Mestieri di strada a Bologna: i venditori ambulanti di una volta

Mestieri di strada | i venditori ambulanti 1796 | 1927
Nel sito Storia e Memoria di Bologna è ora presente l’approfondimento dedicato ai Mistocchinai, orbini, stagnini e solfanari… tanti sono i lavori ormai dimenticati da più di un secolo. Ma qualcuno sopravvive ancora in occasione di fiere e feste di paese. Per approfondire attraverso testi, foto e documenti :
https://www.storiaememoriadibologna.it/mestieri-di-strada-i-venditori-ambulanti-2088-evento
Bologna, tranquilla e ascetica per eccellenza, coi portici lunghi e melanconici, ha perduto in un ventennio anche molte caratteristiche del suo popolo, delle sue genti, ed importanti tradizioni storiche si sono rincantucciate chissà dove. Oggi conserva ancora qualche costumanza, qualche macchietta e le eresie del suo dialetto masticato molto spesso maccheronicamente. (…) E così i mestieri della via hanno mutato un pò per le ineluttabili necessità del dopo guerra, un pò per trasformazione di molte cose.
Nei crocevia delle strade, nei vicoletti silenti e romiti, sotto i lunghi porticati, qualche tipica macchietta petroniana Leggi Tutto

Carnevali storici di pianura

C’è una a guida ai carnevali storici della pianura bolognese con il calendario sul sito dedicato al turismo in pianura
Ogni paese festeggia il carnevale seguendo antiche tradizioni e i comuni della pianura bolognese non fanno eccezione.
Sfilate dei carri allegorici, maschere tipiche, filastrocche satiriche e dolci tipici sono gli ingredienti delle numerose feste proposte dal nostro territorio tra febbraio e marzo.
A San Giovanni in Persiceto, San Matteo della Decima, Pieve di Cento e San Pietro in Casale, per esempio, da oltre cento anni il carnevale è un’occasione per tramandare le tradizioni locali legate alla maschera tipica del posto e alle numerose società carnevalesche che fanno a gara per realizzare il carro allegorico più bello e più arguto.
Il sito Turismo in pianura propone un interessante viaggio nei Carnevali storici della pianura bolognese:
https://turismoinpianura.cittametropolitana.bo.it/
Carnevale di San Giovanni in Persiceto (24 febbraio 2019 e 3 marzo 2019), con la sua maschera Bertoldo, il Leggi Tutto

Halloween: dalla Sardegna all’America e ritorno, tradizioni che si incontrano

MA QUALE HALLOWEEN…IN SARDEGNA FESTEGGIAMO “IS ANIMEDDAS”. ECCO LA STORIA!
Da quando anche in Italia ha preso piede la festa di Halloween, l’ultimo giorno di ottobre si festeggia un usanza che seppur con tanti nomi diversi richiama sempre ai festeggiamenti” in memoria delle anime defunte.
InSardegna èda sempre tradizione la cosiddetta festa de “Il bene delle anime” ossia “is animeddas”, così chiamata soprattutto nel sud dell’Isola, mentre nelle zone del Nuorese è conosciuta come “su mortu mortu”.
Se il nome cambia a seconda della zona dell’Isola, bisogna però dire che anche in Sardegna tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre la tradizione era del tutto simile a quella anglosassone. I rituali hanno, infatti, analogie davvero notevoli con quelli della conosciutissima festa americana, con zucche intagliate e bambini che bussano di casa in casa chiedendo doni o, in alternativa, minacciando scherzetti. Possiamo, anzi, ben dire che la festa è assolutamente una tradizione europea, che assume diversi aspetti e rituali a seconda della zona e della Nazione in cui la si festeggia. Gli americani, come loro solito, sono stati bravissimi a tramutare queste antiche tradizioni del Vecchio Continente in un grande business commerciale, quello di Halloween, che poi è quello che da qualche anno a questa parte si tenta di fare anche in Italia.


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Cosa sono i burattini? Un po’ di storia

Cosa sono i burattini tradizionali? Ce lo spiega il responsabile di una associazione di burattinai bolognesi. Pierluigi Foschi de “La Garisenda” (vedi scheda del gruppo in fondo all’articolo), che  a sua volta ha tratto le informazioni dal sito di Vittorio Zanella ( www.teatrinodelles.com,  ora non più attivo, ndr). Sono burattini a guanto mossi dal basso verso l’alto. La mano del burattinaio entra in un buratto di stoffa sotto il vestito, il quale è composto in questa maniera: si hanno due strati di stoffe. Il primo, quello interno, è il buratto di stoffa rigida (canapa) con le cuciture verso l’esterno. E’ un guanto che si fa sulla misura della mano del burattinaio. A questo  guanto detto buratto, si inchioda la testa di legno e le mani di legno. In fondo, dove si infila la mano, nella parte dietro rispetto alla faccia del burattino, si cuce un gancio o un anello per appenderlo a testa in giù all’asse dei burattini, la quale si trova all’interno della baracca, all’altezza della cintura del burattinaio, sotto la ribalta (proscenio della baracca).
Si infilano l’indice nella testa, il pollice in un braccio e le altre tre dita
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S.Antonio abate, tra storia, leggenda e tradizioni

S. Antonio abate è una delle figure del cristianesimo  che  si porta dietro,  fino ai giorni nostri, una iconografia e una biografia in cui si mescolano elementi reali e immaginari, storia, leggenda, tradizioni arcaiche  pagane e altre successive  rivestite di simbologia cristiana.
Quanto alla storia vera, si prende come base quanto ne raccontò  un altro “padre della Chiesa”, Atanasio, patriarca e vescovo  di Alessandria d’Egitto (295-373) che ne tracciò una biografia. Da essa si desume che
Antonio nacque verso il 250 d.C . da una agiata famiglia di agricoltori nel villaggio di Coma (in altra fonte è scritto Eracliopoli), attuale Qumans in Egitto, e verso i 20 anni rimase orfano, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare.  Attratto dall’insegnamento evangelico “Se vuoi essere perfetto, va, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi, e sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, in preghiera, povertà e castità , Antonio volle scegliere questa strada, e, venduti i suoi Leggi Tutto

Antichi rituali per “caricare” gli alberi di frutti. Ricerca di Gian Paolo Borghi

CON UNA PERTICA SI BATTEVANO
TUTTI QUESTI FRUTTI

ASPETTI E FORMULE DI UN RESIDUALE
CULTO DEGLI ALBERI IN TERRITORIO EMILIANO di Gian Paolo Borghi

(testo estratto dal volume ”
L’albero,
tra simboli, miti e storie”, di AA.VV.
A
cura di
Carlo Tovoli)
http://online.ibc.regione.emilia-romagna.it/I/libri/pdf/VerdeMaesta.pdf
Poliedricità  di un rituale
Espongo i risultati di una mia ricerca
pluriennale, da considerarsi comunque work in progress, su
modalità e formule che documentano l’esistenza, almeno sino agli
anni ’30 del secolo scorso, di tracce di culto degli alberi
in area emiliana
(1). Si tratta di un rituale di
battitura delle piante,
con formule, rilevato attraverso
fonti scritte (in gran parte non specialistiche e frammentarie) e
orali nei territori modenese (dove viene identificato
con il termine
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Antichi mestieri nella “civiltà  contadina” . Giulio Reggiani

A POGGIO RENATICO TRA OTTOCENTO E NOVECENTO. ANTICHI MESTIERI
Vo
rrei
qui proporre ai nostri lettori un breve excursus su alcuni di
quei mestieri che ora non esistono più; il termine antichi che
ho usato nel titolo non si riferisce naturalmente alla cronologica
 antica ma a quel modo di dire comune che tende a far
riferimento a cose o avvenimenti passati da parecchio tempo. In
questo caso il legame è con la cosiddetta
civiltà contadina,
che si esaurì solo negli anni ’50 e ’60 del XX secolo; ma la
trasformazione della società italiana da agricola ad industriale
investì  non soltanto le città, sia grandi che piccole, ma pure i
nostri cosiddetti paesi di campagna, incidendo in modo assai
profondo sul tessuto costitutivo dell’economia nazionale,
particolarmente
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