Origine di Bologna, un nuovo sito per raccontarla

“Origine di Bologna”: l’archivio digitale pensato e curato da un cittadino bolognese avrà una nuova veste grazie alla collaborazione con il Comune di Bologna
Tante persone, con il naso all’insù, aguzzano la vista per cercare di vedere le tre frecce conficcate tra le travi del portico di Palazzo Isolani, ma forse non tutti sanno che, degli antichi portici come questo, con le colonne in legno tipiche della Bologna medioevale, oggi sono rimasti solo 6 brevi tratti. Così come se si passeggia in piazza San Francesco, in piazza San Domenico o in piazza Rossini, davanti al Conservatorio, forse non tutti sanno che stanno camminando su quelli che, fino all’arrivo di Napoleone Bonaparte, erano stati dei cimiteri.
Queste, e molte altre, le informazioni e le curiosità raccolte da un cittadino bolognese e oggi raccolte in Leggi Tutto

Castello d’Argile nella Grande Guerra

La Prima Guerra Mondiale (detta poi “Grande Guerra”) ebbe inizio in Europa il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’Impero Austro-ungarico contro il Regno di Serbia, in seguito all’attentato di Serajevo, in cui fu ucciso l’erede al trono imperiale Arciduca Ferdinando. L’Austria ebbe subito l’appoggio dell’alleato Impero di Germania, mentre l’Impero russo dello Zar si schierava in difesa della Serbia, cui si unirono Francia e Regno Unito con le rispettive colonie. Successivamente intervennero altri Stati europei ed extraeuropei, come l’Impero Ottomano e l’Impero giapponese (con Austria e Germania), e infine, nel 1917, gli Stati Uniti d’America a fianco dell’Intesa franco-inglese, dopo la rivoluzione e il ritiro della Russia.
Il Regno sabaudo d’Italia, dopo un anno di neutralità, tentennamenti diplomatici e accordi segreti, nel maggio 1915 ruppe l’antica Triplice Alleanza con gli Imperi centrali e dichiarò guerra all’Austria. Scelta controversa e osteggiata da tanta parte del mondo politico socialista e cattolico; tanto che il papa Benedetto XV definì quella guerra in atto una “inutile strage”. E infatti fu uno dei conflitti più sanguinosi e devastanti che l’umanità abbia vissuto.
Come quasi sempre avviene anche la situazione di Castello d’Argile ricalca quella Leggi Tutto

La storia di Bologna sui muri e nelle strade

La storia  di Bologna sui muri, nelle strade, nelle piazze

– 529 lapidi, 450 strade e piazze, 70 strade perdute. Da oggi è disponibile un nuovo scenario nel sito www.storiaememoriadibologna.it  dedicato alle memorie urbane e alla toponomastica della città: nel corso dei secoli i bolognesi del passato hanno voluto eternare eventi e protagonisti attraverso le epigrafi e la titolazione di strade e piazze. Manufatti che nel sito sono collegati a biografie, edifici, vie, piazze esistenti e scomparse.
www.storiaememoriadibologna.it/lapidi
Le lapidi con il loro linguaggio essenziale e idealizzato, non soltanto raccontano le tante vicende della città, ma inducono il lettore a riconoscersi in una storia comune. Da un progetto di catalogazione delle lapidi urbane del Comune di Bologna nato nel 1999 si è proseguito nella ricerca fino a comporre il sito. Per le informazioni sulla collocazione delle lapidi, il museo si è avvalso della preziosa collaborazione del sito www.originebologna.com , aggiungendo una ricchissima banca dati sulle vie cittadine esistenti e su quelle scomparse.
**Info: Uffici: via de’ Musei 8 | 40124 Bologna | tel. +39051225583
museorisorgimento@comune.bologna.it | www.museibologna.it/risorgimento

Dalla preistoria alla storia

LE TAPPE DEL LUNGO CAMMINO DEGLI UOMINI VERSO LA CIVILTÃ
Cronologia e cenni di preistoria e storia.
A cura di Magda BarbieriPREMESSA
Quella che segue è una elencazione schematica ed estremamente
sommaria, compilata ad uso di pro-memoria, che vuol offrire un
minimo di informazione e invitare a successivi approfondimenti; anche
per capire come e quanto le diverse forme di religiosità , dai culti
alle culture
, scaturite nelle varie aree territoriali della Terra
nel corso dei secoli, abbiano avuto punti in comune e si siano
compenetrate con i poteri politici del loro tempo e dei relativi
luoghi.
Le date indicate sono da intendersi in modo approssimativo e
relativo, solo in quanto così indicate in autorevoli testi indicati in bibliografia finale.
Da 35 milioni a 2 milioni di anni fa
Evoluzione
delle specie di vari gruppi di scimmie che portarono alla comparsa
dei primi
ominidi,
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Il sublimato di mercurio e il primo processo per inquinamento atmosferico, a Finale, nel 1689. Galileo Dallolio

1Il trionfo del mercurio :
una vicenda che ha riguardato anche
Finale

Partendo
dall’evento che ha dato a Finale il singolare primato di essere il
luogo dove, per la prima volta in Italia, si sia fatto, nel 1689, un
processo per inquinamento atmosferico dovuto alla produzione di
solimato di mercurio,
credo sia utile farsi un’idea di un
prodotto che ha avuto una larga diffusione nella pratica medica e
cheè¨ ancora citato nei prontuari e nei repertori dei termini medici
del 1960. (1)
Ricordo
che il processo si è concluso con l’assoluzione dei produttori ,
ma ha messo in moto una serie di eventi che meritano di essere
studiati. Mi riferisco all’amicizia fra Ramazzini e Leibniz ,
coinvolti entrambi nel processo per un atto di cortesia, e al
contributo di Leibniz alla fortuna europea del De morbis
artificumâ Il libro sancisce la nascita della medicina del lavoro
con ben 60 schede di malattie collegate a diversi mestieri
e
Francesco Giampietri
, nel suo saggio l’erudito di Hannover e il
medico dei villani. Leibniz, Ramazzini e la nascita della medicina
sociale
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Luoghi e vicende degli ebrei a Pieve di Cento tra XIV e XVI sec.

In occasione della Giornata Europea della cultura ebraica , e anche in considerazione del riemergere dell’antisemitismo, insieme alla questione israelo-palestinese sempre attuale e drammatica , ci pare opportuno ricordare alcune situazioni e vicende riguardanti la presenza degli ebrei nel Cento-pievese, e in particolare a Pieve di Cento. Le fonti documentarie attestano una presenza ebraica a Pieve di Cento dalla fine del secolo XIV. Nel 1398 , infatti, fu aperto un banco di prestito, gestito da Dattilo da Spello, proveniente da una famiglia di prestatori che già operavano a Bologna ( e probabilmente socio o collegato con Manuele del Gaudio che già aveva aperto, con altri , un banco nel 1391 a Cento; n.d.r.) . Già dalla metà del secolo XIV molti dei banchi di prestito esistenti a Bologna e nel contado erano gestiti da ebrei (detti feneratores),la cui presenza era stata favorita da una fase di forte espansione e sviluppo che in quel periodo le città del nord Italia stavano attraversando e che tendeva a favorire l’immigrazione e il richiamo di capitali che contribuissero a questa ripresa economica e sociale. (*)
 L’apertura Leggi Tutto

C’era una balena fossile sull’Appennino bolognese

Domenica 11 maggio 2008 a Gorgognano  di Pianoro , alle ore 16 Inaugurazione della scultura dedicata alla Balena della Val di Zena L’iniziativa, curata dal G.A.L. BolognAppennino, prevede l’inaugurazione della scultura dedicata alla balena della Val di Zena, che sorge nel punto esatto dove, circa 2 milioni di anni fa durante il Pliocene, una balenottera si è spiaggiata. Nell’anno 1965 è stato ritrovato lo scheletro del Cetaceo fossile, il cui originale è esposto nel Museo di Geologia e Paleontologia Giovanni Capellini della Università di Bologna. Le dimensioni della scultura che verrà inaugurata sono quelle esatte della balena (circa 9 metri di lunghezza).
Introdurranno l’evento: Simonetta Saliera, sindaco di Pianoro, Tiberio Rabboni, assessore Regione E R  Andrea Marchi, Presidente Comunità Montana – Cinque valli bolognesi , Remo Rocca, Presidente Gal BolognAppennino, Giulio Ghetti, Fondazione Carisbo, Gianbattista Vai, Direttore Museo Capellini, Università di Bologna, Carlo Sarti, Dirigente-Curatore Museo Capellini, Università di Bologna – L’inaugurazione sarà inserita all’interno di un evento-spettacolo con letture da Melville (Moby Dick) e Capellini tenute dall’attore Umberto Bortolani, in una suggestiva ambientazione sonora appositamente approntata per l’occasione.
“Se a Bologna ci fosse il mare…..! Eppure c’era. Anzi, c’è! Circa 15 km a monte dell’attuale Via Emilia due milioni di anni fa o giù di lì arrivava il mare: una spiaggia tropicale era il panorama che si offriva agli occhi di chi oggi invece si perde davanti alla vista di colline e piccole valli fiorite. Siamo in Val di Zena, a neanche una ventina di chilometri da Bologna, in una delle zone archeologiche e paleontologiche più importanti di Italia.
Basta chiudere gli occhi e abbandonarsi per un po’ al racconto. Poi, riaprendoli, la balena sarà lì, in carne e ossa, davanti al pubblico: una balena lunga ben 9 metri, opera dei ragazzi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna coordinati dallo scultore Davide Rivalta.
Nel corso della giornata, l’inaugurazione del monumento della Balena della Val di Zena sarà accompagnata da una ricostruzione fantastica dell’ambiente di due milioni di anni fa, testimoniato ancora da una ricca presenza di fossili in tutta la zona. Poi, da qui all’eternità la gigantesca balena-scultura (riproduce, infatti, le dimensioni reali di quella i cui resti sono ora al Museo Capellini) ricorderà per sempre ai turisti della Val di Zena che c’era un paesaggio tropicale popolato di balene e mastodonti là dove oggi si viene a funghi o per arrampicarsi sulle pendici collinari in sella a una bici….” (*)

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Luigi Groto, il “cieco d’Adria” “terremotato” a Malalbergo nel 1570. Dino Chiarini

Luigi Groto -o Grotto,
come riportano alcuni documenti- (Adria, 7 settembre
1541–Venezia, 13 dicembre 1585) fu un celebre drammaturgo, poeta,
filosofo, musicista, ambasciatore di Adria presso la Serenissima
Repubblica.
Era figlio di Federico e di Maria de’ Rivieri ed
appartenente ad una famiglia della piccola nobiltà adriese
proprietaria di vasti terreni; venne colpito da cecicità completa
all’età di otto anni. Fu membro di varie Accademie letterarie, tra
cui quella di “Umanae Litterae” di Adria, ed istituì una propria
scuola, l’Accademia degli Illustrati. Compose numerose poesie,
svariate commedie e tradusse diverse opere dal greco. Nei primi mesi
del 1567 fu processato come eretico per aver letto e conservato
alcuni libri di Erasmo da Rotterdam e di Bernardino Ochino: proprio
per questo motivo fu escluso dall’insegnamento. Più tardi,
precisamente l’8 luglio 1567, il processo si chiuse con l’abiura del
Groto ed il gesto lo rese sì libero dalle censure e dalla prigione a
vita, ma non gli consentì di tornare a insegnare, lasciandolo in
gravi difficoltà economiche. Sostenne presso il doge di Venezia
Pietro Loredano
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Il Risorgimento di casa nostra. Il caso di Castello d’Argile

IL RISORGIMENTO DI CASA NOSTRA. Quel che accadde a Castello d’Argile
Ricerca di Magda Barbieri
Gli eventi preparatori, dal 1848 al 1860
Gli abitanti di Castello d’Argile, a quel tempo in gran parte analfabeti
e poco informati delle vicende politiche nazionali, inizialmente non
compresero le motivazioni della
causa italiana che nel 1848 stava animando molte parti d’Italia, sotto la spinta ideale e politica di Mazzini, Garibaldi, Cavour e l’appoggio militare del Regno di Sardegna.
Tanto che un gruppo di contadini cacciò in malo modo il padre barnabita di Cento,
Ugo Bassi,
patriota attivo sostenitore della lotta per l’Unità d’Italia, quando venne in Argile ad animare i pochi disposti ad ascoltarlo.
Gli argilesi mostrarono consenso solo quando 
Pio IX,
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Dalla toponomastica popolare alla toponomastica “ufficiale”. Magda Barbieri

Nei secoli passati  solo le antiche grandi strade consolari romane avevano una denominazione  che derivava , appunto, dal nome del console  che le aveva fatte costruire : via Emilia, Aurelia, Cassia, Appia, ecc…; ma nelle campagne, e anche nelle città  , non esistevano denominazioni ufficiali per le  strade, nè  i numeri civici per le case, nè  indirizzi precisi come li abbiamo noi oggi. Nei documenti pubblici o atti notarili dove fosse necessario indicare una abitazione o un podere oggetto di compravendita, si usava scrivere il nome del proprietario   dell’edificio o del terreno venduto e i nomi dei proprietari dei terreni confinanti, “a levante“, “a ponente” , “a mezzogiorno” e “a tramontana“; se c’era, si citava la presenza di un fossato, o di un fiume confinante, o di uno ”  stradello pubblico” o di una “via che va a…”, seguita dal nome della località   verso cui la strada era diretta.

Per orientarsi e distinguere i luoghi e  le strade rurali e urbane,  nel parlare quotidiano, gli abitanti  si abituarono ad inventare  e usare denominazioni spontanee o popolari che, se  ben motivate e facilmente riconoscibili  e memorizzabili, diventavano di uso corrente nel tempo e per secoli.

 Nelle città  la denominazione poteva derivare dalla presenza prevalente di botteghe o artigiani di una determinata categoria ( fabbri, orefici, lanaioli, pescherie…), o anche dalle più  svariate e fantasiose motivazioni , che tramandavano la memoria di un episodio importante o curioso, la presenza di un edificio o di un’insegna  particolare.

  Nelle zone rurali le denominazioni popolari traevano origine spesso da caratteristiche naturali o ambientali, come la presenza di un grande albero o di più  alberi della stessa specie lungo il percorso (pioppi e roveri in particolare), di un bosco, di paludi o “lame” d’acqua; a volte poteva essere la denominazione di un oratorio all’inizio della via; altre volte, anzi spesso , era il cognome della famiglia dei possidenti dei terreni adiacenti e dell’immancabile palazzotto o villa signorile, presenti per secoli, che dava identità  e denominazione ad una via o a un borgo.

Capitava spesso anche che tali denominazioni popolari, nel corso del tempo, venissero storpiate o alterate per errata trasmissione orale consolidata successivamente, o per errata trascrizione su documenti ufficiali di parroci o di periti agrimensori, su relazioni e mappe  in atti di compravendita tra il 1500 e il 1700.

 Molte delle denominazioni spontanee e popolari antiche, originali o storpiate , trovarono una prima codificazione pubblica ufficiale nel bolognese, nel “Campione delle strade” eseguito dal perito Gian Giacomo Dotti nel 1774, su commissione della Legazione , e per tutti i “comuni” (ovvero comunità  parrocchiali e “massarie“) della provincia di Bologna (v. sotto uno stralcio della mappa di Argile).  Ma molte strade erano ancora senza nome e, comunque si trattava di una toponomastica  non ben definita e di uso  parziale.

 Forse pochi sanno che nella città  di Bologna, la prima numerazione delle case, distinta per “quartiere“, fu istituita dal Senato bolognese solo nel 1794 ( poco prima dell’arrivo di Napoleone), e il primo intervento generale della civica amministrazione in campo toponomastico fu fatto nel 1801, nel periodo di dominazione francese, con l’applicazione delle prime  targhe (o “lapidette”) col nome relativo , all’inizio di ogni via .

 Molte delle denominazioni popolari antiche sono poi diventate “ufficiali” nel corso del 1800 e registrate in appositi atti pubblici dello Stato Pontificio ( Restaurazione)  prima, e del Regno d’Italia poi; e sono tuttora in uso,  accanto alle denominazioni  nuove, scelte dalle autorità  comunali nel corso degli ultimi due secoli  per le vie più  recenti (o talvolta anche per quelle antiche , con nuove intitolazioni ).

 In Argile risulta una prima numerazione civica nel 1811, quando era temporaneamente compreso nella Municipalità  di Pieve di Cento, nel periodo di amministrazione napoleonica; ma si riferiva al solo “quartiere Castello” ( cioè  il piccolo centro urbano compreso tra le due Porte),  ed era attribuita  a 21 edifici in cui abitavano 57 famiglie; la numerazione partiva da 2 ( la canonica) e arrivava a 23.

 Dal  1815 risulta una numerazione civica anche per le strade di campagna,  annotata negli “Stati d’anime” parrocchiali e distinta non per vie ma per “quartieri” parrocchiali; la sequenza dei numeri  procedeva però con un ordine (o un disordine) di cui non siamo riusciti a capire il senso. Il numero più alto era il 199 e comprendeva anche le case di quella parte di Volta Reno che era sotto la giurisdizione della parrocchia di Argile, pur trovandosi in comune di Argelato.

 Essendo il Comune di Castello d’Argile nato nel 1828 come entità  amministrativa unica e autonoma con l’unione definitiva delle due  comunità parrocchiali  di Argile e Venezzano, risulta avere il primo elenco pubblico di strade comunali solo nel 1830, compilato dal primo segretario comunale, Paolo Baraldi e sottoscritto dal  primo Priore, Giuseppe Schiavina.

 In quell’elenco le strade erano distinte in 3 classi: principale, secondaria e consorziale;  per le denominazioni si riprendevano i toponimi più  consolidati e noti, tratti in buona parte anche dal “Campione” del Dotti, lasciando però molti spazi in bianco soprattutto nella frazione Venezzano,  poiché  evidentemente si ignorava o si era incerti sulla denominazione .

 Gli elenchi delle strade comunali si fecero via via più  completi dopo l’ istituzione del Regno d’Italia unita (1861) e con la promulgazione delle leggi del 1865, 1868 e seguenti, che dettavano le norme per la classificazione  delle strade, distinguendole tra provinciali, comunali, obbligatorie e vicinali, per attribuire le competenze e gli obblighi di manutenzione relativi.

 Ma molte denominazioni furono ancora imprecise fino alla fine del 1800, forse per mancanza di informazioni esatte da parte dei segretari comunali che si susseguirono .

 La numerazione civica distinta solo tra ” Castello” e “campagna” rimase a lungo e per tutto quel secolo , o quasi, subendo per lo più diverse variazioni , nel 1859 e nel 1883

 In particolare, in seguito all’aumento delle abitazioni e ad alcuni spostamenti nelle definizioni dei quartieri. Nel 1883  la numerazione in Castello arrivava a 107 e in campagna al 286 (compresa la parte di Volta Reno); furono attribuite anche numerazioni con sottomultipli, ad esempio 73a,73b, 73c ecc.. Venezzano aveva una sua numerazione parrocchiale a parte.

 L’attribuzione a tutte le case del territorio comunale di un indirizzo preciso con via e numero civico stabiliti dal Comune risulta in atto solo nel 1889, poco dopo l’attivazione  del primo servizio di “collettoria postale” comunale a Castello d’Argile e in coincidenza con l’attivazione della Tramvia Bologna- Pieve di Cento, e con un primo piccolo ufficio di Posta e Telegrafo.

                                                Magda Barbieri 

Estratto dalla “Guida al territorio di Castello d’Argile” con “Stradario storico”, in preparazione quando è stato scritto l’articolo . Libro pubblicato nel 2008 col titolo “Le strade di Castello d’Argile”
In foto in alto: la via Rottazzi, in  comune di Castello d’Argile, che trae il nome  dagli antichi “rottazzi”, laghetti che si erano formati dopo il 1460  in seguito alle ripetute rotte degli argini del vicino fiume Reno.