Un pilota della Ferrari che morì a Malalbergo in un banale incidente, nel 1933

Il pilota automobilistico ferrarese Alessandro Bottoni (nato a Migliarino nel 1906) correva per la Scuderia Ferrari, gareggiando nelle competizioni su strada. Morì a Malalbergo il 18 febbraio 1933, in un banale incidente, tornando da Bologna, dove si era recato per ritirare la sua Alfa Romeo 1750 GS.
Lo avevano accompagnato il fratello Pietro e l’amico Vito Barion; partirono da Bologna sul far della sera diretti a Ferrara; alla guida dell’auto si sedette il fratello Pietro con Alessandro al suo fianco. Faceva da battistrada la Fiat 508 Balilla di Vito Barion, essendo la sola munita di fari (l’Alfa Romeo dei fratelli Bottoni ne era priva). Arrivati alle porte di Malalbergo, nell’affrontare una curva, l’auto con a bordo i due fratelli, causa la scarsa visibilità, finì sul cordolo che delimitava la carreggiata ed uscì di strada andando a finire nel canale Navile che in quel punto costeggiava la S.S. 64 Porrettana; purtroppo, la macchina si capovolse ed essendo priva del tettuccio i due si trovarono a contatto con l’acqua e la melma. Pietro, seppur contuso, riuscì ad uscire dal veicolo e mettersi in salvo, Alessandro invece non fu in grado di scendere dall’auto ed affogò in pochi centimetri d’acqua. Aveva 27 anni.

Dopo il funerale di Alessandro, celebrato alcuni giorni dopo la disgrazia, i parenti e gli amici dello sfortunato pilota posero ad un grossa quercia che cresceva a pochi metri dal luogo dell’incidente, un tabernacolo con l’immagine della Beata Vergine Maria. Incaricarono una loro conoscente, un’anziana signora di Malalbergo, di andare tutte le sere ai piedi dell’albero e di accendere un lumino (quel piccolo cero che si accendeva sulle tombe nei giorno dedicato ai defunti). Puntualmente la signora onorò quell’impegno sino al sopraggiungere della morte, percorrendo a piedi tutti i giorni la distanza tra il centro del paese e il tabernacolo arboreo, per compiere la sua missione e una volta compiuta l’operazione, tornare a casa in attesa della sera successiva.

Con la costruzione della nuova strada, inaugurata sul finire degli anni Cinquanta del secolo scorso, il tabernacolo arboreo fu “dimenticato” e ben presto anche la quercia che ospitava si “ammalò “ e poco tempo dopo fu abbattuta. Nessun malalberghese ricorda che fine fece l’immagine sacra, ma i ragazzi di allora, ricordano che molti paesani fino agli ultimi anni del decennio menzionato precedentemente, iniziarono a fare la passeggiata domenicale fino alla grande rovere, diventando una meta alternativa a quella che fino allora era stata l’unica camminata fuori dal paese: quella portava al ponte sul Reno. Qui, vicino al fiume, i “viandanti della domenica” facevano una breve sosta nella bettola che portava sull’insegna lo stesso nome del luogo, “Osteria del Ponte di Reno”, per sorseggiare un buon bicchiere di vino.

Il nuovo percorso in direzione Bologna fu chiamato dai giovani malalberghesi dell’epoca “Passeggiata alla Madonna dell’Alberone”; qui però non c’era un punto di ristoro, ma se il tragitto era percorso sottobraccio di una ragazza, la cosa era sicuramente molto più piacevole che un bicchiere di vino.

La carriera automobilistica di Alessandro Bottoni.

Il palmarès di Alessandro Bottoni non è molto ricco; negli archivi automobilistici sono presenti solo due gare importanti. La prima è datata 6 marzo 1932 dove partecipò alla Corsa in salita delle Torricelle (VR) sfiorando il podio, poiché si piazzò al quarto posto. La competizione automobilistica era così chiamata in quanto il traguardo era posto tra il Torrione del Telegrafo e la Torricella Massimiliana. La prima edizione si svolse nel 1924 ed era considerata “la corsa in salita più veloce d’Europa”. La gara fu soppressa nel 1957; il motivo fu causato dall’uscita di strada di una vettura che travolse alcuni spettatori. Fortunatamente ci furono solo feriti che se la cavarono in poche settimane, ma la gara scomparve dal calendario automobilistico.

La seconda gara importante risale al 9 e 10 aprile 1932. Alessandro Bottoni in coppia con l’industriale Gianfranco Comotti, assistiti dalla Scuderia Ferrari, partecipò con la sua Alfa Romeo 6C 1750 GS Spider Zagato , numero di gara 111, targata FE 3947, alla VI Mille Miglia, piazzandosi all’undicesimo posto assoluto in 17 ore, 29 minuti e 18 secondi.

Nel libro “Il motorismo storico ferrarese. Dai primi anni del 1900 al dopoguerra” ’ il curatore dell’opera, Marco Nonato scrive che in quella Mille Miglia l’abbinamento tra Alessandro Bottoni e Gianfranco Comotti fu molto singolare; quest’ultimo, secondo l’autore, era proprietario di un “bottonificio” e siccome la pubblicità privata non era ammessa, per fare propaganda al suo stabilimento -in questo caso oggi si direbbe “pubblicità occulta”- chiese ad Alessandro Bottoni di far parte dell’equipaggio. All’atto dell’iscrizione, la coppia si registrò furbescamente Bottoni-Comotti; nessuno poté avanzare sospetti di campagna pubblicitaria mascherata anche se diversi striscioni, installati sul percorso della gara più nota dell’epoca, inneggiavano all’equipaggio così formato con queste parole: “Bottoni-Comotti, sono i migliori”.

Per la cronaca la VI Mille Miglia fu vinta dalla coppia formata da Umberto Borzacchini e Amedeo Bignami su Alfa Romeo 8C 2300  Spyder Touring (2336 cm³) coprendo i 1639,700 km in 14 ore, 55 minuti, 19 secondi e 2/5, alla media di km/h 109,884, battendo il record delle precedenti edizioni.

Foto:

1) La lapide affissa sul loculo nella tomba di famiglia, al cimitero della Certosa in Ferrara “II Claustro Nuovo Nord Chiesa – Arco a Muro Chiuso n. 0374. (Foto D. Chiarini).

2) Il tratto del Canale Navile dove avvenne l’incidente. Il cerchio nero indica il punto dove c’era la grossa quercia a cui fu collocato il tabernacolo.

3) Brescia, “Mille Miglia 1932”. L’Alfa Romeo 1750 GS di Bottoni-Comotti. (Tratta da Il motorismo storico ferrarese. Dai primi anni del 1900 al dopoguerra” a cura di Marco Nonato).

Testo e ricerca di Dino Chiarini