La Pala d’altare della Chiesa di Altedo, attribuita a Prospero Fontana… forse

Testo  e ricerca di Dino Chiarini
Nel terzo tomo deLe chiese parrocchiali della Diocesi di Bologna ritratte e descritte, 1844-1851”, Don Antonio Landi, autore della pagina dedicata aS. Giovanni Battista di Altedo”, afferma che la Pala dell’Altare Maggiore fu dipinta dal pittore bolognese Prospero Fontana. Questi, nato a Bologna nel 1512 e deceduto nella città petroniana nel 1597, si formò presso la bottega del pittore Innocenzo da Imola e in seguito frequentò lo studio di Girolamo da Treviso.
Nel 1539 sposò Antonia de Bonardis; da questo matrimonio nacque Lavinia (1552-1614) che diventò anch’essa ottima pittrice.
Prospero Fontana collaborò con diversi pittori tra cui cito soltanto Pellegrino Tibaldi e Giorgio Vasari.
Tra le opere più famose dipinte da Prospero, vorrei elencarne solo tre, a mio avviso le più belle: Le Storie del Battista e gli Evangelisti, Le Storie della Vergine e la Deposizione della Croce. Sul dipinto che riguarda la “Nascita di San Giovanni Battista”, non ho trovato riscontri: infatti, non compare neppure nella corposa opera del conte Carlo Cesare Malvasia dal titolo “Felsina pittrice, vita de’ pittori bolognesi …”.

Ne dà conferma, come autore della tela altedese, anche l’incaricato della “Soprintendenza delle Gallerie di Bologna” che, il 15 settembre 1971 nell’inventariare il materiale d’arredo della chiesa parrocchiale, riporta la seguente scheda: Quadro del ‘500 di Prospero Fontana; olio su tela di cm 300 x 200, raffigurante la «Natività di S. Giovanni Battista». In alto abbiamo a destra S. Elisabetta e a sinistra S. Zaccaria; in basso vi è la Madonna che lava S. Giovanni”.

Ma il 24 luglio 1972 la “Soprintendenza” inviò un altro compilatore il quale descrisse di nuovo il dipinto; gli cambiò completamente sia il titolo che i personaggi, smentendo la versione data dal collega dieci mesi prima. Infatti, la sua scheda viene vergata così: «Nascita della Vergine». “Dipinto da un anonimo pittore della Scuola Bolognese tardo manierista. Entro una stanza, dal lato destro, S. Anna che ha ormai partorito sdraiata sul letto con coperta e baldacchino verde oliva, viene assistita da alcune donne. In primo piano sulla destra, tre donne attendono al bagno della Vergine, una avvolge una fascia, un’altra regge una brocca d’oro e una tazza, e una terza, inginocchiata, lava in un bacile d’oro la bambina. Sulla sinistra Gioacchino accompagnato da una figura maschile, volge lo sguardo al cielo (…) ove compare una serie di cherubini. Alle loro spalle sul fondo, uno scorcio di un interno con camino inquadrato entro una porta”.

La descrizione dei personaggi in questa seconda scheda è molto diversa dalla precedente, ma è perfetta; le persone menzionate in tal versione sono tutte degne di rispetto. Mi chiedo: “Dei due inviati dalla Soprintendenza, chi ha ragione”?
L’unico che mi potrebbe aiutare a dirimere il dilemma è quel personaggio raffigurato in basso a sinistra; nessuno degli addetti ne ha segnalato la presenza, pur in una descrizione tanto minuziosa nei particolari. Chi sarà mai quel misterioso “intruso”? A questo punto posso solo formulare due ipotesi:

1) Potrebbe trattarsi del committente ma, se così fosse, mi sembra improbabile che abbia pagato e donato un quadro, da inserire sull’Altare Maggiore, dedicandolo alla Vergine Maria e non a San Giovanni Battista, titolare della chiesa e della parrocchia di Altedo.

2) L’altra ipotesi mi porta a pensare che possa trattarsi dell’autore, il quale ha voluto essere immortalato all’interno della sua stessa opera, anche se in realtà non era molto frequente apparire nelle tele, specialmente nei quadri con soggetti religiosi.

Non mi aiuta neppure la postura della persona e il gesto compiuto dalle mani di quell’ignoto personaggio; nel caso quell’individuo fosse il committente (forse un erede della famiglia Pepoli?) la sua figura sarebbe sul punto di affermare:Questo quadro l’ho donato io”. Se invece quelle mani fossero del pittore (forse di Prospero Fontana o di un allievo della scuola bolognese?) esse potrebbero significare: “Questo quadro l’ho dipinto io”. Giunto a tal punto e non essendo in possesso dell’immagine di nessuno dei contendenti, non mi resta che parafrasare una famosa locuzione manzoniana: ”Ai competenti l’ardua sentenza”.

Dino Chiarini

FOTO

1) La Pala dell’Altare Maggiore della chiesa di Altedo. (Foto Maurizio Falzoni).

2) Il personaggio misterioso. (Foto Maurizio Falzoni).