Tradizioni di Natale in Islanda
– Premessa- Supponendo che delle tradizioni natalizie delle nostre zone emiliane la maggior parte dei nostri lettori sia già erudita, proponiamo questo articolo che informa delle tradizioni di un paese a noi così lontano, raccontate da un “italiano in Islanda “ che se ne intende, e che quindi offre spunti di confronto con usi e costumi italiani, e sfata anche qualche leggenda che spopola su internet.
– Articolo di Roberto Luigi Pagani-
I media, si sa, devono vendere. Uno dei modi che usano per vendere è vendere sogni. La gente di qualsiasi paese del mondo è sempre e invariabilmente insoddisfatta di qualche aspetto della sua vita, e sogna spesso di altri luoghi, più immaginari che reali, dove quegli aspetti non sussistono e la vita raggiunge uno stato di perfezione. L’Islanda si presta spesso, per la sua lontananza, ad essere distorta quanto basta da poter catturare l’immaginazione di questi sognatori.
Stesso dicasi per le tradizioni: a Natale spesso facciamo tantissime cose che nemmeno riconosciamo come tradizioni, ma che agli stranieri appaiono davvero pittoresche e graziose, e pensiamo che il nostro Natale non sia abbastanza pittoresco e grazioso, cercando quindi il pittoresco e il grazioso altrove. Il nord Europa è particolarmente vittima di questa mitizzazione per cui tradizioni vecchie e nuove vengono distorte o travisate per vendere sogni ai lettori.
Un esempio è la tradizione islandese del jólabókaflóð, che ho osservato negli anni diventare, nelle notizie italiane, dal semplice costume di pubblicare e regalare libri per Natale, ad una sorta di rituale familiare dove gli islandesi passerebbero l’intera notte della vigilia leggendo e mangiando cioccolata (una notte intera a mangiare cioccolata?!), poi la storia della lettura si è trasformata in leggenda metropolitana, diventando una sorta di attività comune assimilabile a quella che nei secoli passati gli islandesi facevano per intrattenersi nelle sere invernali, e adesso ho addirittura letto di italiani che chiedevano se sia vero che gli islandesi si auto-finanziano la pubblicazione di libri e poi li regalano ad amici e parenti.
Insomma la palla si sta gonfiando. Vi prego di contribuire a non farla diventare come la storia degli islandesi che hanno arrestato i banchieri e riscritto la costituzione (favole mai successe)!
La tradizione di regalare libri per Natale esiste ed è sentita. Che qualcuno la sera della vigilia legga è sicuramente possibile, così come è probabile che qualcuno mangi del cioccolato. Similmente può darsi anche che qualcuno si sia finanziato la pubblicazione di qualche libro che ha poi regalato, ma queste sono eccezioni che si verificano in qualsiasi paese, non tradizioni islandesi.
La società statistica Gallup ha pubblicato una lista di tradizioni natalizie islandesi reali con relativa percentuale della popolazione che le osserva (https://www.ruv.is/frett/svona-halda-islendingar-jolin)
Indovinate? Nessuna menzione della baggianata del “passar la notte a leggere libri e mangiando cioccolata” che ha infestato la rete sotto le feste, cattiva traduzione dell’inglese “spend the night”, che dovrebbe essere “passare la serata”, e che comunque non può dirsi una tradizione, quanto piuttosto qualcosa che qualcuno fa. La lista di vere tradizioni natalizie islandesi è questa:
• Quasi tutti incontrano la famiglia e/o gli amici a Natale, o il 98% della popolazione. Quelli di età inferiore ai 40 anni hanno molta più probabilità di farlo rispetto agli anziani.
• Allo stesso modo, quasi tutti fanno regali, o il 97% degli islandesi adulti.
• Circa il 92% degli islandesi mette addobbi natalizi in casa, mentre sette su dieci ne mettono fuori.
• La maggior parte addobba l’albero, o l’85%. Quasi sei su dieci usano alberi artificiali e il 28% usa alberi vivi.
• Più di tre su quattro sostengono di organizzare o partecipare al pranzo il giorno di Natale.
• Due su tre partecipano a raccolte fondi per beneficienza prima o intorno a Natale.
• Sei su dieci usano le candele dell’Avvento (quattro).
• Nel 2010, il 62% della popolazione ha messo luci dell’Avvento alla finestra, ma a causa della maggiore scelta attuale di luci natalizie, questa usanza sembra gradualmente scomparire.
• Più di sei su dieci vanno in visita al cimitero.
• Circa il 57% prepara i biscotti.
• Circa il 53% spedisce una cartolina di Natale elettronica o auguri elettronici e circa il 23% invia cartoline per posta tradizionale.
• Circa il 52% degli islandesi partecipa a un buffet natalizio prima di o intorno a Natale.
• Quasi il 45% va a concerti.
• Circa un quarto va in chiesa.
• Ben quattro su dieci adulti nel paese mangiano cibo tipico natalizio.
• Quasi tre adulti su dieci in Islanda decorano i biscotti di pan di zenzero.
• Quasi il 27% taglia e cuoce il laufabrauð.
• Un quarto degli adulti va a una festa.
• Quasi l’8% produce dolciumi natalizi.
Ora sapete cosa fare se volete islandesizzare il vostro Natale! Come vedete c’è davvero poco di strano, esotico, o non replicabile in Italia
Ci sono però altre usanze non incluse nel rapporto:
Il 23 dicembre in Islanda si celebra il giorno di San Torlaco “Þorláksmessa” (Th-òrlaucs-mèssa), il santo patrono d’Islanda. Riconosciuto dalla chiesa cattolica soltanto nel 1984, ma venerato in Islanda dal medioevo, e rimasto nel calendario nonostante il suo culto sia stato soppresso dai Luterani danesi e filo-danesi che forzarono la conversione della popolazione dalla metà del ‘500.
In questa giornata gli islandesi addobbano l’albero di Natale (sì, quando gli alberi sono veri e non di plastica, se li addobbi già per l’8, quando arrivi a Natale hanno perso tutti gli aghi che devi raccogliere poi per la casa!
È tradizione in questo giorno di festa, oltre all’addobbamento, anche mangiare un piatto tradizionale di quelli disgustosi che normalmente non mangia più nessuno: la skata, ovvero razza fermentata (skata) con contorno di patate. Un’altra di quelle deliziose primizie al sapore di ammoniaca, come lo squalo fermentato.
Rispetto al Natale vero e proprio ci sono due tradizioni generali con molte variazioni familiari:
1) Alcuni mangiano per cena il 24, consumando carne di maiale, e poi si trovano di nuovo a pranzo il 25 per consumare il più tradizionale hangikjöt (“carne appesa”, pronunciato “hàunchechiöt”) ovvero cosciotto di agnello disossato, affumicato con legno di betulla o sterco. La carne è accompagnata da patate, piselli e besciamella, che viene versata generosamente sulla carne da una navetta di ceramica.
2) Alcuni mangiano direttamente la carne di agnello la sera della vigilia e il giorno di Natale non fanno niente, o sono ospiti altrove.
Anselmo Pagani
Gennaio 10, 2020
https://unitalianoinislanda.com/2020/01/10/tradizioni-di-natale-in-islanda/
I disegni pubblicati sono tratti dal libro Jólin okkar: https://www.penninn.is/is/book/jolin-okkar
Curiosità gastronomiche, folkloristiche e di tradizione dell’Islanda
– Il quarto tipo di Natale, Leccacucchiai (Þvörusleikir), è attratto dai cucchiai sporchi, quelli belli incrostati di avanzi di cose cremose, come salse o creme, e si infila nelle case attratto da essi. Come tutti gli altri suoi fratelli, inclusi quelli visti nei giorni scorsi, lascia un regalino nella scarpa lasciata sul davanzale, oppure una patata se il bambino è stato cattivo.
È probabile che anticamente Leccacucchiai servisse da spauracchio per invitare i bambini a lavare le loro posate prima di andare a letto, per paura che attirassero un’ospite spaventoso e sgradito come questo troll… ma per fortuna oggi Leccacucchiai è decisamente più bonario e per nulla spaventoso.
– Þorláksmessa: oggi è il giorno del santo patrono dell’Islanda, Þorlákur. Negli ultimi anni si è diffusa l’usanza di mangiare la razza fermentata, ma originariamente era limitata ad alcune zone dei fiordi occidentali. In altre zone è ancora consuetudine mangiare il saltfiskur (baccalà), che viene bollito e servito con patate, burro fuso, carote e rutabaga, pane di segale e piadina imburrata. Alla gente piace schiacciare le patate e il pesce nel piatto con la forchetta e inzupparli con burro fuso.
– In Islanda è costume, nel periodo di Natale, di piantare delle croci illuminate sulle tombe nei cimiteri. Non esistono cimiteri con i loculi come da noi, e i morti sono interrati. È un modo per ricordare i propri cari passati e portare anche loro un po’ di luce nel buio dell’inverno.
– Il menù delle festività dell’Islanda di oggi può variare tantissimo, ma indicativamente (giusto per darvi un’idea) vi riporto il modello della nostra famiglia islandese, ma tenete presente che le variazioni tra una famiglia e un’altra possono essere molto radicali:
San Torlaco/Antivigilia: molte famiglie mangiano la skata, razza fermentata, ma è una tradizione legata soprattutto ai fiordi del nord-ovest, anche se ormai si trova un po’ ovunque…mentre la nostra famiglia predilige saltfiskur, merluzzo salato, con contorno di patate, pane di segale e burro.
Vigilia: a pranzo salmone marinato con salsa alla senape, pane tostato e burro, il dolce è un budino di riso, assimilabile al risalamande danese. Può venirci nascosta una mandorla dentro, e per chi la trova c’è un piccolo regalo. La sera Hamborgarhryggur, una sorta di prosciutto di Bayonne cotto al forno, con contorno di patate caramellate e insalata Waldorf. Per dolce una mousse al cioccolato.
Il giorno di Natale si consuma Hangikjot, carne di pecora affumicata e bollita, con contorno di patate e piselli, salsa béchamel e flatkökur, sorta di piadine morbide islandesi. I dolci variano tantissimo, noi facciamo un dolce gelatinoso alla frutta, grautur, una sorta di pappa di frutta simile alla marmellata che è conosciuto in tedesco come grütze e in danese come grød.
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