Armando Zucchini , ciclista di Altedo negli anni Trenta

Un ciclista altedese alla ribalta negli anni Trenta: Armando Zucchini Biografia a cura di Dino Chiarini
Premessa – Il 2020 è un anno molto particolare; tutto il mondo è stato “vittima” della pandemìa virale causata dal “Covid 19” che ci ha rivoluzionato la vita e ha pure stravolto tutto il mondo dello sport. Campionati interrotti e mai più ripresi, altri “condensati” tra giugno e luglio, altri “spostati” e “accorciati” nei rimanenti mesi o addirittura fatti “slittare” di un anno, come i Giochi della XXXII Olimpiade o i Campionati Europei di calcio. Anche il calendario ciclistico ha subito delle mutazioni importanti; molte gare sono state annullate, altre spostate di qualche mese. Tra queste ultime, le due maggiori “classiche”, il Tour de France e il Giro d’Italia si effettueranno, il primo fra pochi giorni e il secondo in ottobre. Infatti, il 107° Tour de France (che si svolgeva in luglio), partirà il 29 agosto e terminerà il 20 settembre, mentre il 103° Giro d’Italia (che si correva in maggio), si svolgerà dal 3 al 25 ottobre.
Nell’attesa della partenza di questa competizione ciclistica italiana, tanto cara agli appassionati della bicicletta, voglio qui ricordare uno dei protagonisti degli anni Trenta del secolo scorso, che partecipò a sei Giri d’Italia, a tre Milano-Sanremo e per due volte fu Campione Italiano di Ciclocross: l’altedese Armando Zucchini.
Era nato nel Comune di Malalbergo, esattamente ad Altedo, il 2 dicembre 1907 da Cesare ed Enrica Bergonzoni; risiedeva con i genitori e i fratelli nel piccolo borgo di Rivabella, una manciata di case a poca distanza da Altedo attraversate dal Savena Abbandonato, al civico 105 di via del Corso.

Iniziò giovanissimo la carriera ciclistica correndo per la Velo Sport Reno di Bologna, scalando tutte le categorie fino a raggiungere quella dei professionisti. Nel novembre del 1927 si trasferì con i genitori a Bologna e tre anni dopo raggiunse i primi successi a livello nazionale; nel 1930, infatti, nella categoria dei “Dilettanti Elite”, vinse due gare importanti su strada: il “15° Giro della Romagna” e il “Giro delle due provincie di Prato”. Trionfò pure nel “1° Campionato nazionale italiano di ciclocross, categoria unica”, gara che comprendeva sia i dilettanti “Elite” che i “Professionisti”. Fu pure protagonista nella “21a Milano – Modena” dove conquistò il terzo posto.

Nel 1931 debuttò tra i “professionisti” e prima della partenza del Giro d’Italia fu ingaggiato dalla “Ganna-Dunlop”, società in cui militava l’amico Aleardo Simoni di Cà de’ Fabbri; con quella squadra ciclistica partecipò a diverse competizioni tra cui il “16° Giro della Romagna” dove, a differenza dell’anno precedente, si piazzò al secondo posto. Prese parte pure alla “24a Milano – Sanremo”, arrivando sedicesimo, battendo ancora una volta Aleardo Simoni che giunse ventitreesimo. Partecipò al “19° Giro d’Italia” piazzandosi (nelle prime tappe) tra i primi venti, ma fu costretto al ritiro a Genova per una serie di cadute, dopo aver terminato la nona tappa. Nel 1932 la “Ganna-Dunlop”, nonostante i buoni risultati ottenuti durante l’anno precedente, non lo confermò nei propri ranghi ed egli tornò a difendere i colori della società bolognese “Velo Sport Reno”, la casa ciclistica che lo aveva assistito anche da dilettante; con quella squadra vinse il “14° Giro del Piave” e in seguito prese parte alla “25a Milano – Sanremo”, dove arrivò ventiduesimo, battendo sul traguardo ancora una volta il grande amico Aleardo Simoni; però era stato preceduto da un altro amico, Allegro Grandi, nativo di San Pietro in Casale (1). Armando Zucchini partecipò pure al “20° Giro d’Italia” dove si classificò trentesimo nella graduatoria finale.

Nel 1933 prese parte a numerose corse ciclistiche, sia su strada sia nel ciclocross, come “Indipendente” e sempre con la Velo Sport Reno (2); quell’anno vinse di nuovo il “Campionato Nazionale di ciclocross” e prese parte al “21° Giro d’Italia” dove si piazzò al tredicesimo posto in classifica generale. Nella decima tappa “Napoli–Roma” giunse terzo, battuto sul traguardo, dopo una splendida volata, da Learco Guerra della “Maino-Clement” e da Giuseppe Olmo della “Bianchi”, due noti e forti campioni dell’epoca. Partecipò pure ad una classica gara che si disputava in quegli anni, la “Predappio–Roma”, dove si piazzò secondo in classifica generale, mentre nella “Ventimiglia – Genova” arrivò quarto.

Per la vittoria nel Campionato italiano di ciclocross e per i vari piazzamenti ottenuti su strada, nel 1934 fu ingaggiato dalla “Bianchi-Pirelli”, una delle squadre ciclistiche più competitive del momento; con la gloriosa maglia bianco-celeste vinse la “6a Coppa Collecchio”. Con la stessa squadra partecipò pure al “22° Giro d’Italia” in cui si classificò trentottesimo nella graduatoria finale.

Nel 1935 partecipò alle gare agonistiche come “Indipendente”; egli non si perse d’animo e sebbene sprovvisto di una squadra organizzata, s’iscrisse alle gare più importanti e con quella “qualifica” prese parte al “23°Giro d’Italia”; arrivò quarto nella prima tappa e terzo nella decima tappa e al termine del Giro si piazzò al ventiseiesimo posto della graduatoria.

Nel 1936 disputò la sua terza e ultima “Milano – Sanremo” conquistando una prestigiosa ventiseiesima posizione; inoltre prese parte al “24° Giro d’Italia”, ma durante le prime due tappe, oltre a diverse forature, fu coinvolto in alcune rovinose cadute; però raggiunse stoicamente il traguardo, pur se con notevole distacco. Dolorante, fu costretto al ritiro nella terza tappa.

Nel 1937 e nel 1938 partecipò come Indipendente ad alcune gare riservate a quella categoria cui partecipavano anche i Dilettanti; infatti, conquistò un settimo posto nella Bologna-Raticosa del 1938, gara vinta da Novello Bergonzoni di Galliera, suo compagno di squadra nella Velo Sport Reno.
Finita la stagione agonistica, “appese la bicicletta al chiodo” e chiuse la sua carriera di ciclista; iniziò a lavorare come muratore, ma non abbandonò definitivamente il ciclismo poiché seguì il fratello minore Aleardo (pure lui fu un discreto corridore “indipendente”) che nel 1944 si piazzò ottavo nella classica “Coppa Bernocchi”.

Armando Zucchini, che con il suo agonismo fece tifare e appassionare intere famiglie petroniane, morì a soli quarantadue anni a Bologna, il 25 giugno 1950, in seguito ad un grave incidente motociclistico. Erano circa le ore 19 del 24 giugno, quando nei pressi di Rastignano due motociclette che percorrevano la stessa strada ma con una direzione diversa e che avevano rispettivamente due persone a bordo, nell’affrontare una curva molto pericolosa si scontrarono frontalmente al centro della carreggiata e i quattro passeggeri rovinarono sull’asfalto. Mentre gli altri tre ebbero diverse fratture agli arti inferiori, però guaribili in due mesi, per Armando Zucchini la situazione fu giudicata da subito critica, avendo una frattura alla base cranica; purtroppo il giorno seguente cessò di vivere. Gli abitanti di via Ferrarese (Armando viveva in questa strada al civico 231 con la moglie Debora e il figlio Walther) parteciparono numerosi e commossi alle sue esequie.

Negli anni Venti e Trenta del Novecento diverse industrie dolciarie, per invogliare i potenziali clienti all’acquisto dei loro prodotti, allegarono delle figurine di genere sportivo da collezionare sia sciolte che raccolte in appositi album. Fra le tante aziende che pubblicarono l’immagine del ciclista altedese/bolognese, ricordo le ditte I.N.C.A.S. di Firenze (che allora promuoveva deliziose e gradevoli prelibatezze, come confetture, caramelle e la squisita cioccolata “Majestic”) e la Zaìni di Milano (che per l’occasione reclamizzava la famosa cioccolata “Emilia”).

L’immagine di Armando Zucchini utilizzata sulle figurine era sempre la stessa, cioè quella con la maglia della “Bianchi”. Tale foto fu pure usata nel cosiddetto “santino-ricordo” in occasione del suo funerale, che si tenne a Bologna due giorni dopo quel fatale incidente.

NOTE

1. Aleardo Simoni (Minerbio 5/9/1902 – ivi 8/9/1989), ciclista dilettante con i colori del “Velo Sport Reno” di Bologna, passò al professionismo nel 1924 e vi rimase fino 1934 correndo per la “Ganna-Dunlop”, la “Bianchi-Pirelli” e per alcuni anni come “Individuale”. Partecipò a sette Giri d’Italia e a un Tour de France e a numerose classiche italiane, francesi e spagnole.

  • Allegro Grandi (San Pietro in Casale 17/1/1907 – Caracas 23/4/1973) già nel 1928 vinse il Campionato del Mondo Dilettanti. Da professionista disputò quattro Giri d’Italia, un Tour de France e numerose classiche come il Giro di Lombardia e la Milano–Sanremo. Gareggiò con la Iride, la Ives-Pirelli, la “Bianchi”, la “Dei” e come “Indipendente”.

2. I ciclisti “Indipendenti” potevano gareggiare sia tra i professionisti che nei dilettanti; durante l’anno potevano essere ingaggiati da squadre professionistiche, prestando la loro opera solo per qualche gara; al termine del contratto potevano correre per un’altra squadra. Gli “Individuali”, “Isolati”, “Liberi” o “Non accasati” erano quei ciclisti che partecipavano alle gare a titolo personale, cioè senza squadra, cercando di racimolare qualche premio aggiudicandosi i traguardi volanti. Avevano l’assistenza di un’auto ufficiale al seguito, ma non potevano aiutare gli “Aggregati” (o “Accasati”), cioè quei corridori professionisti che avevano un contratto con le case costruttrici di biciclette. La categoria degli “Individuali” partecipò alle gare ciclistiche professionistiche fino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.

 

– Didascalie delle foto:

1) La figurina di Armando Zucchini con la maglia della “Bianchi”, pubblicata dalla I.N.C.A.S. di Firenze per pubblicizzare il Cioccolato Majestic.

2) Cartolina illustrata della “Locanda” di Altedo, stampata negli anni Venti. Il ciclista che si vede nella foto è Armando Zucchini.

3) Armando Zucchini con la maglia della “Ganna-Dunlop”.

4) Lo stemma della Velo Sport Reno.

5) Il cosiddetto “santino-ricordo” distribuito al funerale.

Dino Chiarini