“Guerre inutili”. Relazione di Paolo Antolini nel Giorno della Memoria a Baricella

Relazione dello studioso locale Paolo Antolini, in occasione della commemorazione della “Shoah, nella Giornata della Memoria celebrata a Baricella per iniziativa del Comune  “27 gennaio1945-27 gennaio 2006.
 La guerra e la sua inutilità 
“.
Qual è stato nel corso dei secoli il fine delle guerre? Si faceva la guerra per sconfiggere l’avversario in modo da trarre un beneficio dalla sua perdita, si cercava di realizzare queste intenzioni cogliendolo di sorpresa, si faceva il possibile perché l’avversario, al contrario, non realizzasse le proprie intenzioni, si accettava anche un prezzo da pagare in vite umane per infliggere al nemico un danno maggiore di quello che si subiva.

A tali fini si dovevano  poter mettere in campo tutte le forze di cui si poteva disporre.  La guerra si combatteva tra due schieramenti definiti, mentre gli altri stati dichiaravano la loro neutralità ; tuttavia il fatto che dalla guerra altrui non traessero danno, ma semmai profitto, era condizione necessaria per la libertà di manovra dei belligeranti. Era cioè una falsa neutralità , questi stati pur non partecipando alla guerra erano pienamente coinvolti, lasciavano fare per mero profitto economico. La morte dei nostri veniva celebrata con medaglie e cerimonie commoventi e dava origine al culto degli eroi. La morte degli altri era pubblicizzata, magnificata e i cittadini, a casa, dovevano godere e rallegrarsi per ogni nemico in più che fosse stato distrutto. Per ottenere ciò occorreva il totale controllo della stampa e di qualsiasi altro organo di informazione, dove non arrivava il potere economico ci pensavano bande paramilitari ad intimidire fisicamente i dissenzienti, chi non taceva veniva deportato o
eliminato.
 

Le guerre brevi       

Mussolini catapultò ufficialmente il 10 giugno 1940 l’Italia nella 2° guerra mondiale, con l’idea che essa stesse ormai finendo, e che gli
occorrevano alcune migliaia di soldati morti per sedersi da protagonista al tavolo della pace. Mussolini era stato un acceso interventista e capo popolo durante le “radiose giornate del maggio 1915″, aveva poi combattuto sul Carso nella 1° guerra mondiale. Sapeva benissimo come la stampa di allora avesse ad arte inculcato nell’opinione pubblica italiana il concetto di guerra breve ed eroica, quindi accettabile, gli indecisi erano stati subdolamente convinti. La storia ci dice come andò a finire, con milioni di morti.
Dobbiamo stare molto attenti oggi, perchè il concetto di  guerra breve, guerra accettabile èritornato. Sono decine i conflitti in corso, di cui abbiamo notizia all’ora ci cena; ormai non ci disturbano quasi più le stragi di civili in Iraq, o il conto di quanti Palestinesi o Israeliani sono stati uccisi durante la giornata. Le immagini filtrate dalla TV rendono tutto irreale, i commentatori mandano un messaggio rassicurante: a noi non può accadere. E’ vero questo? Non può sfuggirci che televisione e organi di stampa sono controllati da gruppi di potere politici ed economici, che per loro interesse distorcono o nascondono le notizie negative. Il concetto che se lo dice la televisione allora è vero, èpericolosissimo. Dobbiamo fare ogni sforzo per informarci correttamente. La storia ci insegna come le guerre brevi siano state battistrada a due guerre mondiali.

 E dopo le guerre viene sempre il giorno della memoria; oggi ne celebriamo uno. Oggi, 27 gennaio è il “Giorno della Memoria”

Il 27 Gennaio 1945 l’Armata Rossa entrò in un ormai abbandonato campo di concentramento di Auschwitz, iniziando così a rendersi conto delle proporzioni dell’orrore, alla fine risulteranno 6 milioni gli ebrei trucidati su 9,5 milioni. Ma quasi 10 milioni furono le persone appartenenti a minoranze etniche o religiose che scomparvero nei lager o per fucilazione. Ci si è chiesti in questi ultimi anni se ha senso suscitare una memoria
storica così forte su un evento così remoto, in fondo per molti anni allo sterminio degli ebrei non venne mai neppure attribuito un nome.
Ora
ne abbiamo uno che ci ricorda quanto avvenne:
Shoah, che significa disastro, catastrofe; causata perciò da una serie concatenata di eventi, primo fra tutti i pregiudizi che stanno alla base di un’ideologia ormai secolare come l’antisemitismo che portarono a progettare lo sterminio di un intero popolo, e per attuarlo si mosse l’intera macchina militare e burocratica di uno stato europeo. Hitler tentò il primo colpo di stato a Monaco già nel 1923, dieci anni dopo era talmente forte da spazzare via ogni forma di democrazia in Germania introdotta durante la cosiddetta Repubblica di Weimar, e prendere il potere. In questo periodo assistiamo all’ascesa del nazionalsocialismo, alla soppressione piuttosto rapida delle libertà democratiche, alla rimessa in discussione del trattato di Versailles che aveva chiuso la 1° guerra mondiale il 10 gennaio 1920, al riarmo unilaterale, vietato da quel trattato e quindi illegale.

  Poi arriviamo al 1935 con le leggi di Norimberga sulla purezza della razza, accompagnate dai paralleli progetti a danno della stessa popolazione tedesca, viene progettata la soppressione dei malati mentali e degli handicappati; segue la costruzione dei primi campi di concentramento per oppositori politici, l’espansionismo economico militare, la “notte dei cristalli”, e infine l’esplosione della 2° guerra mondiale l’1 settembre 1939 con l’invasione della Polonia.  Questa catena di eventi ha condotto, quale risultato finale, allarealizzazione dello sterminio degli ebrei e di molte altre minoranze etniche, attraverso le camere a gas e i forni crematori. Oggi è un dovere rammentarci che quanto accaduto é un nostro prodotto, sono ancora vivi alcuni di coloro che progettarono ed eseguirono lo sterminio e sono vivi ancora alcuni superstiti di  quei campi, e il non ricordare, il non rifletterci, significherebbe di fatto accettare l’idea che tutto ciò potrà ripetersi, perché no, con la nostra partecipazione attiva. È necessario saper guardare ai propri ed agli altrui errori per costruire una società che mai più partorisca ideologie che prevedono lo sterminio degli oppositori o semplicemente dei più deboli.

E tanto per non eludere le responsabilità sarà anche necessario analizzare le forme della collaborazione italiana allo sterminio: la promulgazione di una autonoma legislazione razzista antiebraica realizzata dagli apparati amministrativi italiani già nel 1938, la progressiva rapida emarginazione della minoranza ebraica nei ghetti, la caccia all’ebreo scatenata dopo l’8 settembre 1943 con la collaborazione attiva di civili, personale di polizia e Guardia Nazionale repubblichina. A Roma ci fu una tragica retata il 16/10/1943. Non dobbiamo dimenticare i nostri
lager: Fossoli a Roma, che fu in funzione fino a pochi giorni prima della liberazione della città da parte degli alleati, Bolzano, la risiera di San Sabba a Trieste da cui partì l’ultimo treno di deportati per la Germania il 24/02/1945, Auschwitz era già stata liberata da un mese. Furono quasi ottomila gli ebrei italiani che presero la strada per una destinazione (Auschwitz) che non era probabilmente del tutto “ignota” come per molto tempo si è voluto credere.

La commemorazione del passato, i monumenti ai caduti, i musei, sono tutte forme di memoria collettiva istituzionalizzata e, di fatto, sottratta alla coscienza individuale. Per assicurare alla memoria un ruolo vitale, anche nella salvaguardia di un modello di vita, è dunque necessario che la memoria storica si innesti nel presente, abbiamo perciò il dovere di ricordare. Solo cosìpotremo aspirare alla vera Pace, intesa come una situazione contraria allo stato di guerra, garantita dal rispetto dell’idea di interdipendenza dei rapporti internazionali, e caratterizzata, allâ €™interno di uno stesso stato, dal normale e fruttuoso svolgimento della vita politica, economica, sociale e culturale.

 Paolo Antolini

Baricella  27/01/2006

Bibliografia:Umberto Eco “Riflessioni sulla pace e sulle guerre”

G.V. Luzzatto “La unicità della Shoah”