Il “mistero” di Afro Basaldella… e del suo ” Malalbergo”. Giulio Reggiani

Capisco che molti lettori potrebbero restare un po’ interdetti di fronte all’argomento storico che sto per affrontare qui, ma sono in grado di assicurare che la trattazione seguente ha notevole attinenza con questo nostro territorio comunale. Vorrei iniziare, però, dando alcune notizie biografiche su questo grandissimo esponente dell’astrattismo italiano.
Afro Libio Basaldella nacque ad Udine il 4 marzo 1912; compì i suoi primi studi a Firenze ed a Venezia, dove si diplomò al liceo artistico di quella città  nel 1931. Successivamente si recò dal fratello Mirko a Roma, città in cui conobbe artisti di fama quali Scipione, Mafai e Cagli, e nello stesso anno a Milano, ove frequentò lo studio di Arturo Martini ed incontrò Birolli e Morlotti.
Nel 1933 si trasferì definitivamente a Roma, dove partecipò, assieme a Guttuso, Scialoja, Leoncillo, Fazzini ed altri, alla II Quadriennale Romana. Nel 1937 tenne la sua prima mostra personale e l’anno dopo fu chiamato alla Biennale di Venezia con due opere, Pastori ed Oreste. Nel 1939 tenne una personale a Genova, intitolata Disegni di Mirko e Pitture di Afro, ed una a Torino, mentre a Roma prese parte alla III Quadriennale. Durante il periodo bellico realizzò svariate opere d’influenza cubista, soprattutto nature morte e ritratti, e definì, attraverso il decennio degli anni ’40, il suo primo periodo astratto: infatti dopo un viaggio a Parigi risentì del “colpo di fulmine” per il cubismo di Picasso e Braque, come pure dei toni spenti di Modigliani.
Nel 1950 si recò a New York, incominciando una ventennale collaborazione con la galleria italo-americana Catherine Viviano, e questo diverso clima culturale lo indirizzò definitivamente verso l’astrazione. Nel 1952 aderì al Gruppo degli 8 e nel 1956 ottenne alla Biennale di Venezia il premio quale miglior pittore italianoThe garden of hope (Il giardino della speranza) per la sede dell’Unesco a Parigi, incluso in una serie di lavori comprendenti opere di Matta, Mirò, Picasso ed altri artisti famosi. Negli anni Sessanta raggiunse la maturità artistica, espose le sue tele nelle più famose gallerie europee ed americane, insegnando anche pittura a Firenze e negli Stati Uniti. Nel 1971 vinse a Roma il Premio Nazionale di Pittura “Presidente della Repubblica”, ma dopo la morte del fratello Mirko e l’insorgere della malattia sopraggiunse in lui un evidente “cambio di rotta artistico”, con lavori molto più immobili rispetto agli slanci del passato e raffiguranti un universo più desolato. Negli ultimi anni di vita tenne svariate mostre personali in Italia ed all’estero.
Morì a Zurigo il 24 luglio 1976. E’ considerato uno dei più illustri esponenti della “Scuola Romana”, assieme a Giorgio De Chirico e Renato Guttuso. Le sue opere sono presenti nei maggiori Musei d’Arte Moderna e nelle migliori Gallerie Artistiche di tutto il mondo.
* Ma cosa c’entra Afro Basaldella con il Comune di Malalbergo? Ebbene, un certo rapporto fra questo grande pittore e Malalbergo c’è¨, poichè esiste un suo quadro di 125 x 160 cm, intitolato “Malalbergo” e datato 1962,  che rappresenta molto bene, non solo per i critici, un periodo particolare della sua evoluzione artistica, precisamente dalla fine degli anni ’50 a tutto il decennio successivo, fino cioè agl’inizi della malattia che segnò una svolta nella sua produzione pittorica, come accennato poc’anzi. Io ho potuto vedere il quadro soltanto in fotografia, però posso azzardare questo mio personale giudizio: <Nell’ambito del più moderno astrattismo, le sue forme cromatiche sono concepite in modo che appaiano assai limitate; tutta la composizione gioca sui forti contrasti fra le parti scure e quelle chiare, tanto da sembrare, per intenderci, un “divertissement”, uno “svago” bianco-nero. Esso pare ricordare, oltretutto, i coevi studi di Franz Kline, cui viene naturale collegarsi”, richiamando pure le idee filosofiche dell’Esistenzialismo>.

Il critico Gabriele Crepaldi, in “Arte”, Mondatori Electa, 2005, dice testualmente su questa tela: “Le forme hanno definitivamente perso ogni rapporto con la realtà, sono prive di profondità e sono utilizzate dall’artista per esprimere le proprie emozioni”. Prosegue poi: “…assimila l’importanza del gesto pittorico e la capacità di comunicare sensazioni attraverso i colori e i rapporti tra le masse pittoriche. Il suo approccio non è però passivo, anzi, come si può vedere in questo dipinto,sa rielaborare i suggerimenti in maniera personale e originale.” Un giudizio estremamente positivo. Il quadro denominato Malalbergo viene anche indicato presso una collezione privata, senza specificare né il luogo né la proprietà.
Ebbene, spesso mi è sovvenuto di pensare cosa e come possa aver dato lo spunto a Basaldella per intitolare la sua opera a questo paese; e così mi sono frullate in testa alcune ipotesi che vi sottopongo:
1) quell’anno (il 1962) Afro transitò in auto sulla Statale Porrettana fermandosi a Malalbergo e, probabilmente attratto dal paesaggio della Bassa bolognese (forse piatto e monotono, ma anche tranquillo e rilassante) scaricati dalla macchina il cavalletto e la cassetta dei colori che portava sempre con sé, cominciò a dipingere tutto ciò che gli stava intorno ed alla fine della sua fatica diede il nome all’opera riferendosi alla contrada che aveva appena superato;
2) si fermò a mangiare in una delle numerose trattorie del paese (in quegli anni c’erano ben otto “luoghi di ristoro”, fra trattorie, osterie, bar e due circoli “privati”, uno ACLI e l’altro ENAL, a fronte di circa 1400 abitanti) e rimase tanto contento della cucina locale da intitolare il quadro che stava terminando a questo luogo;
3) arrivando in auto al limitare di questa località, vide il cartello stradale indicante  l’abitato di Malalbergo; fu colpito da questo nome, lo scolpì nella memoria ed in seguito lo utilizzò come titolo di  quell’opera, ferma nel suo studio, nella quale rifulgeva quel suo sentimento interiore che pareva un compendio fra la privazione, la scomodità ed il bisogno. Tale nome gli parve adattissimo;
4) Afro conosceva il pittore locale Gino Zucchini (a quel tempo all’inizio del suo percorso artistico di stampo astratto-surrealistico) e, visitato il suo studio, volle dedicare quella tela all’amico, mettendo in atto l’idea attraverso il nome del suo paese.

Sono io il primo a riconoscere che queste sono idee fantasiose, ma il fatto certo è che nessuno sa spiegare questo titolo, dato ad una tela così famosa.
Forse ad avvalorare una di queste ipotesi, ma con un taglio molto più “sturm und drang”, potrebbe essere la recensione di Cristina Del Ferraro alla mostra che riuniva parecchie opere di Afro, tenutasi a Roma, a Palazzo Venezia, nel 2003; ella dice, riguardo tale quadro, queste testuali parole: “…Le tele alternano esplosioni di colore forte e denso (Colorado, 1967; Uscita d’emergenza, 1966) a momenti lirici nei quali il lavoro sul bianco/nero ci riporta a sensazioni di disagio (Malalbergo, 1962; Tempo coperto, 1960).

Ricordo al lettore che nel 1989 il quadro fu venduto all’asta per la somma di 240 milioni di lire (circa 124.000 euro).

Il quadro è stato esposto nelle seguenti città:
1963, New York, C. Viviano Gallery[, cat. n. 4] (r.b/n, cop.);
1965, Munchen, Galerie G. Franke[, cat. n. 18] (r.b/n);
1964, Kassel, Documenta III[, cat. n.3] (r.b/n);
1968, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna[, cat.];
1968, Torino, Galleria Narciso [, cat. n. 24];
1969-’70, Darmstadt, Kunsthalle; poi Berlino, Nationalgalerie[, cat. n.102] (r.c.);
1969-’70, Ferrara, Palazzo dei Diamanti[, cat. n.93];
1970, Bologna, Galleria Forni [ cat.] (r.c.);
1971-’72, Perth, Western Australia Art Gallery; poi Adelaide, Art Gallery of South Australia; poi Hobart, Tasmanian Museum and Art Gallery; poi Melbourne, National Gallery of Victoria; poi New Castle, City Art Gallery; poi Sydney; Gallery of New South Wales e Brisbane, Queensland Art Gallery[, cat. n. 2] (r.c.);
1978, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna; poi Passariano,Villa Manin[, cat. n.72] (r.b/n);
1981-’82, Munchen, Staasgalerie Moderner Kunst; poi Ludwigshafen/Rh.,Wilhelm-Hack-Museum[, cat. n.15] (r.c.);
1986, Milano, Galleria Daverio [“Opere dal 1939 al 1969”, cat p.35](r.c.);
1990, Venezia, Venice Design[, cat. p.59 n. 5] (r.c. e cop.);
1990, New York, Rayburn Foundation (r.c.) [, cat. p.59];
1991, Milano, Internazionale d’Arte Contemporanea[, cat. p. 71] (r.c.);
1991, Roma, Galleria Editalia[, cat.] (r.c.);
1992, Milano, Trimarchi arte moderna[, cat.] (r.c.);
1992, Milano, Palazzo Reale[, cat. n. 63] (r.c.);
1995-’96, Bolzano, Museo d’Arte Moderna; poi Passau, Museum Mod.Kunst Stiftung Worlen e Mainz, Landesmuseum[, cat.] (r.c.);
1996, Cortina D’Ampezzo, Hotel Savoia (fuori cat.);
1999, Paris, Maison de l’UNESCO[, “Afro – Il Giardino della Speranza”,cat. p. 85] (r.c.);
1999, Buenos Aires,Museo Nacional de Bellas Artes, [cat. p.103] (r.c.);
2000, Milano, Poleschi Arte,(r.c.)[cat.p.36/37];
2002, Darmstadt, Museo Mathildenhohe [cat.p.105] (r.c.), poi Roma, Palazzo Venezia [cat.p.85];
Bibliografia essenziale:
“Metro. International Directory of Contemporary Art”, Milano, 1964 [, p.14] (r.b/n, Composizione)
C. Brandi, Afro, Editalia, Roma, 1977, [, n.57] (r.b/n);
E.Krumm, “Friuli- Stati Uniti. Per via informale”, Corriere della Sera, ott. 2000, (r.b/n)
G.Crepaldi, Grandi arti Contemporanee, Panorama, 2004, vol.2, rip.col.p.11
AA.VV., Afro, in “Catalogo Generale Ragionato”, [ p.240], Roma, 1997, (r.c.).                

Giulio Reggiani