Una vittima centese della discriminazione e della “Shoah”: Maurizio Leone Padoa

UN MARTIRE ‘CENTESE’ DELLA SHOAH: IL PROF. MAURIZIO LEONE PADOA Biografia a cura di Adriano Orlandini-
A metà del Settecento la famiglia ebraica dei Padoa gestiva una grande impresa con sedi a Cento, Venezia e Londra. I Padoa esportavano soprattutto canapa prodotta nelle terre tra Ferrara e Bologna: materia prima fondamentale per le costruzioni navali, la canapa serviva a produrre vele, gomene e funi. Nei mari di allora il dominio della flotta inglese si sostituiva ovunque a quello della flotta olandese. Le navi olandesi usavano canapa delle Fiandre, quelle inglesi canapa della pianura padana, la migliore del mondo. All’ascesa della flotta britannica corrispose quindi anche quello della Casa Padoa di Cento, che aveva la sua sede in un palazzo di fronte al Ghetto, nell’attuale via Malagodi. Sulla metà dell’Ottocento Pellegrino Padoa era tra i più importanti contribuenti dello Stato Pontificio. Ma la navigazione a vela aveva ormai i giorni contati ed i bilanci di Casa Padoa improvvisamente si colorarono di rosso, portando nel 1887 al fallimento di quella che era la più antica casa commerciale di Cento. Dopo il fallimento della società, Casa Padoa fu abbandonata e l’area fu acquistata dalla Cassa di Risparmio, che più tardi demolì l’edificio.

Nel frattempo (nel 1870) Felice Padoa, figlio di Pellegrino, aveva lasciato Cento per andare a dirigere la sede bolognese della società. E a Bologna, dal matrimonio di Felice Padoa con la cantante Ginevra Vivanti, nacque nel 1881 Maurizio Leone Padoa.

Nel 1902 si laureò in chimica all’Università di Bologna, avendo come relatore il prof. Giacomo Ciamician Nel 1904 ricevette il Premio Vittorio Emanuele. Dal 1908 fu assistente di Chimica presso la stessa Università di Bologna, continuando a collaborare con Ciamician, chimico allora molto influente in Italia e che si occupava di fotochimica.

Durante la Grande Guerra fu dispensato dal servizio militare, partecipando alle ricerche di Ciamician sulle armi chimiche, con particolare attenzione allo sviluppo di strumenti di difesa dai gas utilizzati al fronte. Partecipò quindi alla progettazione delle prime maschere antigas.

Nel 1919 ricevette la medaglia d’oro dalla Società italiana delle Scienze. Dal 1920 al 1924 fu professore straordinario di Chimica generale, prima all’Università di Messina, poi all’Università di Cagliari e infine all’Universià di Parma, dove venne nominato professore ordinario. Nel 1924 fece ritorno a Bologna, dove ottenne la cattedra di Chimica industriale. Dal 1928 al 1934 diresse inoltre la Scuola Superiore di Chimica Industriale.

Nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce, ma nel 1931 prestò giuramento al regime per non perdere la cattedra. Nel 1936 venne colpito da un provvedimento disciplinare e sospeso per un anno. A seguito delle pressioni dei ministri fascisti Achille Starace e Cesare Maria De Vecchi, nel 1937 Padoa venne trasferito d’ufficio all’Università di Modena, dopo che il nuovo ministro dell’educazione nazionale Giuseppe Bottai aveva bocciato la sua proposta di reintegro.

Nel 1938, quando entrarono in vigore le leggi razziali, tentò di salvare la sua carriera inviando le sue onorificenze e il suo curriculum al ministro dell’interno per essere reintegrato. Ma la sua richiesta non venne accolta.

Ritiratosi a vita privata durante la seconda guerra mondiale, il 20 marzo 1945 fu arrestato dai nazisti a Bologna e incarcerato in S. Giovanni in Monte, da cui fu ‘rilasciato’ il giorno successivo. Lì si perdono le sue tracce.

Esistono due versioni sulla morte del prof. Padoa. La prima lo annovera tra le vittime dell’eccidio di San Ruffillo, avvenuto nello stesso 21 marzo 1945. Alcune fonti riportano tuttavia l’esistenza di una testimonianza, in verità non meglio riscontrata, che lo indicherebbe nei giorni successivi ancora in vita nel lager di Bolzano, da dove sarebbe poi stato prelevato il 29-30 aprile insieme con altri ebrei per essere condotto verso il passo della Mendola e lì giustiziato. Allo stato attuale delle conoscenze, l’ipotesi dell’uccisione di Padoa a San Ruffillo il 21 marzo appare come la più probabile.

  • Era prozio diretto dell’economista nonché ministro Tommaso Padoa-Schioppa e del giurista Antonio Padoa-Schioppa.

Adriano Orlandini

  • articolo già pubblicato sul sito:

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PS. Sulle vicende della famiglia Padoa, vedi anche l’articolo precedente su questo sito, dedicato in particolare allo zio di Maurizio Leone, Sansone Padoa, che fu sindaco del comune di Castello d’Argile dal 1879 al 1884.