Prime esperienze di bietola biologica. Vincenzo Tugnoli

Dopo due anni di sperimentazione  le tecniche agricole adatte ai nostri ambienti, appaiono più chiare; problema principale il controllo delle malerbe. Ancora da valutare i processi di trasformazione in zucchero biologico.

Coltivazione biologica Non si registrano però coltivazioni di barbabietola atte a produrre zucchero biologico.
In Europa questo tipo di tecnica è gà  in fase di avvio nel settore bieticole, con alcune migliaia di ettari in: Svezia (600), Inghilterra (350) Danimarca (100) ed ora anche in Germania e Svizzera.

Il fatto che la barbabietola in Italia non sia ancora stata ampiamente coinvolta da questo sistema di coltivazione, è molto strano e preoccupante. L’utilizzo di zucchero tradizionale per la produzione di alimenti con il riconoscimento biologico, è stata fino allo scorso anno consentita da una deroga prevista dalla stessa normativa in essere e che regola la definizione di coltivazione biologica. Tale deroga era però valida fino al 1 aprile del 2003 (Parte C: Ingredienti di origine agricola non prodotti biologicamente, di cui all’art.5, paragrafo 4 del Reg. CEE 2092/91); a partire da quella data tutto il materiale utilizzato per la produzione di cibi biologici dovrà derivare da prodotti agricoli ricavati seguendo esclusivamente le tecniche previste dalla legge 2092/91, compreso quindi anche la barbabietola e lo stesso zucchero.
Alcune domande appaiono ovvie ed urgenti: perchè di questo problema il nostro settore bieticolo-saccarifero non se ne interessa? Anzi, al contrario, si registra un aumento della produzione di zucchero più sofisticato e lavorato! Se il biologico sta prendendo sempre più diffusione fra i consumatori italiani, perchè trascurare questo tipo di produzione da parte del settore bieticolo-saccarifero? In particolare se  si tiene conto della scadenza della deroga che riguarda lo zucchero per la produzione di alimenti definibili con il termine biologici, sarebbe a mio giudizio opportuno un ripensamento, soprattutto tenendo in considerazione quanto sta prospettandosi in altri Paesi Europei.
Non si comprende per quale motivo solo il settore bieticolo-saccarifero non ha ancora preso coscienza di questa realtà  che va emergendo, pur nella consapevolezza che la richiesta potrà rappresentare una percentuale più o meno modesta dei consumi nazionali (sarà il mercato a definirla).

Tenendo poi in considerazione la normativa vigente che prevede un periodo di conversione del terreno di 12 mesi (lasso di tempo per una purificazione dalla chimica), prima di poter etichettare come biologico il prodotto agricolo coltivato, si può comprendere quanto siamo in ritardo. Anche iniziando ora una programmazione di investimenti, non sarà possibile definire biologica la barbabietola prodotta prima dell’estate 2005; unica possibilità ricorrere ad aziende agricole già  convertite al biologico (la contrattazione è però già conclusa e comunque la programmazione della rotazione in queste aziende avviene con largo anticipo, come previsto dalla stessa normativa). Se ne potrà  riparlare non prima del 2005. 

LO ZUCCHERO BIOLOGICO

Per produrre alimenti e bevande biologiche sarà quindi necessario, con la scadenza nel 2003 della proroga, utilizzare dolcificanti alternativi (come il miele) oppure zucchero di importazione proveniente (stante le attuali previsioni in Europa) quasi certamente da altri Paesi extra europei e più precisamente ricavato  dalla canna.

La normativa in questo caso prevede  (art.11) la possibilità  di commercializzazione  unicamente quando: “sono originari di un paese terzo figurante in un elenco da stabilire con decisione della Commissione ..o sono stati controllati da un organismo di controllo. Anche in questo caso è però operante una deroga (paragrafo 6): l’importatore o gli importatori di uno Stato membro sono autorizzati dall’autorità  competente dello stato membro a commercializzare fino al 31/12/2005 prodotti importati da un paese terzo che non figura nell’elenco, purchè forniscano all’autorità competente dello stato membro importatore prove sufficienti che i prodotti in questione sono stati ottenuti secondo norme di produzione equivalenti a quelle definite all’art.6, sono stati sottoposti a misure di controllo equivalenti a quelle di cui agli art. 8 e 9

Non è più semplice produrre in casa l’occorrente al nostro fabbisogno; non solo per mantenere al nostro interno i guadagni, ma anche per  la sicurezza dei controlli?

Sarebbe quindi urgente avviare un piano di investimenti a barbabietola da destinare alla produzione di zucchero biologico anche in Italia. 

Per la trasformazione delle radici prodotte con le tecniche biologiche in zucchero, è consentito utilizzare esclusivamente i prodotti inseriti nella normativa (allegato VI “ sez.B ausiliari per la fabbricazione che possono essere utilizzati nella trasformazione di ingredienti di origine agricola), e più precisamente: Carbonato di sodio o idrossido di sodio – Acido solforico – Isopropanolo (per la cristalizzazione) 

LE TECNICHE DI CAMPO

La normativa prevede un piano di consegna e trasformazione completamente autonomo, ben distinto da quello tradizionale. Si potrebbe ipotizzare un ritiro e relativa trasformazione in sugo, in epoca anticipata o ritardata rispetto a quella tradizionale; a mio parere sarebbe più opportuno un avvio precoce per consentire di prevenire e rendere meno incisiva l’azione distruttiva di Cercospora, Oidio e Rizomania, nonchè l’influenza di erbe infestanti.

La tecnica di coltivazione per produrre zucchero biologico dovrà trovare indubbiamente una maggior attenzione da parte del bieticoltore; alcuni passaggi applicativi, come per esempio la lotta alle malerbe (principale problema), dovranno subire orientamenti diversificati rispetto agli attuali. Le stesse prove condotte dal sottoscritto in questi ultimi due anni hanno messo in evidenza la validità  di interventi meccanici con aratro rotativo, erpice a lame rotanti, strigliatore, accompagnati da 2 interventi di sarchiatura alla chiusura delle file; la valorizzazione economica ha raggiunto anche il 23% rispetto all’applicazione di tecniche tradizionali.
Chiaramente dovendo affinare le tecniche e renderle più specialistiche è importante utilizzare le più moderne tecnologie. Risulta basilare partire da una conoscenza delle reali dotazioni di nutrienti nel terreno, per impostare un valido piano di fertilizzazione, visto nell’ambito della rotazione anche perchè la normativa prevede l’uso esclusivo di concimi di matrice organica o naturale, nonchè l’inserimento di leguminose; risulta quanto mai utile per la nostra bieticoltura in generale (quindi non solo quella biologica) caratterizzata da ampia diffusione di nematodi, l’inserimento di colture biocide quali rafano e senape allo scopo di migliorare non solo la sanità dei terreni ma anche la fertilità, grazie all’apporto di sostanza organica in suoli in via di depauperamento con l’applicazione di tecniche intensive. L’ausilio dell’irrigazione a micropioggia o a goccia può consentire una valorizzazione ancor più incisiva della produzione, diversamente penalizzata durante il ciclo da attacchi parassitari e climatici, difficilmente controllabili con le tecniche consentite.
I risultati produttivi delle prove ANB sembrano abbastanza lusinghieri, vicini a quelli del convenzionale. Problema principale da risolvere, il controllo delle malerbe, in particolare per contenere una possibile fonte di infestazione per gli anni successivi.
Spazio per miglioramenti tecnici ne esistono; determinante anche in questo caso la sperimentazione per individuare le migliori linee operative. La parte agricola è pronta. All’Industria la palla per iniziare questa nuova partita, nell’interesse dell’ intero settore. 

VINCENZO TUGNOLI  Responsabile Servizio Tecnico ANB

(articolo tratto da Terra e Vita n 18/02) 

BOX A

LE TECNICHE DA ADOTTARE PER LA BARBABIETOLA BIOLOGICA

Il regolamento 2092/91 e i successivi aggiornamenti prevedono esclusivamente:(articolo 6):

–       Conversione del terreno  un intervallo di 12 mesi fra coltura tradizionale e biologica,

–      Sementi- utilizzo di piante portaseme ottenute con tecniche biologiche e trattate solo con p.a. autorizzati; una deroga in scadenza al 31/12/2003 autorizza sementi tradizionali quando è dimostrabile l’impossibilità  a procurarsene sul mercato comunitario.

–      Concimi:  inserimento di leguminose nell’avvicendamento e uso di fertilizzanti di origine organica o naturale riportati nell’allegato II;nelle prove ANB sono stati distribuiti in pre-semina Phenix e Bioilsa;

–    Antiparassitari: utilizzo di varietà  resistenti a malattie, rotazioni adeguate, protezione naturale con siepi e predatori, insetticidi derivati da piretro naturale o di sintesi (deltametrina, lambdacialotrina) o estratti dall’albero di Neem (ozadiractina), fungicidi come idrossido e ossicloruro di rame, poltiglia bordolese, zolfo, oli vegetali e animali e pur sempre riportati nell’allegato II; nelle indagini ANB sono stati utilizzati estratti da Chrysantemum cinerariaefolium per altica e cleono (2 interventi), Bacillus thuringiensis per la mamestra (1 trattamento), zolfo e rame per oidio e cercospora (2).

–       Diserbo: interventi meccanici o bruciatura delle infestanti; nella nostra sperimentazione si è operato con erpice a lame rotanti Burato, erpice strigliatore in pre-semina, seguiti da interventi di sarchiatori rincalzatori alle 4-6 foglie e sarchiatura finale alle 8 foglie.  
 

ATTREZZATURE MECCANICHE PER IL CONTROLLO DELLE   INFESTANTI

IN USO IN EUROPA