L’ing. Gio.Batta Martinetti e la moglie Cornelia. Una coppia che fece storia a Bologna

C’è¨ una strada a Castello d’Argile che porta un nome il cui significato è¨ ignoto  non solo agli argilesi, ma anche a tanti bolognesi. Eppure si riferisce ad un personaggio  che ebbe grande influenza nel  disegno urbanistico della città  di Bologna; e che, insieme alla moglie , contessa Cornelia Rossi Martinetti, fu a lungo protagonista anche della vita sociale e culturale  nei primi tre decenni del 1800, dal periodo napoleonico alla Restaurazione pontificia. Parliamo dell‘ingegner Giovanni Battista Martinetti, consigliere comunale a Castello d’Argile dal 1828, deceduto il 10 ottobre 1830,  al quale fu intitolata la via  subito dopo la sua morte, in quanto nei 25 anni precedenti era stato possidente delle terre della ex Commenda di Malta di Bisana, da lui acquistate nel 1804 dall’ Amministrazione demaniale napoleonica (che le aveva espropriate e requisite nel 1796). Si trattava della più estesa impresa fondiaria argilese (circa 800 tornature), divisa in 8 poderi, tutti collocati in Bisana superiore e inferiore (più 3 in Bagnetto di là dal Reno), in gran parte adiacenti a questa strada che fu a lui intitolata. Giovan Battista Martinetti era stato anche proposto, dal nuovo Consiglio comunale argilese, come candidato per la carica di Priore, ma lui dichiarò la sua “indisponibità per le sue tante occupazioni”. Martinetti era infatti un ingegnere molto noto e stimato a quel tempo nel bolognese, anche per aver ideato il progetto per la nuova strada Porrettana, che collegava Bologna con Firenze, nel tratto di fondo valle del Reno. Progetto che fu approvato nel 1811, nel periodo di regime napoleonico, e che fu poi realizzato tra il 1816 e il 1840, nel periodo della Restaurazione pontificia, terminandodopo la sua morte.
Giovan Battista Martinetti era nato a Bironico, un piccolo comune svizzero del distretto di Lugano nel 1764. Figlio di un capomastro, nel 1775 raggiunse il padre a Bologna e studiò architettura e ingegneria nella locale Università . Laureatosi in periodo napoleonico, fece subito una rapida e gloriosa carriera, grazie all’appoggio e all’amicizia di Napoleone che aveva grande stima di lui e lo nominò Ispettore delle opere pubbliche del Dipartimento del Reno. In questa funzione Martinetti ebbe mano libera nel ridisegnare l’assetto urbanistico di varie zone della città di Bologna. In particolare, è considerato artefice del nuovo assetto della zona universitaria e dellOrto botanico in collegamento con la palazzina bentivolesca detta della Viola e con palazzi e giardini limitrofi. Predispose la sistemazione di vari luoghi pubblici, viali, piazze e giardini, dando al parco della Montagnola l’attuale assetto circolare.
Il 25 giugno 1805, per ringraziare i bolognesi della calorosa accoglienza e dei festeggiamenti, il Bonaparte destinò un valore di 200.000 lire (una enormità per l’epoca) per il pubblico passeggio nel parco. Su disegno di Giovan Battista Martinetti si formò dunque quel giardino che De Stendhal, nel volume “
Rome Naples et Florence” (1865) paragonava per grandezza alle Tuileries.

L’attuale aspetto di villa Spada è opera dello stesso Martinetti, su commissione di Jacopo Zambeccari, morto nel 1795. A lui si deve la realizzazione del piccolo giardino all’italiana che svolgeva la funzione di raccordo tra la villa e il resto del parco: la sua terrazza principale è infatti raggiungibile attraverso le vetrate della sala della Meridiana, posta tra il primo e il secondo piano. La proprietà restò agli Zambeccari fino al
1811. Nel 1820, la villa fu acquistata dalla marchesa Beaufort, moglie del principe romano Clemente Spada Veralli. Da questa appartenenza resta l’attuale intitolazione della villa, ora proprietà del Comune di Bologna.
Anche le decorazioni di Palazzo Sanguinetti portano la paternità del Martinetti, che chiamò a lavorarci Pelagio Pelagi, Serafino Barozzi, Vincenzo Martinelli e Antonio Basoli, i maggiori pittori del tempo.
Decorazioni che rappresentano per Bologna una delle più significative testimonianze degli anni napoleonici, sia per la schiera degli artisti coinvolti che per la varietà dei soggetti trattati, tanto da costituire un’esemplare antologia della decorazione neoclassica tra Settecento e Ottocento.

L’antichissima cripta della chiesa dedicata ai protomartiri bolognesi SS. Vitale e Agricola, risalente al 1000, dopo l’abolizione del convento benedettino nel 1796, l’insieme del complesso monastico fu acquistato nel 1808 dall’ingegnere Giovanni Battista Martinetti che lo trasformò estrosamente in una residenza fiabesca, in cui si mescolavano elementi classici e romanici, i quali si raccordavano all’edificio del numero 56 della via San Vitale dove fu aperto l’ingresso principale; l’orto del convento delle Benedettine entrò a fare parte di un vasto giardino strutturato all’inglese e ricco di una splendida vegetazione e di statue paganeggianti, mentre la cripta fu trasformata, molto discutibilmente, in una falsa grotta provvista di stalattiti artificiali (l’edificio religioso poté riprendere il suo primitivo assetto soltanto nel 1892, dopo che il giardino era giÃstato annesso al noto Collegio Ungarelli). Martinetti realizzò pure un progetto per il nuovo Teatro per i Gabinetti d’Anatomia dell’Università di Bologna, di forme neoclassiche.

Ottenne diversi incarichi a Roma, dove costruì il macello pubblico presso il Foro Flaminio, partecipò a progetti di bonifica nell’Agro Pontino
e fece parte della
Congregazione di Acque e Strade. Fu membro dell’Accademia Italiana di scienze, lettere ed arti, dell’Accademia Clementina a Bologna e dell’Accademia di S. Luca a Roma.

Nel 1831 le eredi (la vedova Cornelia e le figlie Marianna e Caterina) del defunto Gio. Batta Martinetti rivendettero i terreni dell’ex Commenda di Argile al barone Baratelli (che li tenne per circa 40 anni). Nonostante l’importante ruolo svolto dal Martinetti a Bologna, non risulta vi sia una strada o una piazza a lui intitolata in città

La contessa Cornelia Rossi Martinetti, regina dei salotti bolognesi

La sontuosa residenza del Martinetti in Bologna fu realizzata per dare prestigiosa dimora a sé stesso e alla moglie, la contessa Cornelia Rossi (in ritratto sopra), originaria di Lugo e sposata nel 1802. Donna di grande fascino e cultura, Cornelia Rossi Martinetti fu da allora protagonista della
vita salottiera e culturale di Bologna, prima nel periodo napoleonico, poi in quello della Restaurazione pontificia.
Per decenni polarizzò l’interesse della classe intellettuale bolognese e dei personaggi illustri in visita a Bologna; fra gli altri frequentarono il suo salotto e il suo giardino il Canova, il Monti, il Foscolo, il Leopardi, Gioacchino Rossini, il poliglotta Mezzofanti, re Luigi di Baviera, Lord Byron, Shelley, Stendhal, Lady Morgan, Paul Valery. Vi furono ospiti Napoleone Bonaparte e le sue mogli, Giuseppina Beauharnais, prima, e Maria Luisa d’Austria, poi.

Il fascino e la cultura di questa moderna Aspasia conquistarono i cuori di molti uomini, ma sembra tuttavia che nessuno potesse vantarsi di essere andato oltre un innocente flirt. Definita “Dea” dal Monti, “Venere Bruna”, “Bella Maga” dai numerosi suoi ospiti del suo giardino bolognese, le si addice particolarmente il giudizio dell’amica Lady Sidney Morgan: “Belle, spirituelle, très sage aussi”. “…il turista o il viaggiatore che giunga a Lugo, soggiornando all’Ala d’Oro, potra’ subire il fascino di questa figura femminile ed essere trasportato a ritroso nell’atmosfera del tempo, ripercorrendo sul filo della memoria la vicenda di Cornelia Rossi Martinetti, nobildonna lughese che seppe interpretare con grazia e intelligenza un ruolo culturale nella societа’ europea tra Settecento e Ottocento. E’ lecito pertanto immaginare che nei locali dell’Ala d’Oro che riecheggiano degli antichi fasti del Palazzo dei Conti Rossi, il piacere della conversazione, unito alla squisita ospitalitа’, possa rappresentare la continuitа’ con la migliore tradizione lughese a simboleggiare i mutamenti, ma anche il permanere dell’antico vincolo che congiunge il passato al presente.”(da “Cornelia Rossi Martinetti, una gentildonna lughese tra l’età napoleonica e il Risorgimento” di L.C.Montanari).

Ugo Foscolo fu addirittura stregato dalla bella nobile romagnola che sorrideva scherzosamente alle sue profferte amorose deridendo con elegante umorismo la sua focosità; le dedicò il carme “Le Grazie” idealizzandola nella sacerdotessa della parola, che fra le “frondose indiche piante” appare con i simboli dell’eloquenza e accoglie gli ospiti “ne’freschi orezzi di un armonioso speco” il quale altro non era che la cripta dei Santi Vitale e Agricola. Le autorità ecclesiastiche non accettarono mai che la cripta si fosse tramutata in un covo di mondanità filobonapartista, e le critiche nei riguardi della Contessa, per questa scelta, fioccarono. Ma ciò nonostante, Giovan Battista Martinetti riuscì a conservare un ruolo importante e influenza nel mondo bolognese anche in periodo di ritorno dell’amministrazione pontificia. La contessa Cornelia Rossi Martinetti morì nel 1867, dopo decenni di ritiro dalla vita pubblica per problemi di salute (si racconta fosse rimasta cieca).

(*) Bibliografia sul Martinetti e la moglie
– Boriani M. L.- Segre. 1989. “
Un architetto paesaggista dell’800: Giovan Battista Martinetti”. Il Carrobbio, XV 1989 pag. 27-40
– Chierici Stagni Maria Teresa. 1994.
“Giovan Battista Martinetti: ingegnere e architetto: un bolognese nato a Lugano”. Bologna: Ponte Nuovo. 1994. 152 pp.
– Montanari L. C. “
Cornelia Rossi Martinetti, una gentildonna lughese tra l’età napoleonica e il Risorgimento”

Ci sono inoltre vari siti internet con note su edifici storici di Bologna che  citano l’intervento  dell’ing. Martinetti. La foto del ritratto dellacontessa Rossi Martinetti è stata riportata dal sito di un grande albergo di Lugo, L’Ala d’oro, sorto dalla trasformazione della sua casa natale.

(**) Testo tratto da “Le strade di Castello d’Argile” Ogni nome una storia. Stradario storico toponomastico di Magda Barbieri

M. Bar.