, patrono di Malalbergo. Testo di Dino Chiarini
Il Patrono della Parrocchia e del Comune di Malalbergo, nonché Titolare della Chiesa del capoluogo è da sempre Sant’Antonio abate.
Non ci sono notizie precise sulle motivazioni che portarono gli abitanti di quel piccolo centro abitato ad intitolare la chiesa a questo santo; posso però pensare che, essendo un paese dove la popolazione viveva di caccia, di pesca e di agricoltura, la scelta fosse caduta sul protettore degli animali per una certa quale affinità con le attività dei suoi abitanti.
Come potete immaginare questa è soltanto una mia ipotesi personale: potrei dire che è da prendere col beneficio d’inventario, non essendo suffragata né da alcuna testimonianza scritta né da una qualsivoglia tradizione orale locale. Secondo alcuni storici il primo luogo di culto risale alla metà XIV secolo, poiché nell’elenco di tutte le Parrocchie di Bologna e del suo Contado, effettuato nel 1300, quella di Malalbergo non compare, essendo questo territorio parte integrante della “Terra della Pegola”. Il primo documento che menziona un oratorio di Sant’Antonio abate a Malalbergo, porta la data del 1554 ed è una descrizione della visita pastorale fatta nell’ottobre di quell’anno; seguirono altre visite pastorali nel 1555, nel 1567 in cui si citava Leggi Tutto

Federico IV di Danimarca, la religione, le donne e una notte a Malalbergo

Una storia quasi da cronaca rosa del 1700, raccontata da Dino Chiarini

Federico di Oldemburg, era figlio del re di Danimarca e Norvegia, Cristiano V. Nato a Copenaghen l’11 ottobre 1671, alla morte del padre, avvenuta nel 1699, salì al trono col nome di Federico IV. Nel 1691, durante una visita alla città di Lucca, l’allora principe conobbe una bella e nobile ragazza del luogo: Maria Maddalena Trenta. Tra i due scoccò il classico colpo di fulmine e s’innamorarono perdutamente, tanto che Maddalena, promessa sposa a un nobile italiano, ruppe il fidanzamento. Tra i due novelli innamorati, tuttavia c’era un ostacolo piuttosto grande da superare, poiché Federico professava la religione luterana, mentre Maria Maddalena era fermamente cattolica.
Tornato in patria, alla morte del padre Federico divenne re e non avendo mai dimenticato quella ragazza lucchese, iniziò a mandarle dei bellissimi regali, nella speranza che ella si convertisse al protestantesimo. Maria Maddalena però non accettò di cambiare religione, anzi si ritirò nel monastero di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi a Firenze, come suora di clausura col nome di Maria Maddalena Teresa di S. Giuseppe, rispedendo i regali al mittente, dicendogli che ella aveva scelto un altro “sposo”, Gesù Cristo e per confermare tutto questo gli inviò un crocefisso. Nonostante
Leggi Tutto

Lasagne per tutti i gusti: alla bolognese, agli asparagi, all’ortica

Le lasagne : storia e ricette
Testo e ricerca di Dino Chiarini
Questo tipo di pasta al forno era già conosciuto fin dai tempi dei Romani; oggi le lasagne sono diffuse in tutta la penisola italiana, isole comprese: Campania, Puglia, Marche, Sicilia, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Veneto ed Emilia-Romagna sono le regioni che vantano le tradizioni più antiche, ma anche le restanti regioni non hanno nulla da invidiare a quelle citate. Quasi sempre presentano diverse varianti, sia negli ingredienti che nella quantità degli stessi ma tutte di ottima qualità e squisitezza, nessuna esclusa. Oggi presento tre ricette della tradizione petroniana: le lasagne verdi alla bolognese (che utilizza gli spinaci nell’impasto della sfoglia), le lasagne all’asparago verde (quest’ultimo utilizzato nel condimento, tra gli strati di sfoglia) e le lasagne all’ortica (anche in questo caso le foglie della pianta urticante vengono inserite tra gli strati di sfoglia).

Lasagne verdi alla bolognese
Per quanto riguarda la Lasagna verde alla bolognese, il termine venne introdotto dal letterato Francesco Zambrini nel volume da lui pubblicato a Bologna nel 1863 dal titolo Il libro della cucina del secolo XIV: testo di lingua non mai fin qui stampato. Il Zambrini divise le ricette per regione e province, attribuendo le lasagne alla città di Bologna probabilmente per l’utilizzo del ragù nel composto, Leggi Tutto

Torna Narzis da Malalberg

Domencia 3 marzo alle ore 15:30 presso il Centro Sociale Ricreativo Culturale “F.Cenacchi” di Altedo
si terrà l’incontro tra Gian Paolo Borghi e “Narciso da Malalbergo”, la maschera interpretata da Luciano Manini.
Narzis da Malalberg,
arguto  fustigatore dei costumi dei potenti,  è una maschera della tradizione locale malalberghese, che a modo suo si ispirava ad altre maschere e figure della commedia dell’arte popolare del bolognese, da  Bertoldo al dottor Balanzone.  Il nostro socio Luciano Manini  da tempo  lo sta reinterpretando per mantenere viva la memoria, con nuove frecciate satiriche accompagnate dal suono di una antica ghironda.
*Dopo lo spettacolo, merenda per grandi e piccini con le fantastiche sfrappole del Centro Sociale per  completare la festa con una  specialità della tradizione  del periodo di Carnevale!!!
Luciano Manini, nato a Bentivoglio, attore poliedrico e laureato dopo  i 70 anni, è cittadino onorario di Malalbergo ed è già stato  protagonista nel dicembre scorso (v. art. sottostante) di una serata speciale a lui dedicata, per celebrare  i suoi 70 anni di militanza sul palcoscenico di vari teatri, con un repertorio  che va dalla commedia dialettale bolognese a Bertolt Brecht, e, appunto, al Narzis da Malalberg, maschera portata anche oltre i confini provinciali.


Vedi anche:

Leggi Tutto

Bartolomeo Massari, medico astrologico e pittore, con quadro a Malalbergo

La Pala dell’Altare Maggiore nella Chiesa di Malalbergo, attribuita al pittore bolognese Bartolomeo Massari
Testo di Dino Chiarini
Bartolomeo Massari nacque a Bologna -probabilmente nel 1596- da Lucio Massari (Bologna, 22 gennaio 1569 – Bologna, 4 ottobre 1633) e da Ippolita Macinatori. Egli fin da giovanetto si mostrò desideroso di intraprendere l’arte pittorica, già praticata con discreto successo dal padre, ma fu vivamente sconsigliato proprio dal genitore, poiché diceva che con l’arte pittorica “non si campava”. Per tal motivo furono ben poche le opere eseguite dal giovane pittore; una di queste, datata 1625, è custodita nella sagrestia della Chiesa di S. Martino Maggiore di Bologna dal titolo “S. Martino e il povero”(1), una era denominata “S. Cirillo ricevente da un Angelo le tavole d’Argento” ma nessun storico dell’arte indica il luogo in cui è affisso, mentre la terza è collocata nell’Abside come Pala dell’Altare Maggiore nella chiesa parrocchiale di Malalbergo, dal titolo “Madonna col Bambino e i SS. Francesco d’Assisi e Antonio Abate”.

Provo ora di accompagnare il lettore in un’anamnesi sommaria di quest’ultimo quadro. Il conte Carlo Cesare Malvasia, autore dell’opera “Felsina pittrice vita de’ pittori bolognesi …” scrive che il figlio del pittore bolognese Lucio Massari, il dottor Bartolomeo, «… giovanissimo, dipinse d’ascoso una tavola, che Leggi Tutto

Lucia Casalini Torelli, una pittrice di Bologna, con quadro a Malalbergo

La pittrice bolognese Lucia Casalini Torelli
Testo di Dino Chiarini
Lucia Casalini Torelli nacque a Bologna nel 1677 da Antonio Casalini e da Antonia Bandiera (però nessun biografo -e neppure le enciclopedie specializzate- indicano giorno e mese di nascita della pittrice). Lucia iniziò a dipingere in tenera età sotto la guida del cugino Carlo, poeta e allievo del pittore bolognese Emilio Taruffi (1633-1696), poi a tredici anni cominciò a lavorare nella bottega del celebre artista bolognese Giovan Gioseffo Dal Sole (1654-1719) dove conobbe il futuro marito, anch’egli pittore, Felice Torelli (Verona, 9 settembre 1667– Bologna,11 giugno 1748). Dal loro matrimonio nacque Stefano (Bologna, 1712– San Pietroburgo,1784), che fin da giovinetto seguì le orme dei genitori e diventò anch’egli un rinomato pittore. Lucia Casalini lavorò in diverse città italiane, tra cui Torino, Milano e Roma, ma furono soprattutto Bologna e i paesi della provincia i luoghi dove si perfezionò come ritrattista e come pittrice di opere legate alla vita dei Santi. La sua fama valicò i confini italiani e la portò ad accettare commesse pure dai reali d’Inghilterra e di Spagna.

I suoi biografi, Giampiero Zanotti (1674-1765) e Luigi Crespi (1708-1799), elencano i numerosi dipinti da lei eseguiti, parecchi dei quali, però, sono andati perduti: tra questi essi citano anche un’opera eseguita per la chiesa Leggi Tutto

Cooper Willyams, da Brighton ad Abukir, ad Altedo. Dino Chiarini

Cooper WILLYAMS  ad Altedo
Cooper Willyams, nato a Brighton il 22 giugno 1762, era figlio di John Willyams, un capitano della Royal Navy; tutta la famiglia aveva sempre avuto forti tradizioni militari, invece Cooper studiò a Canterbury dove nel 1784, dopo aver conseguito il diploma, pronunciò i voti diventando curato in una piccola chiesa nei dintorni di Gloucester, città  dove risiedeva la madre; successivamente, nel 1791 fu nominato Vicario nel Sussex.
Ma il richiamo della tradizione marinaresca familiare lo portò, nel 1794, ad imbarcarsi su una nave della flotta del Contrammiraglio Orazio Nelson come cappellano per la campagna delle Indie; partecipò pure nel 1798 alla famosa “Battaglia del Nilo” (detta in Francia Battaglia di Abukir) in cui la flotta britannica sbaragliò quella francese, tanto che alcuni mesi dopo Napoleone dovette abbandonare il suo esercito in Egitto e tornare da sconfitto in Francia.
Dopo quello scontro navale, ma sempre nel 1798, arrivò a Livorno e da qui iniziò il suo personale Grand tour, cioè¨ quel viaggio attraverso l’Italia che molti giovani europei, nobili o intellettuali, intraprendevano lungo tutta la Penisola; raggiunse dapprima Firenze poi, proseguendo oltre l’Appennino, arrivò nella Legazione bolognese; si fermò a Pianoro e qui prese la diligenza postale diretta a Bologna.
Cambiati i cavalli a Porta Mascarella, continuò il percorso verso Ferrara ma, giunto ad Altedo, pensò di fare una sosta, fermandosi per una notte presso la famosa posta-cavalli locale, comprensiva della tipica e maestosa Locanda. Dopo Ferrara, visitò Padova, Venezia, Vicenza, Verona, il lago di Garda e Mantova. Si recò pure a Ischia ed a Napoli, poi tornò a Livorno, dove si imbarcò per le isole Baleari.

Alla fine di questo suo peregrinare, redasse un piacevole volumetto dal titolo Voyage up the mediterranean, in cui descrisse le bellezze che aveva visto nell’ambito delle terre bagnate da questo mare. Inoltre compilò diversi taccuini e numerosi disegni dei luoghi da lui visitati. Al rientro dalla campagna del Mediterraneo, il Rev. Cooper Willyams sposò Elizabeth Snell dalla quale ebbe quattro figli, due maschi e due femmine. Ottenne in seguito un mandato religioso nel Kent ed ebbe vari incarichi come magistrato locale. Nel 1815 si ammalò e nonostante le cure che gli furono prestate a Londra, il 17 luglio 1816 morì in casa del cognato. Fu sepolto a Fulham, nel Middlesex, accanto alla tomba di sua sorella Beata. Nella navata della chiesa di Kingston, di cui era stato Rettore, una lapide lo menziona ad imperitura memoria.  

Dino Chiarini

Referenze fotografiche.
In alto: cartolina

Leggi Tutto