La torre di Galliera. Franco Ardizzoni

Nella sua politica di espansione verso il contado il comune di Bologna, alla fine del XII secolo (sembra nel 1194), costruì il castello e la torre di Galliera in una posizione che, in quel momento, rappresentava il punto più avanzato dei suoi confini verso il territorio ferrarese degli Estensi, con i quali erano frequenti i contrasti. Da quel momento, e per tutto il XIII secolo, Galliera divenne un luogo molto importante per il comune di Bologna. La strada che partendo dal centro della città si dirigeva verso nord prese il nome di strada di Galliera e veniva regolarmente inghiaiata, anche la porta da cui usciva detta strada si chiamò porta Galliera. La località divenne sede di Podesteria e la sua giurisdizione si estendeva sopra 26 comunità.  Il castello e la torre di Galliera furono il primo punto di un sistema difensivo dei Bolognesi verso il territorio ferrarese. Infatti, successivamente fu costruita la torre del Cocenno, poche miglia a nord di Galliera, nel punto di confluenza del canale Cocenno (proveniente dal Centese) con il canale Riolo che, passando accanto alla torre di Galliera, collegava la città di Bologna con il Ferrarese unendosi al “canale Palustre”, che nasceva dal Po in località Porotto. Nel 1242 fu costruita, sempre ad opera del comune di Bologna, la torre dell’Uccellino (nella terra di Lusolino) a 5 miglia da Ferrara e 25 da Bologna, sempre sulla riva di un corso d’acqua, e nel 1305 fu edificata la torre Verga (non più esistente) in un luogo che oggi si trova al bivio delle strade che conducono a Mirabello, Poggio Renatico e Madonna Boschi, ma che in quel periodo era territorio del comune di Galliera.Nel 1250 l’organo legislativo del comune di Bologna deliberò che fosse posta una campana sulla torre dell’Uccellino, una  sulla torre del Cocenno ed un’altra sul lato settentrionale della torre di Galliera, “e ciò affinchè i comuni delle terre interessate possano e debbano, quando venga segnalato un pericolo, correre ad appostarvisi, e i nemici del comune di Bologna non si arrischino di entrare nel nostro territorio”.

Il sistema difensivo bolognese, ben descritto dallo storico Amedeo Benati (Strenna Storica 1989) fu completato con la costruzione, nel 1301, della torre dei Cavalli, nella zona di Molinella.

Tutti questi fortilizi erano custoditi da un capitano coadiuvato da un certo numero di uomini armati.

Nel 1336 il comune di Bologna distrusse il castello di Galliera perché vi si erano rifugiati dei fuorusciti di parte ghibellina. I soldati di Vinciguerra di Ansaldino Bugatti, dopo aver messo a ferro e fuoco il circondario, espugnarono il castello e lo spianarono fino alle fondamenta ed avendo catturato alcuni ribelli li “impiccarono per la gola agli arbori”. La torre, con i suoi robustissimi muri di oltre 2 metri di spessore, venne risparmiata ed è l’unico avanzo di quel glorioso periodo.

La torre è alta circa metri 21,75 ed ha una base di metri 9,40 x 7,70. Ha tutte le caratteristiche delle torri bolognesi ed assomiglia particolarmente alla Garisenda ed alla torre Galluzzi.

La sua porta aerea si trova a circa mt. 1,75 dal suolo, ma in origine doveva essere a circa mt. 6, come quella della Garisenda. Infatti le ripetute alluvioni delle acque torbide del Reno, trattenute dall’argine denominato Coronella, hanno innalzato nei secoli il livello del suolo circostante per cui 4-5 metri del corpo della torre sono interrati.

Nella parte alta della parete sud vi è una nicchia che un tempo conteneva lo stemma in macigno del comune di Galliera. Tale stemma Leggi Tutto

Toponomastica storica e attuale. Incontro – dibattito al Museo

Venerdì 16 marzo 2007 alle ore 17

presso Villa Smeraldi-Museo della civiltà contadina di S. Marino di Bentivoglio
incontro- dibattito sulla toponomastica, storica e attuale, intitolato

Strade e luoghi di paese. Ogni nome una storia da conoscere”

promosso dal nostro Gruppo di Studi della pianura del Reno in collaborazione con il Museo della Civiltà contadina .
E’ prevista la partecipazione di numerosi e qualificati relatori, autorità istituzionali e studiosi –  autori di pubblicazioni in materia di toponomastica locale.
– In apertura, saluti e interventi di:
Simona Lembi, Assessore alla Cultura della Provincia di Bologna
Angela Donati , Presidente della Deputazione di Storia Patria per le province di Romagna
Valerio Gualandi, Presidente dell’Istituzione Villa Smeraldi
Magda Barbieri, Presidente del Gruppo di Studi Pianura del Reno
– Comunicazioni di :
Maurizio Garuti, scrittore
Le discutibili scelte dei comuni”
Renzo Zagnoni, Presidente del Gruppo di Studi Alta Valle del Reno
“L’esperienza di ricerca di “Nueter” e il “Dizionario toponomastico
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Stradario storico toponomastico per Castello d’Argile

Il Gruppo di Studi della pianura del Reno e il Comune di Castello d’Argile, nell’ambito delle iniziative per le “Feste insieme“, hanno promosso, per la sera di lunedì  22 dicembre 2008, alle ore 20,30, presso la Biblioteca comunale, la presentazione di un nuovo libro di Magda Barbieri intitolato
Le strade di Castello d’ArgileOgni  nome una storia da conoscere. Stradario storico toponomastico
A presentarlo sarà  Gian Paolo Borghi, direttore del Centro di documentazione storica del Comune di Ferrara, autore della prefazione.
Interverrà  anche lo scrittore Maurizio Garuti, che presenterà  e commenterà  la sua raccolta di immagini  sulla segnaletica stradale  errata o mal rappresentata in vari comuni del territorio. Seguirà  piccolo rinfresco – Il nuovo volumetto, di 220 pagine , si inserisce  in uno dei filoni di ricerca e studio che il Gruppo di studi della pianura del Reno ha cercato di promuovere e valorizzare fin dal suo nascere, e che è stato ben rappresentato nel Convegno sulla toponomastica organizzato  due anni fa presso Villa SmeraldiMuseo della Civiltà  contadina di Bentivoglio , con la partecipazione di numerosi relatori e studiosi della materia
.

SCHEDA DESCRITTIVA
– Caratteristiche tipografiche del libro:
formato 17X24, pagg. 220,
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L’antica Pieve di S. Vincenzo. Ricerca storica di Franco Ardizzoni

L™ANTICA PIEVE DEI SANTI
VINCENZO ED ANASTASIO IN SALTOPIANO

La pieve di San Vincenzo è una
delle più antiche della pianura bolognese,
forse la più
antica in assoluto. Infatti, secondo i documenti ancora esistenti, E’
citata per la prima volta in un placito tenuto a Cinquanta (
San Giorgio di Piano) nel IX secolo:

 l’anno 898 (IX secolo) in un
giorno non meglio precisato del mese di luglio, Guido, conte di
Modena, accompagnato da Agino (o Aginone), vasso dell’imperatore
Lamberto , e Bertolfo, visconte di Cittanova , nonchè castaldi e
vassi del conte, notai e scabini di più¹ luoghi del modenese, del
reggiano e del bolognese, si incontrano a “Villa que dicitur
Quingentas” (poi identificata come Cinquanta, località  nei
pressi dell’attuale S. Giorgio di Piano) per emettere un placito
(pubblico giudizio) nella vertenza tra il monastero di Nonantola e la
chiesa di Modena per il possesso della corte di Cannedolo nei
dintorni di Solara (presso l’attuale Bomporto). Il placito fu
emesso in favore del monastero di Nonantola, il cui abate, di nome
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Note di toponomastica di Molinella. Tullio Calori

  Come si sa, dai tempi più¹ antichi la maggioranza dei centri urbani, delle piazze e delle strade acquisiva, con la mirabile continuità  della tradizione orale, appellativi motivati dai costumi, dalle caratteristiche naturali, da episodi storici o di modesta cronaca, da persone illustri o dalla parlata del luogo. Una toponomastica spontanea dunque che costituisce un patrimonio di storia locale che è necessario conoscere e gestire con attenzione. Fu la Rivoluzione Francese a diffondere la moda di intitolare vie e piazze a personaggi o avvenimenti che travalicavano l’ambito paesano, e così nell’odonomastica ( che ¨ una sezione della toponomastica dal greco odos= strada) le testimonianze epigrafiche ed onomastiche del passato divennero una sorta di sacrario o di elenchi celebrativi di patrioti, di glorie, nazionali o internazionali, nelle attività  umane.

Anche in Italia leggiamo nomi legati soprattutto alla storia, dall’Unità  in poi e ad avvenimenti degli ultimi decenni.. Tutto bene quando si rimane entro certi limiti ma molti luoghi si sono trasformati in un gigantesco pantheon o musei a cielo aperto.

Nel territorio di Molinella dove da sempre scorrono fiumi come il Reno e l’Idice e tanti canali regolati dall’uomo nonché zone depresse con acque stagnanti, la toponomastica spontanea conta un numero straordinario di idronimi che si riferiscono all’acqua in modo diretto ma spesso anche mediato: Marmorta, Miravalle, via Idice Abbandonato, via del Cavedone, Riviera Argentana, via Fiumevecchio, via Lungoreno, Passo dell’Argine del Quaderna, ma anche Traghetto, via dei Ponti, Rotta del Giardino, via Tagliamenazzo ed il nome della Molinella stessa. Nel 1950, su 198 toponimi, 93 erano tipici idronimi e 49 con allusione indiretta ma chiara ai corsi d’acqua. Anche la canalizzazione superficiale delle estese risaie contribuiva ad aumentare tali caratteristiche.

Questa toponomastica di Molinella cominciò ad essere ufficializzata solo negli ultimi anni del secolo XIX. In precedenza l’esigenza di un ordinamento era poco sentita perché capoluogo e frazioni furono soggetti nel periodo napoleonico a frequenti variazioni di confini con scompaginamento dell’ onomastica stradale.

La numerazione civica, regolarizzata nel 1904, è stata aggiornata Leggi Tutto

Luigi Arbizzani, protagonista, studioso e divulgatore della storia della Resistenza.

Dal 2005 la biblioteca di S. Giorgio di Piano è intitolata a Luigi Arbizzani, poichè il Comune ha voluto onorare la memoria di un concittadino che ha dedicato buona parte della sua vita alla ricerca storica e alla diffusione della conoscenza del frutto delle sue ricerche, rivolte soprattutto al delicato e importante periodo della Resistenza , accompagnate sempre anche dal suo impegno politico.
La sua biografia è¨ valorizzata soprattutto dalla sua bibliografia, che conta decine di pubblicazioni (v.  in fondo all’articolo).
Dal ritratto che ne ha tracciato Gian Maria Anselmi, Direttore dell’Istituto Gramsci dell’Emilia-Romagna apprendiamo che Luigi Arbizzani è nato a S. Giorgio di Piano l’11 marzo 1924,  ha frequentato l’Istituto industriale,  iniziando poi la professione di disegnatore tecnico. Dal 10 maggio
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La colonna spoglia di S. Giorgio di Piano. Anna Fini

Tra i monumenti presenti a S. Giorgio di Piano ve n’è uno alle cui sembianze ormai siamo abituati ma che in realtà  è solo una parte dell’ originale, stiamo parlando del monumento ai Caduti della prima guerra mondiale che era costituito da un basamento e una colonna in marmo ed in cima la Statua Alata della Vittoria. L’opera ora si trova all’interno del cimitero locale ma nel 1922 quella stessa posizione era al centro dell’aiola prospiciente l’ingresso del cimitero. In quell’anno l’Amministrazione propose al Comitato Comunale costituitosi per l’erezione di un monumento ai caduti in guerra, la costruzione di un’ Arca Monumentale nell’area d’ingresso al cimitero ove raccogliere le salme dei defunti militari e che di per sè avrebbe costituito il miglior monumento; tale progetto incontrò difficoltà  sia dal lato tecnico sia per la spesa elevata che non si ritenne possibile per le finanze comunali.  Accantonata l’idea dell’Arca il comitato avanzò un altro progetto comunicando al Sindaco Raffaele Ramponi  l’inizio dei lavori di scavo per le fondazioni del monumento per l’indomani ; era il 20 aprile1922.
Il nuovo progetto era costituito da un basamento ed una colonna in marmo sormonta
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Ipotesi sull’origine del nome di Galliera. Franco Ardizzoni

IPOTESI SULL’ORIGINE DEL NOME DI GALLIERA
L’origine del nome di Galliera non è ben chiaro poichè esistono diverse ipotesi. Ipotesi espresse da studiosi seri e documentati come Alfonso Rubbiani ed Edmondo Cavicchi, ma anche da studiosi poco informati come Ovidio Montalbani.
Alfonso Rubbiani teorizzava che il nome potesse derivare dai Galli Boi , che avevano abitato le zone marginali dell’agro bolognese dopo l’arrivo dei Romani. Cioè come era avvenuto per altre località che ancora oggi conosciamo: come Gallo ferrarese (comune di Poggio Renatico), un altro Gallo (nei pressi di Castel S. Pietro), Forum Gallorum (oggi Castelfranco Emilia), Campus Gallianus (Campogalliano, oggi in provincia di Modena). Ma mentre per le suddette località la radice è sempre “Gall”, per Galliera non è¨ la stessa cosa in quanto nella latinità , in pieno Medioevo, il suo nome era “Galeria”, come risulta da alcuni documenti, di cui il più antico risale all’anno 997. Pertanto l’ipotesi di Rubbiani non avrebbe più senso poichèmille anni fa il nome era Galeria e soltanto successivamente, probabilmente per effetto del dialetto, divenne Galira e poi Galiera, con una sola  L . Infine Galliera.

– Un’altra ipotesi, proprio dovuta al nome Galeria, è avanzata nel 1868 dal prof. Francesco Rocchi, docente di archeologia all’Università di Bologna. Il Leggi Tutto

Matrimoni civili e matrimoni cattolici a S. Giorgio di Piano. Anna Fini – Angela Bonora

Note storiche dal 1807 ad oggi sul territorio di S. Giorgio di Piano. Articolo già  pubblicato su “Il Sangiorgese” n4/dic. 2004
Matrimoni civili e Matrimoni cattolici
Dipartimento del Reno,
 Distretto e Cantone di Cento,
Comune di San Giorgio di Piano
“Questo giorno 5 gennaio 1807 alle ore 6 pomeridiane, avanti di me sottosegretario uffiziale dello Stato Civile sono comparsi li sottoscritti sposi i quali anno fatto dichiarazione di futuro matrimonio, sentito la quale ho dato corso alla publicazione seguente.(1)
Quest’oggi 11 gennaio anno 1807, alle ore 10 della mattina e stata pubblicata ad alta voce, da me sottoscritto ufficiale dello Stato Civile alla Porta della Residenza Municipale la promessa di matrimonio di Paolo Balarini d’anni 27, di professione fattore, vedovo della fu Liberata Sarta, colla Maria Geltrude Salvagna d’anni diecinove domiciliata in San Giorgio di Piano esercente la professione di tessitrice, figlia di Domenico, di professione piodano, e della Liberata Meotti di professione tessitrice entrambi di San Giorgio, ed ho fatto affiggere la presente pubblicazione il suddetto giorno 11 gennaio alle ore 11 di mattino alla porta della Residenza Municipale per la communicazione”
 =aviso=
“il pubblico, e avertito che vi è promessa di matrimonio tra Pietro Paolo Ballarini d’anni 27 di professione Leggi Tutto

Sulle strade di Cento ; note di storia. Giuseppe Sitta

La mia avventura nella Toponomastica inizia allorquando, durante una riunione della Commissione il dott. Antonio Bianchi, Assessore con questa Delega, lamentò l’assenza di uno studio su questa Disciplina. In fondo – pensai – si trattava di ricostruire le date e le ragioni di intitolazione delle vie cittadine.
Cominciai così a sfogliare gli Atti del Consiglio a partire dall’Unità d’Italia: lasciai cadere immediatamente il suggerimento del Segretario, quello di consultare gli Indici, cosa che indubbiamente mi avrebbe fatto risparmiare molto tempo, perché la lettura integrale delle carte fornisce sempre una miniera di notizie.

Dopo poche pagine arrivai al 10 Novembre 1871, data non casuale, in quanto legata alla Legge del 20 Giugno 1871 sul Censimento generale della popolazione, la quale prescriveva che ogni strada doveva avere in tutta la sua percorrenza un nome solo, anziché più tratti con diversi nomi. L’orientamento dell’Amministrazione fu quello di intitolare le vie ai nomi dei cittadini che principalmente illustrarono Cento nelle Arti, nelle Scienze, nella vita culturale, nella vita politica.

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