La mia avventura nella Toponomastica inizia allorquando, durante una riunione della Commissione il dott. Antonio Bianchi, Assessore con questa Delega, lamentò l’assenza di uno studio su questa Disciplina. In fondo – pensai – si trattava di ricostruire le date e le ragioni di intitolazione delle vie cittadine.
Cominciai così a sfogliare gli Atti del Consiglio a partire dall’Unità d’Italia: lasciai cadere immediatamente il suggerimento del Segretario, quello di consultare gli Indici, cosa che indubbiamente mi avrebbe fatto risparmiare molto tempo, perché la lettura integrale delle carte fornisce sempre una miniera di notizie.
Dopo poche pagine arrivai al 10 Novembre 1871, data non casuale, in quanto legata alla Legge del 20 Giugno 1871 sul Censimento generale della popolazione, la quale prescriveva che ogni strada doveva avere in tutta la sua percorrenza un nome solo, anziché più tratti con diversi nomi. L’orientamento dell’Amministrazione fu quello di intitolare le vie ai nomi dei cittadini che principalmente illustrarono Cento nelle Arti, nelle Scienze, nella vita culturale, nella vita politica.
La Cento di allora era ripartita in due parrocchie e dodici quartieri
presentava Quattro Porte, le quali aprivano e chiudevano le quattro antiche stradefosse circondarie e le quattro controfosse o Rampari.
Nel linguaggio quotidiano le vie erano identificate con i nomi delle Chiese e delle Porte, a seconda che il tratto della via comprendesse l’una o l’altra chiesa, l’una o l’altra Porta. Ad es. l’attuale Corso Guercino, già Via di Mezzo, secondo l’antica denominazione ufficiale, cambiava il suo nome in Via della Rocca, di S. Filippo, di S. Lorenzo e di Porta Molina.
Il primo segmento del lavoro poteva dirsi risolto: con le prime dodici nuove denominazioni, infatti, in pratica si era coperto il Centro cittadino. Ma non era così perché prima di quella data, 1871, si erano affrontate due tematiche interessanti che riguardavano la sistemazione e manutenzione ordinaria delle strade, il passaggio dalla sabbia alla ghiaia e alla scelta della ghiaia stessale modalità di trasporto, l’azione di sorveglianza sui lavori stessi.
Per me leggere che alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, 22 Maggio 1914, viene riordinato il servizio di spazzamento per cui si nomina un quarto spazzino provvisorio e che questo numero si mantiene fino al 15 Maggio 1947 significava allargare immediatamente la ricerca: il servizio della Nettezza Urbana rappresenta il primo capitolo. Ma ormai il vaso di Pandora era stato scoperchiato e le domande, mosse dai venti della curiosità , spuntavano da ogni parte: si passa così al problema dei mezzi di raccolta, di trasporto e dello scarico dei rifiuti fino a quello della distribuzione e operazione di svuotamento degli orinatoi.
L’altro grande capitolo è quello dell’Illuminazione pubblica: una costante accompagna ogni discussione, ed è quella dell’attenzione ai costi dei vari servizi. Ad es. quando l’11 Novembre 1871 Stefano Gilli chiede che anche nelle sere di luna si mantengano accesi i fanali nei crocicchi e nei capistrada, immediatamente si raccomanda di limitare l’illuminazione ordinaria nelle ultime ore della notte e si allarga a tre il numero dei membri della commissione per l’apposita sorveglianza della disposizione.
Ma anche allora si parla di problemi di traffico;
nelle strade si effettuano i Trasporti carcerari, dal momento che la Rocca funge da Carcere Mandamentale;
i Trasporti postali; lungo le vie si possono leggere tante lapidi; sotto i portici si possono ammirare pitture murali; coesistono numeri civici antichi e moderni; altrettante occasioni di approfondimento storico. Se è vero che mi sono avvicinato alla Toponomastica con lo spirito del “fai da te†seguendo semplicemente il mio istinto e la mia innata curiosità , è altrettanto vero che l’istinto e la curiosità sono stati supportati dalla mia trentennale passione per la ricerca sulla storia centese: la trascrizione integrale della Selva Enciclopedica centese di Antonio Orsini, 87 Quaderni contenenti quanto direttamente e indirettamente riguarda Cento fino al 1928, anno della sua morte; la trascrizione integrale del Diario del Conte Bartolomeo Filippo Chiarelli, pubblicato solo sotto forma di stralci; la trascrizione integrale del Diario di Cento 1902-1939 di Leonida Pirani, pubblicato a cura di Alessandro Albertazzi e del sottoscritto; la Storia delle Scuole Taddia , la Storia di Ferruccio Lamborghini , la collaborazione con il Centro Studi Baruffaldi per la Storia di Cento, Studi sul Liceo Ginnasio di Cento , una certa dimestichezza con Archivi e Biblioteche storiche, gli stessi studi universitari con le relative tesi di laurea e di specializzazione.
A tutto questo si deve aggiungere la conoscenza delle pubblicazioni edite su Cento, tutti fattori che hanno indubbiamente favorito un’altra serie di curiosità :che cosa c’era prima e che cosa è rimasto oggi; le Porte, le Chiese, la Stazione ferroviaria, il mercato coperto, l’ufficio postale, il telefono pubblico, gli istituti bancari, le fabbriche, le osterie, le antiche botteghe, i mestieri scomparsi, i fatti curiosi accaduti nelle singole vie.
Mi è poi sembrato utile scrivere la biografia dei vari personaggi nella convinzione che questo lavoro possa servire a Scuola come un piccolo contributo all’Educazione civica. In ogni caso ho affrontato questo impegno con quello stesso spirito di servizio che ha caratterizzato il mio amore per la città che, giusto giusto 50 anni fa, mi ha accolto bambino unitamente alla mia famiglia dalla natia Castello d’Argile.
Giuseppe Sitta (*)
(*) Sintesi della relazione svolta in occasione del convegno su “Strade e luoghi di paese. Ogni nome una storia da conoscere” . 16 marzo 2007. S. Marino di Bentivoglio. Villa Smeraldi – Museo della Civiltà contadina
In foto: cartoline di Cento dell’inizio 1900.
1) Il municipio
2) Il teatro Borgatti e l’antico mercato del pesce, poi abbattuto per far posto all’edificio occupato dalle Poste; anche questo abbattuto recentemente.