Gli scavi in Sala Borsa. Visite e cenni di storia

Dal 15 gennaio 2011, gli scavi archeologici sotto la Piazza coperta di Sala Borsa saranno aperti al pubblico dalle 15.30 alle 18.30, nei giorni d’apertura della biblioteca. Sarà  così possibile vedere da vicino i resti della basilica civile di Bononia (II sec. a.C.), le fondamenta delle case medievali dell’area di palazzo d’Accursio e le vestigia cinquecentesche dell‘Orto Botanico del naturalista Ulisse Aldrovandi.  E’ˆ richiesta un’offerta libera per il sostegno delle spese. In occasione della prima giornata d’apertura, un bibliotecario ha accompagnato i visitatori per una breve introduzione e descrizione in Piazza Coperta.
Le visite guidate saranno in seguito ripetute secondo un calendario da definire.
Vedere  foto in  galleria di immagini dal sito sotto indicato, fonte delle informazioni
Cenni storici sugli scavi archeologici di Salaborsa da
www.bibliotecasalaborsa.it/documenti/8016

La Biblioteca Sala borsa, inaugurata nel dicembre 2001, apre uno spazio culturale e multimediale ricco e
affascinante all’interno di Palazzo d’Accursio, il “quasi castello”, antica sede storica del Comune che si affaccia su
Piazza Maggiore, da sempre centro e cuore della bolognesità.

Sotto il cristallo della Piazza coperta si possono ammirare gli antichi scavi e la sedimentazione
delle varie civiltà in uno scenario di armonia e di luce. Rivivono così secoli di storia, dai primi insediamenti di capanne della
civiltà villanoviana del VII secolo a.C., alla Felsina etrusca, alla Bononia romana fondata nel 189 a.C.

Che cosa sia stata nel tempo la parte nord del palazzo di città che si affaccia su Piazza Nettuno ce
lo raccontano gli scavi archeologici intrapresi nel corso dei lavori dell’attuale sistemazione di Salaborsa.

Le tracce di edifici pubblici e religiosi e l’assetto urbanistico testimoniano che il luogo è stato
fin dalle origini il baricentro della vita pubblica cittadin
a.

L’attuale pavimentazione di cristallo della Piazza coperta di circa
400 metri quadrati rivela le fondazioni di un vasto edificio di
dimensioni molto estese (20-22 metri di larghezza e 70 di lunghezza),
destinato in epoca romana a funzioni pubbliche. Più consistenti sono
i resti che datano al pieno II sec. a.C., testimonianza dei primi
decenni di vita della colonia latina. La destinazione pubblica
dell’area si consolida tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C.,
periodo al quale si fa risalire la costruzione della basilica civile
di Bononia, luogo di riunione dei cittadini e di amministrazione
della giustizia, fulcro vitale della città. Tra la prima e la
seconda fondazione muraria della basilica, si intravedono resti molto
evidenti di un antico basolato o lastricato stradale di etÃ
augustea. Interessante è anche il ritrovamento di tre pozzi di acqua
di falda allineati, grezzi, privi di rivestimento e tuttora visibili,
sicuramente destinati a servire una popolazione numerosa.

La stratigrafia degli scavi scopre le trasformazioni che si sono verificate in età romana fino a
quando, tra la fine del V sec. ed il VII sec. d.C.
, l’area subisce
sempre più marcati fenomeni di degrado, dal crollo delle strutture a
spogli del materiale di pregio. La depauperazione del territorio
provoca una notevole riduzione degli edifici, fino alla loro quasi
totale scomparsa all’inizio dell’alto medioevo.

Dopo deboli segnali di rinascita, l’area è interessata da una vera e propria ripresa nel corso del
XIII sec., contrassegnata dalla presenza di edifici civili di
notevole impegno architettonico, con l’impiego di materiali
pregevoli, edificati ad un metro e mezzo sopra i ruderi romani. Le
abitazioni appartengono soprattutto a famiglie ghibelline tra cui
quella di Francesco Accursio, figlio del famoso giurista. Intorno al
1245, il palazzo subisce una profonda trasformazione dopo la
demolizione dei resti precedenti e diventa un grande palazzo di
“robusta architettura tardo-romanica” con porticato verso
la piazza, coronato da merlature.

Sotto la signoria dei Visconti il palazzo diviene una vera e propria cittadella fortificata, quartiere
generale delle truppe a presidio della fortezza. Ai Visconti si
succedono nel 1360 i vicari pontifici, tra cui ricordiamo il grande
diplomatico Egidio de Albornoz e Androino de la Roche, che nel 1360
acquista un complesso di 35 case sul lato nord dell’edificio per
destinare l’area alla progettazione di un ampio giardino cinto da
mura merlate e fortificate, sullo schema del palazzo pontificio di
Avignone. Androino investe ingenti somme nella realizzazione del
viridarium, o giardino di palazzo, proprio nella parte più
densamente edificata della città. Vicino al giardino trovano posto
le stalle per i cavalli e gli alloggi per la guardia di palazzo
pontificia.

L’aspetto fortilizio si conserva fino al 1376, quando la città si ribella al Cardinal Legato e
ottiene dal Papa il riconoscimento della propria autonomia, che sarÃ
di breve durata perché nel 1401 Giovanni Bentivoglio occupa la
piazza e si proclama padrone della città.

Nell’autunno del 1506 Giulio II entra in Bologna e caccia i Bentivoglio. Due anni più tardi il
palazzo si consolida come fortezza con la costruzione del Torrione
verso il Canton de’ fiori. Altri interventi significativi della
struttura avvengono nel periodo tra il 1554 e il 1555 per opera degli
architetti Stefano Grandi e Antonio Morandi che dirigono i lavori di
ristrutturazione degli interni delle scuderie e sostituiscono i
vecchi pilastri con due serie di colonne tuscaniche, facendo assumere
al luogo l’aspetto di una “basilica”.

Nel 1568 Ulisse Aldrovandi trasforma il viridarium del Cardinal Legato in Orto botanico con aiuole di
forme geometriche sul modello del Giardino dei Semplici di Padova
(1545) e del Giardino Pisano (1547). Ulisse Aldrovandi si prende cura
delle coltivazioni di erbe medicinali di classificazione medioevale,
ritenute essenziali per qualunque buona farmacopea.

Custode dell’Orto botanico per 50 anni, lo arricchisce con specie esotiche provenienti dall’India,
dall’Africa e dalle Americhe: un vero e proprio laboratorio di
sperimentazioni naturalistiche a cui si fa risalire la nascita della moderna botanica.

La pianta dell’orto è formata da quattro parterre rettangolari a disegni diversi, che contengono
altrettante vasche per l’irrigazione. I resti della vasca cruciforme,
dedicata alla coltura delle piante acquatiche sono visibili nel
riquadro a nord-ovest dello scavo archeologico. Il sistema di
irrigazione è regolato dalla cisterna situata al centro dell’orto.

Nel 1587, Francesco Morandi, detto “il Terribilia”, costruisce sopra la cisterna una deliziosa
edicola corinzia, trasferita successivamente nel 1886 nel cortile
della Pinacoteca in occasione della costruzione della futura Sala Borsa.

Una replica dell’opera è oggi visibile nel cortile del pozzo di Palazzo d’Accursio.
 Nel 1765 l’orto botanico viene trasferito in via San Giuliano e successivamente, durante il periodo
napoleonico, nella sede definitiva sui terreni circostanti la
Palazzina della Viola, in prossimità di Porta San Donato, dove
ancora oggi si trova l’Orto Botanico incluso nel Sistema Museale
d’Ateneo.
Nell’immagine a lato: Acquerello del primo ottocento che
mostra l’assetto dell’ex Orto Botanico con al centro la cisterna del Terribilia (1558)

Alla fine dell’800 si assiste quindi alla definitiva trasformazione del giardino di palazzo e gli ultimi
atti della rimozione dell’antico orto pubblico lasciano spazio ad un
cortile erboso, utilizzato per oltre un secolo come campo di
addestramento delle milizie cittadine e per le esercitazioni dei pompieri.

Nel 1870 la Giunta Municipale stabilisce di destinare la parte del giardino confinante con il lato
dell’attuale piazza Nettuno alla edificazione di una struttura
semicircolare, l’attuale ingresso chiamato Esedra, includendo alcune
stanze a pianterreno degli appartamenti estivi del Cardinal Legato,
che diverrà prima ufficio telegrafico e in seguito Residenza delle
Regie poste.

L’utilizzo di questa parte del palazzo di città come centro della vita economica e sociale
cittadina si consolida sotto la spinta del Comitato promotore del
progetto della nuova Sala Borsa. Gli imprenditori bolognesi che ne
fanno parte intendono costruire al posto del giardino, del cortile e
della cisterna, un nuovo edificio destinato alle contrattazioni di
borsa, alle operazioni di mercato e agli scambi commerciali.
L’iniziativa mira anche a regolamentare l’uso consolidato degli spazi pubblici e a
disincentivare l’abitudine dei commercianti bolognesi di contrattare
all’aperto nel Mercato di Mezzo e in tutta Piazza Maggiore.

E’ così che il viridarium del Palazzo Apostolico, antico di cinque secoli, viene demolito per far
posto alla struttura in ferro di Sala Borsa, allora molto ammirata e
innovativa. Tra 1883-1886 viene edificato il padiglione in ghisa e
vetro che conserva ancora l’originaria struttura a impianto
basilicale con vasto corpo centrale illuminato da un lucernario.

Il porticato è sorretto da una serie di arcate poggianti su esili colonne in ghisa, che sostengono
una tettoia a quattro spioventi in armatura metallica. Il progetto,
che ricalca in parte la Sala Borsa di Parigi, è caratterizzato
dall’ampio uso del ferro, già utilizzato nella copertura a
lucernario delle Regie poste, e risulta essere opera della ditta di
Alfredo Cottrau, napoletano di origine francese, e Paolo Boubée,
responsabile dell’Impresa italiana di costruzioni metalliche di Napoli.

Lo stile del padiglione rientra a pieno titolo nella corrente del rinnovamento modernista che investe
l’architettura infrastrutturale e civile del tempo, ben rappresentata
dalla Galleria Umberto I a Napoli e dalla Galleria di Corso Vittorio
Emanuele II a Milano.
L’impiego del ferro anche nella realizzazione delle parti decorative è una lieve e geniale
premonizione del gusto liberty, ben identificabile nelle decorazioni
a piccoli rosoni. Alcune anticipazioni architettoniche e di stile
sono riconducibili al movimento della secessione viennese, sul
modello della Cassa di Risparmio postale di Vienna, progettata da Otto Wagner.

Il progressivo calo delle contrattazioni commerciali e degli scambi determinano una costante e
inesorabile caduta nel numero delle frequentazioni di Sala Borsa e
provocano la chiusura definitiva delle sedi degli uffici operativi nel 1903.

In seguito, tra il 1917 e il 1920, negli anni dell’amministrazione socialista del Sindaco Francesco
Zanardi,
Sala Borsa accoglie un ristorante economico, alcuni sportelli bancari della Cassa di Risparmio e un ufficio dell’agenzia
dell’Ente Nazionale Turismo.

Agli inizi degli anni Venti, la Cassa di Risparmio ottiene dal Comune l’uso dell’intera sala con i
locali annessi per un periodo di 50 anni. Si vuole ampliare e
rivalutare la struttura per farne di nuovo il luogo privilegiato
delle transazioni e degli scambi. Nel 1924, ad opera dell’ingegnere
Francesco Tassoni, partono i lavori di costruzione del secondo e del
terzo ballatoio, che corrono attorno alla Piazza coperta in perfetta
armonia con l’ordine di uffici già esistenti.
Nella nuova struttura sono inoltre
progettate due splendide sale sotterranee con decorazioni a stucco e
pitture in stile liberty
, esaltate dalla luce di vetri trasparenti
che illuminano i dipinti del cassettonato. È uno dei primi esempi di
struttura in calcestruzzo armato realizzata a Bologna, molto
innovativa nell’ambito delle costruzioni. La loro paternità risulta
ancora incerta, ma viene tradizionalmente attribuita all’architetto
bolognese Edoardo Collamarini, anche se trova maggior credito
l’ipotesi di una collaborazione tra i più qualificati professionisti
dell’epoca.

17 luglio 1926: inaugurazione del nuovo edificio della Sala Borsa
L’inaugurazione della Sala Borsa suscita un notevole interesse e un folto numero di bolognesi assiste
alla cerimonia che avviene in modo solenne il 17 luglio 1926 alla
presenza del Ministro delle Finanze, il conte Volpi di Misurata. I
lavori continuano fino al 1930, quando l’invaso sotterraneo della
cisterna, progettata nel 1587 da Pietro Fiorini sul lato
settentrionale del viridarium, viene trasformato in stanza blindata in uso della banca.

Nel secondo dopoguerra e fino agli anni Sessanta, la Piazza coperta si trasforma in un moderno
Palasport,
ospitando partite di pallacanestro e perfino incontri di
pugilato. Mentre durante il giorno si svolgono le normali operazioni
di affari, di sera i custodi puliscono il pavimento e montano i
canestri per gli allenamenti delle squadre. I giorni delle partite il
parterre laterale e i ballatoi si riempiono di tifosi e la Piazza
coperta diventa una vera fossa dei leoni. All’interno del Torrione
del Canton dei Fiori, antico lato nord della fortezza di palazzo, nel
1976 viene inaugurato il primo e forse unico Teatro Stabile dei
Burattini, il famoso “Teatrén di buratén”, diretto da Demetrio Presini.

In seguito l’edificio diventa sede di uffici amministrativi del Comune di Bologna. I primi interventi di
recupero dell’area Sala Borsa rientrano nell’ambito del più vasto
progetto di riqualificazione denominato Parco urbano di Piazza
Maggiore, che nel 1999 imprime una svolta significativa nella
destinazione della Piazza coperta a luogo dedicato alla cultura.

L’ultima ristrutturazione di Sala Borsa rispetta l’impianto del preesistente architettonico e la
stratificazione degli edifici che si è formata in sette secoli di
storia urbana
. Oggi, negli scavi visibili sotto il cristallo, il
cammino a ritroso nel tempo si snoda lungo la passerella appesa alla
struttura e ci guida lungo un percorso storico di grandissima
suggestione e fascino. Dal possente parametro murario della cisterna
rinascimentale del Terribilia, scavalcando i basolati e le fondazioni
della basilica romana, costeggiando il muro di cinta della casa a
torre medioevale, si intravede la vasca a stella che stava al centro
del giardino, a testimoniare ancora una volta la centralità del
luogo nella sua nuova destinazione di biblioteca, piazza dei saperi e
della cultura plurimediale contemporanea.