“Il dialetto e la scuola”. Cronaca del convegno a Villa Smeraldi

E’ stata una giornata intensa e ricca di interventi e contributi, sicuramente molto significativi e indicativi di punti di vista diversi e di una varietà  di iniziative espresse dal territorio bolognese, sul tema del rapporto tra dialetto e scuola, davanti ad un pubblico numeroso e attento, presente dal mattino alla sera. Parliamo del Convegno intitolato Al dialatt e la scola. Per un uso didattico del dialetto nelle scuole bolognesi”, svoltosi il 27 novembre scorso

a Villa Smeraldi , S. Marino di Bentivoglio, per iniziativa dell’Istituzione-Museo della Civiltà contadina, dell’Assessorato alla cultura della Provincia di Bologna, dell’Istituto per i Beni Culturali della regione Emilia-Romagna, con la consulenza del Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna, con il patrocinio del Centro Servizi Amministrativi di Bologna del Ministero dell’Istruzione, e , infine,  con la collaborazione del nostro Gruppo di Studi della Pianura del Reno.

Tanti enti e istituzioni, dunque, mobilitati per valutare le possibilità di recuperare e ridare vitalità e  senso ad una lingua popolare antica, da molti ormai ritenuta ” morta”, ma che conserva ancora molte potenzialità come strumento didattico in campo linguistico e storico, e come mezzo espressivo di una cultura materiale ricca  anche di valori spirituali.

Le valutazioni dei relatori sono state tutte sostanzialmente positive, pur con alcuni  “distinguo”derivati dalla realistica consapevolezza delle difficoltà che presenta oggi un tale  inserimento nella scuola; è stata quindi sottolineata la necessità di individuare i progetti giusti per presentare ai ragazzi il dialetto del proprio luogo, come parte viva della storia delle generazioni passate e di quelle presenti ( i nonni…)  che ancora si portano dietro il dialetto come ” lingua madre”, imparata  nell’infanzia, prima di conoscere quella italiana; mentre c’è una generazione di mezzo, quella dei genitori dei ragazzi di oggi , che ignorano totalmente il dialetto e aspirano ad una scuola che insegni bene l’italiano e poi, soprattutto,  l’inglese e l’uso di internet. 

Molte delle relazioni verranno pubblicate sui siti del Museo  e del Gruppo nostro, non appena disponibili.  Qui voglio ricordare in particolare l’intervento del nostro socio Luciano Manini, che ha saputo offrire una vivace ed efficace  rappresentazione del dialetto come  mezzo espressivo ineguagliabile per raccontare le memorie del lavoro delle campagne e della vita dei contadini.

Molto apprezzata è stata anche la intensa e partecipata testimonianza della prof. Nedda Alberghini Po (invitata a nome del nostro Gruppo), autrice di commedie popolari a sfondo politico-sociale in dialetto  e regista de “I commedianti della Pieve”, nonchè ex  insegnante di scuola media, che ha raccontato le sue esperienze nel teatro e nella scuola, per far capire la storia anche attraverso il dialetto. L’assessore alla cultura del Comune di Pieve di Cento, Gianni Cavicchi, ha  riferito dell’impegno e dell’attenzione sempre avuta dall’Amministrazione locale per valorizzare iniziative e proposte di utilizzo del dialetto locale come mezzo didattico.  In particolare, è stata ricordata la realizzazione dello spettacolo realizzato dagli studenti delle scuole medie locali su testi tratti dal poema epico in dialetto di mons. Angelo Gessi , “I Pivis a Massumadegh”.

 

E’ stata guardata con interesse da molti visitatori la piccola mostra di pubblicazioni , allestita nell’atrio di Villa Smeraldi a cura del nostro Gruppo di Studi, comprendente una significativa produzione letteraria in dialetto, bolognese e cento-pievese in particolare, che spazia dalle “zirudelle” alle “narcisate” manoscritte o dattiloscritte, ai libri di  poesie, ai testi di  commedie popolari, fino a veri e propri dizionari di “dialetto-italiano”in uso in diversi luoghi. Nell’occasione, la nostra biblioteca sociale si è arricchita di numerosi libri di notevole interesse, donati da Nedda Alberghini Po, dal Comune di Pieve di Cento e dai soci del Laboratorio di ricerca linguistica di Pieve di Cento. 

Per ragioni di spazio, non possiamo qui che elencare i nomi degli altri relatori e rappresentanti istituzionali.

Valerio Gualandi, presidente dell’Istituzione Villa Smeraldi;  Simona Lembi, assessore alla Cultura della Provincia di Bologna;  Alessandro Zucchini e Massimo Tozzi Fontana dell’Istituto per i Beni Culturali della Regione, che ha svolto un’ampia relazione su “Lessici dialettali e cultura materiale”; Werther Romani, dell’Università di Bologna, intervenuto con un excursus storico sul tema “Dialetto ed educazione linguistica: passato e presente di un rapporto difficile”; Bruna Badini, dell’Università di Bologna, su “Il dialetto nel repertorio linguistico di ieri e di oggi”; Roberto Serra della “Sozietè pr al sit bulgnais”, che ha riferito della sua positiva esperienza di Corsi di dialetto tenuti a Bologna; Tiziano Casella, fondatore e animatore-maestro della scuola di dialetto di Budrio, che , alla esposizione teorica,ha fatto seguire la dimostrazione pratica, facendo esibire i suoi giovani allievi in un divertente piccolo saggio.

Da ricordare anche gli interventi di Claudia Giacometti dell’Istituzione Villa Smeraldi, che ha ragionato sul possibile rapporto Scuola-Museo della Civiltà contadina, nella prospettiva di attivazione di corsi per insegnanti per prepararli all’uso didattico dei dialetti locali; Giampaolo Borghi, del Centro Etnografico ferrarese, ha sottolineato i vari aspetti emersi dal dibattito e fornito vari spunti di informazione e riflessione; Romano Danielli , de “I cumediant bulgnis, ha espresso le sue valutazioni sui modi diversi di fare teatro dialettale (“volgare”  e no ) e sul valore del teatro dei burattini. Infine, il noto cantautore  Fausto Carpani, che ha pazientemente aspettato fino a sera , ha concluso il Convegno con una piacevole e interessante chiacchierata  storica con accompagnamento  musicale, sulla canzone in dialetto bolognese , dal 1700 al 1900. 

Nell’intervallo di metà giornata sono stati presentati i materiali audiovisivi prodotti da varie scuole del bolognese  per illustrare le esperienze attuate con l’uso didattico del dialetto .

La sottoscritta è intervenuta brevemente per presentare scopi e attività del Gruppo di Studi della Pianura del Reno (ancora sconosciuto  a buona parte del pubblico presente, venuto da vari comuni ), e per esporre alcune riflessioni personali sul tema del Convegno, che verranno poi inserite nel sito.

Magda Barbieri