I boschi di pianura tra passato e futuro. Fabrizio Govoni

Fino
agli inizi del secolo scorso , il territorio compreso tra la Bassa
Pianura Modenese, Ferrarese e Bolognese
è sempre stato
caratterizzato da un paesaggio che vedeva l’alternarsi di ampie
paludi e di estese aree boschive.
Molti
documenti d’archivio testimoniano che nel medioevo erano presenti
nel Centopievese
numerosi boschi: il
Bosco di Ramedello ( 1263 )
situato tra Corporeno e Dosso, il Bosco di Boccacanale ( 1263 )
situato a nord di Penzale, il Bosco di Malaffitto ( 1279 ) dove si
trovano ora i terreni delle Partecipanze di Cento e di Pieve, il
Bosco di Casumaro
(1334 ) e il Bosco del Monte tra Sant’Agostino e
Buonacompra.

Si
trattava di vere e proprie selve costituite presumibilmente da querce
( farnie ), frassini, olmi, aceri, salici e carpini
, collegate tra
loro da piccoli corsi d’acqua sulle cui sponde dominavano ontani e
pioppi.
Luoghi, questi, dove cinghiali, daini , cervi e persino lupi
( 1387 ) non erano poi così tanto rari.


Di
queste aree boschive ormai non è rimasto più nulla, se
non alcuni relitti di formazione più recente: il Boschetto
della Bisana
nei Comuni di Pieve di Cento e di Galliera, il Bosco
della Panfilia
nel Comune di sant’Agostino e il Boscone della
Mesola
hanno resistito, nel tempo, alle attività dell’uomo ,
tanto da essere ora soggetti a particolari norme di tutela e di
salvaguardia.

Capita
spesso di incontrarvi Guardie Forestali, Guardie Provinciali e
Guardie Ecologiche Volontarie
impegnate ad assolvere al ruolo che
anticamente era ricoperto dai silvani che, in maniera un po’
più specifica, avevano compiti di controllo sul legname,
quello vivo dei boschi e quello tagliato sulle aree pubbliche del
territorio.

A
questi relitti vegetali vengono ancor oggi attribuite funzioni
paesaggistiche, ambientali e socio – culturali; su quest’ultimo
tema, ritengo che sia da valorizzare maggiormente l’aspetto
didattico, formativo ed educativo , vista la vicinanza dei boschi e
l’ancor possibile collegamento tra passato e futuro: è la
memoria storica di chi vi ha vissuto e di chi ancora li frequenta che
deve essere trasmessa alle nuove generazioni.

Possiamo
infatti considerare i Boschi della Panfilia e della Bisana dei veri e
propri laboratori didattici in cui è possibile conoscere i
diversi aspetti di questi ecosistemi individuando le relazioni
ecologiche tra l’ambiente e le specie che vi vivono.

Nell’
ambito delle attività di educazione ambientale i boschi di
pianura svolgono un ruolo fondamentale di sensibilizzazione per
garantire in modo corretto il rispetto dell’ ambiente e rafforzarne
la tutela e la conservazione
.

Oltre
alla ricreazione ed allo svago, essi sono importanti tessere di un
mosaico ambientale che deve essere sempre più caratterizzato
da multifunzionalità e biodiversità, condizioni
indispensabili per rispondere coerentemente alle attese di sviluppo
sostenibile del territorio in cui viviamo.

(*) Articolo e foto di Fabrizio Govoni  (già pubblicato su “Realtà  centese” di luglio/agosto 2006)

Le foto riproducono le aree boschive intorno al Reno nelle diverse stagioni dell’anno