Il Quintario romano, questo sconosciuto. C’era una volta. Giuseppe Sgubbi

QUINTARI, LORO FUNZIONE E COME
RINTRACCIARLI

Non molto tempo fa, con tre articoletti,
“Quintario una importantissima strada della centuriazione roman”,
“Leggendo il catasto Faventino”, e ” I confini in epoca romana”, ho
sollevato il problema QUINTARIO. Non ho fatto altro
che far conoscere agli studiosi ciò che avevo appreso sul
quintario, al seguito di trentennali ricerche effettuate
sulla centuriazione ove io abito, Solarolo provincia Ravenna. Naturalmente ho precisato che per poter
fare delle affermazioni di un certo spessore, occorreva estendere
l’indagine anche verso altre zone del mondo romano. Essendo
stato invitato a tenere conferenze in zone extra romagnole, ed
avendo potuto effettuare utilissimi confronti con altre zone
centuriate, ho la possibilità di fare alcune utili precisazioni
e di aggiungere qualcosa a quello già detto nei sopra citati
articoli. Pertanto, ciò che riporterò in questo articolo,
sono i risultati delle mie ricerche, fino ad ora conseguiti,
perciò risultati ancora provvisori , in quanto, a mio modesto
parere, il “problema quintario” , è ancora ben lontano dall’
essere definitivamente risolto.
Anticipo i risultarti conseguiti,
che naturalmente nel corso dell’articolo cercherò di spiegare nei
minimi particolari, al riguardo della sistemazione dei quintari, ho
affermato, senza tema di essere smentito, che in alcune aree
centuriate è stato usato lo schema Frontino, un quintario
ogni quattro centurie, in altre è stato invece usato lo schema
Igino Gromatico , un quintario ogni cinque centurie. Naturalmente
non posso escludere che in “altre” aree siano stati usati altri
“schemi.” Per quanto riguarda la numerazione delle strade,
sia le centuriali che i quintari, “barcollo ancora nel buio”,
infatti ho aggiunto “ipotesi alle ipotesi”.
La prima cosa
che intendo sottolineare è la “colpevole latitanza “ degli
studiosi, al riguardo di questo importante aspetto della
centuriazione. Porto un esempio che ne descrive l’evidente
trascuratezza, prendiamo in mano il bellissimo volume “Misurare la
terra: centuriazione e coloni nel mondo romano”. Modena, dicembre
1983- febbraio 1984. Questo libro contiene saggi di
qualificatissimi studiosi della centuriazione romana: Settis,
Gabba, Capogrossi Colognesi , Tozzi, Favory, Laveque, Chouquer,
Carandini, Castagnetti, Vallat, Pagano, ed altri, ma fino a
pagina 128 non troveremo la parola quintario, la troveremo in
alcune pagine successive, ove ci si limita a far presente che in
epoca romana, fra le altre strade, venivano tratteggiati pure i
quintari. Decisamente troppo poco. Di questi esempi potrei
portarne a decine, infatti, in moltissimi articoli sulla
centuriazione, tale parola non compare. Mi rendo perfettamente
conto che per rintracciare i quintari si incontrano grande
difficoltà: la pratica della centuriazione ha durato almeno
600 anni, nel corso di un cosi lungo periodo tale pratica è
stata regolata da diverse disposizioni di leggi, gli agrimensori
sono stati costretti ad adattarsi ad innumerevoli e diverse
situazioni paesaggistiche, situazioni paesaggistiche che nel corso
dei secoli hanno sicuramente subito ulteriori trasformazioni,
perciò non è possibile rintracciarli basandosi solamente nei
segni che queste strade hanno lasciato sulla terra. Si tenga anche
conto che, al riguardo di tale pratica, gli agrimensori ci hanno
tramandato ben poco, perciò alla luce di queste considerazioni,
non deve sorprendere se non esiste una regola aurea che
descriva lo schema usato per tracciare i quintari, una regola che
avrebbe potuto favorire un facile rintracciamento. Questo però
non deve giustificare il disinteresse verso questo importante
aspetto della centuriazione, infatti la bibliografia, al
riguardo del quintario, è praticamente inesistente.

Nel corso
delle conferenze che ho effettuato, ho cercato di descrivere nei
minimi particolari quelle che a mio parere sono state le funzioni
del quintario, che brevemente sintetizzo: strade di grande traffico
nell’interno degli ager, perciò usate sia da quelli che potremmo
chiamare “pubblica utilità”, ma, nella occorrenza, usati
anche per spostamento di truppe. Lungo il loro tragitto sono stati
costruiti i vici , i pagi ed eventuali agglomerati umani,
funzioni catastali e postali, delimitazione dei saltus, una di
queste strade era riservata alla transumanza, cioè i calles,
diventati in epoca medioevali i tratturi.

Ma la funzione più importante che
aveva il quintario era quello di segnare i confini degli ager,
sul come veniva segnalato questo importante confine, si e detto
tutto ed il contrario di tutto, fiumi, cippi, diversa orientamento
della centuriazione, distanza equidistante, ecc, il fatto stesso
che ogni studioso ha fatto al riguardo proposte diverse, la dice
lunga sulla comprensione del come veniva effettivamente tracciato.

Uno sguardo alla situazione attuale,
conferma che effettivamente i quintari hanno avuto le funzioni che
ho appena accennato, infatti su queste antiche strade si trovano le
pievi, le parrocchie, i castelli, i santuari, piccoli e grandi
agglomerati umani. Molti confini provinciali e comunali sono
tuttora contrassegnati dai loro antichi percorsi. Non credo che
tutto questo possa essere annoverato fra le inspiegabili
coincidenze. Alla luce di queste considerazioni, mi pare
che il problema quintario, meriti di essere approfondito in quanto
permette di aprire una importante finestra sul nostro
passato, infatti offre concrete possibilità di rintracciare gli
antichi agglomerati scomparsi, sia di epoca romana che di epoca
altomedioevali.

Come rintracciare i quintari
Iniziano questo non facile compito analizzando quel poco che ci
hanno tramandato i gromatici, per vedere se è possibile trarne
qualche utile indicazione: Igino Gromatico ci fa sapere che
dalla sistemazione dei quintari doveva scaturire un saltus quadrato
di 25 centurie, cinque centurie per ogni lato. Da Frontino
apprendiamo che per una insieme di ragioni, forse per errore, sono
scaturiti anche dei saltus di 16 centurie, perciò un quintario
ogni quattro centurie. Esistono anche altre proposte ed altri
esempi, ma da quello che ho potuto constatare, nella stragrande
maggioranza delle centuriazioni sono stati usati le indicazioni
di Igino, oppure gli errori segnalati da Frontino.
Sono fermamente convinto che il saltus corretto sia quello
consigliato da Igino, non solo perché il significato della parola
quintario significa uno ogni 5 centurie, ma anche perché solo
con tale saltus è possibile effettuare una corretta variazione
della centuriazione.
Nel corso delle conferenze che ho effettuato,
mi sono lungamente soffermato sul significato e sulle molteplici
funzioni dei saltus, un aspetto che tralascio, in quanto per
rintracciare i quintari, scopo primario di questo articolo, occorre
approfondire ben altri aspetti. Cerchiamo ora di dare una
risposta ad una importante domanda: considerato che l’apparato
stradale romano aveva come punto di partenza e di riferimento il
decumano massimo ed il cardine massimo, il conteggio delle strade
per poi tracciare il quintario, da dove iniziava? A parere degli
agrimensori e dei pochissimi studiosi che si sono interessati di
questo problema, il conteggio doveva iniziare con l’inclusione
del cardine o decumano massimo, cioè contare anche quello. In
apparenza, doveva essere una operazione facile, ma evidentemente
non lo era, più spesso di quello che si crede e per ragioni che
non conosciamo, come i fatti dimostrano, l’operazione deve avere
incontrato delle enormi difficoltà.
Difficoltà giustamente
evidenziate da Igino Gromatico, questi, sicuramente uno dei più
preparati agrimensori di epoca romana, si chiede e chiede, se la
prima linea alla destra del cardine o decumano massimo debba essere
chiamata prima, oppure seconda. Considerato che anche Igino
consiglia l’inclusione, la domanda appare superflua e troppo
ovvia la a risposta, se il conteggio doveva iniziare dalla prima
strada, la linea successiva doveva essere considerata la seconda.
Invece, come già detto, forse per regole poco chiare, spesso
venivano commessi errori. Prima di iniziare il conteggio delle
strade, scopo rintracciare i quintari, occorre rispondere ad una
altra precisa domanda: in epoca romana le strade come erano
classificate e contrassegnate?

La nomenclatura attuale delle
strade la conosciamo bene, ogni strada è contrassegnata da
iniziali. Una A ed un numero, per le autostrade. SS con un
numero, per le statali. SP con un numero e con un nome, per le
provinciali. SC senza alcun numero( in verità occorreva), ma
con un nome, per le comunali. In tale maniera si riesce
facilmente a distinguere le strade dalla più grande alla più
piccola. Ma la situazione in epoca romana non è altrettanto chiara.
Pur senza aver fatto particolari approfondimenti, mi risulta che
le consolari erano contrassegnate con un nome, Emilia, Flaminia
ecc. I decumani ed i cardini massimi , venivano individuati con
le semplici iniziali, DM (decumano massimo), e KM ( cardine
massimo). Le strade centuriali , cioè quelle che delimitavano
le centurie, venivano contrassegnate con la iniziale K, se
cardine, e con la iniziale D, se decumani, seguite da un numero,
e con la dicitura destra oppure sinistra a seconda della loro
posizione rispetto ai cardini e decumani massimi. A parere di
qualche studioso, queste ultime strade non venivano numerate,
in quanto non avevano alcuna funzione. Effettivamente, le centurie
venivano contrassegnate con un numero, senza aver bisogno di
nominare le strade che le delimitavano, ma , considerato che se
Igino ha sentito il bisogno di chiedere come deve essere chiamata
una di quelle strade, significa che , per ragioni che non
conosciamo, vi era la necessità di distinguere le une dalle altre.
L’incertezza rimane, una incertezza che riguarda particolarmente i
quintari, considerato che queste erano strade di grande traffico,
aventi pure funzioni postali e catastali, vi sono buone ragioni per
credere che oltre al nome quintario, nome dato a questo tipo di
strada, venisse pure numerato, sia per essere distinto dagli
altri quintari, sia che per essere facilmente localizzato.

Più avanti, nel corso delle “indagini
preliminari” dovrò volutamente omettere di sottolineare anche
la necessita di consultare anche ciò che altri hanno scritto al
riguardo della locale centuriazione, eppure la grande utilità è
fin troppo evidente, ma attenzione, al riguardo della sistemazione
dei quintari, alcuni scritti potrebbero essere fuorvianti. Porto
un esempio illuminante: ho sotto agli occhi il contributo del
padovano Legnazzi, riguardante la centuriazione fra Imola e
Faenza. Questi , fermamente convinto che tale centuriazione fosse
stata tracciata come nel padovano, cioè con lo schema Igino,
(tracciamento padovano comunque meritevole di essere verificato),
fece in modo che dalla sistemazione dei quintari, scaturissero dei
saltus di 25 centurie.

Questi, non essendosi reso conto che
in detta zona la centuriazione era stata invece tracciata con
l’erroneo schema Frontino, commise, seppur involontariamente, una
lunga fila di errori. Mi sorprende una cosa, nonostante che da
anni faccio presente agli studiosi che la carta Legnazzi è
inaffidabile, una inaffidabilità ampiamente documentata, la
totalità degli studiosi della attuale centuriazione continua a
riportare tale carta, come esempio di “centuriazione romagnola”.
Questo per dire che occorre evitare di partire ” col piede
sbagliato”.

Pur tenendo conto che ogni area è
“una storia a sé”, le indicazioni che seguiranno, se seguite
con attenzione, permettono, come più volte è accaduto, di
rintracciare i quintari, con una certa facilità.

Per prima cosa, dovremo fare alcune
indagini preliminari, valide per ogni area centuriata. Avendo
trovato alcune tracce di centuriazione, ricostruiamola tutta, per
una area abbastanza grande, più o meno come doveva o poteva
essere, sia per il verso dei cardini (Sud- Nord), che per il
verso dei decumani ( Est-Ovest).

A seguito di questa indispensabile
operazione, disponiamo di una mappa a forma di scacchiera della
zona che vogliamo indagare, che, fra l’altro, ci da la
possibilità di fare una importante verifica, rendersi conto con
quale tipo di centurie è stata tracciata tale centuriazione. La
più comune era quella di centurie da 20x 20 actus, cioè di
circa 705 metri di lato, ma a volte sono state usate centurie
diverse, in tal caso occorre controllare che la lunghezza dei lati
abbiano una corrispondenza con gli actus, se così non fosse, la
centuriazione potrebbe anche non essere romana. Ad ogni modo, per
procedere occorre verificare con esattezza quale tipo di centuria è
stata usata. Due utili controlli: dopo aver controllato se alcune
strade tuttora praticabili, corrispondono alle maglie della
centuriazione, si controlli pure se in alcune di queste si
trovano allineati edifici religiosi, (pievi, parrocchie, santuari),
oppure edifici civili, ( castelli, agglomerati piccoli e grandi),
in quanto in tal caso potremmo aver già individuato un quintario,
ma per sincerarsene occorre, oltre naturalmente al conteggio che
sarà spiegato, fare uno scavo in detta strada, se la larghezza è
attorno ai 4 metri, potremmo dire che siamo stati “baciati dalla
fortuna” in quanto faciliterebbe il proseguo della ricerca.
Dovremo pure darci da fare, per rintracciare il cardine ed il
decumano massimo, impresa non facile, il più delle volte queste
due strade si incrociavano al centro del forum romano, ma non
sempre, in alcuni casi, per svariate ragioni, si incrociavano
fuori dal centro urbano, ma occorre rintracciali. Il rintracciarli
è una operazione praticamente indispensabile. Sperando in un
esito positivo.
Come individuare correntemente i
quintari se la centuriazione è stata tracciata con lo schema
Iginio Gromatico.
Iniziamo dal cardine o decumano
massimo. Punto di riferimento di queste strade è quello di
effettuare la sistemazione dei quintari e di iniziare l’eventuale
numerazione delle strade, come a suo tempo fu il punto di riferimento
per iniziare la centuriazione.
L’individuazione dei quintari è
abbastanza facile, dopo 5 centurie troveremo il primo quintario,
dopo altre 5 il secondo, e cosi via. Così facendo vengono a formarsi
dei saltus di 25 centurie.

Più problematico il conteggio e la
numerazione sia delle strade centuriali che dei quintari. A mio
parere, contrariamente alle indicazioni dei gromatici, e della
totalità degli studiosi, il conteggio NON deve iniziare dal Cardine
o decumano massimo, se proprio vogliamo dare un numero a questa
strada, metteremo uno zero. Conseguentemente la prima strada
centuriale avrà il numero uno ed altrettanto il primo quintario.

Qualcuno potrebbe giustamente chiedere
la ragione per cui il conteggio non deve iniziare dal Cardine e
decumano massimo. Domanda pertinente, una ragione c’è, se fosse
quello l’inizio, ci troveremmo nella paradossale situazione, che
ad una unica linea corrisponderebbe ben tre strade: il cardine o
decumano massimo, un quintario ed una strada centuriate. Essendo
tutte e tre incorporate in una unica linea, come potranno essere
citate in una mappa? Nell’impossibilità ci citarle tutte e tre,
sicuramente sarà citata solo la più importante , cioè il cardine
o il decumano massimo, e delle altre due che ne facciamo? Le lasciamo
lì, facendo confusione? Oppure le cancelliamo? Sono fermamente
convinto che alcuni agrimensori romani si saranno resi conto che
seguendo alla lettera le indicazioni di Igino, cioè iniziare il
conteggio sia dei quintari che delle strade centuriali, includendo
il cardine o decumano massimo, avrebbero creato una confusione
interpretativa, confusione che col metodo sopra indicato, veniva
eliminata.

Il metodo è praticamente perfetto, le
strade centuriali ci sono tutte, e tutte progressivamente numerate,
altrettanto i quintari. Di fronte a questo tipo di
centuriazione, Igino troverebbe la risposta al suo interrogativo,
anzi non l’avrebbe neanche formulata. Vi sono molte tracce di questo tipo
di centuriazione, cioè col saltus da 25 centurie, ma sono convinto
che al seguito di una attenta indagine, constateremo che invece,
più spesso di quello che crediamo, sia stato usato l’erroneo
schema Frontino, cioè saltus di 16 centurie.
Come individuare correntemente i
quintari se la centuriazione è stata tracciata con l’erroneo
schema Frontino.

Anche in questo caso, l’individuazione
è facile, ogni 4 centurie un quintario, percio saltus di 16
centurie. Che questa è la sistemazione dei quintari, non vi sono
dubbi, l’ho potuto constatare nel corso delle mie ricerche, per
quanto riguarda il conteggio e la numerazione delle strade, la
situazione si fa complicata.

Abbiamo già visto la confusione che
si può creare iniziando il conteggio dal cardine e decumano massimo,
considerato che in questo caso è stata usata tale pratica, non è
facile ipotizzarne le conseguenze. Tentiamo una possibile ipotesi,
considerato che il primo quintario e la prima strada centuriale,
essendo incorporate ai cardini o decumani massimi, non possono
essere visibilmente numerate, dovremo per forza numerare solo le
successive, conseguentemente la prima strada centuriale che
troveremo, dovrà essere contrassegnata col numero 2 , come pure con
un 2 dovrà essere contrassegnato il primo quintario.
Ipoteticamente questo sarebbe il modo per “limitare” i danni,
ma rimangono molti interrogativi, che solo con il ritrovamento di
un catasto, avente questo tipo di centuriazione, si potrà dare
adeguate risposte.  La centuriazione di Imola e Faenza è
stata tracciata con questo schema, errori e confusione compresi.
Tracce di tale centuriazione, sono state riscontrate anche altrove,
Minturno, Terracina ed in alcune zone della Francia, ma a mio parere
è più diffusa di quello che pensiamo. Pur senza spiegarne le ragioni,
Frontino dice che questa è una centuriazione “sbagliata”, aveva
ragione, la confusione è ed era evidente, due strade, pur essendo
esistenti, non risultano nelle mappe, non solo, con tale schema
venivano formati dei saltus di 16 centurie, un saltus che mal si
prestava a creare un diverso orientamento centuriale.

Se per una insieme di ragioni poteva
esserci la necessita di cambiare l’orientamento della
centuriazione, per esempio, a causa della non perfetta pendenza del
terreno, oppure per creare un ben visibile confine di ager, si
ricorreva alla pratica qui presentata. In questa maniera venivano
risolti molti “problemi” fra cui il rovinare il minor numero di
centurie, e fare in modo che le strade dei due ager continuassero a
combaciare.

Per far questo era indispensabile
tracciare il confine con un quintario, (ecco un esempio dimostrante
che i confini di ager venivano tracciati con dei quintari), e la
centuriazione doveva essere stata tracciata con lo schema delle 25
centurie. Come ben dimostrato dal disegno, dopo 5 centurie di
“apertura”, troveremo lo spazio esatto di una centuria, dopo
dieci centurie lo spazio esatto di due centurie, dopo 15 centurie lo
spazio esatto di tre centurie ecc. Con un saltus formato da 16
centurie questo non era possibile, infatti occorreva tagliare
moltissime centurie.

Una curiosità da tenere presente, da
Varrone si apprende che esistevano pure dei saltus formati da
quattro centurie, un quintario ogni due centurie, ebbene se queste
quattro centurie venissero divise per 4, le centurie diventerebbero
16 , come il saltus di Frontino, ma in tal caso le centurie
sarebbero più piccole.

Come è noto, quando si dice che i
quintari , hanno pure il compito di delimitare i saltus, di 25,
oppure 16 centurie, non sempre viene specificato la superficie di
tali centurie, come pure non viene specificato se queste devono
essere quadrate, oppure rettangolari, considerato che vi sono
tracce di almeno una ventina di diverse centurie, i saltus
delimitati dai quintari, potrebbero essere diversi nella forma e
nella superficie.

Come si può notare rintracciare i
quintari non è una “impresa” facile, ma neanche impossibile.
Il cercare di rintracciarli, indipendentemente dal risultato, è pur
sempre un approfondimento che sicuramente migliora la conoscenza
della propria centuriazione, perciò, una azione utile.

Ultimissima curiosità, potrebbe anche
accadere di trovare due quintari appaiati, cioè alla distanza di
una sola centuria, ebbene in tal caso il problema si complica. Nel
mio territorio ho trovato una situazione di questo tipo, ma penso
di aver dato una esauriente spiegazione: esistenza in loco di una
antichissima via, che per un certo periodo ha avuto anche funzioni
transumanti, area interessata da antichissimi confini e da due
percorsi di fiumi. Naturalmente, non è detto che in altri luoghi
le ragioni siano identiche, occorre studiarle.

Un appello agli studiosi
 Sono
fermamente interessato a conoscere le varie realtà locali, come
pure sono interessato a conoscere i vostri commenti. Gli antichi
dicevano una cosa giusta: I complimenti fanno piacere, ma non
servono a niente, le critiche non piacciono, ma sono utilissime.
Prego perciò sintonizzarsi sull’utile, Buona ricerca.

Sgubbi Giuseppe –  Solarolo Ravenna
Ulteriore mio recapito Joselfsgubbus@libero.it

 

POSTILLA

Ad articolo ultimato e spedito ad
alcuni “addetti ai lavori”, uno studioso di Pavia mi ha scritto
rivolgendomi una serie di domande: ”per quale ragione, nel
conteggio delle strade del saltus di 16 centurie, lei ha
ipotizzato la possibile scomparsa di due strade, sia la prima
centuriale, che il primo quintario?

Quali le controindicazioni se nel
conteggio venivano indicate entrambe le strade col numero uno,
come infatti è stato fatto nel saltus da 25 centurie?

Giustissime domande che giustamente
meritano una risposta. Considerato che non vi sono fonti che
spieghino il comportamento degli agrimensori, ho provato ad
immaginarlo e per prima cosa mi sono fatto due domande: i quintari
venivano tracciati subito, oppure in un secondo momento? La
numerazione delle strade veniva effettuata subito, oppure in un
secondo momento? La risposta alla prima domanda sembra ovvia,
sicuramente i quintari saranno stati tracciati subito, anche perchè
tale strada doveva essere più larga delle centuriali. Per la
seconda domanda la riposta è dubbiosa, subito o dopo? Se fatta
subito, potevano rendersi conto degli errori che stavano commettendo
e rimediare, per rimedio si intende fare invece il saltus da 25
centurie e conteggio relativo, se fatta dopo, constatavano gli
errori commessi, ma non vi era più la possibilità di rimediare.

Vi sono buone ragioni per credere che
la numerazione venisse effettuata in un secondo tempo, mentre i
quintari venivano tracciati subito.

Tracciando subito i quintari, si
saranno resi conto che creavano dei saltus da 16 centurie, ma non
è detto che fosse considerato “un errore”.

Conseguentemente: gli agrimensori
esperti non includevano il cardine e decumano massimo. Subito od
in seguito, numeravano progressivamente sia i quintari, che le
strade centuriate, e vediamo la loro opera nei saltus da 25
centurie,

Gli agrimensori con poca esperienza:
hanno incluso il decumano e cardine massimo, hanno creato dei saltus
da 16 centurie, conseguentemente hanno creato la confusione che
constatiamo nei saltus da 16 centurie.

La risposta che ho dato all’amico di
Pavia è questa: se gli agrimensori avessero iniziato il conteggio
non includendo, avrebbero di fatto costruito solo dei saltus da 25
centurie, perciò nessun problema.

Purtroppo i fatti , cioè l’effettiva
esistenza dei saltus da 16 centurie, ci dicono che gli errori sono
stati commessi e conseguentemente, come io ho ipotizzato, due strade,
pur essendoci, risultano”scomparse”.

 

 

 

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