Inno nazionale in perenne attesa: di Decreto o di sostituzione ?

Mentre   il Paese è in attesa della elezione di un nuovo Presidente della Repubblica, a conclusione di febbrili trattative, riproponiamo un nostro vecchio articolo del 2009 per ricordare che ci sono voluti 71 anni per  avere nel 2017,  il riconoscimento  ufficiale   del testo di “Fratelli d’Italia”  come inno  Nazionale (ndr  di aggiornamento).
– In questa estate 2009 l‘inno nazionale è tornato alla ribalta, oggetto di critiche e di una ricorrente proposta di sostituzione  da parte dei dirigenti di una forza politica che non ama l’Italia unita. Tra le tante prese di posizione pro e contro, si segnala questo articolo per alcune informazioni storiche finora poco conosciute, e altre note tratte dal sito www.radiomarconi.it. Se anche l’inno in Italia  è  precario di Giorgio Frasca Polara (dal sito di Libertà e giustizia www.libertaegiustizia.it ) Bossi ha paradossalmente il coltello dalla parte del manico quando pretende di disconoscere il nostro inno nazionale e di sostituire Fratelli d’Italia con  Va pensiero. Perchè l’inno scritto da Goffredo Mameli e musicato dal sempre misconosciuto Michele Novaro non solo non è mai stato costituzionalizzato (a differenza, per esempio, della “Marsigliese” che giustamente fa testo nella Costituzione francese), ma dal 1946 è sempre e solo un testo provvisorio: termine adoperato in un comunicato del Consiglio dei ministri del 12 ottobre di quell’anno!
Un po’ di storia, allora. Mameli lo scrisse poco più che ventenne, ai tempi della Repubblica romana nel 1849, nel fuoco delle vicende risorgimentali. Da subito Garibaldi lo ritenne il vero inno nazionale. E così lo aveva considerato, già nel 1862, proprio Giuseppe Verdi (vedi caso proprio  l’autore del Nabucco da cui è tratto il sommesso ed elegiaco coro degli esuli ebrei) che ne aveva voluto inserire non solo le note ma anche le più struggenti parole in quell’Inno delle Nazioni (accanto al God Save the King, alla Marsigliese e vivaddio! all‘Internazionale) che destò scandalo soprattutto in Francia dove Napoleone III aveva preteso di sostituire il celebre inno per tentare di liquidare la memoria storica della Rivoluzione. Di più, lo stesso maresciallo Radetzky aveva attribuito beffardamente il valore di inno nazionale a Fratelli d’Italia quando volle che le note di Novaro scandissero  per rendere più cocente agl’italiani la sconfitta  l’ingresso delle truppe austriache a Novara. Fatto è che, tuttavia, che con l’Unità  d’Italia casa Savoia impose come inno ufficiale la Marcia reale, una cosuccia da operetta sulla quale si esercitarono per decenni le ironie generali.
Per soprammercato, durante il ventennio fascista, l’Italia ebbe il singolare e un più fosco primato di essere il solo paese al mondo con due inni ufficiali suonati di rigore l’uno dopo l’altro: dopo la marcetta sabauda quell’arrogante “Giovinezza” che Arturo Toscanini si rifiutò di dirigere nel 1931 a Bologna subendo l’onta di un pestaggio da parte di un pugno di squadristi.

” Chiusa la parentesi, veniamo ai giorni nostri. Cioè quando, liquidati fascismo e monarchia, l’Italia si ritrovò senza inno ufficiale della Repubblica. Allora il governo (secondo ministero De Gasperi: tra i ministri c’erano anche e ancora comunisti, socialisti e azionisti) si cavò d’impiccio con una classica soluzione all’italiana. L’occasione fu data dal 4 novembre del ‘46, data prevista per il nuovo giuramento, stavolta alla Repubblica, di truppa, graduati e ufficiali. Fu il ministro repubblicano della guerra, Cipriano Facchinetti (aventiniano poi costretto all’esilio per vent’anni) a prendere il toro per le corna e a porre in termini ultimativi la questione giuramento-inno nella seduta del Consiglio dei ministri del 12 ottobre. Il verbale di  quella seduta di governo dedica al duplice problema due righe esatte: Il ministro Facchinetti propone che il giuramento sia effettuato il 4 novembre. Proposta approvata. Quale inno (per quella prima occasione ufficiale, ndr) si adotterà l’Inno di Mameli. Proposta approvata”. Poi una chiosa: “Si proporrà schema di decreto con il quale si stabilisca che provvisoriamente l’Inno di Mameli sarÃ
considerato inno nazionale”. Se vi fu dibattito il verbale ne tace. Né d’altra parte vi si trova traccia di obiezioni. Così, insomma,
restò stabilito.

Ma il bello viene ora. Mentre per la formula del giuramento il governo ritenne necessario che fosse “sottoposta all’Assemblea costituente”, cioè che essa fosse da essa approvata, come accadde. E mentre la stessa procedura legislativa siglò la scelta dello stessa della Repubblica, per l’inno nazionale non fu adottata alcuna analoga procedura. Anzi, non fu mai steso e men che mai emanato quel decreto con forza di legge che doveva trasformare la scelta dell’inno di Mameli da “provvisoria” in definitiva. Al punto che il 31 luglio ’47 (quasi un anno dopo quella seduta del Consiglio) il segretariato generale della Difesa fece sapere a tutti i comandi che “gli onori dei reparti sotto le armi, quando dalle norme in vigore è previsto il suono dell’inno nazionale, essi saranno resi sostituendo all’ex inno reale l’Inno di Mameli (….) in attesa della scelta e del riconoscimento formale di un nuovo inno nazionale”. Atto formale che non c’è più stato. E se è sempre vero dunque che in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio, ma com’è che nessuno si sveglia, tra i poco men che mille tra deputati e senatori, per una minuscola aggiunta all’articolo 12 della Costituzione? Quella norma dice – sino ad ora – che “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. Basterebbe aggiungere: “L’inno della Repubblica è Fratelli d’Italia”. Forza, qualcuno non solo presenti la proposta ma la faccia approvare dal Parlamento. E così si liquida almeno questa grossolana stupidaggine del Senatùr”” . (Giorgio Frasca Polara,  2/9/2009)

 
 – Aggiungiamo che di proposte di legge ce ne sarebbero già pronte almeno 2, ma sono ferme in un cassetto:

1) XIV LEGISLATURA CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE N. 3170 d’iniziativa dei deputati GHIGLIA, GIANNI MANCUSO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, MEROI, LA STARZA, ARRIGHI, BELLOTTI, MALGIERI:  Riconoscimento dell'”Inno di Mameli” quale inno ufficiale della Nazione
Presentata  il 19 settembre 2002
……….

 Il 17 novembre 2005 – fu scritto in un comunicato che “Fratelli d’Italia” sarà finalmente l’inno ufficiale del nostro Paese. Adottata nel 1946 in via provvisoria, da quasi 60 anni la composizione di Goffredo Mameli rappresenta l’Italia in tutto il mondo. Ma soltanto ora ottiene il sigillo delle istituzioni. Il primo passo è stato compiuto dalla commissione Affari costituzionali che ha approvato il relativo disegno di legge. Il provvedimento passa ora all’aula di palazzo Madama. (Senato)…… ……Luciano Falcer, senatore di Forza Italia e relatore del provvedimento, ha spiegato che il testo che passa ora all’esame dell’aula di Palazzo Madama prevede un decreto del presidente della Repubblica nel quale sarà allegato lo spartito musicale originale. In questo modo verranno resi ufficiali le modalità di esecuzione di “Fratelli d’Italia” nelle cerimonie ufficiali……
E invece…

2) XV LEGISLATURA DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE n. 851 d’iniziativa dei senatori GRILLO, AMATO, STANCA, SELVA, PASTORE, PICCIONI,  RAMPONI, POSSA, MAFFIOLI, IZZO, COMINCIOLI e ASCIUTTI
Comunicato  alla Presidenza il 18 luglio 2006 Modifica dell’articolo 12 della Costituzione………

Art. 1. All’articolo 12 della  Costituzione, dopo il primo comma è aggiunto il seguente: «L’inno della Repubblica è “Fratelli d’Italia”»………….

Segnaliamo che l’Atto del Senato n. 821 XV Legislatura, il quale ha per oggetto “Modifica dell’articolo 12 della Costituzione” è stato Assegnato alla 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) in sede referente, il 12 settembre 2006. Annuncio nella seduta pom. n. 33 del 19 settembre 2006……

*NB  Questa la situazione registrata nel 2009.

PS  AGGIORNAMENTO al genn. 2022

l’Inno nazionale, noto come “ Fratelli d’Italia” o “Canto degli italiani” è diventato ufficialmente l’inno nazionale solo nel 2017, dopo 71 anni di provvisorietà.

TESTO E SPIEGAZIONE STORICA SUL SITO DEL QUIRINALE

https://www.quirinale.it/allegati_statici/inno/InnoTesto.PDF 

-M. Bar.