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Le mazziniane: rivoluzione ed emancipazione – 1843 | 1878
Educazione, associazione, emancipazione sono concetti costanti del pensiero mazziniano, soprattutto se declinati al femminile: le donne devono educarsi ed essere educatrici di valori, devono associarsi per dare forza al proprio impegno sociale, le donne non debbono essere estranee alla politica per diventare cittadine consapevoli e attive.
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** Stralci estratti dal testo:
Aprire una finestra sul pensiero politico e sull’elaborazione teorica di Giuseppe Mazzini in un percorso di studi volti a cogliere la presenza delle donne nel processo di affermazione e di crescita dell’unità nazionale e dell’affermarsi di una identità italiana unitaria, intesa in questo caso come maschile e femminile, non è assolutamente fuori luogo soprattutto se l’attenzione è posta sul ‘sistema mazziniano’ alla cui costruzione la riflessione sul ruolo femminile non è né marginale, né scarsamente organica, ma ben strutturata nell’impianto complessivo delle sue dottrine e dei suoi postulati politici e sociali.
Mazzini si muove all’interno di quel movimento democratico ottocentesco attorno al quale si mobilita la prima presenza politica femminile di una certa organicità e a lui si riferiscono molte delle protagoniste del Risorgimento italiano, traendo stimoli e suggestioni dalla progettazione politica del genovese (Gazzetta 2003). Mazzini condivide l’idea della diversità e della complementarietà dei due sessi, ma proprio partendo da questa sottolineatura si rafforza nella convinzione che non debba necessariamente esservi alcuna gerarchia tra i due sessi e, anzi, che non si debba in alcun caso porre limitazioni all’esplicitarsi delle possibilità femminili in ogni campo dell’agire culturale, politico e sociale. Centrale nel pensiero mazziniano è una progettualità sociale in cui sia capovolta la posizione della donna ripristinandone dignità e funzioni in seno alla famiglia e alla nazione. Per Mazzini la trasformazione della posizione della donna nella società è iscritta nei mutamenti che vanno presentandosi come fondamentali in una società moderna, è parte integrante del progresso dell’umanità (Mazzini 1982)
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Sicuramente esemplari possono essere alcuni casi legati alla nostra città e alla nostra regione: dalla ‘rivoluzionaria’ Anna Grassetti Zanardi all’emacipazionista Gualberta Alaide Beccari, all’ ‘educatrice’ Giorgina Craufurd Saffi.
L’impegno politico di Anna Grassetti Zanardi, chiaramente ispirato all’ideale mazziniano, inizia, sulle orme dell’agire del marito, quando ha ventotto anni e ben tre figli (Cavazza 1984). Protagonista dei moti di Savigno del 1843 con funzioni organizzative e di coordinamento, riesce a salvare non pochi cospiratori – quelli che lei chiama affettuosamente “i miei prigionieri” – mettendo a repentaglio la propria vita. Le difficoltà e i rischi non le fanno da freno e non manca di rendersi nuovamente protagonista negli anni 1848-49. Dal 1849 al 1859 le Legazioni sono soggette ad un governo militare austriaco che perseguita con forza i cospiratori: tra il 1852 e il 1854 si svolgono numerosi arresti, processi e condanne.
Anna – a cui Mazzini ha dato l’incarico di diffondere la Giovine Italia nella sua provincia e in Romagna – è tra le vittime e paga con cinque anni di carcere la sua attività cospirativa. Secondo le indicazioni contenute nel Diario-Memoria (MRBO, Anna Grassetti Zanardi) la sua prigionia ha inizio l’8 settembre 1851 (una lettura accurata del testo, fa spostare più correttamente la data all’anno successivo). Quelle che conosce Anna non sono le lontane carceri austriache, ma le vicine carceri pontificie, non meno dure, non meno squallide. Portata a Ferrara e rinchiusa nella Fortezza, ha inizio uno dei periodi più drammatici della sua vita. Gli anni trascorsi in carcere – dal 1852 al 1855 nella Fortezza di Ferrara, successivamente a Civita Castellana, a Roma e, infine, nel convento-carcere femminile del Buon Pastore, da dove esce nel 1857 – sono narrati da Anna nel suo Diario-Memoria senza alcuna indicazione di data; quello che le importa è porre in evidenza sensazioni e situazioni particolari attraverso un racconto spontaneo e di vivace immediatezza. L’incontro di Anna col carcere non sembra particolarmente duro (se non si pensa che si tratta di una giovane donna che è stata strappata ai suoi figli, rimasti soli perché anche il padre è fuggiasco): entrata nella Fortezza di Ferrara
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Fiorenza Tarozzi
** Il seguito sul sito di Storia e memoria sopra citato
Bibliografia
Testo tratto da: E. Betti, F. Tarozzi (a cura di), Le italiane a Bologna – Pecorsi al femminile in 150 anni di storia unitaria, Editrice Socialmente, Bologna, 2013. Le mazziniane. Dal rivoluzionarismo di Anna Grassetti Zanardi all’emancipazionismo di Gualberta Alaide Beccari.
Foto:
– Una pagina del quindicinale La Donna del 1873
-Gualberta Alaide Beccari, direttrice del giornale.
Informazioni da :Newsletter del Museo civico del Risorgimento di Bologna
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