I Portici di Bologna: che Patrimonio!

Se ne è cominciato a parlare nel gennaio 2019, quando è stato avviato l’iter da parte del Comune di Bologna per chiedere il riconoscimento all’UNESCO; e dopo lungo e anche un po’ difficoltoso percorso, il riconoscimento ufficiale è arrivato: i Portici di Bologna sono Patrimonio dell’Umanità Unesco, e come tali andranno difesi e curati.
Dodici i tratti candidati e uno studio dettagliato, con mappatura, di tutti i portici della città. Sono 62 km in tutto, di cui 40 nel centro storico. A suo tempo fu spedito il plico da 400 pagine anche al Ministero dei Beni culturali per avere il sostegno al progetto, finanziato tra l’altro, oltre che dal Comune, dalla Fondazione Carisbo con 100mila euro.
Nella candidatura a patrimonio mondiale dell’umanità, non sono stati presentati tutti i 62 chilometri, ma solo 12 tratti “secondo un criterio di rappresentatività“, ecco quali sono: Strada porticata di santa Caterina, pizza Santo Stefano, portici del Baraccano, strada porticata di Galliera, portici commerciali del Pavaglione e piazza Maggiore, portico devozionale di San Luca, portici accademici di via Zamboni (in foto 1), portici di piazza Cavour e via Farini, portico della Certosa, edificio porticato del quartiere Barca, portici trionfali di Strada Maggiore, edificio porticato del MamBo.
Per l’occasione, è utile rinfrescare la memoria con alcune note storiche riassuntive delle origini di questo antico, articolato e diffuso complesso monumentale che caratterizza la nostra città, comparse sulla stampa.
(*) Come sono nati i Portici di Bologna
I portici di Bologna sono nati nell’alto medioevo, per “prolungare” la superficie degli edifici privati. La prima testimonianza storica risale all’anno 1041. I portici, oltre a offrire riparo dalle intemperie e dal sole, hanno rappresentato anche uno strumento per l’espansione di attività commerciali e artigiane, oltre a rendere più abitabili i pianterreni, isolandoli dalla sporcizia e dai liquami delle strade. Nei secoli successivi, il numero dei portici aumentò in modo massiccio, soprattutto grazie al forte incremento della popolazione dovuto all’arrivo di studenti e professori all’Università di Bologna, ma anche all’esodo dalle campagne. A partire dal 1288, un bando del Comune stabilì che tutte le nuove case dovessero essere costruite con il portico e quelle già esistenti lo aggiungessero. Al proprietario, spettava l’onere del mantenimento, ma restava del Comune l’uso pubblico del suolo. Il bando specificava che i portici dovessero essere alti almeno sette piedi bolognesi (2,66 metri) e larghi altrettanto, per permettere il transito di un uomo a cavallo. Gli statuti del 1352 imposero, invece, un’altezza e una profondità di 10 piedi (3,60 metri) per i nuovi edifici.

Materiali di costruzione

In principio i portici erano realizzati in legno, poi, successivamente a un decreto emanato il 26 marzo 1568 dal governatore pontificio Monsignor Giovanni Battista Doria e dal Gonfaloniere Camillo Paleotti, furono costruiti in laterizio o pietra. Sopravvivono ancora in città alcuni edifici con portico in legno, alcuni risalenti all’epoca medievale, altri ripristinati all’inizio del Novecento.

Il portico di San Luca: il più lungo del mondo

Il portico di San Luca, con i suoi 3.796 metri di lunghezza e 666 arcate, è il portico più lungo al mondo. Conduce fino al Santuario della Madonna di San Luca, icona veneratissima dai bolognesi di nascita e di adozione: lungo il portico (da secoli, tranne che in questi anni di pandemia) la Madonna di San Luca scende e risale, accompagnata da ali di fedeli, a maggio. Il portico ha 15 cappelle ed è punteggiato di lapidi ed epigrafi commemorative di varie epoche. Si decise di costruirlo per proteggere i pellegrini che si recavano al santuario dalla pioggia. Alla sua edificazione parteciparono cittadini di ogni classe sociale, dal 1674 al 1721, sotto la direzione dell’architetto Gian Giacomo Monti. Alla sua morte, i lavori furono completati da Francesco Monti Bendini e da Carlo Francesco Dotti, che progettò l’Arco del Meloncello.

Il portico più stretto, il più alto e il più largo

Il portico più stretto della città, con appena 95 centimetri di larghezza, si trova in via Senzanome, in zona Saragozza. Il più alto, invece, è quello del palazzo dell’Arcidiocesi di Bologna, in via Altabella, che sfiora i dieci metri d’altezza. Infine, il portico più largo della città è quello della basilica di Santa Maria dei Servi, in strada Maggiore. Progettato alla fine del Trecento, dal famoso architetto Antonio di Vincenzo, la sua costruzione iniziò nel 1393 per concludersi solo nel 1855, con l’erezione del quadriportico davanti alla facciata.

Altri portici rilevanti

Tra i portici più rilevanti di Bologna spiccano poi: Casa Isolani in Strada Maggiore; il portico laterale della basilica di San Giacomo Maggiore in via Zamboni; il palazzo Bolognini-Isolani e le case Beccadelli in piazza Santo Stefano; le arcate decorate con motivi floreali del palazzo del Podestà e l’altissimo portico “dei Bastardini” in via D’Azeglio, così chiamato perché sotto le sue volte ebbe sede, fino al 1797, l’orfanotrofio della città. E ancora: il portico del Pavaglione, a lato di piazza Maggiore; quello degli Alemanni, quello di San Luca e del cimitero della Certosa.

I portici narrati dallo scrittore Stendhal.

A magnificare la bellezza dei portici bolognesi anche l’immortale scrittore Stendhal che, nel suo diario di viaggio, “Voyages en Italie”, del 1826, scrisse: “Sovente, alle due di notte, rientrando nel mio alloggio, a Bologna, attraverso questi lunghi portici, l’anima esaltata da quei begli occhi che avevo appena visto, passando davanti a quei palazzi di cui, con le sue grandi ombre, la luna disegnava le masse, mi succedeva di fermarmi, oppresso dalla felicità, per dirmi: Com’è bello!”(*)

(*) Note storiche riprese da : Portici di Bologna: 62 chilometri di storia. Quando sono nati e curiosità – di PAOLA BENEDETTA MANCA- 28 luglio 2021 https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/portici-storia-curiosita-1.6638170

** Altre info da :

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Il portico che va dal Meloncello alla Certosa viene in genere chiamato “portico dello stadio” nella parte verso il Meloncello. In realtà quel portico nacque molto prima dello stadio. Il portico fu costruito grazie alla generosità di cittadini e corporazioni di arti e mestieri: la prima pietra fu posta il 16 settembre 1811, ma ci vollero vent’anni per realizzare i 130 archi per una lunghezza di 600 metri.

Un facoltoso benefattore (Andrea Pesci) fece testamento davanti il notaio Antonio Guidi, destinando una somma per costruire un arco monumentale all’altezza dell’allora via San Isaia (oggi via Andrea Costa). Nel 1818 questo arco, simile a una porta cittadina, era terminato e fu chiamato ‘Arco Guidi’. Non potendo utilizzare il nome del benefattore, che desiderava rimanere anonimo, fu usato quello del notaio
L’ultimo tratto del portico verso la Certosa fu realizzato grazie alla donazione del professor Luigi Valeriani.

All’altezza degli archi 66 e 67 il giorno 8 agosto 1849 gli austriaci fucilarono Ugo Bassi, cappellano di Garibaldi.

Fra il 1930 ed il 1934 furono abbattuti alcuni archi di portico e l’Arco Guidi per ragioni di traffico e viabilità.
Nel 1945 furono murati gli occhi del portico per dare alloggio ai senza casa.