Un libro per ricordare Passarini e il tempo della “balera”

UN LIBRO DEDICATO A RUGGERO PASSARINI E ALLE ORCHESTRE ALLA FILUZZI
Note di GIAN PAOLO BORGHI
Da diversi anni ricercatori e studiosi stanno dedicando un’attenzione non comune al mondo del cosiddetto ballo liscio, candidato peraltro dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna a essere dichiarato Patrimonio immateriale dell’Umanità a tutela Unesco.
Una significativa variante del “liscio” è costituita dal ballo alla Filuzzi, probabilmente “nato” agli inizi del ‘900 (ma “figlio” di danze ottocentesche), «vero leitmotiv e strenua passione musicale imperante nelle sale da ballo di Bologna e provincia». Così si esprime Adriano Bacchi Lazzari, noto ricercatore e collezionista di dischi, in un libro fresco di stampa dedicato a Ruggero Passarini, uno dei “giganti” di questa forma musicale, per decenni attivo con successo nelle sale da ballo (o, meglio, nei baladûr) della Città di Bologna e dei nostri territori.
L’agile libro che sto commentando porta il significativo titolo “Ruggero Passarini. Testi e bottoni, quante emozioni!” ed estende la sua sfera d’azione anche a una piccola Storia delle orchestre alla Filuzzi (come recita il sottotitolo) con biografie di altri grandi filuzziani, come Leonildo “Nildo” Marcheselli, considerato il “padre” e il principale divulgatore di questo ballo, tuttora molto apprezzato in terra petroniana.
Ruggero Passarini, classe 1941, è nato nella nostra “bassa”, a Massumatico di San Pietro in Casale, in una modesta famiglia di campagna. Fin da piccolo manifesta il desiderio di voler suonare uno strumento musicale e, dopo i primi rudimenti appresi da insegnanti locali, viene avviato all’approfondimento dello studio della fisarmonica e dell’organino bolognese da Leonildo Marcheselli, che poi contribuirà a lanciarlo nella folta mischia dello spettacolo danzante locale. Lo strumento musicale con il quale trionferà nelle sale bolognesi differisce però da quello tipicamente petroniano. Spiega infatti il nostro artista: «Sull’organino bolognese i tasti delle note sono disposti su quattro file, invece sulla cromatica, quella che uso io, le note sono disposte su tre file, più due che ripetono la prima e la seconda». Un’altra differenza (è sempre Passerini a precisarla) consiste nel fatto che l’organino bolognese «si suona con quattro dita perché il pollice è sacrificato, in quanto è infilato in una specie di passante di pelle che serve a mantenere l’organetto in posizione. Io invece, col mio strumento, ho sempre usato le cinque dita con la differenza che, per tenerlo in posizione, ero obbligato ad utilizzare le cinghie a tracolla, come si usa con le fisarmoniche normali».

Da una efficace testimonianza di Ruggero Passarini, raccolta e trascritta da Adriano Bacchi Lazzari, si apprendono molti aspetti della sua vita artistica, dai compagni di viaggio ai colleghi di lavoro, dalle sale da ballo in cui si è esibito ai pesanti ritmi di lavoro a cui si è sottoposto (anche oltre 30 esibizioni al mese!), dagli aneddoti su ballerini/e ai sacrifici messi in campo per dare un incondizionato servizio musicale ai fans della Filuzzi.

La figura di Ruggero Passarini (si esibiva in terzetto o in quartetto, secondo la tradizione petroniana) è contestualizzata inoltre da brevi note biografiche riguardanti altri celebri suonatori tra Otto e Novecento: Augusto Migliavacca (ottocentesco violinista ambulante parmense, cieco, autore di una celebre Mazurka variata), il Quartetto Bolognese dell’Allegria, Leonildo Marcheselli (considerato il “padre” della Filuzzi), Arnaldo Bettelli, Romano Merighi e Carlo Venturi.

Una parte consistente del piacevole volume è incentrata su testimonianze di vari personaggi del mondo dello spettacolo che hanno «detto o scritto di Ruggero», nonché da un’appendice di fotografie d’epoca.

Tra le presentazioni pubbliche di questo lavoro di ricerca, ricordo quella tenutasi recentemente al Museo della Civiltà Contadina di Bentivoglio, facente parte di un interessante progetto sul ballo e su una scuola di ballo alla Filuzzi, organizzato dall’istituzione museale nella restaurata pista del “glorioso” Incanto Verde, uno storico locale all’aperto che aveva sede nel parco di Villa Smeraldi

Gian Paolo Borghi

* IL LIBRO

Adriano Bacchi Lazzari “Ruggero Passarini. Tasti e bottoni, quante emozioni!
Storia delle orchestre alla Filuzzi” Minerva, Argelato, 2024, pp. 126