Alcune poesie (in italiano) premiate al Concorso di Pieve di Cento

Concorso
letterario nazionale Le quattro porte organizzato dal Laboratorio di ricerca culturale di Pieve di Cento
10.a edizione .2007

– 1.a poesia classificata,  di Lida De Polzer – Varese
Forse”

Pareva fino a ieri
un inverno per sempre, sconsolato
figlio del ghiaccio e della pioggia, e luce
pareva non avere altro che grigia
ed ore lunghe, e giorni rintanati
e nebbia, nebbia a seppellirci il cuore.

Ma stamane due gazze son volate
sui rami di un’antenna, e lungamente
si guardavano fitto, in un silenzio
che quasi profumava, e intanto il sole
si affacciava al balcone delle nubi

e l’inverno mi è parso avere un sogno
di nidi caldi , e tenerezze d’erba
sui prati scabri, e forse un’improvvisa
suggestione di gioia l’ha sfiorato
mentre burberamente richiudeva
il sole nelle nubi, e per un attimo
gli è scivolata morbida sul cuore
la seta di una piccola voglia di primavera .

– 2.a poesia classificata,   di Paolo Sangiovanni – Roma

“Il nostro Novecento”

Ieri ho intravisto il cieco che vendeva
pannocchie lesse all’angolo di via
Taverna Penta nel quarantatre.

Ci siamo riscoperti sbigottiti.
Meravigliati entrambi di trovarci
ancora qua a combattere,accaniti.

Chini sui nostri pezzi in punteria.

Eppure persi.Come il passeggero
senza biglietto che tenta la fuga
ma ha le gambe invischiate nella molle
fanghiglia ambigua dell’eternità.

Il Novecento scivolando piano
oltre l’angolo ci ha lasciato in fondo
ai sentimenti qualche cosa di
impalpabile e denso di pietà.

Ma le sequenze che si fanno strada
nelle nostre pellicole via via
sono sommesse,timide.Rifanno
il verso a un film con Massimo Girotti.
Queste farraginose litanie
di menzogne,ricordi,di invenzioni
che ci hanno superato nel cammino
bussano sulle nostre intimorite

che,come loro,non abbiamo. Noi
che inconsapevolmente siamo stati.
Noi che abbiamo svoltato il Novecento
talvolta ci guardiamo intimoriti
intorno. Alla ricerca di qualcosa
che non sappiamo cosa sia.Se esiste.

O ci è stato soltanto raccontato.
Ci esercitiamo a ricordare a volte
quello che prima c’era e non c’è più:
la ruzzola,il pennino Cavallotti,
lo scaccino,il magnano,il venditore
di more,il proto. E poi il riparatore
di piatti,ombrelli,tazze e insalatiere.

E fingiamo di credere in perfetta
buona fede che tutte queste cose
fossero la codifica dell’Eden.

Così svoltato il secolo,vicini
ad un tramonto che non comprendiamo,
mentre ogni cosa si trasforma e cade
piangiamo queste finte verità.
Queste illusioni morte,noi compresi,
che la macina ingoia.Senza febbre.
Senza applausi all’uscita.Senza coro.
Come correndo lungo uno stradone
che via via che si snoda si divora.
Con le case e le vigne superate.

– 3.a poesia classificata  di Maria Antonietta Bertaccini – Forlimpopoli (Fc)
Intagliate stelle d’infanzia”

In un prato di là della strada,
tra le siepi di bosso
ed un volo d’aquiloni,
la mia infanzia riposa.
Avevo sì e no dieci anni,
le trecce lunghe girate dietro le
orecchie,
tonde come due polpette.
I fiori bianchi ricordo,
i fiori della Madonna,
legati a mazzo con un filo d’erba.
E c’era…
c’era una mosca cieca, il mio gioco preferito,
che ora non vola più.
Alle quattro in punto la merenda.
La mia era di cioccolata tagliata a fette,
con le nocciole, variegata.
E Pompeo lo sentivo arrivare da lontano
col campanello, sul carrettino dei gelati.
Oh, come in gola, dolce, si scioglieva
la mattonella di crema alla vaniglia!
La sera si chiudeva sotto un cielo d’aquiloni
fatti di carta velina, colla d’aceto e farina.
O fanciullezza,
che torni ad infilarmi il grembiule dei giorni,
con le tasche piene di indovinelli,
il colletto di viole fiorito,
le casette stampate di Rio Bo,
riportami le mie scarpe d’erba fresca macchiate,
con le stelle intagliate!
Intagliate stelle d’infanzia!

(*) Poesie qui pubblicate per
gentile concessione degli autori e degli organizzatori del Premio

Altre poesie premiate sono leggibili sul sito  www.labpieve.it