Ezio Villani. Da Galliera alla Costituente. Biografia in un libro

Mancava ad oggi un lavoro complessivo volto a ricostruire sia il percorso formativo sia il contributo dato
da Ezio Villani (Galliera (BO), 1892 – Roma, 1955) alla politica italiana, nel periodo che va dal primo dopoguerra agli anni del Centrismo. Personaggio non di primo piano, se paragonato ai grandi attori della storia nazionale del Novecento, il socialista Villani è però stato testimone, ed anche protagonista, di molte vicende nazionali del secolo appena trascorso. Giovane dirigente della Camera del Lavoro di Ferrara, convinto antifascista vessato dal regime di Mussolini, al termine della lotta di Liberazione combattuta nellaBrigata Matteotti partecipò ai lavori dell’Assemblea Costituente, prima nelle file del Partito socialista poi in quelle
del Partito socialista dei lavoratori italiani.  In quel consesso l’on. Villani si distinse per alcuni interventi in materia di rapporti economici e tutela del lavoro dai quali emerge chiaramente la volontà  del deputato socialista di dare compiuta realizzazione a quel precetto, contenuto nella Carta repubblicana, che affida ancora oggi allo Stato il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la
libertà  e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Impegno prioritario delle nuove istituzioni in corso di definizione, per l’on. Villani, avrebbe dovuto essere quello di correggere gli squilibri che in Italia ancora intralciavano il realizzarsi di una compiuta sovranità popolare. Squilibri che in un nazione appena uscita dall’esperienza traumatizzante di un regime totalitario e gravata dalle macerie di una guerra combattuta in casa potevano essere superati solo valorizzando l’uomo attraverso il suo lavoro. In questa prospettiva vanno interpretati gli emendamenti, da lui sottoscritti, agli articoli 31 («La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro. Promuove e disciplina le condizioni per rendere effettivo questo diritto») e 43 («I lavoratori hanno diritto di partecipare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende») del progetto costituzionale e la sua relazione al disegno di legge sul recepimento nell’ordinamento italiano di alcune modifiche al’Atto costitutivo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro destinate a rafforzare non poco la capacità di azione di tale organismo sopranazionale all’interno dei Paesi aderenti.
In quest’ottica si pone, inoltre, l’ordine del giorno col quale l’on. Villani dai banchi del Partito socialista chiese con forza all’allora presidente del  Consiglio Alcide De Gasperi di riparare il grave danno causato dalle violenze fasciste agli Enti cooperativi e mutualistici. Istanza che s’inserisce a pieno titolo nella biografia di un uomo la cui vita, fin dalla giovinezza, appare scandita da una personale battaglia a favore delle classi sociali più deboli, a favore di quella massa di lavoratori diseredati che, agli esordi del XX secolo, videro nell’associazionismo lo strumento per inaugurare un nuovo ordine sociale.

Ma il braccio di ferro intrapreso col padronato e la conquista di molte amministrazioni locali sotto le insegne del socialismo furono bruscamente interrotti, all’indomani della Grande guerra, dal montare della violenza squadrista di cui anche Villani fu vittima. Sospettato di essere coinvolto nei fatti di sangue accaduti al Castello Estense di Ferrara il 20 dicembre 1920, venne imprigionato, condannato a dieci mesi di carcere ed infine assolto per mancanza di prove. Tuttavia, con la definitiva presa del potere da parte del fascismo, per il futuro deputato costituente iniziò un periodo di grandi tribolazioni: tenuto sotto stretta vigilanza dal regime si trasferì infatti a Torino e da qui a Verona, per poi
migrare a Milano ed infine a Roma. Il che non minò la sua fede nell’ideale socialista; nonostante nel 1942  venisse denunciato al Tribunale Speciale, arrestato con l’accusa di svolgere propagandaantifascista e torturato nelle carceri di via Tasso.

Nella capitale Ezio Villani vivrà non solo il momento più cupo della sua esistenza, ma anche quello di sicuro più esaltante, potendo partecipare, come già abbiamo avuto modo di specificare, al varo della costituzione repubblicana e all’apertura di una nuova stagione nella storia d’Italia. Durante i lavori  dell’Assemblea Costituente egli fu, per di più, tra i protagonisti di un fatto fondamentale per il socialismo italiano, ovvero la scissione di palazzo Barberini, che lo vide schierato, insieme a Giuseppe Saragat, a favore di un riformismo democratico ed
autonomo dall’ortodossia sovietica.
Negli anni precedenti la sua morte, avvenuta nel 1955, Villani si impegnò nell’organizzazione e nella definizione della linea politica del nuovo soggetto, il PSLI, nato a sinistra da quel traumatico evento, mettendo a disposizione la propria penna di giornalista (tra le varie collaborazioni si segnalano, in particolare, quelle con l’«Avanti!» e «L’Umanità») e la propria, ormai lunga, militanza a fianco dei lavoratori. L’esperienza umana e politica di Villani si può, infatti, dire sia stata spesa nel continuo approfondimento ideologico, ma anche nell’azione diretta, nella lotta quotidiana e nell’assunzione di responsabilità verso i destini del proprio Paese. 
Per questo motivo, la ricerca promossa dall’amministrazione di Galliera, oltre a rappresentare un’importante occasione per ripercorrere i passi compiuti dall’Italia verso la democrazia, costituisce un doveroso omaggio alla figura di un uomo il cui impegno disinteressato per il riformismo merita di essere ricordato alle future generazioni.

Paolo Pombeni    Professore Ordinario presso l’Università  di Bologna         Salvatore Botta    Ricercatore presso l’Università  di Bologna           

(*) Testo  della prefazione del volume  diffuso  dal Comune di Galliera