Gli ebrei che gestivano le barche della piccola Venezia della Bassa

La tredicesima edizione della Giornata
Europea della Cultura Ebraica,
è stata celebrata domenica
2 settembre 2012 in piazza Mazzini a Modena, a Carpi
e a Finale in altre 63 località italiane e in
ventotto Paesi europei.
A Finale cittadina del
territorio modenese sul confine col bolognese, tra le più colpite
dal recente terremoto, la celebrazione è stata sottolineata da due
visite guidate la cui cronaca ci viene raccontata da Manuele
Palazzi e dalla Gazzetta di Modena * con questo testo:
“ L’interesse per la cultura e la
storia locale ieri ha trovato nuova linfa ed argomenti grazie alla
dodicesime edizione della “Giornata della cultura ebraica”,
essendo Finale nel circuito della “Unione delle comunitÃ
ebraiche italiane” dal 2001.
Sono le 11.30 di mattina, quando si
raduna una piccola folla di circa 30 persone in via Trento Trieste, a
seguire la prima delle due visite guidate al Ghetto ebraico
con la dottoressa Maria Pia Balboni, autrice del libro
“Sigilli di eternità”, testo che racchiude i documenti e
lo studio storiografico sulla cultura ebraica a Finale.
Presente alla lezione-guida anche il dottor Stefano Arieti,
docente di storia della medicina e antropologia medica dell’Ateneo
bolognese, nonché fondatore della “Comunità ebraica riformata”
di Milano.
Si parte con uno sforzo
d’immaginazione: la via che ora porta al quel che resta del
Castello delle Rocche, una tempo costituiva il letto del fiume
Panaro, dalla chiusa dove fino al 20 maggio svettava la ‘Torre
dell’orologio coi suoi 32 metri d’altezza e il porto
antistante, in piazza Baccarini. Dalla torre di cinta, nascosta tra i
fabbricati moderni; oggi di proprietà della famiglia Fregni che apre
le sue porte per la visita; fino alla piazza i primi insediamenti
ebraici.
Dal 1541 controllavano il
trafficato mercato fluviale, fino al 1736, data di ghettizzazione.
Data tardiva rispetto alle altre comunità, che conferma il buon
rapporto tra i duchi estensi e i potenti mercanti ebrei. In via Torre
Portello ancora ben visibili i vecchi numeri civici con le lettere
che ne determinavano la zona, “T” per gli ebrei del ghetto, e “N”
per i cristiani che vivevano nella zona confinante.

Tra i portici di via Trento Trieste la
storia è raccontata dagli affreschi sulle volte, immagini del
vecchio alveo del Panaro e i tanti ponti che ne facevano una
Piccola Venezia, affrescati per ricordare la veduta, dopo che
il fiume fu fatto defluire fuori dal paese nei primi anni del
novecento.
Tra le vie del ghetto, l’edificio che
ospitava la Sinagoga, il luogo dove si insegnava la
cultura ebraica, con a fianco la casa del maestro, oggi casa
dell’architetto Braida. Si passa dall’iscrizione che ricorda
Rubino Ventura, nella via omonima che ne ospitò i natali,
militare sotto l’impero napoleonico e poi generale del regno di
Lahore, insignito della “Legion d’onore”.
La comunità ebraica finalese si è
sciolta nel 1923, quando è venuto a mancare il numero
formale di 10 uomini adulti a decantare le preghiere della Torah
per l’anno nuovo, come da tradizione. L’ultimo ebreo che ha
abitato il paese è Ciro Castelfranchi, morto nel 1963. Dal 2007
invece, è stato insignito come cittadino onorario il
giornalista Arrigo Levi
, per la sua discendenza dalla
famiglia Donati.

* Info da  galileo@bottegadellaformazione.it