Storia della Casa del popolo di S. Giorgio di Piano. Anna Fini

** Ricerca di Anna
Fini
basata su studi
di Luigi Arbizzani
1,
su documenti dell’archivio storico del Comune di San Giorgio di
Piano e su testimonianze raccolte.
“Le sedi dei
partiti operai e bracciantili a S. Giorgio si costituirono alla fine
dell’ottocento e s’ identificarono, come in tanti altri paesi
della campagna, con le sedi delle Case del Popolo.
La
formazione di queste sedi stabili avviene in 2 momenti successivi.
In un primo
tempo2 il ritrovo
dei movimenti di operai, artigiani e contadini era nei posti più
popolari: le osterie.
Gli aderenti
ai movimenti (in modo particolare in Emilia Romagna) si ritrovavano
in questi luoghi tradizionali per trascorrere il tempo fuori dal
lavoro, per riposarsi, per riunirsi tra amici e per giocare;
facevano così crescere le loro organizzazioni, proteggendosi
nell’anonimato che gli esercizi pubblici potevano offrire.
Successivamente
e sino ai primi due decenni del novecento si diffusero le Case del
Popolo; qui le organizzazioni operaie e bracciantili elessero le sedi
dei circoli, delle leghe, delle cooperative di consumo e delle Camere
del Lavoro
.
“…Dopo
l’ottanta3anche
in diversi piccoli comuni agricoli della provincia, e specie nella
pianura, erano state istituite associazioni di carattere sindacale e
cooperativo e circoli socialisti divenuti poi, dopo l’agosto del
1892, sezioni del partito socialista.
A San Giorgio –
dove erano in vita dal 1877 una Società Operaia Di Mutuo Soccorso4
e qualche club di stretta osservanza monarchica e moderata – gli
ideali e le manifestazioni socialiste tardarono a mettere piede
[…]. La situazione
cambiò [….]
all’alba del novecento”
Il luogo
sangiorgese di ritrovo dei primi socialisti ed operai attratti dalla
nuova idea fu l’esercizio per la vendita di vino e tabaccheria di
Guglielmo Schiassi, uno dei primi militanti socialisti locali, il cui
figlio, Omero Schiassi, fu sempre schierato in difesa dei lavoratori,
anche come avvocato della federazione dei Lavoratori della terra, e
che fu Consigliere comunale dapprima a San Giorgio di Piano e poi a
Bologna e venne poi perseguitato dal fascismo ed costretto ad
emigrare nel 1924 in Australia.
L’esercizio
commerciale era
“in via Umberto Primo (l’attuale via Libertà) al n° 11, nel
palazzo Fosser la cui fronte s’affaccia
sulla via principale del paese e, il lato sud,
sulla piazzetta antistante la canonica ed il sagrato della Chiesa”56. In
questo luogo era vietato il gioco ma i frequentatori sapevano di
potervi trovare, insieme ad un bicchiere di vino ristoratore, il
commento delle notizie dei giornali.
Qui si
forgiarono i primi gruppi di operai socialisti, si spiegavano i moti
le lotte ed i successi del proletariato e si discuteva delle elezioni
politiche generali e di quelle locali.
Se la
bottega di Virginia era il recapito7
ufficiale dei socialisti, esisteva anche una succursale: l’osteria
del “Pirullo” (ubicata8
probabilmente nell’attuale piazza Trento Trieste) dove si beveva
poco vino e molte gassose.
In questa
bottega non si parlava solo di politica, infatti questo luogo
(chiamato anche l’osteria dei burloni) aveva soprattutto il merito
di offrire un senso di libertà e indipendenza senza la soggezione
presente in altri locali quando si parlava di politica, di idee
nuove, di socialismo, di scioperi
e di riscatto del lavoro.

Alla fine
dell’800 il movimento operaio in tante parti d’Europa ed in
Italia aveva individuato o realizzato l’istituto delle CASE DEL
POPOLO dove riunirsi.
A San
Giorgio nel 1908 si era formato il Circolo
9
Socialista,
che però non aveva una sede
d’incontro; Virginia Biagioni mise quindi a disposizione un
ambiente della propria casa per tenere le prime riunioni di partito.
Qualche anno dopo, nel 1914, furono avviate le prime iniziative
concrete per dotare San Giorgio di una Casa del Popolo, quale luogo
che esprimeva la volontà delle classi subalterne di organizzarsi e
di gestire luoghi alternativi al potere padronale e degli agrari.
Arbizzani
scrive e documenta con foto di alcune sottoscrizioni di “azioni”
per la casa del popolo.
La sottoscrizione, iniziata prima della prima
guerra mondiale, prese un impetuoso sviluppo dopo la fine del
conflitto, tanto che, nell’aprile del 1919, venne organizzata presso
il teatro comunale una festa proletaria pro casa del popolo
(vedi foto accanto).
L’opportunitÃ
si realizzò10 con
l’acquisto, deliberato dai soci
della
cooperativa Casa del Popolo, nell’aprile
del 1921, di
uno stabile nel Castello Capoluogo di proprietà dei fratelli
Trentini in via del Teatro: da tempo infatti si era individuata
quella possibilità ma sino a quel momento l’eccessivo costo dei
materiali non lo aveva permesso.
L’edificio,
acquistato per £ 53.000, oggi non esiste più e al suo posto,
negli anni 1960, è stato costruito un nuovo edificio all’altezza
dell’odierno n°7 di
via Andrea Costa.
Le
Case del Popolo divennero poi obiettivo delle organizzazioni fasciste
ed il 2 giugno 1922
anche a S. Giorgio
alcuni11 fascisti
si mossero verso la cooperativa malmenando e “mandando
a letto tutti gli operai che trovavano, intimorendo e facendo
chiudere tutti gli esercizi pubblici […].
Una squadra si recava poi in via del teatro (l’attuale via A.
Costa) e per una porticina secondaria entrava nel cortile della Casa
del Popolo con l’evidente scopo di penetrare nei locali. Essendo
però tutti questi ben chiusi, i prodi incendiarono 2 sacchi di
canapa che erano contro il muro. Poscia si allontanarono mentre gli
inquilini si sono precipitati nel cortile per spegnere il fuoco.”

Nel
pomeriggio si recarono invece sotto le finestre del Sindaco Raffaele
Ramponi ingiuriandolo e calunniandolo e la stessa cosa venne
ripetuta nei riguardi di altri esponenti dell’Amministrazione
Socialista.

In Italia
ogni forma di associazionismo autonomo
e libero fu progressivamente cancellato,
le stesse case del popolo furono occupate e trasformate spesso in
case del fascio o in sedi della nuova organizzazione fascista del
dopo-lavoro.

Con l’accusa
di svolgere attività sovversive e col favoreggiamento degli apparati
dello stato furono espulsi i lavoratori dalle sedi dei quali erano
legittimi proprietari; si aggiunse nel 1924 un decreto legge che
stabiliva lo scioglimento delle Società di mutuo soccorso e delle
associazioni di questo tipo12,
mentre nel 1926 si stroncò ogni resistenza con l’istituzione di
leggi speciali e la costruzione dell’opera nazionale del
dopolavoro, organo preposto ad assorbire tutte le forme di
associazionismo nella struttura fascista.
Quindi anche
a S. Giorgio, “dopo13
che i fascisti, si furono impadroniti del potere, le organizzazioni e
la sede del Partito Socialista furono scacciate dalla casa del popolo
e la stessa venne occupata e destinata ad altri usi da parte del
comando del fascio locale”.

Nel 1935 il
fascio locale volle dare una parvenza di legalità a questo passaggio
e convocò una adunanza di soci con lo scopo di far deliberare la
donazione della Casa del Popolo alla costruenda Casa del Fascio;
questo piano tuttavia non si realizzò poiché nell’assemblea non
si era raggiunto il numero legale dei soci; nel 1937 invece il
medesimo tentativo andò a buon fine e con una delibera si stipulò
la donazione.
Dalla
documentazione successiva si deduce che questo edificio fu utilizzato
da 10 nuclei familiari come abitazione.
Questo primo
edificio della casa del popolo fu oggetto di scambio con altra
costruzione: il 12 febbraio del 1941 Il direttorio del fascio locale
cedeva la Casa del Popolo al Municipio in permuta con le ex scuole
comunali, valutando il fabbricato in sole £ 75.000 e trasformandole
in Casa del Fascio; l’effettivo trasferimento si verificò14
poi il 29 set. 1942.
Nel 1943 il
Commissario Prefettizio che sostituiva il podestà, allo scopo di
regolare la posizione degli inquilini dell’ex Casa Del Popolo nei
riguardi del nuovo proprietario, rinnovò15
il contratto d’affitto ai 10 capi famiglia al canone precedente.

All’indomani
della liberazione si rinnovò per i cittadini la volontà e la
possibilità di auto organizzarsi in associazioni politiche,
culturali e sindacali.
A San
Giorgio di Piano, il 18 maggio 1945,
i rappresentanti16
dei partiti Socialista, Comunista e
Democratico Cristiano chiesero al Comitato
di Liberazione Nazionale locale di provvedere
alla restituzione dei 2 stabili (di San Giorgio e Cinquanta) dell’ex
fascio che dovevano ritornare alla vecchia Cooperativa Casa del
Popolo.

Dopo la
caduta del fascismo tutti i beni immobili del regime e delle
associazioni create in quel periodo passarono allo stato e nel
successivo settembre l’Intendenza di Finanza di Bologna, requisiva
le ex scuole comunali (divenute casa del fascio) quale bene fascista
“mentre17
altro non era che il frutto di una permuta fatta con la casa del
popolo, usurpata prima con la violenza e poi con l’intrigo e la
coercizione sui soci”.

La storia
della permuta viene descritta, a posteriori, in una delibera della
Giunta comunale del maggio 1946, nel momento in cui l’Intendenza di
Finanza chiede al Municipio quale utilizzo si vuole dare al vecchio
edificio scolastico, requisito dall’Intendenza stessa poiché
proprietà dell’ex fascio di combattimento.
Il comune,
si dice, cedette il vecchio edificio scolastico in cambio dell’ex
casa del popolo, questa permuta “fu fatta in
condizione di svantaggio per il comune perché i dirigenti del fascio
di allora fecero pressioni all’Amministrazione Comunale”.
Il sindaco
Felice Vecchietti propose quindi alla Giunta, invece che acquistare
lo stabile, di tentare di ottenere l’annullamento della permuta in
quanto la perizia che ne stava alla base non poteva considerarsi
regolare, “in quanto anche agli occhi del
profano gli stabili oggetto della permuta non potevano avere lo
stesso valore”; la giunta approvò.

Un’ altra
questione fu sollevata alla Giunta dall’Intendenza di Finanza nel
febbraio del 1948 poiché presso la casa del popolo, nell’ex
edificio scolastico, si predisponeva una sala per riunioni. La Giunta
dichiarandosi estranea a tale progetto, non avendo rilasciato sul
merito alcuna autorizzazione, decideva di dare comunicazione della
lettera pervenuta al relativo comitato promotore.

Questa sala
per riunioni costituirà il cinema che nei primi anni ’50 ha
offerto occasioni d’incontro e di svago. Il cinema-teatro,
costruito da un comitato verrà poi requisito dall’Intendenza
stessa in quanto costruito abusivamente su terreno di proprietÃ
dello stato. La proprietà demaniale venne poi utilizzata, in parte,
dall’ufficio postale, e in parte rimase in disuso per essere poi
adoperata come piccola palestra e quindi come magazzino ed uffici.

La
Casa del Popolo rimase nei locali dell’ex edificio scolastico sino
al 22 ottobre 1954
quando la polizia18
effettuò un blocco per isolare il centro
di San Giorgio durante le operazioni di
sgombero della Casa del Popolo
. Una
lunga colonna motorizzata di Polizia arrivò a San Giorgio per
eseguire lo sfratto ordinato dal Presidente del Consiglio dei
Ministri; migliaia di cittadini erano in piazza per resistere e
protestare, mentre reparti di celerini si schierarono davanti
l’edificio e ad un preciso ordine si lanciarono contro la folla,
riuscendo solo dopo mezz’ora ad entrare.

Mentre i
facchini, assoldati all’ occorrenza, scaricavano nella strada e nel
giardino pubblico antistante i mobili e le suppellettili, nel paese
continuarono le azioni di protesta.
Sul giardino
pubblico antistante sorse un capannone di legno per ospitare i posti
di ritrovo (bar, biliardi, ecc. ), mentre gli uffici dei partiti,
delle organizzazioni cooperative e sindacali andarono in affitto in
diversi altri luoghi.
Si arriva
quindi agli inizi19
degli anni 1960 quando si costruì il nuovo teatro e la Nuova casa
del popolo in via Fariselli.

I lavoratori
prestarono migliaia di ore di lavoro gratuito e furono fatte
sottoscrizioni per le nuove costruzioni.
Il nuovo
teatro ed una prima parte degli uffici della Casa del Popolo vennero
inaugurati il 2 giugno
1962, mentre
una fastosa cerimonia festeggiò il termine della costruzione nel
1965. L’edificio ospitava a piano terra il bar, sale da gioco,
campi da pallacanestro, tennis e bocce; nel primo e secondo piano un
salone (poi diventato sala da ballo) e salette per riunioni, uffici
per i partiti, la camera del lavoro e le associazioni.

Le attivitÃ
della Casa del Popolo e del Circolo ARCI
rimasero in questa ultima sede sino agli anni novanta, quando
l’esigenza di recuperare fondi per appianare i debiti costrinse il
partito a cedere lo stabile.

 

Anna Fini

NOTE Bibliografiche

 

1- Da
“Storie delle case del popolo” di
Arbizzani, Bologna,Testoni Triani e di Luigi Arbizzani “Uomini
lotte e altre cose” e “I
genitori di Omero Schiassi e gli inizi del Movimento Socialista a San
Giorgio di Piano”.

 

2 – Da “ Storie
delle case del popolo”

 

3 – Da “I
genitori di Omero Schiassi e gli inizi del Movimento Socialista a San
Giorgio di Piano”.

 

4 –
Nell’anno successivo sorse, dopo la proposta di 28 soci della
stessa società, un esercizio per la vendita ai soli soci di pane e
farina, l’esercizio fu chiamato COOPERATIVA,
nel 1904
la coop di consumo si apre in un vano del cortile interno del palazzo
Fosser con l’insegna “Spaccio cooperativo generi alimentari”

 

5 – Da
“ I genitori di Omero Schiassi e gli
inizi del Movimento Socialista a San Giorgio di Piano”

 

6 – In
alcuni scritti sono individuati
l’Avanti,
il Seme, La Critica Sociale e l’Asino, in
altri scritti sono individuati

l’Avanti, L’Asino e La Squilla.

 

7 –
Da
“Uomini lotte e altre cose

 

8 –
Secondo la testimonianza di G. Z.
“
AL PIROL” era
l’osteria di Triggia nell’attuale piazza Trento Trieste, non era
ubicata nell’odierno Bar Triggia che era gestito da altri Triggia.

 

9
– Da “
I genitori di Omero Schiassi e
gli inizi del Movimento Socialista a San Giorgio di Piano”

 

10 – Da
“Storie delle case del popolo” di
Arbizzani, Bologna,Testoni Triani e di Luigi Arbizzani

in “Uomini lotte e altre cose”

 

11 –
ibidem

 

12 –
Nell’archivio
del Comune di San Giorgio è presente la nota in cui Luigi Fini
liquida la cooperativa di consumo consegnando a …. la cifra di …

 

13
–
ibidem

 

14
Archivio Storico Comunale
affermazione citata nella
Delibera del
Commissario Prefettizio n°14 del 27-02-1943

 

15 –
Ibidem

 

16 –
Da“Uomini
lotte e altre cose e Storie delle case del popolo” di
Arbizzani, Bologna,Testoni Triani

 

17
ibidem

 

18
– i
bidem
e
“Storie di case del popolo”

 

19
ibidem