Una scuola di ieri: tra vita quotidiana e buoni sentimenti

Vita quotidiana alla Venenta in alcune esercitazioni scolastiche. Gian Paolo Borghi
La scuola elementare della Venenta, nelle campagne di Argelato, venne soppressa all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso e i suoi scolari furono inseriti nelle classi del capoluogo. Per molti anni, e fino alla sua chiusura, ebbe come pilastro l’insegnante Elide Passanti, detta la “màstra biònda” la maestra bionda, che viveva in un appartamento situato nello stesso edificio scolastico. La maestra, nota per la sua severità, era apprezzata per le sue capacità, che le consentivano di svolgere al meglio la sua professione anche in situazioni difficili come le pluriclassi. La piccola località della Venenta comprendeva soprattutto case rurali sparse, abitate da famiglie di mezzadri o di piccoli proprietari.
Presso il Centro Sociale Villa Beatrice di Argelato, grazie alla passione per le cose locali del socio storico Enzo Ziosi, sono conservate alcune decine di quaderni e di fogli con esercitazioni scolastiche di alunni frequentanti questa scuola in anni diversi. La documentazione raccolta si dimostra di una soddisfacente utilità per la conoscenza della vita scolastica, di relazione e della quotidianità in aree di campagna e, più in generale, nei piccoli insediamenti rurali. Grazie a questi elaborati, spesso realizzati in forme essenziali, si possono cogliere, tra l’altro, significativi momenti familiari e comunitari, osservati con gli occhi dell’infanzia.

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Filastrocche del tempo che fu

Repertori infantili di un tempo, in italiano. Gian Paolo Borghi
In un mio precedente articolo ho proposto diversi proverbi della tradizione popolare raccolti da scolari impegnati in una ricerca scolastica, all’inizio degli anni ’80, in una non identificata scuola elementare della campagna bolognese. Sempre da quei fogli sparsi trascrivo, in questa occasione, alcuni testi in massima parte in rima, in italiano, imparati a memoria dai nonni a scuola e da questi recitati ai nipoti, che li trascrissero. Non è neppure da escludere che le testimonianze siano state trasmesse anche da quei genitori che furono tra gli ultimi ad avere in dotazione un sussidiario: i materiali che presento, infatti, sono in buona parte di quella provenienza.
Il primo testo, in verità, richiama alla memoria anche documenti popolari meno recenti, probabilmente oggetto di traduzione italiana per favorirne una divulgazione a più ampio respiro; è una filastrocca, che veniva pure utilizzata come ninna nanna:
Din don, campanon,
quattro vecchie sul balcon,
una che fila, una che taglia,
una che fa i cappelli di paglia,
una che fa coltelli d’argento
per tagliar la testa al vento.

Il trascorrere dei giorni della settimana è invece scandito da questi versi in prosa, che si traducono in una sorta di nonsense:
Buon giorno, lunedì,
come stai martedì?
Benissimo, mercoledì,
va’ a dire al mio amico giovedì
di venire venerdì
nella sala di sabato
per desinare domenica.

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Proverbi in dialetto, dalla famiglia alla scuola …. e ritorno

Proverbi dialettali raccolti in una ricerca scolastica degli anni ’80 del ‘900
Il nostro Gruppo di studi della pianura del Reno ha recentemente collaborato all’allestimento di un’aula scolastica d’epoca presso la scuola primaria di Castello d’Argile, che è stata oggetto di un efficace restauro. Questa attività, che ha pure appassionatamente coinvolto un gruppo coeso di giovani e l’intera comunità locale, mi ha richiamato alla memoria che tra le sempre più sconclusionate carte del mio archivio conservo diversi fogli sciolti di quaderni scolastici e – come si diceva un tempo – di fogli a uso protocollo con i risultati di una ricerca scolastica effettuata in una non meglio identificata scuola della pianura bolognese all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso. Probabilmente frutto di un’acquisizione in un mercatino locale dell’antiquariato, la raccolta di cui dispongo si compone di note sulle tradizioni di un tempo nelle nostre campagne, testi formalizzati di cultura popolare rilevati dai ragazzi di una quarta classe elementare, soprattutto in ambiti familiari: proverbi, filastrocche (in particolare del repertorio infantile), testi da libri di lettura o da sillabari (memorizzati da nonni o genitori), fiabe (in parte anche le sole formule finali), preghiere, modi di dire, indovinelli.
Ritengo utile proporre ai lettori alcuni di questi esempi, a testimonianza di una sempre Leggi Tutto

Omaggio a Bruno Lanzarini

Domenica 6 ottobre, ore 18.30 a Bologna OFV Studio, via Donato Creti 69/e
BALANZÅN IN UFIZÉNNA: omaggio a Bruno Lanzarini artigiano ed attore
Bruno Lanzarini fu protagonista del teatro dialettale bolognese degli anni ‘50-‘60-’70 e lodato interprete di personaggi come il Cardinale Lambertini e il Dottore Balanzone. Oltre al teatro petroniano, al cinema, alla televisione e alle tournée con il Piccolo Teatro di Milano, non abbandonò però mai a Bologna la propria attività lavorativa di meccanica di precisione.
Nella sua storica officina in Bolognina (oggi sede del studio fotografico OFV) riporteremo per una serata il nostro attore dialettale attraverso una mostra multimediale con foto, documenti, audio, video e… altre sorprese.
Sarà una piccola festa dedicata alle Compagnie Dialettali Bolognesi e ai cultori del dialetto, un’occasione a inizio di stagione per rinnovare e condividere la nostra comune passione e confrontarsi sulle attuali e future esperienze di spettacolo petroniano. E tra saluti e “ciâcher”, brinderemo assieme al “nòster bèl dialàtt”!
P.S. La serata è a ingresso gratuito, ed è gradita una conferma di partecipazione alla email compagniadialettale.lanzarini@gmail.com

**L’attore dialettale Bruno Lanzarini (1902-1976) fondò una nuova compagnia, di cui faceva parte anche il giovane Arrigo Lucchini. Leggi Tutto

Bandi per la salvaguardia e la valorizzazione del dialetto in Emilia Romagna

Un progetto per la salvaguardia e la valorizzazione dei dialetti dell’Emilia-Romagna
Avviso pubblico rivolto alle associazioni.
Per la partnership finalizzata alla presentazione di progettualità in materia di salvaguardia e di valorizzazione dei dialetti dell’Emilia-Romagna, ai sensi della l.r. n. 16/2014, in occasione di bandi di finanziamento regionale – periodo luglio 2019 – giugno 2021. L’avviso è rivolto alle Associazioni culturali, di volontariato, di Promozione Sociale (APS), a organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS) iscritte da almeno sei mesi negli appositi registri nazionali/regionali/locali, se ed in quanto presenti, e che operano in ambito culturale, e/o in ambiti attinenti e compatibili con le attività ed interventi previsti nell’avviso. Scadenza ore 12.00 del 26.06.2019
http://www.renogalliera.it/news-unione/un-progetto-per-la-salvaguardia-e-la-valorizzazione-dei-dialetti-dellemilia-romagna?fbclid=IwAR1I5dDPa9Ad_zBLsg2uoJmd3eeA_8lNxTgNXS8S6M1KMJuV-NoXLsG5vk0
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Festival della letteratura a Budrio

III EDIZIONE FESTIVAL DELLA LETTERATURA DI BUDRIO
– Venerdì 26 aprile, ore 18 .Piazza Antonio di Budrio (in caso dimaltempo Galleria S. Agata)
Inaugurazione. Saluti istituzionali del Sindaco di Budrio: Maurizio Mazzanti. Conduce Giorgia Loi . Presentazione dei libri:
Stefano Antonini, Torna. Lettera di un padre a un figlio omosessuale, Astro Edizoni
Nicola Arcangeli, Rimini graffiti (il valzer dei cani), Clown Bianco Edizioni
Letture Chiara Frate e Tiziano Casella
Sabato 27 aprile, ore 18: Momenti poetici Piazza Antonio di Budrio (in caso di maltempo Galleria S. Agata) Conduce Mirella Cristaldi
Presentazione dei poeti Paola Mattioli e Roberto Dall’Olio
Premiazione vincitori “Certame Coronario Budriese”
sezione: poesia scuola superiore, premia Ermanno Bacca
– Domenica 28 aprile, ore 17 Libreria La Camera dei Segreti:Un romanzo sulla Brigata Garibaldi. Leggi Tutto

Tra poesia e dialetto al MAF

Al MAF di San Bartolomeo in bosco (FE) Via Imperiale, 263
Domenica 24 marzo, ore 15.30
INCONTRARSI AL MAF
TRA POESIA E DIALETTO
ESEMPI DI ESPRESSIVITÀ COLTA E POPOLARE
– Canti d’amore per San Martino
presentazione dell’omonima raccolta di versi di Carla Baroni
(Panda Edizioni) Ne parla con l’Artista Gianni Cerioli
A seguire:
Favole popolari drammatizzate tratte dal volume
Ai ȇra una vôlta (Pendragon edizioni e Regione Emilia-Romagna)
COMPAGNIA TEATRALE IL CAMPANILE DEI RAGAZZI”
(Marzabotto, Bologna)
* In conclusione buffet riservato a tutti gli intervenuti
MAF – Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese
Via Imperiale, 263 – 44100 San Bartolomeo in Bosco (Ferrara)
www.mondoagricoloferrarese.it           -info@mondoagricoloferrarese.it

Bisana, il mistero di un antico toponimo

Bisana
toponimo antico di un’area della bassa pianura presso il Reno, di cui
tanti vorrebbero conoscere l’origine e il significato. Ma una
risposta certa finora non è mai stata trovata. Ragion per cui si
possono solo fare ipotesi, partendo però da alcuni riferimenti
storici documentati.
Cominciamo da
Castello d’Argile,
nel cui territorio si trovano i riferimenti storici più antichi e
dove il toponimo  è tuttora presente nella denominazione di una
strada: v
ia Bisana Inferiore.
Attualmente porta questa denominazione
solo un tratto di strada nella parte ovest del territorio, che parte
dal bivio in fondo a via Croce, nel punto in cui termina la via
Minganti; prosegue verso nord e poi svolta verso ovest fino a
raggiungere il Reno. Il tratto di strada, che continua in direzione
nord, porta le denominazioni di Martinetti e poi di Rottazzi.
In passato e per secoli fu attribuito  il nome di Bisana a tutta la zona di campagna
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Ipotesi sull’origine del nome di Galliera. Franco Ardizzoni

IPOTESI SULL’ORIGINE DEL NOME DI GALLIERA
L’origine del nome di Galliera non è ben chiaro poichè esistono diverse ipotesi. Ipotesi espresse da studiosi seri e documentati come Alfonso Rubbiani ed Edmondo Cavicchi, ma anche da studiosi poco informati come Ovidio Montalbani.
Alfonso Rubbiani teorizzava che il nome potesse derivare dai Galli Boi , che avevano abitato le zone marginali dell’agro bolognese dopo l’arrivo dei Romani. Cioè come era avvenuto per altre località che ancora oggi conosciamo: come Gallo ferrarese (comune di Poggio Renatico), un altro Gallo (nei pressi di Castel S. Pietro), Forum Gallorum (oggi Castelfranco Emilia), Campus Gallianus (Campogalliano, oggi in provincia di Modena). Ma mentre per le suddette località la radice è sempre “Gall”, per Galliera non è¨ la stessa cosa in quanto nella latinità , in pieno Medioevo, il suo nome era “Galeria”, come risulta da alcuni documenti, di cui il più antico risale all’anno 997. Pertanto l’ipotesi di Rubbiani non avrebbe più senso poichèmille anni fa il nome era Galeria e soltanto successivamente, probabilmente per effetto del dialetto, divenne Galira e poi Galiera, con una sola  L . Infine Galliera.

– Un’altra ipotesi, proprio dovuta al nome Galeria, è avanzata nel 1868 dal prof. Francesco Rocchi, docente di archeologia all’Università di Bologna. Il Rocchi sosteneva che il nome Galeria derivasse dal nome della moglie dell’imperatore Antonino Pio, Annia Galeria Faustina, per via delle opere benefiche create e sostenute dall’imperatore a nome della moglie, donna di semplici costumi e di animo nobile, a favore delle fanciulle orfane e povere. Ma le opere benefiche dell’imperatrice erano dette “Istituzioni delle puellae Faustiniane”, e non delle “puellae Galeriane” , come
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Rileggendo “Le parole della memoria” di Giovanni Sola. Testo di Galileo Dallolio

E’ un piacere e una fortuna avere a disposizione
Le parole della memoria. Vocabolario, locuzioni e proverbi del dialetto finalese
di Giovanni Sola per la rivista finalese “La Fuglàra”.
Un piacere perchè la sua consultazione
permette di avere a disposizione rievocazioni di atmosfere e di
persone di molti decenni fa. Una fortuna perchè se non fosse stata
per la sua pazienza, dedizione e competenza , questo patrimonio non
ci sarebbe stato.
Dice bene il professor Lepschy nella presentazione:
Un ultimo motivo per cui lavori
come questo sono benvenuti, riguarda il loro valore civile. Ci
aiutano a non dimenticare il nostro passato, e a non lasciare morire
la cultura che si manifesta nei nostri idiomi locali, e la cui
ricchezza umana e sociale non è certo inferiore a quella legata alla
lingua nazionale che è venuta gradualmente a sostituirsi, invece che
ad affiancarsi ad essi come avrebbero voluto alcuni fra gli
intellettuali progressisti nel periodo postunitario, primo fra tutti
il fondatore della dialettologia italiana scientifica, G.I.Ascoli.

Con Giovanni ci si vedeva “sota Nadal , par Pasqua , pri Mort”
e la conversazione entrava subito
sul dialetto e sulle sue ricerche più recenti.
Ricordo una volta che si parlava sulla
possibile origine dell’espressione ‘l’è ad fata..’ e
sulle ragioni della rapida intesa che questa formula permetteva ‘mo
l’è ad fata..’. Interessante la ragione per l’ immediato
accordo tra parlanti ‘quand’ un l’è ad fata, a gh’è poc
da far..’.Si poteva essere corpulenti, magri, grassi …ma
essar ad fata , cioè avere certe ‘fattezze’, chiudeva
ogni altro discorso.
Per ricordare Giovanni, propongo
integrazioni e commenti ad alcune parole del suo vocabolario
attraverso citazioni a libri che parlano di dialetti e di parole, e
aggiungo un paio di ricordi.


Nella serata di presentazione delle
‘Parole della memoria’ un finalese, emigrato in Sud
America molti decenni prima , fece una domanda in un italiano
affaticato, poi scusandosi, chiese di potere parlare in dialetto e
la platea si emozionò per la perfezione della pronuncia.
Ricordo poi una telefonata con il prof.
Giulio Lepschy, autore della presentazione del libro. Suo padre,
dirigente a Venezia della Olivetti , azienda nella quale ho lavorato
per 31 anni , mi dette il suo numero di telefono.
Era estate , nella conversazione venne
fuori il tema del caldo. Rimasi colpito dai ricordi molto vivi
sulle parole del dialetto caldana, stòfag e sbuiúzz. Mi
disse che essendo sua madre, Sara Castelfranchi , finalese, lui
aveva trascorse diverse estati a Finale presso i parenti e che
ricordava con simpatia i ‘gir dal cundut’ con suo fratello
Antonio. Oggi è docente a Cambridge ed è uno dei massimi studiosi
di linguistica e di dialettologia.
NB – Segue la prima parte della raccolta
di vocaboli e modi di dire in dialetto finalese
Albi
1-abbeveratoio della stalla, 2- trogolo nel quale si versa la brodaglia per il maiale,
G.Sola)
Da “alveus”cavità in forma di ventre oblunga,
recipiente in forma di tinozza, catinella in forma allungata, letto
di un fiume’
. L’albi di Secatoi, l’indimenticabile ca’
ad campagna
, dove abitavano i Cursón,
Sandro, Cleante e i
me’ cusin
Tiglio, Cesarino e Lina, una volta riempita d’acqua, con una
pompa da lungo manico spinta
avanti e
indrè
, arrivavano lentamente il besti,
mucche che si chiamavano Mosca , Bianchina e altri nomi che ora non
ricordo.

Argiulì   (ristabilito, ringalluzzito G.Sola)
‘A l’ho vist tut argiulì. A sved c’al starÃ
ben
.’ Dietro a questa espressione a volte pareva di cogliere una nota di lieve
disappunto. Poter dire ‘
mo at sintù..a par che a csia gnù un tarabacìn..!’era
tutta un’altra cosa. C’era animazione, sorpresa e una sottintesa
considerazione mai dichiarata (‘
mei a lùche a mì’).
Quando ‘cal tal’ riappariva‘giulivo’, chi si
apprestava a commentarne la decadenza, si doveva ricredere.
‘Mo
a l’ho vist tut argiulì, as ved c’al n’era brisa mis maladal
tutt.Mei acsì.
.. (argiulì
potrebbe derivare dall’espressione ‘t
ornare giulivo’)

Arlià (1-irato, arrabiato, 2-
innervosito,
G.Sola) a) sfortuna, disdetta; b)
ripicco, dispetto; bonaria provocazione. –
Avèr
‘gh adré l’arlìa:
esser perseguitato dalla
sfortuna. –
Andär d’arlìa:
andar di ripicco, sfidarsi.  (Chiara Ricchi, Bruno
Ricchi Dizionario Palaganese-Italiano, Italiano-Palaganese)

Arloi  ‘Un orloio da solle Leggi Tutto