Panfilia, dalla rotta di Reno al bosco. Cenni di storia. Franco Ardizzoni

Cominciare dal Bosco per parlare della Panfilia è come iniziare un discorso
dalla fine. Ma d’altra parte è proprio necessario partire dal
Bosco poiché è l’ultimo riferimento ancora vivente che
porta questo nome. Infatti il bosco ha preso il nome
dalla famosa e disastrosa rotta del fiume Reno avvenuta il 19 marzo 1751
nei pressi del palazzo dei Panfili, che causò enormi danni a tutta
la campagna esposta ad est del fiume modificando completamente la
rete di strade e canali. Inoltre causò il crollo del castello
di San Venanzio (già  dei Piatesi)
e della chiesa
parrocchiale attigua
costringendo il parroco a trasferire le funzioni
nella attuale posizione della chiesa parrocchiale, che a quel tempo
era un piccolo oratorio di proprietà privata. Quella fu l’ultima
di una serie di rotte avvenute in quel punto e che convinse
finalmente la Sacra Congregazione delle Acque a decidere la
deviazione del fiume Reno verso est immettendolo, tramite il
Cavo Benedettino, nel ramo abbandonato del Po di Primaro e
portandolo a sfociare direttamente in mare nei pressi di Ravenna
( dal 1767 in poi).
Il Bosco della Panfilia è un bosco originatosi su terreni alluvionali depositatisi in
seguito alla rotta del fiume Reno (detta appunto “Rotta
Panfilia”
) avvenuta a metà del Settecento. Il bosco si
sviluppa su un terrazzo golenale di circa 81 ettari appartenenti al
demanio regionale il cui territorio è inserito nel comune di
Sant’Agostino. La vegetazione ècaratterizzata dalla presenza di specie in grado di sopportare le
periodiche piene; tra esse dominano il pioppo bianco, la farnia,
il frassino ossifillo, il salice bianco, accompagnate
da
olmo, acero campestre, fragola, nocciolo, prugnolo, biancospino,
ligustro e corniolo. Lo strato erbaceo, molto povero di specie, è
caratterizzato dal carice maggiore, una pianta erbacea tipica
delle aree boscate planziali che si inondano.
L’oasi costituisce un prezioso rifugio per la fauna selvatica:
vi si possono osservare la rana
agile, la raganella, il ramarro, l’orbettino, il biacco e la
testuggine d’acqua. Tra gli uccelli  si rinvengono numerose specie
quali il comunissimo fagiano, il colombaccio, il cuculo, l’upupa, il raro picchio verde, il torcicollo
e vari passeriformi come la cinciallegra, il rigogolo e la beccaccia.
Tra i rapaci possiamo ricordare alcuni esemplari come il barbagianni e la poiana.
Tra i mammiferi che vivono nel bosco possiamo citare insettivori come i toporagni, la
talpa e il riccio; diversi roditori come il topo selvatico, il
topolino delle risaie e il topo campagnolo. I carnivori che vivono
nel bosco sono la volpe, la donnola, la faina e il tasso.
Il bosco fornisce anche una buona varietà di funghi ed il prezioso tartufo.
La “Rotta Panfilia” è così chiamata perché è avvenuta in corrispondenza del palazzo Panfili,
che in conseguenza della rotta andò distrutto.

Il Palazzo, edificato nel 1673
dagli architetti f.lli Bonini (Marcello Oretti “Le pitture
nelli palazzi e case di villa nel territorio bolognese” )
in
origine era di proprietà del cardinale Cesare Facchinetti
(nato a Bologna il 29 settembre 1608, figlio del marchese Ludovico e
di Violante Austriaca di Correggio). Il Facchinetti era pronipote di
papa Innocenzo IX e nipote del cardinale Antonio Facchinetti (morto
nel 1606).
I Facchinetti erano di umili origini.
Dall’albero genealogico della famiglia risulta che il copostipite,
di nome Antonio, trasferitosi a Bologna dalla Val d’Ossola
(originario di Cravegna nel comune di Crodo) nel 1514, era facchino
(da cui il cognome dei discendenti), venditore ambulante e fornaio,
sposato con Francesca Cini, di famiglia contadina di Croveo, presso
Baceno, in Val d’Ossola. Era il padre di papa Innocenzo IX (Giovanni Antonio Facchinetti)

Il marchese Ludovico Facchinetti, padre del cardinale Cesare, era Senatore di Bologna per Breve
Pontificio
del 22-IV-1598, Patrizio di Bologna,
Gonfaloniere del Reggimento della Repubblica di Bologna 1601,
1610, 1619 e 1626, Ambasciatore del Reggimento della Repubblica di
Bologna presso la Santa Sede
1623 (1580, Roma 1-I-1644).

 Cesare Facchinetti, creato Cardinale di Santa Romana Chiesa nel Concistoro del
13-VII-1643, Cardinale Prete del Titolo dei Santi Quattro Coronati
dal 31-VIII-1643 al 24-VIII-1671, Cardinale Prete del Titolo di
San Lorenzo in Lucina dal 24-VIII-1671 al 14-XI-1672, Cardinale
Vescovo della Diocesi Suburbicarie di Palestrina dal14-XI-1672 al
6-II-1679.

Alla sua morte il cardinale Cesare lasciò in eredità il palazzo e le terre circostanti alla
nipote Violante,
figlia del fratello Innocenzo e della
marchesa Ippolita Albergati-Capacelli.
Innocenzo Facchinetti, padre di
Violante, era 3° Marchese di Vianino, Conte di Coenzo, Senatore
di Bologna per Breve Pontificio dal 5-I-1644, Patrizio di
Bologna, Gonfaloniere del Reggimento della Repubblica di Bologna 1655
e 1662, Colonnello delle Armate della Repubblica di Venezia,
Governatore Militare di Brescia (1611, 19-III-1662);

Violante Facchinetti, 5^ marchesa di Vianino ( nata a Bologna nel 1649, morta a Roma nel 1716)
nel 1671 sposò, per procura, Don Giovanni Battista Pamphili,
2° Principe di San Martino al Cimino, 2° Principe di Valmontone,
4° Principe di Meldola e Sarsina, 4° Duca di Carpineto, Nobile
Romano (Roma 24-VI-1648, Roma 1709).

Ed ecco perché il palazzo cambiò nome da Facchinetti a Panfili.

Nei secoli XIV e XV la famiglia Pamphili, originaria di Gubbio, divideva le sue attività fra la
medicina e gli incarichi militari: un antenato diretto del Pamphili,
Mandino, era gonfaloniere della città nel 1422. L’esercizio delle
professioni giuridiche e la sistemazione a Roma consentì ai Pamphili
di trascendere l’orizzonte della piccola località umbra.

Dal matrimonio di Violante Facchinetti con Giovanni Battista Panfili nacque (1672) Olimpia che andò
sposa a Filippo II Colonna
(25-11-1697).

In seguito la proprietà che fu dei Facchinetti passò alla famiglia Colonna di Roma.

  • Leggiamo nella enciclopedia Treccani
    che la PANFILIA era una regione costiera dell’Anatolia (Asia
    minore), ma non vediamo alcun collegamento con la famiglia Panfili.

Foto 1) Particolare di una mappa del 1754 disegnata dal perito Domenico Viaggi in cui si
può chiaramente vedere che il palazzo Panfili (o Panfigli) si
trovava esattamente davanti la rotta del fiume Reno.

2) Riitratto del cardinale Cesare Facchinetti (Biblioteca comunale dell’Archiginnasio- Bologna)

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