1914 – L’illuminazione pubblica a S.Giorgio di Piano passa dall’acetilene all’elettricità. Anna Fini

2014: CENTO ANNI DELLA
ILLUMINAZIONE ELETTRICA PUBBLICA A S. GIORGIO DI PIANO.
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di Anna Fini
Esattamente 100 anni fa, nel
1
914, nel comune di San Giorgio di Piano si passava
dall’illuminazione pubblica a gas acetilene all’illuminazione
elettrica.
Ma come avvenne questo passaggio?
Nel lontano 1912 la SocietÃ
Elettrica di Bologna chiese d’iniziare le pratiche per
impiantare una rete di pubblica illuminazione elettrica a San
Giorgio. La Giunta, allora presieduta dal Sindaco
Gaetano Rossi, pensando che questo nuovo sistema fosse
più sicuro, più economico e più pratico rispetto al sistema sin a
quel momento utilizzato, affidò all’assessore Gaetano Tommasini
l’incarico di studiare l’argomento.
San Giorgio attraversava, in quegli
anni, uno “sviluppo dell’arte edilizia” con un aumento
delle dimensioni del paese che aveva reso l’impianto
d’illuminazione a gas acetilene insufficiente ed era quindi
indispensabile la sua estensione oppure la sua sostituzione con un
impianto a luce elettrica. Le due soluzioni vennero vagliate
dall’Amministrazione pubblica con l’intento di conciliare
funzionalità e “maggior utile per le finanze del comune”:
se inizialmente si prese in considerazione la possibilità di
conservare l’impianto , in quanto aveva dato durante gli anni un
ottimo risultato, l’analisi di alcuni dati oggettivi fece decidere
diversamente.
La Società Centrale
d’Elettricità
aveva infatti già collegato alla rete
elettrica il Comune di San Giorgio di Piano: dal settembre 1911 la
società stessa aveva avuto il nulla osta per “impiantare nel
nostro comune una linea elettrica per il trasporto e diffusione
dell’energia a scopo industriale domestico ed agricolo”.
Ciò
aveva indotto a ricorrere a questo tipo di energia sia gran parte
degli industriali per i propri “opifici” che molti privati
per le utenze domestiche: rimanevano pertanto “ben pochi utenti”
che utilizzavano ancora il gas acetilene ed in queste condizioni
l’azienda che gestiva quell’impianto si trovò nella necessitÃ
di chiedere un aumento delle prezzo del gas acetilene per fiamma-ora
(da 5 a 6 centesimi l’ora), provocando così un notevole aumento
nel costo dell’illuminazione.


Gli Amministratori valutarono anche la
possibilità di una gestione comunale di questo servizio, ma anche in
questo caso un’analisi dei costi, tra l’acquisto del carburo, la
retribuzione del personale e le spese per la sostituzione del
materiale deteriorato, rivelò che non si sarebbe avuta una
diminuzione dell’onere economico: il preventivo si aggirava infatti
sulle £ 3.000, pari a quello che la ditta appaltatrice giÃ
richiedeva.

Fu contattata quindi la societÃ
anonima “GAS-ELETTRICITA’” della ditta Chiari,
concessionaria della centrale per questa zona, ed in base al numero
di lampade che si volevano istallare ed alla loro potenza questa
richiese un canone di £ 2.500. Confrontando tale spesa con quella
precedente la Giunta non ebbe più alcun dubbio, tanto più che
l’intensità luminosa sarebbe aumentata notevolmente.

Fu quindi disdettata la gestione della
ditta Olivari di Milano, che conduceva dal 1905 l’impianto
pubblico d’illuminazione a gas acetilene, e il servizio fu dato in
concessione alla società elettrica per 10 anni, sulla base di un
accordo che prevedeva che nella cifra calcolata fossero ricomprese
tutte le spese d’impianto, la somministrazione di materiali, la
fornitura della corrente elettrica, il personale di sorveglianza, la
manutenzione, il ricambio delle lampade ad incandescenza e
quant’altro potesse occorrere.
Il contratto con la società elettrica
avrebbe dovuto iniziare già nel gennaio del 1914 ma la lunghezza
delle pratiche comportò lo slittamento di qualche mese, durante i
quali il Comune assunse provvisoriamente il servizio d’illuminazione
a gas acetilene al fine di mantenere funzionante il servizio
pubblico.

L’Amministrazione comunale inoltre
aiutò la società elettrica nel richiedere ad alcuni proprietari di
case il permesso di applicare nel loro edificio un gancio per fissare
i fili che dovevano sostenere le lampade poste nel mezzo della
strada, assicurando che tutto sarebbe stato fatto in modo da non
deturpare gli edifici.

Analoga richiesta fu fatta anche alla
Sopraintendenza ai Monumenti dell’Emilia-Romagna, la quale diede il
consenso per l’affissione di un piccolo gancio sulla fronte
sud-ovest della porta ferrarese ed un altro nella parete nord-ovest
della torre di proprietà Caliceti (torresotto) purché non si
danneggiassero i due edifici monumentali.

I punti luce con diversa potenza
che iniziarono a funzionare nel 1914 furono 33
: erano lampade
sospese, a braccio, a fune o a mensola ed erano provviste di un
riflettore.
E’ interessante vedere il loro
posizionamento per capire quali fossero in quel tempo le dimensioni
di San Giorgio:
9 lampade da 100 candele Lungo
la strada Umberto I° (attuale via Libertà) ad una distanza di circa
m. 35 l’una dall’altra
4 lampade da 100 candele Nel
tratto che va dalla Piazza Indipendenza al termine del viale XX
Settembre
6 lampade da 50 candele
Nella via Ivo Pradelli (e Via della Pace) già via Merlina
1 lampada da 50 candele Nel
Borgo San Rocco
3 lampade da 50 candele
Nella via Torresotto (ora via G. Rossi) e Fortitudo (gruppo sportivo)
2 lampade da 50 candele Nella
via Circonvallazione e precisamente nel crocevia fra detta strada e
via Vittorio Emanuele II° ed un’altra presso il fabbricato
comunale delle stalle (alle estremità di via 2 Giugno)
2 lampade da 50 candele In
via Francesco Ramponi
2 lampade da 50 candele Nel
Viale a nord del paese
1 lampada da 50 candele Nel
viale della Stazione

2 lampade da 25 candele Nelle
latrine pubbliche
1 lampada da 25 candele Sulla
parte della Chiesa prospiciente il Campanile

Alcuni mesi dopo si sentì la necessitÃ
di aggiungere un altro punto luminoso sulla via di Circonvallazione
nel lato nord di porta Ferrara.
Il contratto con l’azienda elettrica
prevedeva che le lampade fossero a filamento metallico, con l’impegno
però a sostituirle con altre qualora la tecnologia avesse scoperto
un sistema migliore.
Secondo lo stesso contratto le lampade
dovevano essere sostituite quando la loro intensità luminosa fosse
diminuita, a causa dell’usura, del 15% ed in ogni caso dopo 1000
ore di accensione.
La concessione dettagliava anche gli
orari d’accensione a seconda dei periodi dell’anno.

* Vedi TABELLA in fondo
all’articolo

Il concessionario era tenuto a
rispettare gli orari e sanzioni erano previste in caso di ritardi o
mancate accensioni; un’ eventuale rottura dei filamenti delle
lampade o delle valvole di sicurezza era tollerata solo se pari o
inferiore al 5%.
Gli agenti municipali avevano l’obbligo
di sorvegliare l’impianto elettrico “come se fosse del comune”,
elevando anche contravvenzioni a chiunque avesse danneggiato le
condotte elettriche, le lampade, gli appoggi, ecc.
Tariffe speciali erano state previste
per tutti gli edifici comunali: l’energia fornita per la loro
illuminazione era scontata del 20% rispetto al prezzo praticato ai
privati.
Una clausola del contratto, richiesta
dal Consigliere Avv. Eraldo Gaiani, prevedeva che i fanali
precedentemente esistenti (a gas acetilene) fossero conservati in
locali del Comune per essere utilizzati nell’eventualità che forze
maggiori (“bufere, uragani, inondazioni, guerra guerreggiata,
scariche atmosferiche, attentati insidiosi”) avessero reso
inservibile l’impianto elettrico.
L’impianto sostituito trovò
effettivamente un nuovo impiego già alcuni mesi dopo, nel
1915, quando venne istallato nelle 3 frazioni, affidando l’incarico
di accensione e spegnimento a incaricati locali; i fanali erano così
posizionati: 4 a Gherghenzano , 2 a Stiatico e 3 a Cinquanta.

 

Un’unica annotazione nei verbali
della Giunta Comunale ci racconta come l’illuminazione pubblica
incontrò inizialmente alcune difficoltà: un andamento poco regolare
del servizio da parte della ditta appaltatrice fece riflettere se
fosse il caso di municipalizzare e gestire direttamente il servizio
stesso, ma nei mesi e negli anni successivi non si trova più traccia
di tali problematiche, se non la necessità di un’illuminazione
maggiore.

Lo scoppio della prima guerra
mondiale richiese la modificazione del servizio:
il 19
ottobre 1916
fu infatti emanato un decreto luogotenenziale
nel quale si disponeva che l’illuminazione pubblica in tutti
i Comuni si dovesse ridurre della metà dall’ora dell’accensione
alle 22,30 e di ¼ da quell’ora sino al momento dello spegnimento.
Il nostro impianto, però, non poteva essere ridotto
automaticamente ogni sera dalle 22,30 al minimo consentito per cui
l’Amministrazione Comunale decise di ridurre la potenza luminosa a
¼ passando da 2325 a 575 candele.
Nel successivo mese di dicembre, per
ulteriori diposizioni, si invitò la società appaltatrice
dell’illuminazione pubblica ad oscurare le lampade con
tinteggiatura azzurra, mentre si sospese l’illuminazione a gas
acetilene nelle 3 frazioni.
La riduzione di ¼ e la tinteggiatura
azzurra delle lampadine “rendeva il castello privo affatto di luce”
per cui l’Amministrazione, il 9 agosto 1918, stabilì che per
ragioni di sicurezza era più opportuno limitare la riduzione alla
sola metà della potenza.
Nelle frazioni l’illuminazione
elettrica pubblica arrivò alcuni anni dopo: nel 1928 a
Cinquanta e Gherghenzano e nel 1930 a Stiatico.

Se dal 1914 facciamo un salto in avanti
di cento anni possiamo confrontare i 33 punti luce del capoluogo gli
attuali 2300
comprendenti tutto il territorio comunale.


Ma se facciamo un salto a ritroso
arriviamo alla metà dell’ottocento: intorno al 1850 e sino
al dicembre del 1858 esisteva un unico punto luminoso,
finché
la Brigata Gendarmi chiese d’attivare “ in questo
Castello almeno 2 fanali notturni nella strada principale non essendo
bastante il solo fanale ora esistente”. Un’analoga richiesta
era già stata avanzata nel 1852 ma i carichi economici del Comune
suggerirono di rimandare la spesa a momenti migliori.
Nel 1858, superate le difficoltÃ
economiche, il Priore Baccilieri Vincenzo (l’attuale Sindaco)
propose alla Magistratura (l’attuale Consiglio Comunale) l’aumento
di 2 fanali
da collocarsi nei punti più importanti della strada
principale. Il Consiglio della Comunità di Castel San Giorgio
approvò la proposta ritenendo “che quanta maggiore luce si può
dare di notte alle strade, tanto meglio si toglie l’occasione ai
malviventi di sottrarsi alla forza pubblica [….] è dovere del
Magistrato di provvedere con tutti i modi che sono in suo potere alla
sicurezza degli abitanti”.

Nel giugno del 1863 la
realizzazione della linea ferroviaria Bologna-Ferrara e della
stazione
(e la costruzione della nuova piazza e della strada
che metteva in comunicazione il paese con la stazione e la via di
Bentivoglio) resero necessario l’inserimento di un nuovo fanale.
L’appaltatore dell’illuminazione notturna, il Sig. Giovanni
Trebbi, doveva accendere questo fanale per 2 ore circa, un’ora
prima ed un’ora dopo l’arrivo del treno da Ferrara, ma “
solamente nelle sere in cui non splendeva chiara la luna”.

Anna Fini

Didascalie foto:
1)  Accenditore di fanali
2) San Giorgio di piano Piazza Indipendenza
in una cartolina spedita nel 1925 raffigurante la prima illuminazione
elettrica (cartolina concessa dal signor Luciano Bonora)

3) Manifesto realizzato per
l’inaugurazione dell’impianto di pubblica illuminazione a gas
acetilene nel 1905 (immagine concessa dal signor Luciano Bonora)

 

mesi

dal
1°

al
10

dal
11

al
20

dal
21

alla
fine

 

accensio.

spegnim.

accensio.

spegnim.

accensio.

spegnim.

 

ore

ore

Ore

Ore

ore

ore

Gennaio

17,15

7

17,45

7

17,45

17

Febbraio

18

6,30

18,15

6,30

18,30

6,15

Marzo

18,45

6

19

5,45

19,15

5,30

Aprile

19,30

5

19,30

4,45

19,45

4,15

Maggio

20

4

20,15

3,45

20,30

3,15

Giugno

20,30

3,15

20,30

3,15

20,45

3,15

Luglio

20,45

3,15

20,45

3,15

20,30

3,30

Agosto

20,30

3,30

20

4,15

19,30

4,30

Settembre

19,30

4,30

19

5

18,45

5,15

Ottobre

18,30

5,30

18,15

5,45

18

6

Novembre

17,45

6,15

17,30

6,15

17,15

6,15

Dicembre

17,15

7

17,15

7

17,15

7

 NB Articolo  già pubblicato anche sul notiziario comunale Il Sangiorgese