Da Malalbergo a Castelluccio. Alessandro Manservisi (o Manservigi?). Ricerca di Dino Chiarini

DA MALALBERGO A CASTELLUCCIO
Alessandro Manservisi o Alessandro Manservigi?

(un grande filantropo e benefattore nato a Malalbergo)
Questo interrogativo (quello del titolo, tanto per intenderci) cominciò a
frullarmi nella mente qualche tempo dopo che il prof. Renzo Zagnoni
m’interpellasse per chiedermi di fare una piccola ricerca su
Alessandro Manservisi -una persona famosissima in tutto il Comune di
Porretta Terme, ma particolarmente nella frazione di Castelluccio– e
cioè per un libro che stava scrivendo su tale personaggio. Ebbene,
questa breve indagine presso l’Archivio Parrocchiale di Malalbergo mi
portò a scoprire, dalla grafia del documento originale, che il suo
vero cognome era Manservigi. E Manservigi è tuttora un gruppo
familiare presente in paese. Eccovi allora i risultati riguardo i
miei estemporanei studi su quest’uomo che a me, prima d’oggi, era
veramente sconosciuto. Quindi ho pensato di proporvi, oltre alle mie
considerazioni, anche la sua biografia così come l’ho ricavata dai
documenti consultati sia in parrocchia, sia nella biblioteca
dell’Archiginnasio oltre che dal libro “Un sarto e il suo
castello a Castelluccio” di Bill Homes e Renzo Zagnoni;
essa è
stata molto interessante e ricca di concreti riferimenti per ambedue
le realtà  paesane, di Malalbergo e di Castelluccio nel Comune di
Porretta Terme.
Alessandro
Manservigi nacque a Malalbergo il 16 gennaio 1851 da Giocondo
Manservigi e da Rita Poggi (1); morì a Bologna il 7 aprile 1912. Nel
1858 Alessandro (assieme alla madre e alla sorella Clotilde anch’essa
nata a Malalbergo il 7 gennaio 1854) si trasferì a Bologna (2); il
padre, invece, non potè seguire la famiglia, trovandosi in quel
periodo in prigione ad Ancona dove stava scontando una lunga condanna
(tale pena, pare fosse stata promulgata per motivi politici) (3).
Nel
trasferimento a Bologna il cognome fu mutato in Manservisi e questo
piccolo cambiamento avvenne, secondo me, per un probabile errore di
trascrizione da parte dell’impiegato dell’Ufficio Anagrafe di
Bologna. Mi vien da pensare a una sua imprecisione, poichè la grafia
delle due lettere era a quel tempo molto simile; io penso pure che,
forse, questa piccola alterazione facesse alla fin fine comodo alla
famiglia, poichè quel nuovo cognome avrebbe potuto mascherare un po’
il complessivo senso di disagio dovuto all’ arresto e alla
successiva condanna all’ergastolo del capofamiglia Giocondo.

Nei
documenti bolognesi, la madreè¨ indicata col nome di Rita Rosa
Augusta Bastelli e non Rita Poggi, come invece risulta chiaramente
dai due certificati di battesimo di Alessandro e di Clotilde, tuttora
conservati nell’Archivio della Parrocchia di Malalbergo (4).
Raggiunta
la maggiore età, Alessandro intraprese l’attività  di
artigiano-negoziante: infatti, aprì a Bologna, nel 1875 e nella
centralissima via Ugo Bassi (sotto il portico della Gabella Vecchia,
vicino alla nota farmacia Zarri) un laboratorio di sartoria che negli
anni successivi divenne uno dei più rinomati della città. La sua
fama valicò i confini d’Italia
e le insegne del negozio, oltre che
in italiano, furono scritte in francese, in inglese e in tedesco,
poichè la sua clientela comprendeva anche persone di questi Paesi.
Nel 1881, sempre in via Ugo Bassi, ampliò la sua attività  aprendo
una calzoleria, attigua alla sartoria.

Nel
1886 Alessandro Manservisi acquistò una casa a Castelluccio di
Porretta Terme (una piccola frazione posta a 811 metri sul livello
del mare e a sei chilometri dal capoluogo) dalla nobile famiglia
bolognese dei Nanni Levara (5). Negli anni seguenti egli trasformò
quella casa in un castello medievale e sulla parete principale del
maniero (quella che si affaccia sul bellissimo parco) fece scolpire
sia lo stemma del Comune di Bologna, città  adottiva del Manservisi,
sia quello del Comune di Malalbergo, paese natio che, seppur
abbandonato in tenera età , egli non aveva mai dimenticato (6).

Sotto
all’emblema di quest’ultimo Comune, oltre al nome Malalbergo, la
scultura porta incisa la data 1851,
anno di nascita di Alessandro. La
medesima data coincide pure con la presentazione del bozzetto dello
stemma del Comune di Malalbergo presso il Commissario Pontificio
Straordinario, in occasione dei preparativi per la visita alle
Quattro Legazioni di Romagna di Papa Pio IX, visita avvenuta nel
territorio malalberghese il 10 luglio 1857. Il bozzetto è conservato
ancora oggi presso l’Archivio di Stato di Bologna (7).

Sempre
alla base di detta scultura, oltre al nome del Comune e alla data
precedentemente illustrata, vi è scolpita in rilievo una rana.
Nessuno si sa spiegare il motivo di questa presenza; alcuni studiosi
hanno ipotizzato che potrebbe essere la “firma” dello
scalpellino, ma a mio avviso la rana potrebbe rappresentare tutta la
popolazione malalberghese per il semplice motivo che, fino agli anni
Cinquanta del secolo scorso, i cittadini bolognesi chiamavano
spiritosamente ranuciàr (ranocchiai) gli abitanti di Malalbergo,
essendo il territorio comunale ricco di canali, di valli e di risaie,
tutti habitat naturali di quest’anfibio.

Il
5 settembre 1889 Alessandro Manservisi sposò la sarta bolognese
Teresa Carlotta Bastelli (nata il 22 ottobre 1852 e deceduta il 3
ottobre 1922) la quale accompagnò ed assecondò sempre le decisioni
del marito. La famiglia Manservisi era solita promuovere nel castello
numerose serate a carattere musical-culturale alle quali, spesso,
erano invitati eminenti studiosi bolognesi; fra questi, ad esempio,
fu ospite abituale e assiduo frequentatore del maniero di
Castelluccio il commediografo Alfredo Testoni (grande amico del
proprietario) il quale, nella quiete di questo luogo meraviglioso,
scrisse l’ultima parte del suo capolavoro teatrale “Il Cardinale
Lambertini” (8).

Alessandro
e Teresa non ebbero figli, e il castello fu lasciato in eredità  ad
un’Opera Pia perchè diventasse una colonia scolastica estiva per i
bambini bisognosi del Comune di Bologna. La colonia iniziò a
funzionare alcuni anni dopo la morte di Alessandro e la gestione fu
poi portata avanti dal cugino Gino Manservisi fino alla sua
scomparsa, avvenuta nel 1946; in seguito la colonia fu amministrata
dalla Fondazione Dall’Olio-Manservisi che terminò la sua
attività  nel 1988. Il castello fu dapprima adattato ad albergo,
quindi a ristorante, quest’ultimo chiuso nel 2007.

Il
complesso costituito dal castello, dalla stalla e dall’edificio
adibito a colonia (oggi sede del museo LabOrantes e della
locale Pro Loco denominata Il Faggio) sono ora di proprietà
dell’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona per Minori e Disabili
I.R.I.D.eS., istituita dalla Giunta Regionale
dell’Emilia-Romagna nell’aprile 2008. Visto il completo degrado
dell’intera area del castello e delle sue pertinenze, l’anno
seguente, una settantina di persone, fra residenti e non residenti di
Castelluccio, crearono l’Associazione Castello Manservisi ed
essi stessi, autotassandosi, riportarono agli antichi splendori tutti
gli edifici che Alessandro aveva comprato; gli associati ancora oggi,
col loro volontariato, gestiscono gli spazi in maniera impeccabile,
ospitando mostre e rassegne culturali, oppure accogliendo nel
castello comitive di ragazzi per brevi periodi di vacanze o di studio
(9).

Il
Comune di Porretta Terme, per onorare la memoria di Alessandro
Manservisi (grande filantropo e benefattore di tante famiglie,
bisognose ma meritevoli nella custodia e nella cura dei figli) gli
intitolò tutta la strada che costeggia il castello e che attraversa
longitudinalmente il paese di Castelluccio.

Dino Chiarini

Note

(1)
Nell’Archivio Parrocchiale di Malalbergo, sul registro K,
Battezzati, 1833-1852, il cognome del papà  è Manservigi e non
Manservisi come invece risulta dai certificati dell’Anagrafe del
Comune di Bologna e segnalati nel volume di Bill Homes e Renzo
Zagnoni, Un sarto e il suo castello a Castelluccio, Porretta Terme,
2013, pag. 15.

(2)
.A conferma di quanto detto nella nota precedente, anche nel
certificato di battesimo della sorella Clotilde (Clelia il suo
secondo nome), redatto nel registro L, Battezzati, 1853-1872,
il cognome risulta Manservigi.

(3)
B. Homes – R. Zagnoni, Op. cit., pag. 15. Nel capitolo in cui è
descritto il breve curriculum vitae di Giocondo Manservigi,
papà  di Alessandro, l’autore afferma che probabilmente egli fu
condannato all’ergastolo per motivi politici. Incuriosito dalla
dura punizione inflittagli per ragioni inerenti al suo credo
politico, ho fatto successive ricerche che hanno portato a una
conclusione ben diversa dall’ipotesi segnalata in precedenza. In un
documento rintracciato alla Biblioteca dell’Archiginnasio, nel
Catalogo storico FRATI-SORBELLI dal titolo Difesa per Giocondo
Manservigi imputato di omicidio deliberato, Avv. S.Sicuro,
Bologna, 1858, l’avvocato difensore nella sua arringa in difesa del
suo assistito Giocondo Manservigi, scrive ben quarantacinque cartelle
a sostegno dell’innocenza del suo assistito.
Giocondo
(nato a Malalbergo il 25 dicembre 1824 e coniugato con Rita Poggi il
12 novembre 1848), fu accusato di aver colpito con tre coltellate,
alle ore 22 del 9 aprile 1857 (la sera del giovedì santo) un certo
Giuseppe Cantelli, un fabbricante di stuoie suo compaesano e suo
concorrente nel lavoro. Il Cantelli prima di morire disse ad alcuni
soccorritori di aver riconosciuto il suo aggressore e fece il nome di
Giocondo Manservigi. Nonostante l’impegno profuso dal suo avvocato
difensore, l’imputato fu giudicato colpevole e condannato
all’ergastolo.

Con
l’avvento del Regno d’Italia, la pena probabilmente fu
trasformata in venticinque anni di carcere, poichè nel 1883 fu
rimesso in libertà. Giocondo visse gli ultimi anni della sua
esistenza a Castelluccio, terminando poi la sua vita a Casalecchio di
Reno il 30 dicembre 1898.

(4)
A questa imprecisione, però, non sono riuscito a dare nessuna
spiegazione e neppure a formulare un’ipotesi.

(5)
B. Homes – R. Zagnoni, Op. cit., pag. 9.

(6)
Un piccolo particolare che forse è sfuggito allo scalpellino e
allo stesso Manservisi, è costituito dalle vele della nave scolpite
in questo stemma: esse sono gonfiate dal vento in modo
contrario allo stemma originale; infatti, in questa versione sembra
che il bastimento stia arrivando in porto, mentre nell’originale il
veliero si allontana dal punto di attracco.

(7)
Non sono stato in grado di stabilire se questo emblema araldico
fosse già presente ancor prima del 1851 poichè l’Archivio
Comunale di Malalbergo è stato quasi completamente distrutto da un
bombardamento avvenuto il 19 aprile 1945; potrebbe però esser stato
disegnato appositamente nel 1851. Il bozzetto, infatti, non è accompagnato da nessuna nota specifica, ma solamente dalla
descrizione araldica che ricorda l’antico porto e la rispettiva
dogana, posti sul Canale Navile, la via d’acqua che per diversi
secoli aveva collegato Bologna a Ferrara e Venezia. Anche nel saggio
di G. PLESSI, Gli stemmi dei Comuni delle Quattro Legazioni
(1851-1857), -in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria
per le Province di Romagna, XVII-XIX (1965-68), pag. 389-489,- non
vi è alcuna spiegazione in merito.

(8)
B. Homes – R. Zagnoni, Op. cit., pag. 32.

(9)
Guida storico-culturale Castelluccio e le sue meraviglie,
Associazione Castello Manservisi – Pro Loco Il Faggio di
Castelluccio, 2013, pag. 5.