Religiosità  e linguaggio popolare. Dalla preghiera all’imprecazione. Magda Barbieri

 

La bestemmia e il turpiloquio

Quando si parla di religiosità popolare dei secoli scorsi, e in particolare del 1900, si riferisce sempre delle manifestazioni della fede, di riti e culti ufficiali e pubblici, tradizioni e costumi personali e famigliari, edifici religiosi, immagini sacre, preghiere e gesti di pietà per chiedere benevolenza e grazie a Dio, alla Madonna, ai Santi.
Ma nel mondo contadino, e bracciantile, era presente anche un altro aspetto, che quasi sempre viene ignorato o deliberatamente evitato da studiosi e raccoglitori di memorie linguistiche e sociali: la pratica della bestemmia e del turpiloquio. Certo questo appare come un aspetto sgradevole, che agli occhi, e agli orecchi, di molti può generare un giudizio negativo nei confronti delle persone e delle classi sociali che lo praticavano più o meno diffusamente; e non bisogna dimenticare che la bestemmia, oltre ad essere considerata peccato mortale dalla Chiesa, se pronunciata pubblicamente, di fronte a due testimoni, era un reato da codice penale ( e lo è rimasto fino al 1999; ora è ancora punibile con sanzione amministrativa).

Ma non si può prendere dalla storia solo quello che ci piace o corrisponde alle nostre teorie o desideri. E non si può giudicare o valutare, o semplicemente riferire di una espressione linguistica, senza conoscere e cercare di capire il contesto sociale e umano e il sentimento da cui scaturisce.

Dunque, osiamo parlare almeno un poco della bestemmia ( che spesso, ma non sempre, poteva essere associata a turpiloquio), che nasceva da un sentimento di ribellione, di rifiuto di un Dio che aveva tradito le aspettative , le speranze, e la fede nei fondamenti di quella religione che era stata inculcata col catechismo ecclesiale e con un contesto ambientale e famigliare fortemente condizionante e coinvolgente.

Il rifiuto e l’invettiva contro Dio che io ho sentito spesso personalmente e sentito riferire nel mondo contadino e bracciantile del 1900, era praticata nelle stesse famiglie in cui le donne recitavano orazioni fiduciose, e dagli stessi uomini che piantavano croci di canna adornate con un rametto d’ulivo benedetto in ogni campo di frumento e appendevano quadri con immagini sacre in cucina e nelle camere da letto e un S. Antonio nella stalla . La bestemmia del contadino non era certo il frutto di un’educazione laica , razionalista o intellettualistica; non derivava dalla conoscenza di teorie o filosofie, di Voltaire o dell’Illuminismo, e nemmeno dell’ ateismo marxista, perchè era pronunciata da persone che in genere sapevano a malapena leggere o scrivere il proprio nome o poco più, e di marxismo e ateismo avevano forse sentito parlare, e in maniera vaga e approssimativa dai pochi “letterati” del paese (il farmacista, il medico, un maestro, il parroco stesso che li citava ovviamente per condannarne le idee…) .

La bestemmia popolare, pronunciata quasi sempre in un momento di ira, di rabbia o di disperazione, appariva come uno sfogo momentaneo, di cui forse dopo qualche tempo, a mente fredda, qualcuno poteva dispiacersi o pentirsi, per timore di una punizione divina. Ma poteva diventare ricorrente, quando si accompagnava ad uno stato di sofferenza interiore permanente, in una condizione di vita grama, segnata da lutti o malattie di famigliari, fatiche fisiche sfibranti, incertezza del futuro per sè e per i propri figli, mancanza di lavoro, calamità naturali (grandinate, siccità. piogge eccessive…) che rovinavano i raccolti faticosamente preparati, l’oppressione di un padrone esoso, la chiamata alle armi per andare a fare la guerra, l’ingiustizia imperante nella società in cui viveva e che doveva subire.

Allora per questi poveri uomini ai quali era stato insegnato che “non si muove foglia che Dio non voglia” poteva essere naturale rivoltarsi contro il Dio “Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra…” che gli rendeva la terra nemica e gli mandava tanta sofferenza. Ed ecco che usciva il terribile grido di ” boia!” rivolto contro Dio.

Non si sa perchè nel bolognese (e forse anche altrove, ad esempio in Romagna e in Toscana) fosse in uso questo tipo di bestemmia, e perchè sia stato scelto e si sia diffuso proprio questo appellativo di “ boia” rivolto alla divinità cristiana. E’ probabile sia nato in periodi o situazioni di grande mortalità (pestilenze, epidemie, guerra, passaggi di eserciti..) per i quali gli uomini, impotenti e incolpevoli, ritenevano Dio responsabile, quanto meno per non aver fatto nulla per impedire tali stragi di innocenti.

 

La bestemmia più forte era rivolta in genere contro Dio, ma non mancavano anche gli insulti alla Madonna; tanto che se ne riferiva dicendo ad esempio che il tale, in una certa circostanza “l’ aveva scarghè una sfilza ed Madon”, o “l’ha sparè dou Madon”, inteso come sinonimo di una scarica di bestemmie. E non si andava per il sottile nemmeno contro la povera Maria madre di Gesù, alla quale, in spregio della sua canonicamente conclamata verginità, venivano attribuiti epiteti che di solito venivano associati alle donne di facili costumi.

C’era un turpiloquio di carattere religioso, rivolto cioè a divinità e santi, e un turpiloquio più terreno, equiparabile a semplice “volgarità”, in quanto il “volgo”, cioè la gente umile, che sapeva esprimersi solo in dialetto, usava vocaboli ed espressioni dialettali diretti e precisi per indicare organi e atti sessuali. E tale eloquio, turpe o no che fosse, in parte derivava anche dalla dimestichezza che chi viveva in campagna, fin da bambino, aveva con la natura in tutti i suoi aspetti, con gli accoppiamenti di animali , i parti delle mucche, e con una sessualità spesso precocemente vissuta, pur tra divieti e inibizioni, ma anche per l’esaltazione della virilità.

Sarebbe, credo, inesatto, attribuire la pratica della bestemmia al solo mondo contadino del secolo scorso e alla ribellione contro la divinità e gli insegnamenti della religione cattolica. Si sa che pure nel mondo antico, pagano, non mancava chi osava sfidare gli dei dell’Olimpo con invettive e rimproveri. E la bestemmia era praticata , ma preferibilmente solo tra le mura domestiche, anche da persone agiate e colte, nel Medioevo e nel Rinascimento. Anche queste avevano i loro problemi, le loro crisi di ira e i loro sfoghi di volgarità.

E tralasciamo di parlare delle bestemmie e del turpiloquio pronunciati come intercalari voluti e ostentati, dagli studenti sessantottini, o da intellettuali con forte caratterizzazione laicista e anticlericale, che meritano ovviamente altre considerazioni perchè frutto di un altro stato d’animo e di precise convinzioni, scelte ideologiche e rifiuto della religione (nonchè, talvolta, rifiuto delle regole del buon gusto, della buona educazione e del rispetto dovuto anche a ciò in cui non si crede…).

Tornando al tempo e al mondo contadino/bracciantile a noi vicino, possiamo riferire che il fenomeno era talmente diffuso, che, nel marzo 1917, mentre imperversava la terribile 1° Guerra mondiale, il Papa proclamò una “Crociata contro la bestemmia e il turpiloquio”, mandando “gratuitamente” in tutte le parrocchie “missionari” predicatori dal 25 marzo al 1 aprile per estirpare tale male, al grido di “Dio lo vuole!” e prendendo a modello proprio le Crociate del Medioevo, esaltate come “guerre di difesa e di propaganda cristiana”, contro i musulmani colpevoli di “massacri spaventevoli delle popolazioni”.

E’ interessante, e impressionante, rilevare come, nelle dense 4 pagine del numero speciale del Bollettino parrocchiale dedicato a quella Crociata, il parroco, “con revisione ecclesiastica”, per animare e mobilitare i fedeli contro “le orde dei bestemmiatori e dei parlatori osceni”, usasse argomentazioni e citazioni di fatti e personaggi storici interpretati in modo tale da far apparire ogni sventura accaduta a singole persone e a popolazioni intere per secoli, come espressamente voluta dall’ “ira di Dio” , a causa dei bestemmiatori e dei nemici della Chiesa. Si rovesciava in sostanza il rapporto di causa ed effetto, sostenendo che le bestemmia non era prodotta da un sentimento di reazione e di rabbia contro l’ Onnipotente per le sventure che gli uomini dovevano subire, ma era la causa delle sventure stesse, grandinate e guerre comprese, che Dio aveva mandato apposta agli uomini come meritato castigo collettivo.

“Tutta la storia – è scritto- ci è testimone dei terribili castighi che la bestemmia ha fatto rovesciare sui popoli. Non ricorderemo neppure i terribili castighi individuali che colpirono i bestemmiatori: Faraone precipitato nel mar Rosso , Senacheribbo rimasto solo in mezzo a ottantamila cadaveri e assassinato dai figli; Antioco divorato dai vermi; Giuliano l’Apostata trapassato da un freccia; Voltaire morto disperato per non aver potuto avere un prete al capezzale; fino a due noti bestemmiatori italiani di questi ultimi tempi, morti entrambi di cancro alla lingua; ma parleremo invece dei castighi generali, tremendi, che colpirono popoli interi per l’orrendo peccato della bestemmia, e per la vita delittuosa e turpe promossa a special modo dal dilagare del parlare osceno.

Guerre, rivoluzioni, desolazioni, terremoti, sterilità delle campagne, grandini, innondazioni, tutti i mali che si sono riversati e si riversano continuamente sulla terra, e che colpiscono non questi o quegli, ma interi regni, sterminate popolazioni, sono testimoni dell’ira di Dio per i peccati esecrandi della bestemmia e del turpiloqio. Già Iddio stesso ce ne aveva avvertito, quando aveva fatto dire da Mosè al popolo d’Israele :” Pianterai la vigna e non berrai il vino, perchè le viti ti saranno devastate dai vermi”; e non mai come ai nostri tempi la fillossera e la peronospera hanno mandato in rovina intere regioni! Ma non mancano altri e più terribili segni. Le bestemmie e l’ostinazione di Faraone copersero tutto l’Egitto di piaghe e di morti; le bestemmie degli Albigesi contro Gesù Cristo seminarono il Piemonte e il Delfinato di rovine al principio del XIII secolo; le bestemmie e le dissolutezze di Lutero misero a ferro e fuoco tutta l’ Allemagna; una spaventosa miseria colpì l’Inghilterra sotto il regno di Elisabetta, bestemmiatrice e dissoluta; Voltaire e gli Enciclopedisti da un lato e Luigi XV dall’altro, colle bestemmie e le dissolutezze, prepararono la Rivoluzione francese, che affogò nel sangue del Terrore. La stessa Guerra Europea ( I° Guerra Mondiale, ndr), per confessione dei venerandi Vescovi di tutte le nazioni belligeranti, è un tremendo castigo per la ribellione a Dio, a Cristo, alle sue sante leggi.

Ma quant’ altri castighi, meno generali, ma non meno tremendi, colpiscono ogni giorno questo o quel luogo, questa o quella famiglia! Perchè quelle morti improvvise? Perchè quel temporale che distrugge il raccolto? Perchè quella disgrazia? Fate una rigorosa ricerca, e molte volte dovrete riconoscere che la vera ragione della disgrazia che ha colpito quel tal paese, o quella tal famiglia, sono le bestemmie e il malcostume degli uni, o degli altri……”

Con argomentazioni di questo genere, forse senza rendersene conto, il parroco e la Chiesa che lo approvava, a quel tempo, oltre a stravolgere la storia, avvallavano ed esaltavano l’immagine di un Dio carnefice, vendicatore iroso e spietato, giustiziere ingiusto che uccideva e faceva soffrire migliaia di innocenti indiscriminatamente, insieme ai bestemmiatori “colpevoli”.
Ma non era questa una bestemmia ancora più grave, che giustificava la pur terribile invettiva popolare contro Dio? E l’ira, per la Chiesa, non era tra i vizi capitali condannabili per gli uomini? Perchè si approvava ed esaltava  quella  di Dio?

Come non ricordare che, se è vero quel che è scritto nel Vangelo, Gesù stesso sulla croce ebbe un momento di sconforto e di rimprovero nei confronti del Padre celeste che lo faceva morire così, ed esclamò :“Dio mio , Dio mio, perchè mi hai abbandonato?”; e, nei confronti dei suoi uccisori materiali, non scagliò maledizioni e castighi per popoli interi, ma disse : “Signore, perdonali, perchè non sanno quello che fanno”…..

Magda Barbieri