L’offesa della razza. Mostra e incontro pubblico

 

E’ aperta a Pieve di Cento, presso la Sala Partecipanza – Via Garibaldi, 25  la mostra
L’OFFESA DELLA RAZZA Razzismo e antisemitismo dell’Italia fascista.
A cura di Riccardo Bonavita, Gianluca Gabrielli, Rossella Ropa. Organizzazione: IBC-Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna.
Catalogo: Patron Editore, Bologna.
L’esposizione rimane allestita dal 18 aprile al 3 maggio 2009
Giorni e orari di apertura:- Sabato: dalle 15:30 alle 18:30.-  Domenica: dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 18:30.- Sabato 25 aprile e Venerdì 1 maggio: dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 18:30.  Ingresso libero
http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/   wcm/ibc/menu/attivita/09eventi/itineranti/offesa.htm 
LE RAZZE NON ESISTONO…  MA ESISTE IL RAZZISMO
Negli ultimi quarant’anni gli studi sulla genetica e sul Dna hanno chiarito che il concetto di «razza» non ha nessuna base scientifica. L’idea che le popolazioni possano essere suddivise in gruppi razziali in base ai caratteri genetici è miseramente caduta proprio per effetto delle ricerche sui geni. Gli studi infatti mostrano che i geni della specie umana sono caratterizzati da una grande variabilità . Schematizzando si può dire che la variabilità tra individui costituisce la grande maggioranza dei geni (85%) mentre i caratteri che il razzismo biologico pensava determinassero le differenze razziali (colore della pelle, forma del corpo) non costituiscono che minime frazioni trascurabili. Per esempio, possono esistere molte più differenze genetiche tra due fiorentini piuttosto che tra un fiorentino e un senegalese. In definitiva le differenze genetiche tra gli individui non permettono di identificare l’esistenza di gruppi razziali.

L’altro caposaldo della teoria
classica delle «razze» è il collegamento tra caratteristiche
fisiche e psichiche. Così nelle teorie del razzismo biologico il
colore della pelle veniva messo in relazione a criteri estetici di
bellezza e di qui all’intelligenza: «razze inferiori» brutte e
irrimediabilmente stupide, caratteri europei come canoni della
bellezza e collegati alla capacità intellettiva. Anche queste
connessioni si sono rivelate assolutamente inesistenti e le ricerche
sociologiche hanno mostrato, da oltre un secolo, la responsabilitÃ
di condizionamenti sociali e culturali nella determinazione di questi
elementi e hanno messo in evidenza la relatività culturale del
concetto di intelligenza.

… MA ESISTE IL RAZZISMO

Se le «razze umane» non esistono,
sappiamo invece che esiste il razzismo, cioè quel processo sociale e
culturale, determinato storicamente, che costruisce classificazioni
in «razze» e le pone in relazione gerarchica.

Questo processo, schematizzando
fortemente, agisce in due modi. Il primo meccanismo produce una
traduzione in chiave naturalistica di differenze che hanno radici
storiche e sociali. Così ad esempio l’appartenenza ad una
religione come l’ebraismo viene distorta con l’invenzione di una
presunta «razza ebraica», o un conflitto tra stati-nazione produce
la caratterizzazione della figura del nemico con stereotipi di
inferiorità e malvagità come se fossero naturali e vi fonda la
propaganda bellica. Il secondo meccanismo agisce sulle diversitÃ
naturali visibili che vengono isolate, caricate di valore e poste a
fondamento per l’identificazione di gruppi razziali. Così geni
trascurabili ma evidenti come il colore della pelle divengono il
pretesto per la codificazione di «razze superiori» (ad es. i
«bianchi») e «inferiori» (ad es. i «neri»).

Allo stesso modo il gruppo che
produce questa costruzione sociale identifica nel proprio modello la
«razza» superiore e codifica ogni tipo di differenza come
corruzione o degenerazione. La purezza del proprio gruppo e la
separazione dagli altri diviene il principio cardine della relazione
sociale razzista e conduce alla creazione di ghetti, alla
segregazione, alla separazione. Corollario del culto della purezza e
della separazione è la condanna della mescolanza razziale, con la
relativa deprecazione dell’incrocio, del mulatto, del meticcio.
Quando la logica della separazione e della sottomissione non è
sufficiente si sviluppano processi di espulsione o addirittura di
eliminazione e sterminio.

Questo processo di costruzione delle
«razze» è determinato storicamente, tanto da mutare fortemente nel
tempo: il razzismo culturale di oggi non ha più neppure bisogno del
termine «razza»: costruisce discriminazione e persecuzione su
fattori culturali: l’esempio più evidente è l’uso sempre più
rigido e pieno di pregiudizi che viene fatto del termine «etnia».
Chi afferma che «l’etnia albanese è estranea alla comunitÃ
italiana» sta costruendo un’immaginaria “razza culturale” da
separare rispetto alla comunità nazionale.

Quindi la maniera migliore per
comprendere i processi di costruzione del razzismo sta nel coglierli
nel loro divenire, collocarli nel contesto culturale e sociale in cui
si sviluppano e studiarli nel collegamento con la complessità del
periodo storico.

*** Testi, incontro e mostra  inseriti nel programma della rassegna teatrale “Tracce di teatro d’autore”

Sabato 18 aprile – ore 18:15 – a Pieve di Cento, Teatro Comunale – Piazza A.Costa, in occasione dell’apertura della mostra “L’offesa della razza” Incontro pubblico a cura dell’ANED  “Sulla propria pelle” Riflessioni di – e con – ex deportati del nostro territorio
Negli ultimi quarant’anni gli studi sulla genetica e sul dna hanno chiarito inconfutabilmente che
il concetto di “razza” non ha alcuna base scientifica, ma – anche
se le “razze umane” non esistono – il razzismo esiste e continua
a produrre discriminazioni. Ognuno di noi si sente di rifiutare il
razzismo, ma ̬ indubbio che negli ultimi tempi Рanche a causa delle
mutazioni così profonde e rapide del contesto sociale avvenute a
seguito dell’immigrazione – sono sempre più frequenti gli episodi
in cui emerge un’avversione allo straniero, al diverso.
Anche con la volontà e la speranza di contribuire alla comprensione del nostro
presente si è ritenuto importante offrire l’opportunità di
ospitare – nell’ambito di Tracce di Teatro d’Autore 2009
l’esposizione realizzata dalla Soprintendenza regionale per i beni
librari e documentari dell’Istituto per i beni culturali
e in
occasione dell’apertura incontrare persone che nel loro passato
hanno vissuto sulla propria pelle gli orrori della discriminazione
razzista
Fabrizio Tosi,
vicepresidente provinciale del consiglio
nazionale dell’ANED, Associazione Nazionale Ex Deportati, alla
presenza di ex deportati del nostro territorio, offrirà spunti di
riflessione atti a fornire, soprattutto alle generazioni più
giovani, strumenti interpretativi per sviluppare una conoscenza
storica e critica dei pregiudizi che alimentano il razzismo. La
maniera migliore per comprendere i processi di costruzione del
razzismo sta nel coglierli nel loro divenire, collocarli nel contesto
culturale e sociale in cui si sviluppano e studiarli nel collegamento
con la complessità del periodo storico.

Ingresso libero fino ad esaurimento
posti – Posti disponibili: 145