Toponimi e idronimi di Molinella. Uno studio di Tullio Calori

Per la rassegna “Incontro con l’Autore” a Molinella
Lunedì 2 maggio 2011 alle ore 20,30,
in Biblioteca, il socio del gruppo di Studi pianura del Reno
Tullio Calori presenta il suo studio Molinella, fra idronimi e toponimi,
in un incontro ad ingresso libero.
Il volume approfondisce la precedente opera “Canali e mulini
nel territorio di Molinella (secoli XV-XIX)”, tratta dalla
pubblicazione “Mulini, canali e comunità della pianura
bolognese tra Medioevo e Ottocento”.
Riportiamo qui alcuni stralci dalla sua relazione presentata a suo tempo nel
convegno dedicato all’argomento.
Viene citata la bonificazione dei nostri territori acquitrinosi da parte
dei Vescovi ravennati prima del Mille con scavi di canali per il
transito di barche, la pesca, le semine. Sui correggi si
costruiscono i primi pistrini, che funzionano con la forza delle
braccia di uomini ed animali, e poi si passa alla forza motrice
dell’acqua e si costruiscono mulini natanti su barche non grandi
per agevolare il trasporto dei cereali da macinare.

Sono frequenti le deviazioni dei corsi d’acqua, come quella dell’Idice
voluta da Alfonso II d’Este nel 1581 per immetterlo nella palude
di Marmorta, i tentativi dello Spernazzati, la linea Gaetana e del
Lecchi ecc. fino alla costruzione del Cavo Benedettino a metÃ
Settecento per immettere il Reno in Po di Primaro.
Il canale che in loco interviene nell’origine del nucleo abitato di
Molinella è il Fondo ( fine XIII° secolo) che proviene dal
nord con un corso allora non ben conosciuto. Sulle sue rive un gruppo
di case prese il nome di Corte del Poggio, poi Vico Canale
e in seguito Molinella, toponimo che compare ai primi del XIV
secolo ( Cronaca Rampona , Ghirardacci, ecc..). Il Fondo
sarà chiamato “ del Bonello” , scolo che attraversa
ancora il centro di Molinella: più a sud cambierà il nome in
Canalazzo.
L’
uso del nome Molinella fu facilitato dalla presenza di un mulino dei
Pepoli, ma anche di altri più piccoli chiamati mulinelle ,
diffusi anche in zone più vaste (nei secoli XVI-XVII
nel
territorio del molinellese si può stimare all’incirca la presenza.
di venti mulini). Come il toponimo Consandolo è derivato dal
corso d’acqua omonimo e dalle barche chiamate “sandoli”,
così il nome Molinella dovrebbe provenire dalle “mulinelle”.
Nei pressi scorrevano i canali Avedorsolo e il Valgiduro,
questo ultimo formava il laghetto delle Mandrie con
l’emissario scolo Zagaglia, che si getta tuttora
nell’Annegale o Negale. Fondamentali i piccoli porti di
Barattino e del Pesce per l’economia dei luoghi. Segnalo la
Transazione pro interim fra Bologna e gli Estensi del
1579 che provocò spostamenti dei corsi d’acqua e dei rispettivi
mulini e la suddivisione secolare del paese in territorio bolognese
e ferrarese.

LeandroAlberti scrive che ” i Volti bolognesi ebbono un palazzo fortificato nel 1463 cum mola aquaria”.
Era un mulino natante sulle acque di un ruscello che collegava il
Canalazzo con l’Annegale a pochi metri dal palazzo. Ho dettagliato
le modalità del fissaggio alla riva, i tipi di cereali, i tempi
di molitura del riso con strutture ricoperte da sughero, la forma
delle pale in rapporto alle modifiche di parti meccaniche ed al
passaggio all’albero a camme e al vapore.
Questo
opificio è particolarmente noto e ben conosciuto perché nel 1854 è
stato modernizzato da Poluzzi e Zavaglia, il quale applicò la forza
motrice del vapore.

A fine Ottocento si cominciano a costruire i mulini all’asciutto per
ottenere una maggiore produttività e così avviene per questo
mulino, che passa alle turbine con la ruota di Poncelet, di
Pelton e Francio
ed altri meccanismi. Le nuove modalità di
lavoro si interrompono nel 1911 a causa di un incendio e nel 1918
l’opificio viene demolito.

A Selva Malvezzi nel 1455 Carlo Malvezzi cura la costruzione di un
mulino galleggiante con coesistenza sulla riva di magazzini e
abitazione del mugnaio. Descrivo il fissaggio alla riva, la
disposizione dell’interno e l’ inventario, tipologia dei cereali
e del riso, rendimento, costruzione di un “cavedone”,
modifiche di funzionamento, il diritto feudale del “ banno”
con angherie e lavori dei villici. Segnalo la piccola macina
“guadagnina”. La chiusura dell’opificio avviene a
metà Seicento, ma persiste il nome “mulinazzo “ dato al
luogo.
Discorso a parte merita l’eccezionale apporto alla bonificazione da parte
della Bonifica Renana dal 1909 e di altre vicine che proteggono dalle
inondazioni e irrigano i campi con varie modalità. 
Concludo con considerazioni sull’ influenza dei mulini nei rapporti umani
in loco e sulla
conflittualità da fiume.

Tullio Calori