Cavo Napoleonico, scolmatore tra Reno e Po. Note di storia

Il Cavo Napoleonico, o Scolmatore del Reno, è un canale artificiale multifunzione della pianura emiliana che collega i fiumi Reno e Po (testo e foto a colori dell’impianto riprese da Wikipedia*).
È lungo 18 km, parte dal Reno a Sant’Agostino ed arriva nel Po presso Salvatonica, poco a valle della confluenza del Panaro. La sua sezione generalmente trapezoidale è in grado di far defluire anche 1.000 m³ di acqua al secondo. Essendo caratterizzato da un ampio alveo quasi orizzontale consente, nella maggior parte del suo corso, il deflusso idrico sia dal Po al Reno sia viceversa.
La principale funzione del cavo Napoleonico è di scolmatore del Reno. Tale funzionalità è sfruttata solo occasionalmente, in concomitanza con le maggiori piene del fiume Reno. Il cavo Napoleonico funziona propriamente come scolmatore quando il Po non è in piena al contempo con il Reno, mantenendo un battente idrico inferiore. La stessa sezione del cavo fornisce una sorta di bacino che assume la funzione di cassa di colmata, potendo contenere svariate decine di milioni di metri cubi d’acqua. Il funzionamento avviene azionando un duplice sistema di paratie poste alla partenza dal Reno, consentendo di regolare con buona precisione le portate da scolmare; normalmente è sufficiente “alleggerire” il Reno di 500–600 m³/s per garantire una certa tranquillità a valle: è statisticamente improbabile che tutti gli affluenti a valle (Idice, Sillaro, Santerno e Senio, ma anche canale Navile e canale di Savena), siano contemporaneamente al colmo di piena ( ma questa eventualità si è purtroppo verificata nei giorni scorsi tra il 2 e il 17 maggio 2023, ndr di aggiornamento).
La funzione secondaria, sfruttata nella stagione secca, è quella di alimentare il Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.) per l’irrigazione agricola, quando tutti i corsi d’acqua romagnoli hanno portate insufficienti ai fabbisogni estivi, e per usi extra-agricoli, quali la realizzazione dell’impianto di potabilizzazione ” NIP2″ di Ravenna, località Fosso Ghiaia. In questa funzione, le portate in alimentazione del C.E.R. sono dell’ordine di qualche decina di metri cubi al secondo. Tale funzione è implementata con un analogo sistema di paratie coadiuvato da un sistema di pompaggio dell’acqua dal Po.

Storia

Come concezione di scolmatore delle grandi piene del Reno, il canale nasce nel 1807, sotto il dominio di Napoleone Bonaparte, al quale i bolognesi avevano chiesto di provvedere definitivamente alla sistemazione idraulica del fiume Reno. Napoleone rimise la soluzione del problema al suo fidato Gaspard de Prony, il quale dispose di unire il fiume Reno al fiume Po. Storicamente, le piene del Reno causarono gravissime esondazioni nella pianura, anche dopo la realizzazione del Cavo Benedettino (**) che ne aveva addotto le acque nell’antico alveo del Po di Primaro per poi sfociare in mare.

Gli scavi iniziarono in località Sant’Agostino, dove il Reno piega bruscamente verso est, con lo scopo di indirizzare le acque del Reno nel Panaro e poi nel Po, ma, col declino e la successiva caduta di Napoleone, nel 1814 l’opera fu abbandonata. Già all’inizio dei lavori però si accese un dibattito che vide un insigne matematico e idraulico, Teodoro Bonati di Bondeno, avvedutamente sostenere la scarsa utilità di immettere le acque del Cavo nel fiume Panaro, vista la frequentissima concomitanza delle piene dei due corsi d’acqua. Tanto era lucida l’opposizione dell’ingegnere bondenese al Comitato presieduto da Napoleone, che alla ripresa dei lavori, avvenuta 150 anni dopo, le modifiche apportate erano in piena sintonia con le considerazioni e le valutazioni di Bonati.

Fu solo nel decennio 1954-1963 che l’opera fu ripresa, in risposta alle esondazioni avvenute a Gallo di Poggio Renatico nel 1949 e nel 1951. In particolare nell’anno 1964 sono stati ultimati dall’Ufficio Speciale del Genio Civile per il Reno di Bologna i lavori che hanno condotto il Cavo contro l’argine destro del Po, in località Salvatonica di Bondeno, utilizzando la struttura come invaso.

Successivamente nel 1966, l’Ufficio del Genio Civile di Ferrara, con il taglio dell’argine destro del fiume Po, ha concretizzato l’idea che diede origine ai lavori del 1807. L’opera è risultata quindi più vasta ed imponente di quanto progettato in epoca napoleonica, ma il nome dell’imperatore francese fu mantenuto per ragioni storiche.
Se nella funzione primaria di Scolmatore, il Cavo Napoleonico, ha un’origine piuttosto antica, la funzione secondaria di alimentatore estivo del Canale Emiliano Romagnolo venne impostata alla metà degli anni ’60 del XX secolo. Il Canale Emiliano Romagnolo, iniziato nel 1956, non è stato ancora completamente ultimato fino al suo previsto sbocco nel fiume Uso (

Bibliografia

Sergio La Sorda, “Botte Napoleonica:storia, geografia e idraulica” editore Associazione culturale “L’Acqua Napoleonica” Bondeno, anno 2015, ISBN 9788897877394

Foto-cartina in alto: schema degli affluenti al Po in cui si evidenzia l’ attuale tracciato del Cavo Napoleonico. Data 8 novembre 2017.Fonte {titolo del testo:”Botte Napoleonica storia, geografia e idraulica /ISBN 9788897877394} Autore Sergio.nicola

(*) https://it.wikipedia.org/wiki/Cavo_Napoleonico

PS di redazione: Va precisato che l’attuale percorso del Reno fu inalveato tra  1767-1795. Inalveazione definitiva del Reno tra S.Agostino (FE) al Mar Adriatico, utilizzando il “cavo benedettino” (fatto scavare da Papa Benedetto XIV e poi interrotto) e una parte del Po di Primaro.

  • ALTRE NOTE STORICHE SUL CAVO NAPOLEONICO (E BENEDETTINO)  E SUL RENO
    Il Cavo Napoleonico ha salvato la pianura tra Bologna e Ferrara (Stralcio da articolo di Florio Piva)
    Il cavo Napoleonico credo lo conoscano tutti per quello che è, ma a che cosa serve forse no.
    Nacque da un’idea di Napoleone per risolvere un antico problema: le rotte del Fiume Reno. Occorreva realizzare il progetto con della massima urgenza. Ma perché era urgente? Perché a queste cose nessuno pensò mai? Il primo ipotetico rimedio, risultato poi insoddisfacente, fu eseguito per ordine del Cardinale Lambertini, il futuro Papa Benedetto XIV.
    Facciamo un passo indietro .
    Il Po, molto tempo fa, passava per Ferrara e nei pressi di S Giorgio si divideva in due rami: il Volano e il Primaro. Nel 1152 e nel 1192 ci furono due disastrose rotte che cambiarono la fisonomia delle nostre zone. Le due famosissime rotte si verificarono a Ficarolo, tanto che fecero sì che il Po si aprisse più a settentrione un nuovo corso, lasciando secco il Po di Ferrara.
    Il Reno che sboccava nel Po di Ferrara, si trovò senza quello sfogo di cui aveva bisogno e di quando in quando, allagava le terre circostanti con gravissimi danni per la pianura bolognese.
    Per questa ragione fra Bologna e Ferrara sorsero dispute secolari per questo fatto
    ** Nella seconda metà del 1700 Il Cardinale Lambertini fece collegare il percorso finale del Reno con la parte finale del Po di Primaro (Cavo Benedettino **), per alleggerire le ondate di piena che si verificavano a monte. L’attuale ultimo tratto del fiume Reno fino alla foce è proprio l’antico letto del Po di Primaro.
    Ma tutto questo non bastava perché le rotte erano diradate, ma si ripetevano comunque.
    Qualcuno pensò allora di eseguire un collegamento con il Panaro che risultava essere il tratto più breve tra la curva verso Est del fiume e l’affluente del Po, ma le piene del Reno e del Panaro erano spesso concomitanti e pertanto il progetto fu accantonato perché potenzialmente inutile.

Finalmente intorno al 1810 il lavori per un collegamento tra Reno e Po ebbe inizio (con l’impiego di migliaia di uomini) , ma purtroppo nel 1814 con la caduta di Napoleone i lavori furono sospesi e nessuno si occupò in futuro di riprenderli. Il fiume continuò a inondare le campagne nei momenti di estreme crisi di piena.
Nel 1949 e nel 1951 il Reno fece altri disastri a Gallo e a Poggio Renatico, Credo che furono proprio questi gli eventi che diedero la fatidica spinta per riprendere in mano la questione, infatti il Genio Civile di Bologna mobilitò l’Ufficio Speciale per il Reno perché affrontasse definitivamente il problema.
Nel 1954 cominciarono i lavori a S. Agostino……
…..
Queste notizie storiche le ho acquisite, come si suol dire, sul “Campo di battaglia”….
Ora e tempo di manutenzione seria e costante. Gli argini sono vecchi e necessitano di un concreto controllo e riassetto. Il Cavo ha una importanza vitale e strategica… .

Fin dal 2014 “la Nuova Ferrara” segnala la necessità di intervenire al più presto prima che nasca un immane pericolo per le persone e l’economia.
Non so se nel frattempo sono stati fatti interventi.

Florio Piva‎ – 15 novembre 2019

Foto n. 3  Carta del “Cavo benedettino” disegnato da Giovan Battista Freguglia e da Ambrogio Baruffaldi, periti idraulici ferraresi, nel 1752. In Biblioteca Archiginnasio di Bologna, riprodotta a pag. 54 del libro di Laura Marescalchi Villani “Una terra nata dai fiumi. Baricella…”