Bartolomeo Massari, medico astrologico e pittore, con quadro a Malalbergo

La Pala dell’Altare Maggiore nella Chiesa di Malalbergo, attribuita al pittore bolognese Bartolomeo Massari
Testo di Dino Chiarini
Bartolomeo Massari nacque a Bologna -probabilmente nel 1596- da Lucio Massari (Bologna, 22 gennaio 1569 – Bologna, 4 ottobre 1633) e da Ippolita Macinatori. Egli fin da giovanetto si mostrò desideroso di intraprendere l’arte pittorica, già praticata con discreto successo dal padre, ma fu vivamente sconsigliato proprio dal genitore, poiché diceva che con l’arte pittorica “non si campava”. Per tal motivo furono ben poche le opere eseguite dal giovane pittore; una di queste, datata 1625, è custodita nella sagrestia della Chiesa di S. Martino Maggiore di Bologna dal titolo “S. Martino e il povero”(1), una era denominata “S. Cirillo ricevente da un Angelo le tavole d’Argento” ma nessun storico dell’arte indica il luogo in cui è affisso, mentre la terza è collocata nell’Abside come Pala dell’Altare Maggiore nella chiesa parrocchiale di Malalbergo, dal titolo “Madonna col Bambino e i SS. Francesco d’Assisi e Antonio Abate”.

Provo ora di accompagnare il lettore in un’anamnesi sommaria di quest’ultimo quadro. Il conte Carlo Cesare Malvasia, autore dell’opera “Felsina pittrice vita de’ pittori bolognesi …” scrive che il figlio del pittore bolognese Lucio Massari, il dottor Bartolomeo, «… giovanissimo, dipinse d’ascoso una tavola, che si vede a Malalbergo … » (2). Anche lo studioso e ricercatore Domenico Medori conferma la veridicità di quella attribuzione, benché il quadro non abbia la firma del pittore e nemmeno la data in cui è stato eseguito. Nel 1971, nella scheda compilata dal funzionario della Soprintendenza alle Gallerie di Bologna” in occasione dell’inventario, così viene descritto il quadro: «La vergine, S. Antonio Abate e S. Francesco, olio su tela di cm 220 x 140 eseguito verso la fine del XVII secolo, attribuito alla Scuola dei Carracci». In effetti il padre di Bartolomeo, Lucio Massari, fu un allievo di Ludovico Carracci e frequentò la sua bottega assieme ad altri pittori diventati celebri, come Francesco Albani, Guido Reni, Domenico Zampieri detto “Il Domenichino”, Lorenzo Garbieri, Francesco Brizio e Baldassarre Aloisi detto “ Il Galanino”. Quasi certamente lo stile di Lucio Massari influenzò quello del giovane Bartolomeo e per questo la tela è sempre stata attribuita alla scuola carraccesca; anche i pittori Lucio Massari, Antonio Randa, Leonardo Ferrari detto “Il Lonardino”, Sebastiano Brunetti e Fra Bonaventura Bisi, (famoso pure come miniatore) tutti discepoli di Lucio Massari, furono condizionati da questo stile pittorico. Lucio fu un pittore prolifico che lavorò a Bologna, a Roma, a Rimini e a Mantova e le sue opere si trovano in diverse città italiane. Fece parte dell’Accademia degli Incamminati e fu più volte priore della stessa associazione.

Il figlio Bartolomeo, invece, abbandonò molto presto tavolozza e pennelli per la medicina, dove diventò in pochi anni un medico anatomico di grande fama ed ebbe onori, gloria e riconoscimenti, apprezzato in tutta Europa. Egli riunì medici, astronomi, fisici e matematici in un consesso a cui diede il nome di “Coro Anatomico”; l’allievo più noto che frequentò la scuola di medicina da lui istituita fu il crevalcorese Marcello Malpighi, che successivamente divenne suo cognato, avendo quest’ultimo sposato Francesca, la sorella del maestro.

Il medico fu ricordato nel 1650 dagli studenti che componevano il Consiglio di quell’anno accademico con una lapide commemorativa, fatta affiggere all’interno dello “Studium” sul secondo pianerottolo della scala di sinistra, quella che oggi porta alla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, collocata a poca distanza dalla Sala anatomica frequentata dal luminare (3).

Essendo un medico astrologico, prima ancora di formulare diagnosi e prognosi e successivamente prescrivere medicine ai suoi pazienti, consultava le stelle: in base all’oroscopo del malato, decideva che terapia propinargli. Mi vien da pensare che questi ammalati di sicuro, oltre ad avere una grande fede, si auguravano di essere nati sotto una buona stella; ma se per caso l’astro fosse stato “cadente” bisognava mettere il cuore in pace e sperare nella buona sorte, poiché il “Tribunale del malato” non c’era ancora e non erano previsti risarcimenti per “mala sanità”.

Secondo le informazioni che mi sono state inviate dallo studioso Domenico Medori, probabilmente attinte da un libro scritto da Giovanni Fantuzzi, il “pittore-medico” morì a Bologna il 18 febbraio 1655 all’età di 59 anni e fu sepolto a Bologna nella Chiesa di S. Tommaso del Mercato, oggi non più esistente (4).

NOTE

(1) Sulla targhetta posta sotto il dipinto, viene il quadro viene descritto come “Scuola di Ludovico Carracci”, dal titolo “San Martino di Tours”, mentre C.C. Malvasia indica come “San Martino e il povero” e lo attribuisce a Bartolomeo Massari.

(2) C.C. MALVASIA, Felsina pittrice, vita de’ pittori bolognesi del conte Carlo Cesare Malvasia con aggiunte, correzioni e note inedite del medesimo autore, di Gianpietro Zanotti e di altri scrittori viventi, Bologna, 1678, Tomo I, Parte terza, pag. 395.

(3) Giuseppe Gherardo Forni e Giovanni Battista Pighi (a cura di), in Gli stemmi e le iscrizioni minori dell’Archiginnasio, Bologna, 1964, N. Zanichelli, XLVIII, Iscrizione n. 76, pag. 142/143. Traduzione in italiano della lapide affissa all’Archiginnasio di Bologna, in Piazza Galvani, 1:

D.O.M. Bartolomeo Massari, ottimo cittadino bolognese e dottore collegiato eccellentissimo, nel patrio Archiliceo per due trienni, logico acutissimo, in seguito non ultimo interprete di filosofia straordinaria, e quindi, negli emicicli, ordinaria, provato con la pietra di paragone delle pubbliche discussioni, lodato in proporzione del suo ingegno; progredendo di giorno in giorno con l’età la scienza, assunto facilmente innalzato all’apice della medicina ordinaria, che professa assiduamente con vantaggio universale della salute di tutti così in città come fuori, onorato dai sommi, ricercato dai principi; o passeggero, tu che sei mortale, vedi uno che vivrà sempre; e tu o pietra immortale, conserva il suo nome in eterno. Anno evangelico MMDCL.

(4) Giovanni Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi raccolte da Giovanni Fantuzzi, Stamperia S. Tommaso d’Aquino, Bologna, 1786, Vol. 5, pag. 129.

DIDASCALIE FOTO

1) La pala dell’Altare della Chiesa di Malalbergo. (Foto di Alberto Conversi)

2) La lapide dedicata a Bartolomeo Massari – Biblioteca dell’Archiginnasio Bologna. (Foto Dino Chiarini)