Baricella. Vita di paese nella Grande Guerra

1915 – 1918 Baricella, vita di paese durante la Grande Guerra
LE CLASSI DI LEVA , NOMI , MESTIERI , FATTI DI GUERRA,
GLI EROI I DISERTORI ED I RENITENTI
Ricerca storica di Paolo Antolini **
1915-1918 anni che non si dimenticano. Se chiedi ad un alunno delle medie cosa successe in quel periodo, subito risponderà: la 1° guerra mondiale, la Grande Guerra; ma se gli chiedi cosa successe nel suo paese o città di provenienza in quegli stessi anni, ben difficilmente saprà rispondere. Eppure tra il 1915 ed il 1918, al fronte andarono circa 5.000.000 di italiani provenienti da ogni parte d’Italia, ogni paese diede il fior fiore della propria gioventù in pasto alla guerra, una intera generazione di giovani fu quasi spazzata via. Cosa rimane di tutto questo, ne abbiamo conservato la memoria, dove?
A Baricella (questo termine comprende anche le frazioni di San Gabriele, Boschi e Passo Segni) la ricerca storica sugli anni della Grande Guerra è iniziata nel 2001; ho ricostruito le liste di leva dal 1888 al 1899, rilevando il nome e cognome, paternità e maternità, altezza, grado di alfabetizzazione e lavoro dichiarato; questo ci permette di fare alcune valutazioni: l’altezza dei neo soldati all’età di 19 anni varia di poco, stabilizzandosi tra il 1895-1899 attorno ai 161 cm; aumentano coloro che sanno leggere e scrivere, l’obbligo scolastico era sino alla 5° elementare (6° nel Regno Austro Ungarico), eppure era disatteso almeno dal 10% dei nati.

Ma quello che incide veramente sul tessuto sociale di Baricella è l’avvio dei lavori di bonifica delle valli nella bassa Bolognese, cioè la costituzione ai primi del 1900 del Consorzio della Bonifica Renana, per continuare l’opera già intrapresa durante il Regno Pontificio. A Baricella la popolazione cresce sino a circa 6.000 abitanti, occorrono muratori, falegnami, fabbri, nascono le prime cooperative, tra tutte quella degli scariolanti. La  terra viene lavorata, non solo per sé e la propria famiglia, ma per sfamare una popolazione giovane ed in crescita. Si aprono nuove botteghe, forni per il pane, osterie. Mestieri come quello dichiarato da Belloli Primo, classe 1899, di pescatore di valle, hanno ormai sapore naif.
Baricella, collegata a Bologna dalla tramvia che impiegava solo 1 ora e 30′ nel suo tragitto, ci appare come un vitale centro di campagna in via di moderna trasformazione. Tutto questo scomparirà con la dichiarazione di guerra all’Austria – Ungheria il 24 maggio 1915.

La classe 1893 che stava per congedarsi viene trattenuta con Regio decreto in servizio, a Baricella ricevono la cartolina precetto ben 230 giovani, quasi tutti operai che lavoravano per la Bonifica Renana; subito 171 famiglie, composte da 125 adulti, 53 vecchi o inabili, 234 bambini, si trovano costrette a chiedere al Comune il sussidio speciale di sopravvivenza. Dopo pochi mesi, dal sindaco Catti Enrico, operaio socialista, si presentano file di madri e mogli che implorano una lettera per il comandante del Reggimento perché il loro caro possa tornare a casa in licenza. Inutilmente. Il paese diventa la retrovia della 3° armata, arrivano i soldati del 35° fanteria, si impianta un
campo di lavoro per prigionieri a Villa Lama; prospera solo l’economia di guerra: osterie e mercato nero……...

La guerra, che per qualche misterioso motivo doveva durare solo pochi mesi, entra nel suo primo inverno; il nostro esercito ha cappotti e divise invernali per non più di 500.000 soldati, per gli altri debbono pensare le famiglie stesse, da casa, a confezionare indumenti di lana, ricevendo una modesta retribuzione. Già l’11 settembre 1915 il sindaco di Baricella rendeva noto che: ” chiunque intenda confezionare indumenti di lana per uso militare potrà rivolgersi a questo ufficio …. per chi non possa dare opera gratuita, i lavori saranno retribuiti con la seguente tariffa :
sciarpe di lana l’una minimo L. 1,40 massimo L. 1,70
calze al paio L. 0,50 L. 0,70
manichini al paio L. 0,40 L. 0,60
ventriere l’una L. 1,20 L. 1,50
ginocchiere al paio L. 0,60 L. 0,80
guanti al paio L. 0,70 L. 0,90
…….
La vita del paese si regge , par di capire, sulla guerra: vi è chi lavora per l’esercito chi riceve sussidi dall’esercito, chi aspetta il ritorno del proprio figlio o marito scrutando ogni tanto la strada ……
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C’è bisogno di altri soldati, il massacro quotidiano lascia enormi vuoti nel nostro schieramento, il distretto militare di Bologna avverte il sindaco, il 2 luglio, che si preparino alla visita di leva
presentandosi il giorno 14 di buon mattino, i riformati delle classi 1882, 1883, 1884 e 1885; nonché i militari di 3° categoria nati negli anni 1882 e 1883. Chi si è trasferito viene raggiunto con implacabile determinazione….
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Intanto al fronte servono ancora braccia per la costruzione delle trincee, strade, ponti e ferrovie, per il trasporto di uomini e materiali; il Ministero degli Interni in febbraio, sollecita il sindaco Catti ad “ arruolare con massima urgenza, entro pochissimi giorni, un buon numero di operai per il fronte. Squadre devono essere formate da operai robusti e volonterosi. stop In realtà al fronte, spinti dal bisogno cercano di andare tutti, tant’è che il prefetto di Bologna è costretto a notificare ai Reali Carabinieri di Baricella ed al Sindaco che al fronte “arrivano giovani con meno di 15 anni, anziani con più di 60 anni, malati, invalidi, molti con passaporti per la circolazione palesemente contraffatti, in spregio a tutte le circolari sino ad ora emanate.”

Continuano le requisizioni, a farne le spese sono gli allevatori che si vedono obbligati il 2 febbraio a portare alla pesa pubblica di San Pietro in Casale “ animali del peso non inferiore ai q.li 3 “; vengono requisiti 19 buoi, 3 animali giovani maschi, 43 vacche; ma al Comando di Bologna, ufficio precettazioni, non basta, con protocollo 729 del1° marzo scrivono al sindaco: ” si è rilevato come codesto municipio , malgrado le ripetute raccomandazioni, avesse lo schedario nel massimo disordine e non facesse uso del registro modello 1 bis. E’ increscioso dover sempre tornare sullo stesso argomento …” Agli allevatori va ancora peggio in maggio, quando alla pesa pubblica presso il macello di Budrio, lasciano ai militari 97 vacche e 13 buoi…….
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4 marzo 1917 alle ore 10, con solenne cerimonia in Piazza VIII Agosto a Bologna, viene conferita al sottotenente Marozzi Albino di Baricella, classe 1895, la medaglia d’argento al valor militare; per lui, prigioniero in Austria dal 7 luglio del ’16, ritira la madre Romagnoli Teresa, é il comune che paga le spese del viaggio sino a Bologna.
Ecco la motivazione della medaglia, così come riportata alla pag. 4519 del Bollettino Ufficiale del 14 settembre 1916: ” Guidò con mirabile calma e fermezza i suoi soldati all’assalto di una trincea, ed il giorno seguente si slanciò nuovamente in testa al suo plotone all’assalto delle posizioni nemiche, infondendo con l’esempio fiducia ed ardimento nei suoi soldati. Entrò nella trincea e fece alcuni prigionieri, riordinando quindi, sotto il fuoco nemico, il plotone. Caduto ferito il comandante della compagnia, assunse il comando dell’intero reparto. Oslavia 12 novembre 1915″

Nell’agosto del 1916, era caduto sul Carso il maggiore Umberto Marescalchi, il fratello Luigi scrive dal comune di Conselve, dove ricopriva la carica di segretario: “ 1 marzo 1917, Ill.mo Signor Sindaco di Baricella , il 16 agosto 1916, sul Carso, cadeva gloriosamente mio fratello Umberto Marescalchi, nativo di Baricella. In sua memoria raccogliemmo tutte le attestazioni di cordoglio che ci pervennero: il modesto opuscolo l’offro a V. S. pregando di voler disporre che sia conservato nell’archivio di codesto nostro amato paese nativo ..…” E’ ancora possibile leggerlo, esso si trova presso il Museo del Risorgimento di Bologna.
Partono altri precettati, Bonfiglioli Domenico classe 1899, poi Baravelli Guido, Bonzi Albino, Atti Severino, Pizzirani Ernesto classe 1888.

Gente dura quelli di Baricella, a testimoniarlo è la medaglia d’argento al valor militare consegnata alla memoria al soldato Mantovani Gennaro……

Oltre alle difficoltà nello spostarsi, per ogni cosa prodotta e venduta vi era una commissione che ne controllava la distribuzione, requisendo il massimo possibile per l’esercito; il razionamento delle materie prime alimenta il mercato nero delle stesse, la legna non fa eccezione……viene a mancare il petrolio… e pure il latte….
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Dopo la sconfitta di Caporetto… La ritirata italiana crea al paese altri problemi, dovuti alle colonne di sfollati che fuggono davanti alla guerra ed ai militari sbandati che scendono dai treni appena passato il Po per non cadere nella rete dei controlli che carabinieri e milizia territoriale hanno istituito. Nelle campagne sorgono accampamenti improvvisati, iniziano i furti di bestiame; a Baricella aumenta il numero dei militari, a San Gabriele si insedia ai primi di dicembre, nell’edificio scolastico, la famiglia del sottotenente Arturo Facchi. Viene sgomberata una parte dei prigionieri austro ungarici nei campi di lavoro della Bonifica Renana tra Malabergo e la Lama, per fare posto ai friulani e veneti che continuano ad arrivare; il comune crea un nuovo comitato “per l’assistenza per le famiglie dei comuni invasi “…….

La guerra continua e cresce il numero dei soldati di Baricella insigniti di medaglia al valore per atti di eroismo, oltre al tenente colonnello Marescalchi Umberto ed al sottotenente Marozzi
Albino, vengono decorati con la medaglia di bronzo Spettoli Carlo del 127° fanteria, Pasti Crispino del 89° fanteria, il sergente Mazzanti Angelo del 12° fanteria ed il tenente Zucchini Antonio del 94° fanteria. Purtroppo si fa sempre più grave lo stato dei prigionieri di guerra in Austria, non avendo l’Austria stessa che cibo a mala pena per le sue truppe. E’ stato scritto che la ritirata del nostro esercito sul Piave, dopo Caporetto, fu facilitata dalla fame degli Austriaci che si fermavano a saccheggiare i nostri depositi invece che inseguirci; comunque sia nel 1918 cresce il numero dei pacchi di cibo spediti dalle famiglie ai loro cari internati nei campi di concentramento. Per le famiglie, dover preoccuparsi anche per i propri congiunti prigionieri, quando già si fatica a mettere assieme pranzo e cena, è una cosa seria; talmente seria che ogni atto di chi si occupa dell’inoltro dei pacchi di viveri viene soppesato: un dubbio diventa un sospetto, una voce, pura verità. A farne le spese sono anche persone che di regola non dovrebbero aver problemi: i nobili.
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Il numero dei baricellesi morti in guerra risulta in totale di 84 uomini: 19 nel 1915 – 28 nel 1916 – 19 nel 1917 – 18 nel 1918.
Oltre ai morti, il paese lamenta anche parecchi invalidi di guerra, ne furono riconosciuti per ferite o malattia ben 63

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EPILOGO

Il 10 dicembre 1918 la questura di Bologna sospende in città e nella provincia le restrizioni alla illuminazione pubblica e privata per il timore delle incursioni aeree; tuttavia nelle zone di guerra non è ancora consentito il libero spostamento delle persone. La gioia per la vittoria dura poco, il rimpianto per i morti, le sofferenze dei feriti, la lunga lista dei problemi quotidiani, hanno presto il sopravvento.

A Bologna, presso il laboratorio pirotecnico per la produzione della polvere da sparo, lavoravano in tempo di pace circa 1000 persone, durante la guerra erano salite a 10500, su due turni di 12 ore cadauno; erano stati prodotti a Bologna circa 3/4 delle cartucce del fucile ’91 (pari a quasi 3 miliardi di proiettili) e tutti gli inneschi per i cannoni da campagna (alcuni milioni di pezzi), ora con l’avvento della pace occorre tornare alla normalità.

A gennaio del 1919 il direttore del Pirotecnico scrive al prefetto di Bologna che si trova nella necessità di licenziare 9000 persone in esubero, consiglia di aumentare la scarsa liquidazione di lire 100 con un premio di rendimento di ulteriori lire 100, “ciò per prevenire proteste di piazza, da attendersi per un così gran numero di licenziati.”

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Baricella nel 1919 riprende il suo volto normale, tornano i soldati dal fronte, vengono rimpatriati i prigionieri Austro -Ungheresi di Villa Lama, riprende il lavoro di bonifica delle valli.

Il 16 e 17 novembre si tengono le prime elezioni politiche del dopo guerra, i seggi elettorali erano 3, sezioni numero 143, 144, 145, col seguente risultato:

lista Falce e martello voti 1239
lista Stella 13
lista Scudo crociato 40
lista Alabarda 13
nei voti di preferenza prevalsero:
Bentini 1201 voti – Zanardi 654 voti – Bombacci 415 voti.

La classe politica e padronale si trovò a dovere traghettare l’Italia da una economia di guerra ad una di pace, fallì miseramente; il malcontento dei reduci e degli operai licenziati, abilmente sfruttato, porterà Benito Mussolini ed il suo P.N.F. alla marcia su Roma. La parte del leone fatta dai nostri alleati nella spartizione dei territori Austro Tedeschi, il mancato riconoscimento che la guerra l’avevamo vinta noi, creeranno le premesse di nuove alleanze, di nuove / vecchie rivendicazioni, di una nuova guerra mondiale.
Ma questa è un’altra storia.

” QUELLO CHE SI DIMENTICA PUO’ RIPETERSI ” Primo Levi

NOTE e BIBLIOGRAFIA

La ricerca si è svolta presso:
Archivio di Stato di Bologna – Museo del Risorgimento di Bologna – Archivio Comunale di Baricella.

Per la bibliografia, rimando ai libri di Lucio Fabi, Paolo Giacomel, Edgardo Rossaro, Martin Gilbert, Paolo Caccia Dominioni, Carlo Sansa, Mario Silvestri, Roberto Todero, nonché alla Relazione Ufficiale Italiana ed Austriaca sulla Grande Guerra.

Un ringraziamento particolare al Sindaco di Baricella, Luigi Zanardi, alla dott. Stefania Schincaglia, nel 2001 Assessore alla Cultura del comune di Baricella, ai dipendenti dell’U.R.P. e della Segreteria del comune di Baricella ed ai cari amici Sanzio Campanini per la collaborazione ed i consigli dati e Pierantonio Graziani per gli incoraggiamenti a continuare quando il filo della  ricerca sembrava perso.

L’autore Paolo Antolini

** Il testo qui pubblicato  è una sintesi (per ragioni di spazio) di quello completo della ricerca, che contiene  più estese informazioni; pubblicato nel vecchio sito del nostro Gruppo il 21 gennaio 2006, e poi cancellato per un disguido informatico.
E’  ora leggibile nel pdf  sottoindicato:

Paolo Antolini. Baricella nella Grande Guerra 1915-18

e  pubblicato anche sul sito:

https://diazilla.com/doc/773877/ricerca—gruppo-di-studi-pianura-del-reno

FOTO

– Le foto di Baricella a corredo del testo sono state tratte dal  libro di Laura Marescalchi Villani “Una terra nata dai fiumi. Baricella dal Medioevo al nostro secolo”, edito dalla Grafis per conto dalla Cassa Rurale e Artigiana della pianura bolognese, nel 1986.

  • La foto degli scariolanti è di Enrico Pasquali