La piazza di Castello d’Argile. Cenni di storia dall’Ottocento al Novecento

Porta dal 1946 il nome di Attilio Gadani (già sindaco socialista, vittima nel 1944 di una feroce rappresaglia fascista) la piazza di Castello d’ Argile. Vi si affacciano gli edifici pubblici simbolici e rappresentativi del vivere civile e religioso del paese: il Municipio (1874) e la Chiesa parrocchiale dedicata a S. Pietro, costruita nel 1863 dopo l’abbattimento di  quella precedente costruita nel 1380 (v. vol. II pag 169 e seg. e pag. 465-485 e seg.); e, inoltre, palazzo Artieri (1870), e, al centro della piazza, il monumento ai Caduti argilesi nelle guerre del 1900 (costruito nel 1924, con lapidi aggiornate al 1946 e 1996). E’ affiancata, sul lato ovest, dalla centrale via Matteotti, e vi confluiscono le vie Marconi, Mazzoli e Roma.
La piazza di Argile non è antichissima, e non risale ai tempi di costruzione del “Castello” (1380), ma è nata di fatto nel 1870, quando furono abbattuti i 4 caseggiati che sorgevano su questa area e che formavano un quadrilatero con un piccolo spiazzo al centro, detto “ la piazzetta dei 4”. Fino alla fine del secolo 1700, dalle mappe del centro storico risulta solo l’esistenza di questa piccola piazzetta, contigua tra l’altro ad un piccolo cimitero (per i “parvuli”, cioè i bambini) che costeggiava sul lato sud la chiesa del tempo, che si affacciava sulla “strada “maestra” con orientamento est-ovest, e sul lato ovest aveva il “cimitero grande” per gli adulti ( mappa del perito Pallari del 1765 a pag. 465).

In quella piccola piazzetta, o forse davanti alla vecchia chiesa (non è precisato sui documenti d’archivio) si compì il 6 settembre 1810, in periodo di dominazione napoleonica con conseguenti anni di  “brigantaggio” (1796-1814) un evento tragico ed eccezionale: l’esecuzione tramite ghigliottina, portata appositamente da Bologna, di 2 giovani “briganti”, condannati a morte per aver partecipato nell’ottobre 1809, insieme alla loro banda, ad un assalto in territorio di Argile sulla strada per Voltareno, contro uno squadrone di Guardie nazionali, uccidendone 4. I due giustiziati, originari di paesi vicini, furono sepolti nel cimitero di Argile (pag. 92-94).

I 4 edifici che circondavano la piazzetta (esistenti già nel 1765 come proprietà di Alessandro Baroni) erano piuttosto degradati e malridotti, ed erano stati venduti nel 1867 dal proprietario del tempo, il farmacista Ladislao Pradelli, al Comune di Argile, che aveva già in progetto di abbatterli per far posto ad una grande piazza (che mancava) e ad un Municipio che si voleva costruire, non essendo più i locali della Porta di Sotto (utilizzati dal 1828, vedi vol. II, pag. 120 -121), adeguati alle esigenze della nuova Amministrazione comunale, insediata dopo l’ Unità d’ Italia (1860).

Mentre si attendeva di raccogliere i fondi necessari per coprire le spese, il 4 settembre 1869 scoppiò un incendio che danneggiò gravemente il caseggiato più grande (detto “la casa lunga del Baroni”); fatto che costrinse gli amministratori del Comune a intervenire con urgenza, modificando l’ordine di priorità dei propri progetti. Furono comunque subito abbattuti i 4 caseggiati (quello danneggiato dall’incendio e gli altri contigui) creando un grande spiazzo vuoto sul quale fu subito costruito il grande palazzo a tre piani sul lato sud per dare al più presto una nuova abitazione a una parte delle famiglie rimaste senza casa.
Le 10 famiglie rimaste senza casa erano quelle di Veronesi Petronio (caffettiere e sarto), Roversi Cesare (calzolaio), Zecchi Massimiliano (bottegaio), Gamberini Luigi (fabbro), Giuliani Luigi (trafficante e affittuario), Carloni Giovanni (sarto), Domenico Tosarelli (sarto), Franceschelli Francesco (segantino), Gamberini Giuseppe (muratore), Manservisi Guerino (muratore).
Con una rapidità eccezionale il Consiglio comunale affidò al consigliere ingegnere Gio. Batta Filippetti l’incarico di redigere il progetto, ma questi lo girò all’ingegnere  conte Annibale Bentivoglio (suo lontano parente e discendente dalla storica famiglia dei Bentivoglio Signori di Bologna nel 1400). I lavori furono eseguiti dai muratori locali  guidati dai capi-mastri Benedetto Mastellari e Cesare Pederzoli.

Per la nuova costruzione furono utilizzati i fondi incassati da Comune dalla assicurazione come rimborso per l’incendio subito dal caseggiato più grande; e furono utilizzati anche mattoni e materiali edilizi dei caseggiati bruciati o abbattuti. Fu anche aperta una colletta pubblica per “dare sostegno  alle numerose famiglie gettate sul lastrico” dall’incendio.
L’edificio, chiamato dapprima “palazzo dei poveri”, fu ben presto ribattezzato col più dignitoso nome di “palazzo degli Artieri”, in considerazione del fatto che vi abitavano alcuni artigiani (detti allora “artieri”), qualcuno anche con bottega al piano terra, i cui appartamenti (di proprietà comunale fino ad anni recenti) furono poi dati in affitto a un privato che li subaffittava.

Terminato palazzo, Artieri, fu costruito il Municipio, inaugurato nel 1874, con progetto sempre affidato all’ingegnere conte Annibale Bentivoglio e lavori eseguiti  dalla  squadra di muratori locali dell’impresa di Benedetto Mastellari e Cesare Pederzoli. Il selciato, che dava un aspetto più decoroso alla piazza, fu posato nel 1875 (vol. II pag. 178 e seg.). Il selciato fu coperto da asfalto nel 1937.

Non risulta alcuna intitolazione della piazza fino all’anno 1900. Emerge da un verbale che alcuni consiglieri comunali avrebbero voluto intitolarla al Conte di Cavour, grande fautore dell’Unità d’ Italia e del principio “Libera Chiesa in libero Stato”. Ma non se ne fece nulla, probabilmente per l’opposizione di altri consiglieri e per non dispiacere ai cattolici e alla Chiesa locale, molto influenti e ostili al nuovo Regno d’Italia che aveva soppiantato lo Stato Pontificio.
La prima intitolazione ufficiale si ebbe dunque solo nell’anno 1900, poco dopo l’uccisione del re Umberto I per mano di un anarchico. La grande commozione popolare suscitata da quel tragico evento indusse gli amministratori del Comune ad intitolare la strada centrale del Castello, l’antica “strada maestra”, al defunto re Umberto I, e, contemporaneamente, si colse l’occasione per intitolare la piazza al primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II. L’ ostilità nei confronti dei Savoia e delle istituzioni unitarie da parte dei cattolici, si era comunque già in parte attenuata (ma non sopita), anche grazie all’atteggiamento di papa Leone XIII che aveva avviato una politica vaticana di maggior apertura alla partecipazione dei cattolici alla vita politica attiva (vol. II pag. 225 e seg.).

La piazza di Argile fu teatro di manifestazioni politiche molto accese nei primi anni del secolo 1900; anni di grandi scioperi e lotte sindacali, che portarono parlamentari socialisti e grandi masse di braccianti su questa piazza in occasione di comizi e adunate di protesta. Tanto che gli amministratori del Comune del 1905, espressione della classe padronale più rigidamente ostile alle rivendicazioni operaie, arrivarono a deliberare il divieto dell’ uso della piazza e del balcone del Municipio per pubblici comizi (vol. II pag. 227).
Questo atto però non servì a placare gli animi; anzi, seguirono altre manifestazioni di protesta negli anni successivi, soprattutto tra il 1907 e il 1909.
Tra l’altro, suscitarono viva impressione gli assembramenti ostili contro il parroco, mons. Raffaele Giordani, e contro il cappellano, don Ludovico Alvoni, in quanto accusati di fare politica dall’altare e di usare la propria influenza a favore dei padroni e contro le organizzazioni socialiste e le rivendicazioni operaie. Nel corso di una di quelle manifestazioni ostili, una sera del dicembre 1907, il cappellano si affacciò alla finestra della canonica (che si affaccia sulla piazza) con una pistola in mano e sparò alcuni colpi in aria (vol. II pag. 228-229).

Altri anni di grandi tensioni furono quelli tra il 1919 e il 1922, quando le piazze si riempirono di dimostranti, dapprima socialisti e comunisti, poi di fascisti. Le lotte politiche sfociarono in atti di violenza, culminati, in Argile, con l’ incendio dei locali occupati dalla Cooperativa di consumo, collocata in palazzo Artieri sulla piazza, e della “Casa del popolo” presso Porta Pieve (costruita nel 1907 dalle associazioni e cooperative operaie socialiste) per mano delle squadre di fascisti venuti appositamente dai paesi vicini la notte del 30 maggio 1922. Un mese dopo, il 4 agosto, la piazza di Argile fu di nuovo invasa dalle squadre fasciste Centesi e Pievesi, venute per occupare il Municipio e impedire l’accesso al sindaco Attilio Gadani e alla Giunta socialcomunista locale, una delle ultime ancora in carica, di cui pretesero le dimissioni, come era già avvenuto negli altri comuni bolognesi e altrove, per affidare poi l’amministrazione ad un commissario prefettizio (vol. II pag. 261).

La piazza di Argile ebbe poi qualche momento di “gloria” il 26 ottobre 1924, quando fu inaugurato il monumento ai Caduti (realizzato dallo scultore Armando Minguzzi) e vennero alla festa numerose autorità, anche di livello nazionale, come il Sottosegretario agli Interni Dino Grandi.
E un altro quarto d’ora di celebrità lo ebbe il 25 luglio 1925, quando vi sostò il re Vittorio Emanuele III, invitato qui a visitare il monumento, nel contesto di un lungo viaggio del sovrano in Italia, con varie tappe in Emilia e in particolare per visitare il rinnovato Ospedale Consorziale di Bentivoglio e tutti gli altri beni che il Marchese Carlo Alberto Pizzardi aveva donato 5 anni prima all’Amministrazione Ospedali Riuniti di Bologna.

Per l’occasione, fu acquistato e collocato in piazza un palco per la Banda musicale, che vi rimase poi stabilmente per alcuni anni. (Foto e note a pag. 282-283).
L’aspetto della piazza è rimasto praticamente invariato nei decenni successivi, abbellito solo dai due lampioni installati davanti al municipio dai tempi della costruzione, e da qualche vaso di oleandri posti intorno al monumento o davanti al Comune. Negli anni ‘50 vi si trovava, sull’angolo nord-est , la baracchina mobile di un fruttivendolo ambulante, che poi si trasferì in negozio stabile. Nel 1996, sono state aggiunte fioriere su base fissa davanti a palazzo Artieri, e, recentemente, nel 2022, è stata rifatta la pavimentazione, con aggiunta di paletti e palle metalliche, come elemento di decoro e di separazione degli spazi adibiti a parcheggio e a mercato ambulanti del sabato, con modifica alla circolazione intorno.

Sintesi da:

Magda Barbieri “La terra e la gente di Castello d’Argile ossia Mascarino”. Vol. II- 1994, pagine varie sopra indicate, con note e riferimenti alle fonti d’archivio consultate.

– Magda Barbieri “Le strade di Castello d’Argile” Stradario storico toponomastico. 2008. pag. 93-95 Gadani Attilio (piazza)