Malalbergo/Altedo
Giovedì
22 marzo, dalle ore 20:45 alle ore 22:45
Museo
Frabboni di San Pietro in Casale
Ricerche
su un insediamento dell'età del bronzo a Ponticelli di Malalbergo
Terramara
di Ponticelli: ne parliamo con Paolo Boccuccia.
Incontro
pubblico Organizzato da Pianura romana. Villa Vicus Via
Tra il settembre 2015 e
l'aprile 2016, durante i lavori SNAM per la posa di un metanodotto,
gli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologia
dell'Emilia-Romagna su un'area di 400 mq hanno portato in luce a
Ponticelli di Malalbergo, nell'Azienda agricola Cà Bianca, alla
profondità di 5,50 metri, un abitato dell'età del Bronzo databile
tra il XIV e il XIII sec. a.C.
Questo tipo di insediamento,
chiamato Terramara, ha dato vita a una delle civiltà più complesse
dell'Europa del II millennio a.C., un fenomeno economico e sociale di
una portata storica senza precedenti.
La Terramara di
Ponticelli rappresenta una novità assoluta per questo territorio.
Il villaggio era circondato da un fossato e da un
piccolo terrapieno che racchiudevano le capanne realizzate su
piattaforme lignee sia sopraelevate che impostate direttamente al
suolo.
Abbondanti e ben conservati
sono i materiali archeologici rinvenuti: vasi idonei a consumo e
conservazione dei cibi, fornelli, alari, oggetti per filare e
tessere, manufatti in corno animale, utensili e ornamenti in bronzo,
ambra e scarti di cibo.
Tutti elementi che studiati
anche con l'ausilio di idonee tecnologie, contribuiranno a definire
le caratteristiche della comunità che sul finire del II millennio
a.C. occupava questa porzione di territorio.
Ce ne parlerà il
Dott.Paolo Boccuccia, direttore scientifico degli Scavi
,funzionario archeologo Museo delle Civiltà di Roma.
**Info
http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/bo_malalbergo/terramara_ponticelli_2016.htm
*** L’incontro è
compreso nel vasto programma di “Trame identitarie”
2018 che presenta tanti incontri in varie località della
pianura bolognese. Programma leggibile al link:
http://www.orizzontidipianura.it/ew/ew_eventi/12/trame%202018.pdf
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Inserito da redazione il Mer, 2018-03-21 11:20
Il
“LanificioFilippo Manservisi e C.”La grande
fabbrica bolognese di tessuti in lana che faceva funzionare le
macchine mediante l’acqua del Canale delle Moline
Filippo
Manservisi (nato a Malalbergo il 28 gennaio
1806 col nome di Francesco Manservigi) era un
imprenditore che si era fatto da sé: dal nulla e con tanto coraggio
si era adoperato con grande ostinazione nel trovare denaro e soci per
mettere in piedi un opificio per la lavorazione di tessuti di lana.
Assieme ad altri ventotto associati, fondò nel 1853 il
“Lanificio Filippo Manservisi e Compagni”, una
società in accomandita di filati e tessuti, di lana e mezza lana.
Iniziò l’attività nei primi mesi del 1854. insediandola in due
edifici, ubicati rispettivamente in via Capo di Lucca e in via
Berlina (oggi via del Pallone). I due stabili erano divisi dal corso
del Canale delle Moline, ma furono uniti tra loro da ponti che
permettevano al personale di avere un rapido collegamento tra un
reparto e l’altro. Nello stabilimento furono attivati macchinari
all’avanguardia, importati dalla Francia, dalla Germania e dal
Belgio; l’opificio fu dotato di duemilatrecento fusi, mossi da due
motori idraulici con ruote a pale inclinate, e spinti da due motori a
vapore (uno dei quali costruito dalla Società Anonima Officina
Meccanica e Fonderia di Bologna con sede a Castel Maggiore, di
cui Manservisi era socio) aventi ambedue una potenza di 30 cavalli.
Sfruttando l’acqua del canale, la fabbrica diventò in breve tempo
una tra le prime industrie dello Stato Pontificio e
successivamente del Regno d’Italia.
Oltre alla
produzione dei capi di lana, fu aperto anche un negozio per la
vendita dei tessuti, sito in via Cavaliera (oggi via
Guglielmo Oberdan) al civico 1164. Il lanificio crebbe
notevolmente, fino ad occupare un numero elevato di lavoratori; nella
fase di maggior successo si contarono tra i 500 e i 600 operai e la
metà del personale era costituito da donne, molte delle quali
lavoravano a domicilio. Per far fronte alle richieste della sua
pregiata merce, la “Filippo Manservisi e C.” ingaggiò
alcuni tecnici belgi esperti del settore, come il capo filatore
Giovanni Sauvage e il capo raffinatore Giovanni Longle,
che con la loro esperienza migliorarono notevolmente la linea
produttiva.
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Inserito da redazione il Lun, 2017-11-06 17:39
Tagliatelle
all’ortica con salsiccia e sugo. Dino Chiarini
Nell’agosto del
1970 una trentina di “temerari” malalberghesi diedero vita, tra
l’ultima settimana di agosto e la prima settimana di settembre,
alla “Sagra di Fine Estate”, una festa paesana che univa
la gastronomia locale ai prodotti ortofrutticoli tipici, coltivati
nella “bassa bolognese”. Dopo una trentina di anni l’avvenimento
mutò il nome in “Serate sul Navile” fino a quando nel 2012 si
costituì un nuovo comitato organizzatore, denominato “Associazione
Amici dell’Ortica di Malalbergo”. I nuovi organizzatori
cambiarono ancora una volta il nome della festa paesana,
denominandola “Sagra dell’Ortica” , in onore di una pianta
infestante molto “bistrattata” che per diversi
secoli, con la sua fibra estratta dagli steli, vestì le popolazioni
della “bassa bolognese” molto prima dell’arrivo della canapa.
Nel suo piccolo, sfamò pure diverse generazioni con le sue foglie
(trattate in acqua bollente) e soprattutto curò e protesse da
diverse malattie con le sue proprietà benefiche, quasi sempre
all’insaputa degl’ignari “pazienti”. Prima di inoltrarci
nella ricetta di questa deliziosa tagliatella, che accoglie l’ortica
nella sua sfoglia, desidero fare una breve introduzione sulla materia
prima, spiegando le proprietà di questa piata urticante che dà il
classico colore verde alla sfoglia.
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Inserito da redazione il Mar, 2017-08-29 06:01
A
tavola in Emilia-Romagna. Pasta e fagioli. Ricerca di Giulio Reggiani
Uno
dei piatti tipici delle zone fra bolognese e ferrarese
è senza dubbio la pasta cotta nel brodo di fagioli. Veniva chiamato
familiarmente “pasta in fagioli” e lo si poteva
mangiare assai spesso nelle case coloniche, sulle tavole di paesi e
città, oltre che nelle trattorie; anche le osterie, particolarmente
nell’Ottocento, lo proponevano ai loro avventori, ma lo si trovava
di frequente pure sulle tavole dei braccianti di queste zone, in
quanto costituiva una vivanda molto energetica: poi immancabilmente
gli s’inzuppava il pane e si andava così a costituire un
particolare “piatto unico” tipico di tutto quel mondo padano che
oggi va sotto il nome di civiltà contadina.
Rappresenta
tuttora una portata molto gradita nelle trattorie della nostra
pianura e pure i ristoranti più “sofisticati” propongono ai loro
clienti questo “primo piatto”, magari accoppiandolo a qualche
raffinato abbinamento da nouvelle cuisine (però, così
facendo, a mio avviso lo rovinano grandemente). Dobbiamo dire che
sulle nostre tavole lo si mangia assai raramente, perché la frenesia
della vita attuale non lascia il tempo materiale alla sua
preparazione; soltanto le massaie un po’ attempate o le nonne
“nostrane” possono ormai prepararlo con perizia: le giovani lo
prendono “già pronto” nei supermercati, in lattina o in busta,
ma queste “manipolazioni” non possono certo competere con la
fragranza ed il sapore della pasta in fagioli “fatta in casa”.
- Andiamo
ora a conoscer meglio i fagioli, anche facendo due passi nella
storia.
Il
fagiolo
Questa
pianta, che Linneo classificò scientificamente come Phaseolus
vulgaris, appartiene alla famiglia delle Fabacee (o
Leguminose) e tutte le fonti la segnalano come originaria
dell’America Centrale; essa arrivò in Europa dopo la
scoperta delle Americhe, diffondendosi per la facilità di
coltivazione e per l’ottima resa sul campo. Il fagiolo è coltivato
per i suoi semi, che vengono raccolti freschi e che poi vengono
sbucciati (i cosiddetti “fagioli da sgranare”); possono anche
esser lasciati seccare ed i fagioli secchi hanno un buon utilizzo,
particolarmente nella stagione fredda. Si può raccogliere anche
l’intero legume “giovane”, da mangiarsi fresco (sono i
cosiddetti “fagiolini”). Le varietà del Phaseolus
sono veramente innumerevoli: fra le tante, citiamo soltanto le più
conosciute: il borlotto (con i suoi generi, detti
“Lingua di fuoco”, “Suprema” e “Di Vigevano”,
aventi tutti la variante “nana”), il cannellino
(che si differenzia in “Scaramanzin negrè” e “Lingot”),
il Corona di Spagna, il Romano Pole, il Maggiolino, l’Elegante,
assieme a moltissimi altri.
- Ma
diamo un’occhiata anche al più famoso e ricercato fra quelli
“nostrani”.
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Inserito da redazione il Dom, 2017-06-04 07:42
Il
risotto alla folaga. Ricerca di Dino
Chiarini
Prima
di presentare il tradizionale piatto delle zone palustri della bassa
bolognese, effettuo una breve carrellata sui due principali
ingredienti che compongono questa ricetta e il ristorante dove si può
ancora degustare questa delizia del palato.
CONOSCIAMO
UN PO' IL RISO
Il
riso si era affermato in Italia fin dal Trecento; inizialmente questo
cereale era considerato una spezia e veniva venduto per scopi
terapeutici e quasi certamente veniva importato. Il primo documento
che dimostra la coltivazione del riso in Italia porta la data del
1475 ed è la lettera scritta da Galeazzo Maria Sforza al Duca di
Ferrara in cui egli si impegnava ad inviargli dodici sacchi di riso
locale. Quindi la produzione alimentare del riso iniziò in Lombardia
e pian piano si estese nelle zone ricche di acqua della pianura
padana; con la diffusione delle risaie si ebbe un aumento di casi di
malaria e nonostante i provvedimenti che cercavano di limitare la sua
coltivazione nelle vicinanze dei luoghi abitati, la coltura si
espanse ugualmente. Questo avvenne poiché rispetto agli altri
cereali il guadagno sul riso era molto più consistente; anche i
coltivatori, pur a rischio di malattie, continuarono a produrlo ed a
diffonderlo anche in Emilia.
Ecco allora che nel XVII secolo le aree
di coltivazione del riso si dilatarono grandemente: veniva coltivato
in Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana e persino in qualche zona
della Sicilia e della Calabria. Nell’Ottocento anche il territorio
comunale di Malalbergo, assieme a quelli limitrofi di Baricella, di
Bentivoglio e di Molinella, era “ricco” di zone umide e così da
fine secolo molti terreni vennero adattati a risaia; nei primi anni
del Novecento la coltura si consolidò e molti appezzamenti, anche
grandi, furono adattati alla coltivazione del riso, una pianta che
richiedeva moltissima acqua per la crescita. Non mancavano vaste aree
vallive e in questi due habitat naturali, la palude e la risaia,
flora e fauna crescevano rigogliose; la parte più consistente della
fauna era costituita da selvaggina aviaria. Su questi terreni
acquitrinosi molte specie di volatili, sia stanziali sia migratori,
si nutrivano abbondantemente e nidificavano nella fitta vegetazione.
Tra le diverse specie di uccelli presenti in queste zone paludose,
quelle che andavano per la maggiore erano costituite da anatidi
(anatre) e da rallidi (folaghe e gallinelle d’acqua). In cucina,
generalmente con le anatre venivano preparati gli arrosti oppure
venivano bollite per fare il lesso1, mentre le folaghe venivano
abbinate al riso, con cui formavano un delizioso connubio. Le
sapienti mani della nostra donna di casa, l’“arzdòure”,
cuocevano la folaga e poi la univano al riso: solitamente
utilizzavano l’Arborio, l’Originario. Il Balilla e la Razza 77,
che erano le qualità più coltivate delle risaie malalberghesi negli
anni Trenta-Quaranta del secolo scorso e che ben si collegavano al
condimento costituito dalla fòlaga. Il risultato finale era un
“trionfo gastronomico” degno di Cristoforo da Messisburgo, il
famoso cuoco della Corte Estense. Il matrimonio, in tal modo,
risultava perfetto nell’aspetto ed eccellente nel gusto.
…
E CONOSCIAMO ANCHE LA FOLAGA (… e la gallinella d’acqua)
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Inserito da redazione il Dom, 2017-06-04 07:12
Dal
18 al 28 Maggio 2017, Altedo, Capitale dell'Asparago Verde,
organizza la 48ª edizione della Sagra dell'Asparago
Verde, coltivazione che negli anni è diventata il vero e
proprio simbolo dell'agricoltura della cosiddetta Bassa Bolognese.
Banchi di vendita di
asparagi e prodotti agricoli, concorsi nazionali, manifestazioni
varie, spettacoli e mostre.
Preceduta da
anteprime di gare sportive e arte varia, si entrerà nel vivo con le
aperture di stand gastronomici in particolare
- 17 MAGGIO
MERCOLEDÌ ore 20: 30 Serata di apertura della
48a Sagra – Ristorante TUTTASPARAGO Serata ad
invito
- 18 Maggio
GIOVEDÌ ore 20:30 Apertura del ristorante TUTTASPARAGO
presso Coop Apofruit Via I° Maggio Altedo “Serata di
Beneficenza” a favore dell'asilo parrocchiale di
Altedo e Associazione Sporting emilia su prenotazione
Raggiungerà il suo
clou
-21 MAGGIO
DOMENICA dalle 07:00 alle ore 20:00 da via Bentini a via I°
maggio la statale, che attraversa il paese di Altedo, si
trasformerà in un appassionante e variegato spettacolo di mercatini, concerti
in piazza, eventi artistici, spazi commerciali, espositori
auto e tanto di più.
Negozi aperti tutta la giornata
Lungo le vie del
paese animatori per bambini e manifestazioni sportive
*** Scarica il
programma completo della Sagra per scoprire le iniziative messe in
cantiere dall'attiva Associazione Promotrice per questa nuova
edizione, in allegato
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Inserito da redazione il Mar, 2017-05-09 08:31
I
biscotti del Re . Storia
e ricetta.
Il
6 giugno 1918 Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, dopo aver
visitato gli impianti idrovori di Argenta e di Molinella, si recò ad
Altedo per vedere un nuovo metodo di aratura funicolare in risaia
con nuove apparecchiature, mosse non più da locomobili a vapore ma
da moderni motori elettrici. Il corteo che accompagnava il Re giunse
ad Altedo verso le ore 10 e si fermò vicino al mulino di
proprietà del Sindaco di Malalbergo Zeno Pezzoli, il quale,
non essendo ancora pronto, fece attendere il sovrano. Per alleviare
l’imprevisto contrattempo, la figlia del Primo Cittadino prese da
un vaso, collocato sulla tavola, un mazzo di fiori ed uscì di casa
porgendolo repentinamente al Re; l’acqua ancora presente sui gambi
bagnò i pantaloni del sovrano. Il ritardo causato dal sindaco, che
rallentava i tempi sempre rigorosi del cerimoniale, come pure i
pantaloni bagnati al Re, non rappresentavano certamente i pròdromi
di un’ottima accoglienza. Ecco allora che la madre del Sindaco, la
signora Geltrude “Tuda” Martinelli, visto
l’imbarazzo del seguito reale, intervenne prontamente offrendo ai
presenti la sua “classica” specialità: un particolare tipo di
biscotto, assai simile alle gallette che i soldati consumavano al
fronte. Quelli offerti ai presenti, erano dolcetti creati veramente
da lei, un po’ dolciastri e un po’ amarognoli, farciti con
mandorle e cotti al forno; erano anche un po’ croccanti e
spolverati con zucchero di vaniglia. Al Re piacquero moltissimo,
tanto che chiese alla signora se ne avesse ancora, poiché intendeva
portarli a San Rossore per farli assaggiare ai propri figli. Propose
poi alla signora “Tuda”, se lo avesse gradito, il
“Brevetto della Real Casa” per questi biscotti; ma ella
rifiutò, rispondendo che i biscotti erano stati fatti esclusivamente
per Sua Maestà e non per essere messi in commercio. Prese quindi un
tovagliolo, lo riempì di quel suo personale prodotto, legò i
quattro capi alla campagnola e glieli offrì, dicendo che così erano
pronti per essere mandati ai figli del Sovrano; domandò però a
Vittorio Emanuele III di poterli chiamare “Biscotti del Re”.
E questi esaudì il suo desiderio.
Sulla
visita regale ad Altedo e sulla nascita dei “Biscotti del Re”
esiste un’altra versione orale, “molto meno patriottica”
della precedente ma forse più veritiera; essa narra che le
cuoche addette al rinfresco, nell’agitazione dell’avvenimento,
avessero sfornato quel tipo di ciambella troppo presto e che
l’avessero “affettata” per finir di cuocerla una seconda volta,
come i biscotti (etimologicamente “bis-cotto”, cioè “cotto due
volte”). Fatta quest’ultima operazione, l’avevano spolverata di
zucchero a velo per “mimetizzare” l’errore della prima cottura.
E così la disattenzione iniziale si tramutò in un prelibato
biscotto, che ancora oggi viene preparato e servito in tutte le
occasioni nella zona di Altedo.
Ecco
la ricetta De.C.O. *
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Inserito da redazione il Sab, 2016-12-17 07:23
La “Pastulàze … e la Méche ad Malalbêrg” (La “Pastolaccia … e la Micca di Malalbergo”) Storia e ricette
1) La “Pastolaccia” (“Pastulàze” in dialetto locale) è una ciambella tipica malalberghese che utilizza gli stessi ingredienti del più noto biscotto “Savoiardo”: però gli è differente per la sagomatura, in quanto viene tagliata a fette trasversali, come il “Cantuccio” toscano o come il “Biscotto del Re” altedese. In verità la “Pastulàze”, rispetto a quest’ultimi due dolcetti, è priva di mandorle e di burro, componenti indispensabili sia per il “Cantuccio”, sia per il “Biscotto del Re”. Secondo i racconti a noi tramandati oralmente dalle anziane signore malalberghesi (che a loro volta le avevano appresero dalle loro nonne) questo composto, fatto solo con farina, zucchero, uova e un po’ di lievito, risale alla seconda metà dell’Ottocento. Pare che l’idea fosse venuta ad un fornaio malalberghese che l’attuò dopo aver esaminato varie ricette suggeritegli dai viaggiatori (provenienti da diverse provincie italiane ed anche da svariati paesi europei), che qui transitavano per raggiungere le città di Bologna, Ferrara e Venezia. Essi spesso si rifocillavano nel suo laboratorio, in attesa che la diligenza cambiasse i cavalli nell’adiacente posta: quindi, fra una chiacchiera e l’altra, gli esponevano le prelibatezze delle loro regioni d’origine.
Il panettiere, da quell’impasto da lui stesso inventato, ottenne una deliziosa ciambella di un bel colore giallo; scoprì pure che, intingendola in un bicchiere di vino dolce, risultava ancor più gradevole al palato.
Non vi sono prove scritte che dimostrino la veridicità di questa “leggenda paesana” poiché la data di nascita della “pastulàze” rimane incerta; però sicuramente nei primi anni del Novecento era già presente in paese: infatti, nel 1905 il forno della neonata Cooperativa Agricola di Consumo iniziò a produrre quotidianamente quella squisita “brazadèla” (ciambella). Il prodotto così ottenuto comparve anche sulla tavola delle osterie locali, ottenendo un grande successo. “L’Antica Trattoria della Luna” (oggi “Trattoria Nuova Maleto”), l’“Osteria del Ponte sul Reno” (posta sull’argine destro del fiume e demolita negli anni Quaranta del secolo scorso) e la “Trattoria dei Cacciatori” (ora denominata “Trattoria Rimondi” dal cognome dei proprietari) fecero di questo dolce il loro cavallo di battaglia. Infatti, quella ciambella, che richiedeva sempre il “nettare di Bacco” per intingerla, faceva aumentare anche la vendita del vino.
La pastolaccia fu pure apprezzata dalle famiglie, tanto che anche l’altro forno presente in paese iniziò a produrre questo dolce tipico; le nostre bisnonne la chiamavano semplicemente “ciambella magra tagliata a fettine”, utilizzando la stessa ricetta inventata dal fornaio.
Le “massaie malalberghesi”, dopo aver assaggiato quel dolce così semplice da allestire, iniziarono a preparare il composto tra le mura domestiche; siccome molte case per cuocere avevano solo il camino, che non era adatto a questo tipo di cibi, portavano l’impasto presso il forno di fiducia; qui terminavano la lavorazione versando il preparato in una teglia capiente (preventivamente unta con appena un filo di olio e cosparsa con un po’ di farina o pane grattugiato per non far aderire il composto). Successivamente lo suddividevano in “pani” e consegnavano al fornaio il prodotto già pronto che egli sapientemente portava a cottura.
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Inserito da redazione il Sab, 2016-12-17 06:41
Luigi Groto -o
Grotto, come riportano alcuni documenti- (Adria, 7 settembre
1541–Venezia, 13 dicembre 1585) fu un celebre drammaturgo, poeta,
filosofo, musicista, ambasciatore di Adria presso la Serenissima
Repubblica. Era figlio di Federico e di Maria de’ Rivieri ed
appartenente ad una famiglia della piccola nobiltà adriese
proprietaria di vasti terreni; venne colpito da cecicità completa
all’età di otto anni. Fu membro di varie Accademie letterarie, tra
cui quella di “Umanae Litterae” di Adria, ed istituì una propria
scuola, l’Accademia degli Illustrati. Compose numerose poesie,
svariate commedie e tradusse diverse opere dal greco. Nei primi mesi
del 1567 fu processato come eretico per aver letto e conservato
alcuni libri di Erasmo da Rotterdam e di Bernardino Ochino: proprio
per questo motivo fu escluso dall’insegnamento. Più tardi,
precisamente l'8 luglio 1567, il processo si chiuse con l'abiura del
Groto ed il gesto lo rese sì libero dalle censure e dalla prigione a
vita, ma non gli consentì di tornare a insegnare, lasciandolo in
gravi difficoltà economiche. Sostenne presso il doge di Venezia
Pietro Loredano la tesi idraulica sul risanamento del territorio
veneziano attraverso l'incanalamento dell’alveo del fiume Po, cioè
in quello che in seguito sarà chiamato “Taglio di Porto Viro”,
intervento dimostratosi poi essenziale per la sopravvivenza della
Serenissima. Dopo queste brevi note biografiche riguardanti il nostro
personaggio, veniamo all'episodio che ci interessa maggiormente.
Nei primi giorni di
novembre del 1570 Luigi Groto tenne una dissertazione all’Università
di Bologna e nel pomeriggio del giorno 16 s’imbarcò, con
destinazione Venezia, utilizzando la via d'acqua del “Canal
Naviglio” che collegava la città felsinea con Ferrara e
successivamente con il Mare Adriatico. Verso sera arrivò a
Malalbergo e prese alloggio in una locanda del paese, in attesa, la
mattina seguente, di proseguire il viaggio verso casa. Ecco,
testualmente, come il famoso commediografo descrisse la notte tra il
16 e il 17 novembre, nella lettera inviata alla signora Alessandra
Volta di Venezia, datata 29 dicembre e pubblicata in “Lettere
famigliari di Luigi Groto cieco d’Adria” (v. foto sotto):
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Inserito da redazione il Mer, 2016-11-30 07:29
Domenica 4 settembre 2016, ore 10.30
Palazzo Marescalchi, Sala Zucchini Piazza Caduti della Resistenza n. 1 Malalbergo (BO)
Conferenza sul tema
Terramara di Ponticelli
Intervengono:
Monia
Giovannini, Sindaco del Comune di Malalbergo
Tiziano
Trocchi, Archeologo della Soprintendenza Archeologia, belle arti
e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di
Modena, Reggio Emilia e Ferrara.Tra il 2015 e il 2016, durante i lavori SNAM per la posa di un metanodotto, gli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna su un’area di 400 mq hanno portato in luce a Ponticelli di Malalbergo un abitato dell’età del Bronzo databile tra il XIV e il XIII sec. a.C.Questo tipo di insediamento, chiamato Terramara, ha dato vita a una delle civiltà più complesse dell’Europa del II millennio a.C., un fenomeno economico e sociale di una portata storica senza precedenti.La Terramara di Ponticelli rappresenta una novità assoluta per questo territorio e colma un vuoto in un’area dove gli unici abitati noti erano Pilastri di Bondeno e Coccanile di Copparo. Il villaggio era circondato da un fossato e da un piccolo terrapieno che racchiudevano le capanne realizzate su piattaforme lignee sia sopraelevate che impostate direttamente al suolo.Abbondanti e ben conservati sono i materiali archeologici rinvenuti: vasi idonei a consumo e conservazione dei cibi, fornelli, alari, oggetti per filare e tessere, manufatti in corno animale, utensili e ornamenti in bronzo, ambra e scarti di cibo. Tutti elementi che studiati anche con l’ausilio di idonee tecnologie, contribuiranno a definire le caratteristiche della comunità che sul finire del II millennio a.C. occupava questa porzione di territorio. - L’iniziativa è promossa da Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, Comune di Malalbergo, Associazione Amici dell'Ortica e Proloco di Malalbergo
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Inserito da redazione il Mar, 2016-08-30 05:30
Cooper WILLYAMS ad Altedo
Cooper Willyams, nato a Brighton il 22 giugno 1762, era figlio di John Willyams, un capitano della Royal Navy; tutta la famiglia aveva sempre avuto forti tradizioni militari, invece Cooper studiò a Canterbury dove nel 1784, dopo aver conseguito il diploma, pronunciò i voti diventando curato in una piccola chiesa nei dintorni di Gloucester, città dove risiedeva la madre; successivamente, nel 1791 fu nominato Vicario nel Sussex.
Ma il richiamo della tradizione marinaresca familiare lo portò, nel 1794, ad imbarcarsi su una nave della flotta del Contrammiraglio Orazio Nelson come cappellano per la campagna delle Indie; partecipò pure nel 1798 alla famosa “Battaglia del Nilo” (detta in Francia Battaglia di Abukir) in cui la flotta britannica sbaragliò quella francese, tanto che alcuni mesi dopo Napoleone dovette abbandonare il suo esercito in Egitto e tornare da sconfitto in Francia.
Dopo quello scontro navale, ma sempre nel 1798, arrivò a Livorno e da qui iniziò il suo personale “Grand tour”, cioè quel viaggio attraverso l’Italia che molti giovani europei, nobili o intellettuali, intraprendevano lungo tutta la Penisola; raggiunse dapprima Firenze poi, proseguendo oltre l’Appennino, arrivò nella Legazione bolognese; si fermò a Pianoro e qui prese la diligenza postale diretta a Bologna.
Cambiati i cavalli a Porta Mascarella, continuò il percorso verso Ferrara ma, giunto ad Altedo, pensò di fare una sosta, fermandosi per una notte presso la “famosa” posta-cavalli locale, comprensiva della tipica e maestosa “Locanda”. Dopo Ferrara, visitò Padova, Venezia, Vicenza, Verona, il lago di Garda e Mantova. Si recò pure a Ischia ed a Napoli, poi tornò a Livorno, dove s’imbarcò per le isole Baleari.
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Inserito da redazione il Sab, 2016-05-14 07:26
Il 15 marzo 1545
Papa Paolo III convocò il Concilio a Trento (chiamato pure Concilio
tridentino, XIX concilio ecumenico della chiesa cattolica) per
contrastare la Riforma Protestante guidata da Martin Lutero. Due anni
dopo, mentre erano in corso i lavori, la città di Trento fu colpita
da un’epidemia di colera e i cardinali furono invitati a
trasferirsi a Bologna per continuare le loro assemblee sulla
Controriforma della Chiesa Cattolica.
I porporati arrivarono al porto
di Malalbergo il 19 marzo 1547 accolti da due rappresentanti del
Senato Bolognese e qui probabilmente pernottarono, poiché arrivarono
al porto di Corticella il giorno seguente, navigando sul Canale
Navile (1); da questa località il viaggio proseguì verso Bologna a
bordo di comode carrozze.
Il Concilio “bolognese” fu aperto il 27
marzo con una solenne cerimonia in S. Petronio, dove per l’occasione
fu inaugurato il nuovo altare del Vignola; le riunioni si tennero nel
palazzo Sanuti di proprietà della famiglia Campeggi.
Luciano Meluzzi
ci informa che a Bologna si tennero tre sedute «…che hanno messo a
fuoco i problemi del matrimonio e gli abusi in genere relativi ai
Sacramenti e alle indulgenze» (2).
Una nota curiosa
legata alla permanenza dei Padri Conciliari è descritta molto bene
nel volume di Tiziano Costa “Bologna in cronaca”. Egli riporta un
fatto descritto da Jacopo Raineri in “Diario bolognese” datato
anno 1547; Raineri scrive che durante lo svolgimento del Concilio, i
fruttivendoli alzarono talmente i prezzi dei meloni, frutto
particolarmente richiesto dai religiosi, che le autorità decisero di
intervenire per «…reprimere l’abuso dei bottegai che hanno
alzato i prezzi in modo scandaloso approfittando della forte
richiesta…» (3).
Per la cronaca il
Concilio tornò a Trento nel maggio 1551 e terminò il 4 dicembre
1563, cioè dopo diciotto anni, otto mesi e venti giorni dalla prima
convocazione (le interruzioni furono numerose) presieduto in tutti
questi anni da ben tre papi: Paolo III, Giulio III e Pio IV.
Dino Chiarini
Scritto in Bologna | Malalbergo/Altedo | Storia. Locale e generaleleggi tutto | letto 2231 volte
Inserito da redazione il Mer, 2016-03-30 06:41
Capisco che molti lettori potrebbero restare un po’ interdetti di fronte all’argomento storico che sto per affrontare qui, ma sono in grado di assicurare che la trattazione seguente ha notevole attinenza con questo nostro territorio comunale. Vorrei iniziare, però, dando alcune notizie biografiche su questo grandissimo esponente dell’astrattismo italiano.
Afro Libio Basaldella nacque ad Udine il 4 marzo 1912; compì i suoi primi studi a Firenze ed a Venezia, dove si diplomò al liceo artistico di quella città nel 1931. Successivamente si recò dal fratello Mirko a Roma, città in cui conobbe artisti di fama quali Scipione, Mafai e Cagli, e nello stesso anno a Milano, ove frequentò lo studio di Arturo Martini ed incontrò Birolli e Morlotti.
Nel 1933 si trasferì definitivamente a Roma, dove partecipò, assieme a Guttuso, Scialoja, Leoncillo, Fazzini ed altri, alla II Quadriennale Romana. Nel 1937 tenne la sua prima mostra personale e l’anno dopo fu chiamato alla Biennale di Venezia con due opere, Pastori ed Oreste. Nel 1939 tenne una personale a Genova, intitolata Disegni di Mirko e Pitture di Afro, ed una a Torino, mentre a Roma prese parte alla III Quadriennale. Durante il periodo bellico realizzò svariate opere d’influenza cubista, soprattutto nature morte e ritratti, e definì, attraverso il decennio degli anni ’40, il suo primo periodo astratto: infatti dopo un viaggio a Parigi risentì del “colpo di fulmine” per il cubismo di Picasso e Braque, come pure dei toni spenti di Modigliani.
Nel 1950 si recò a New York, incominciando una ventennale collaborazione con la galleria italo-americana Catherine Viviano, e questo diverso clima culturale lo indirizzò definitivamente verso l’astrazione. Nel 1952 aderì al Gruppo degli 8 e nel 1956 ottenne alla Biennale di Venezia il premio quale miglior pittore italiano; due anni dopo eseguì il dipinto murale The garden of hope (Il giardino della speranza) per la sede dell’Unesco a Parigi, incluso in una serie di lavori comprendenti opere di Matta, Mirò, Picasso ed altri artisti famosi. Negli anni Sessanta raggiunse la maturità artistica, espose le sue tele nelle più famose gallerie europee ed americane, insegnando anche pittura a Firenze e negli Stati Uniti. Nel 1971 vinse a Roma il Premio Nazionale di Pittura “Presidente della Repubblica”, ma dopo la morte del fratello Mirko e l’insorgere della malattia sopraggiunse in lui un evidente “cambio di rotta artistico”, con lavori molto più immobili rispetto agli slanci del passato e raffiguranti un universo più desolato. Negli ultimi anni di vita tenne svariate mostre personali in Italia ed all’estero.
Morì a Zurigo il 24 luglio 1976. E’ considerato uno dei più illustri esponenti della “Scuola Romana”, assieme a Giorgio De Chirico e Renato Guttuso. Le sue opere sono presenti nei maggiori Musei d’Arte Moderna e nelle migliori Gallerie Artistiche di tutto il mondo.
Ma cosa c’entra Afro Basaldella con il Comune di Malalbergo? Ebbene, un certo rapporto fra questo grande pittore e Malalbergo c’è, poiché esiste un suo quadro di 125 x 160 cm, intitolato “Malalbergo” e datato 1962, che rappresenta molto bene, non solo per i critici, un periodo particolare della sua evoluzione artistica, precisamente dalla fine degli anni ’50 a tutto il decennio successivo, fino cioè agl’inizi della malattia che segnò una svolta nella sua produzione pittorica, come accennato poc’anzi. Io ho potuto vedere il quadro soltanto in fotografia, però posso azzardare questo mio personale giudizio: <Nell’ambito del più moderno astrattismo, le sue forme cromatiche sono concepite in modo che appaiano assai limitate; tutta la composizione gioca sui forti contrasti fra le parti scure e quelle chiare, tanto da sembrare, per intenderci, un “divertissement”, uno “svago” bianco-nero. Esso pare ricordare, oltretutto, i coevi studi di Franz Kline, cui viene naturale collegarsi”, richiamando pure le idee filosofiche dell’Esistenzialismo>.
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Inserito da redazione il Mer, 2016-03-30 06:03
DA
MALALBERGO A CASTELLUCCIO
Alessandro
Manservisi o Alessandro Manservigi?
(un
grande filantropo e benefattore nato a Malalbergo)
Questo
interrogativo (quello del titolo, tanto per intenderci) cominciò a
frullarmi nella mente qualche tempo dopo che il prof. Renzo Zagnoni
m’interpellasse per chiedermi di fare una piccola ricerca su
Alessandro Manservisi -una persona famosissima in tutto il Comune di
Porretta Terme, ma particolarmente nella frazione di Castelluccio- e
ciò per un libro che stava scrivendo su tale personaggio. Ebbene,
questa breve indagine presso l'Archivio Parrocchiale di Malalbergo mi
portò a scoprire, dalla grafia del documento originale, che il suo
vero cognome era Manservigi. E Manservigi è tuttora un gruppo
familiare presente in paese. Eccovi allora i risultati riguardo i
miei estemporanei studi su quest'uomo che a me, prima d'oggi, era
veramente sconosciuto. Quindi ho pensato di proporvi, oltre alle mie
considerazioni, anche la sua biografia così come l’ho ricavata dai
documenti consultati sia in parrocchia, sia nella biblioteca
dell’Archiginnasio oltre che dal libro “Un sarto e il suo
castello a Castelluccio” di Bill Homes e Renzo Zagnoni; essa è
stata molto interessante e ricca di concreti riferimenti per ambedue
le realtà paesane, di Malalbergo e di Castelluccio nel Comune di
Porretta Terme.
Alessandro
Manservigi nacque a Malalbergo il 16 gennaio 1851 da Giocondo
Manservigi e da Rita Poggi (1); morì a Bologna il 7 aprile 1912. Nel
1858 Alessandro (assieme alla madre e alla sorella Clotilde anch’essa
nata a Malalbergo il 7 gennaio 1854) si trasferì a Bologna (2); il
padre, invece, non poté seguire la famiglia, trovandosi in quel
periodo in prigione ad Ancona dove stava scontando una lunga condanna
(tale pena, pare fosse stata promulgata per motivi politici) (3).
Nel
trasferimento a Bologna il cognome fu mutato in Manservisi e questo
piccolo cambiamento avvenne, secondo me, per un probabile errore di
trascrizione da parte dell’impiegato dell’Ufficio Anagrafe di
Bologna. Mi vien da pensare a una sua imprecisione, poiché la grafia
delle due lettere era a quel tempo molto simile; io penso pure che,
forse, questa piccola alterazione facesse alla fin fine comodo alla
famiglia, poiché quel nuovo cognome avrebbe potuto mascherare un po’
il complessivo senso di disagio dovuto all’arresto -e alla
successiva condanna all’ergastolo- del capofamiglia Giocondo.
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Inserito da redazione il Ven, 2015-03-20 07:16
Sulla
via Nazionale, proprio in centro a Malalbergo, a pochi passi sia dal
Municipio (alla sua sinistra) che da Palazzo Marescalchi (alla sua
destra), s’erge un palazzone adibito a “Centro Commerciale”.
Però tutti sanno che lì, tempo fa, c’era “il mulino”.
Parecchi
abitanti ne serbano ancora memoria e per questo ricordo non importa
scomodare i soliti “anziani”. Tuttavia questa reminiscenza
riguarda l’edificio
(alto, imponente, con il suo lato ovest a forma semicircolare) ma non
l’opificio
vero e proprio nella sua attività originaria della molitura: e ciò
in quanto le macine cessarono il loro nobile lavoro circa
sessant’anni fa (1).
Ma
ci vengono spontanee due domande: che cos’è il mulino e perché ha
questo nome? In verità il mulino è uno strumento che produce un
lavoro meccanico, derivante dallo sfruttamento di una forza, sia essa
l’energia elettrica, o l’acqua, o il vento, oppure una forza
animale o umana. La somiglianza delle due parole
mulino
e mulo,
(il primo, nell’italiano corrente, non è però, grammaticalmente,
il diminutivo del secondo) ci richiama subito alla mente la forza
continua e remissiva di questo equino ibrido, così adatto a fornire
energia-lavoro di carattere animale, motrice ideale di tutta la
struttura. L’etimologia, al contrario, ci conduce al verbo latino
molĕre,
cioè macinare, ed all’altro termine latino mola,
vale a dire a quella grossa pietra circolare che stritolava i chicchi
di cereale. Sarebbe quindi forse più giusto usare il termine molino:
ma
ormai questa parola da parecchio tempo risulta in disuso.
Vorremmo
qui rammentare al lettore l’importanza che il mulino ha avuto nei
tempi passati allorquando la sua presenza si rivelava essenziale per
l’economia -ed anche per la vita stessa- di un territorio: ecco
perché, al fine di renderlo in grado di poter servire una zona molto
vasta, avrebbe avuto bisogno di una forza costante e poderosa, che
sostituisse ed amplificasse la trazione animale.
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Inserito da redazione il Lun, 2014-06-09 09:55
E' in corso a Malalbergo
dal 2 marzo al 13 aprile
GranMalalbergo 2014 - Rassegna
di musica e teatro
Promossa dalla Amministrazione
Comunale, Assessorato alla Cultura e la Pro Loco di Malalbergo
vedrà protagonisti in grandissima parte artisti provenienti da
diverse frazioni del Comune.
La rassegna è articolata in due
momenti. Un parte degli spettacoli si svolge la domenica
pomeriggio ed è dedicata soprattutto ai bambini.
Gli altri quattro spettacoli , invece, sono in
programma al sabato sera e sono rivolti alla generalità
della cittadinanza.
Il programma della rassegna dei
prossimi giorni di aprile prevede :
- Sabato 5, ore 21 - Teatro.
Narciso da Malalbergo con Luciano Manini e Gianluca
Nannetti
- Sabato 12, ore 21 - Concerto per pianoforte a quattro mani. Musiche di Schubert
e Moszkowski; al pianoforte Filippo Bergonzoni e Luca Arpa
- Domenica 13, ore 17 –
presso l'Auditorium
Erminio Minghetti - Altedo di Malalbergo
via Minghetti, 9 Concerto degli alunni della
Scuola di Musica Alfredo Fontana di Altedo. Con la
partecipazione del Coro della Scuola media di San Pietro in
Casale; dirige la Prof.ssa Diana Deghenghi -
Musiche dei film di animazione e di cartoni animati, dedicato a
bambini e ragazzi
Tutti gli spettacoli sono gratuiti
Telefono: 051-6620230 E-mail:
proloco.malalbergo@gmail.com
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Inserito da redazione il Mer, 2014-04-02 07:09
Dai "Patti di Altedo" del 1231, che sancirono la nascita ufficiale della Comunità, grazie all'insediamento di 150 famiglie provenienti dalla Lombardia, alla "zant d'Altai" di oggi, immortalata su un calendario pronto per il 2014.
365 fotine di altedesi, una al giorno, e un po' di note in dialetto altedese, indicato come "bolognese rustico", diverso da quello cittadino per alcune formulazioni, inflessioni e accentazioni e alcune differenze di pronuncia e nei modi di dire anche rispetto al linguaggio dei paesi vicini.
Qui la galénna diventa galîne, la maténna diventa matîne e l'oca diventa òche; il mercoledì diventa mêrcual, seguito da zòbie, vènar, sâbat e dmànndghe.
L'iniziativa è dell'associazione "Anima Altedi", presieduta da Enrico Grimandi, fondata un paio di anni fa per valorizzare l'dentità locale, attraverso la promozione di ricerche storiche e il recupero del dialetto. La prima iniziativa è stata la pubblicazione di un libro di ricerca e documentazione storica condotta da Anna Laura Trombetti, dedicato a "I Patti di Altedo".
Ora con questo luneri 2014 si porta l'attenzione su modi di dire ed espressioni colorite tramandate da generazioni di contadini, inframmezzate anche da rocamboleschi modi di dire in dialetto italianizzato, che vanno dall' Investire il ninÎno allo scadôre sotto la lašîne che facevano probabilmente inorridire le maestre che se li ritrovavano scritti sui quaderni tra i "pensierini" spontanei.
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Inserito da redazione il Mar, 2013-10-29 07:44
Malalbergo e i suoi Artisti
Domenica 10 novembre 2013,
nell'ambito della rassegna provinciale "SBAM! Edizione
2013", l'Assessorato alla Cultura del Comune di
Malalbergo presenta la 3° edizione de: "Malalbergo e i suoi
Artisti".
L'iniziativa è organizzata dal Comune
di Malalbergo, assessorato alla cultura, in collaborazione con la Pro
Loco di Malalbergo e la Protezione civile “Pegaso” di Malalbergo.
Programma:
ore 14.00-18.00: apertura straordinaria
Biblioteca comunale, un patrimonio da conoscere
ore 14.30: Laboratorio letterario per
bambini 5 – 8 anni, presso la biblioteca comunale
ore 16.00: caffè letterario con Fabio
Carini e le lettrici itineranti, presso la biblioteca comunale;
ore 17.00: “Miti al femminile”,
mostra di disegno e fumetti, di Gessica Bagnato;
ore 17.45: “l'Arte in legno”, le
sculture di Dino Gurioli
ore 18.00: Cerimonia di intitolazione
della sala riunioni a Gino Zucchini, artista malalberghese.
All’interno, spettacolo di musica e lettura-interpretazione “Le
città invisibili”, di e con Gianluca Nannetti e Gianluca Fortini;
ore 20.00: “Poesie e Melodie”, di
Lisa Minervino, Giulio Reggiani, Franco Dragoni
Ingresso totalmente gratuito.
Informazioni: biblioteca comunale, Tel.
051.6620280, e-mail
biblioteca@comune.malalbergo.bo.it
http://www.comune.malalbergo.bo.it/notizie/notizia.aspx?ID=547
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Inserito da redazione il Mar, 2013-10-29 07:24
A Malalbergo nell'ultimo
fine settimana di agosto e nel primo di settembre,
dal
29 agosto a domenica 8 settembre
si svolgerà la "storica"
Sagra di Fine Estate, che dal 2012 diviene
SAGRA
DELL'ORTICA.
La Sagra fu realizzata per la prima
volta nel 1970, ad opera di alcuni volonterosi giovani del paese che
occuparono, con svariate attività, la piazza centrale sul Navile,
sorta appena da qualche anno a seguito della copertura dello storico
canale.
Nel 2011, dal ricostituito Comitato
nasce ufficilamente l'"Associazione Amici del Navile",
ribattezzata nel 2012 "Associazione Amici dell'Ortica",
che rinnova la Sagra e la dedica all'ortica, un'erba dalle molteplici
proprietà intorno alla quale ruota il tradizionale evento della fine
estate malalberghese.
Anche la nuova edizione 2013 non ha
abbandonato nessuna delle iniziative che negli anni si sono
consolidate durante le “Serate sul Navile” come la
manifestazione cinofila e i mercati del volontariato e degli
ambulanti, oltre agli spettacoli, esibizioni, banda, intrattenimenti con i
pony, giochi di una volta e gare di pesca, mostre fotografiche e di pittura.e scultura a
Palazzo Marescalchi e naturalmentelo stand gastronomico con
specialità della cucina nostrana, con particolare attenzione
all'utilizzo dell'ortica.
Maggiori informazioni e programma
completo sui siti
http://www.orizzontidipianura.it/eventi.php?ID=5319
www.amicidellortica.it
.
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Inserito da redazione il Gio, 2013-08-29 08:17
Frazioni di Malalbergo in Musica
2013
Quest'anno si tiene il festival "Frazioni in Musica",
dedicato alle musiche e danze popolari, un patrimonio
culturale radicato nella nostra storia, da valorizzare con rinnovato
vigore e da fare conoscere alle nuove generazioni per assicurare in
futuro la sua conservazione.
Il
festival, organizzato dalla ProLoco
in collaborazione con il Comune di Malalbergo,
è inserito nella cornice delle frazioni del territorio comunale,
Casoni, Ponticelli e Pegola.
L’iniziativa si articola in tre appuntamenti:
- a Ponticelli, Martedì 11
giugno alle ore 20.45
- a Casoni, Martedì 18 giugno,
alle ore 20.45
- a Pegola,Martedì 25 giugno,
alle ore 20.45
Tutti gli appuntamenti sono
gratuiti.
La locandina con il programma è sul sito del comune
http://www.comune.malalbergo.bo.it/notizie/notizia.aspx?ID=369
Info
Tel. 0516620280 - Fax 0516620281 - E-mail:
biblioteca@comune.malalbergo.bo.it
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Inserito da redazione il Sab, 2013-06-08 15:39
E' in preparazione la 44ª
Sagra dell'Asparago Verde di Altedo IGP che si terrà dal
16 al 26 maggio 2013. E' on line il Programma
sul sito
http://www.comune.malalbergo.bo.it/vivere/pag_stand_3_1.aspxID=1
oppure www.comune.malalbergo.bo.it
- Venerdì 10 maggio, alle ore
11.00, presso il Municipio di Malalbergo, si terrà la
Conferenza Stampa di presentazione con la partecipazione delle
autorità comunali e dei promotori della Sagra.
Al termine, si terrà la
premiazione del Concorso "L'Asparago incontra la
scuola - copertina per Ricettario 2013"
Info
Tel. 0516620280 - Fax 0516620281 - E-mail: biblioteca@comune.malalbergo.bo.it
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Inserito da redazione il Gio, 2013-05-02 08:28
Un libro e una biciclettata per i prossimi giorni a Baricella
- Martedì 30 Aprile 2013 - ore
18
presso
la Biblioteca Comunale "A. Gramsci" - Via Europa 3
APERITIVO CON L'AUTORE
Presentazione
del libro "Libera di volare come una
farfalla" di
Sara Bariani -
Arduino Sacco
Editore.
Al
termine dell'incontro l'Amministrazione Comunale sarà lieta di
offrire un aperitivo.
- Mercoledì 1° Maggio 2013
- a partire dalle ore 8.45
presso
Baricella e frazioni
IL NOSTRO IMMENSO TRAM
Biciclettata
per riscoprire l'antico percorso della ferrovia
tra Minerbio, Baricella e Malalbergo.
Programma:
ore
8.45 ritrovo a Minerbio
presso il Centro
Sociale Primavera;
ore 9.45 arrivo a Baricella
e partenza da P.zza
Pertini; lungo
il percorso sosta a Boschi
per merenda offerta dal
Comitato Donne Boschi
e a San Gabriele per
aperitivo offerto dall'Ass.ne
Amici per San Gabriele;
ore 12.00
circa arrivo a Mondonuovo
all'Agriturismo
Ca' dei Laghi
con possibilità di pranzare a menù fisso (15 euro primo, secondo,
contorno, dolce e bevande incluse).
Per
maggiori informazioni consulta www.comune.baricella.bo.it.
Scritto in Baricella | Malalbergo/Altedo | Minerbioleggi tutto | letto 1294 volte
Inserito da redazione il Sab, 2013-04-27 15:25
Domenica 11 novembre 2012,
nell'ambito della rassegna provinciale "SBAM! Edizione
2012", l'Assessorato alla Cultura del Comune di
Malalbergo presenta:
"Malalbergo e i suoi
Artisti".
Programma:
* A PALAZZO MARESCALCHI
Dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.30
alle 19.30, in mostra permanente:
I dipinti più rappresentativi di:
Achille Mantovani, a cura di Barbara Mantovani-
Narciso Prati, a cura di Mita Mazzanti - Gino
Zucchini, a cura di Elisa Baldini - Gianfranco
Spadoni, a cura dell’artista- · Le sculture in legno di
Caterina Bertozzi, a cura dell’artista
· Mostra fotografica
“L’Acqua. L’importanza dell’acqua nella storia di
Malalbergo”, a cura dell’autore Maurizio Falzoni
· Mostra fotografica
Banda Filarmonica Comunale "Primo Carlini"
Ore 15.30: Presentazione della manifestazione
culturale
La storia di Palazzo Marescalchi
nel trentennale della sua inaugurazione, con l’intervento
di Giulio Reggiani
** In BIBLIOTECA COMUNALE
Ore 10.30 - 13.00: Apertura straordinaria, con prestito
librario
Dalle 15.30: Conoscere la biblioteca, apertura
straordinaria con visita guidata
Ore 17.45: Presentazione del libro “Su quattro
fronti” di Romano Nardi, a cura dell’autore. Interverrà la
scrittrice Patrizia Tomba
*** In PIAZZA CADUTI DELLA RESISTENZA
Ore 18.45: Esibizione Banda
Filarmonica Comunale "Primo Carlini"
Ore 19.15: Aperitivo di San Martino,
con caldarroste, ciacci, frittelle e vin brulé
La partecipazione è gratuita.
La manifestazione culturale è
organizzata in collaborazione con la ProLoco del Comune di
Malalbergo, l'Associazione Volontari di Protezione Civile "Pegaso"
e la Biblioteca comunale di Malalbergo.
Scritto in Malalbergo/Altedoleggi tutto | letto 1597 volte
Inserito da redazione il Mer, 2012-11-07 15:46
Non si conosce con precisione l’anno
di costruzione della “Chiusa di Casalecchio”, forse
l’opera idraulica più importante della città di Bologna in
epoca medioevale, ma la si può collocare con certezza verso la fine
del XII secolo (1); il progetto globale dei Ramisani, però,
presupponeva, oltre al percorso “fluviale” cittadino,
anche un successivo prolungamento verso nord, ma soltanto per un
tratto di pianura, pur se abbastanza consistente, cioè fino al
limitare delle persistenti zone vallive attigue al Reno (2).
Quest’idea fu quindi conseguentemente attuata ed ampliata dal
Senato Bolognese negli anni successivi; infatti durante ben
due secoli, il Duecento ed il Trecento, i lavori di
allungamento del Canal Naviglio, tendenti ad una
cosiddetta “via d’acqua unica” verso Ferrara,
portarono ad una stabilità di comunicazioni mercantili fra le due
città: già nel 1271 era possibile la navigazione interna fra
Bologna e Venezia, come dimostra il passaggio in quell’anno delle
truppe bolognesi lungo il Po di Primaro (3); questo tracciato
navigabile si snodava così: dal Porto di Corticella fino a
Pegola, poi a Torre della Fossa, da qui al Po Grande, quindi a
Chioggia e successivamente a Venezia (4).
Inoltre, tutto ciò s’inquadrava
perfettamente nella politica d’espansione del Comune felsineo che
puntava, oltre che ad un collegamento commerciale abbastanza stabile
con Ferrara e con Venezia, anche ad un’espansione territoriale
tendente alla salda occupazione di tutta quella vasta landa ferrarese
a sud di quella città che arrivava fino al limitare ovest della
“Valle San Martina”. Ne è testimonianza fattiva la
costruzione, nel 1242, della “Torre dell’Uccellino”,
situata a pochi chilometri dalla città estense ed ancor oggi in
buono stato di conservazione. Questa torre non era soltanto una
normale “torre d’avvistamento”, ma costituiva un vero e
proprio avamposto militare, ben compatto ed organizzato,
costruito per rinsaldare le ultime conquiste in quel territorio
ferrarese che aveva appena trascorso un periodo travagliato, con
lotte interne di fazioni politiche contrastanti, ma che stava
rinsaldandosi sotto l’egida della famiglia Estense,
avendo appena visto Azzo VII Novello diventare il vero Signore
della città nel 1240.
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Inserito da redazione il Mer, 2012-08-29 08:50
Dal 30 agosto al 2 settembre e
dal 6 al 9 settembre si svolgerà la Sagra dell'Ortica a Malalbergo.
Nel 2012, la tradizionale Sagra di
Fine Estate si rinnova e si dedica all'Ortica, un'erba
dalle molteplici proprietà intorno alla quale ruota il tradizionale
evento della fine estate malalberghese.
La Storia della Sagra
La Sagra fu realizzata per la prima
volta nel 1970, ad opera di alcuni volonterosi giovani del paese che
occuparono, con svariate attività, la piazza centrale sul Navile,
sorta appena da qualche anno a seguito della copertura dello storico
canale.
Il ricordo della prima edizione si
perde tra l’improbabile costume contadino indossato da quattro
belle ragazze locali e una damigiana di vino offerto ai curiosi
malalberghesi che si aggiravano per la piazza.
In seguito, grazie alla
collaborazione che fu trovata tra il Circolo Culturale Malalberghese
e il Circolo Arci di Malalbergo prese vita un progetto ben più
ambizioso, che era quello di catalizzare a Malalbergo l’interesse
per una festa che diventava di anno in anno sempre più importante.
Occorre ricordare che in quel periodo non c’era ancora il
proliferare di Sagre e feste varie come abbiamo ai giorni nostri.
…....
* Il
seguito della storia sul sito
http://www.comune.malalbergo.bo.it/notizie/notizia.aspx?ID=521
** Per maggiori informazioni, visita
anche il sito dell'Associazione Amici dell'Ortica: www.amicidellortica.it
Scritto in Malalbergo/Altedoleggi tutto | letto 1125 volte
Inserito da redazione il Mer, 2012-08-22 10:43
Nel periodo dal 17 al 27 Maggio
2012, Altedo, Capitale dell'Asparago Verde, organizzerà
la 43ª edizione della Sagra
dell'Asparago Verde,
coltivazione che negli anni è assurta
a vero e proprio simbolo dell'agricoltura della cosiddetta Bassa
Bolognese. Numerose, come sempre, le iniziative messe in cantiere
dall'attivo Comitato Promotore.
L'asparago di Altedo è il "principe
verde" di Altedo, che a metà strada fra Bologna e Ferrara vanta
una tradizione agricola abbastanza recente. Infatti nel 1923 alcuni
agricoltori di Altedo andarono a Nantes e tornarono con precise
nozioni tecniche sull'asparago e con le preziose zampe, intricato
groviglio di radici della varietà "precoce di Argentuil".
Solo allora iniziò la coltivazione
intensiva degli asparagi e dopo la seconda guerra mondiale l'ortaggio
riprese a diffondersi.
Sono sorte importanti realtà
cooperative per la promozione e la commercializzazione Di questo
ortaggio, del quale oggi si producono circa quarantamila quintali
annui.
Le varietà più adatte sono la
"precoce di Argentuil", "Eros", "Boomlin",
"Diego".
La raccolta inizia dal secondo anno
e gli asparagi devono rispondere a determinate misure che li
classificano in asparagina, asparago verde di Altedo e asparago
extra. Sono raccolti nelle ore più fresche della giornata; vengono
poi sottoposti a un rapido raffreddamento con idrorefrigerazione che
consente il rallentamento del metabolismo.
L'asparago di Altedo deve essere
prodotto esclusivamente su parte della provincia di Ferrara e di
Bologna. Tutti gli anni a metà maggio ad Altedo si tiene la sagra
dell'asparago.
* Il programma dettagliato della 43a
Sagra 2012 in allegato sottostante
** Il programma e modulo di
partecipazione al
Concorso Gastronomico Nazionale:
"5° Memorial Claudio Cesari" anno 2012
e del Concorso Gastronomico
Nazionale: "Una ricetta con l'Asparago Verde di Altedo IGP" 27° Rassegna - anno 2012 , sul sito
www.asparagoverde-altedo.it
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Inserito da redazione il Mer, 2012-05-09 07:18
Sabato 18 febbraio,
alle 20.30, presso il Teatro parrocchiale di Altedo,
si terrà la presentazione del volume
Il Monastero
di Sant’Eutropio di Altedo nelle pergamene del XII secolo
di Giuseppe Pavani,
ricercatore, già autore di numerose pubblicazioni sulla storia di
questo centro della bassa pianura bolognese.
Ne parlerà, con
l’Autore, Gian Paolo Borghi, Presidente del nostro
Gruppo di Studi pianura del Reno.
Il libro affronta con
modalità divulgative, ma senza rinunciare ad un suo rigore
scientifico, vicende monasteriali attraverso l’analisi di documenti
medievali (si tratta di 22 pergamene, dal 1133 al 1181, unite ad
altre dell’XI e del XII secolo, tutte tradotte dal latino da
Luciano Del Fabro) riguardanti diversi aspetti di vita quotidiana nel
territorio di Altedo e in altre località della pianura bolognese:
acquisti, vendite, donazioni, enfiteusi ecc. Giuseppe Pavani si
addentra opportunamente anche nella vita del Monastero e nel suo
excursus mette a fuoco aspetti storici e devozionali in continuità
storica, in una logica consequenziale che conduce fino al secolo
XVIII. La seconda parte del volume riporta la traduzione delle
pergamene, della Bolla di Papa Clemente III (1190), che unì il
Monastero di Sant’Eutropio a quello di San Giovanni in Monte e di
successive pergamene di quest’ultimo Monastero, aventi correlazioni
territoriali con il Monastero di Sant’Eutropio.
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Inserito da redazione il Mer, 2012-02-15 09:52
Nel periodo dal 12 al 22 Maggio
2011, Altedo, Capitale dell'Asparago
Verde, organizza la 42a edizione della
Sagra dell'Asparago Verde,
coltivazione che negli
anni è assurta a vero e proprio simbolo dell'agricoltura della
cosiddetta Bassa Bolognese.
Numerose, come sempre, le iniziative
messe in cantiere dall'attivo Comitato Promotore,
leggibili nel depliant
qui sotto allegato.
L'asparago di Altedo è il "principe
verde" di Altedo, che a metà strada fra Bologna e Ferrara vanta
una tradizione agricola abbastanza recente. Infatti nel 1923 alcuni
agricoltori di Altedo andarono a Nantes e tornarono con precise
nozioni tecniche sull'asparago e con le preziose zampe, intricato
groviglio di radici della varietà "precoce di Argentuil".
Solo allora iniziò la coltivazione
intensiva degli asparagi e dopo la seconda guerra mondiale l'ortaggio
riprese a diffondersi.
Sono sorte importanti realtà
cooperative per la promozione e la commercializzazione Di questo
ortaggio, del quale oggi si producono circa quarantamila quintali
annui.
Le varietà più adatte sono la
"precoce di Argentuil", "Eros", "Boomlin",
"Diego".
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Inserito da redazione il Ven, 2011-05-13 04:35
Si terrà mercoledì 2 marzo alle ore 18 a Malalbergo nell'auditorium Comunale di Altedo, via Minghetti, la conferenza sul tema
"Immigrati e casa: l'accesso all'edilizia pubblica e al mercato privato e l'emergenza stratti"
Interverranno : Giampiero Spada, assessore alle Politiche Sociali del Comune di
Malalbergo; Raffaele Lelleri, responsabile dell’Osservatorio
provinciale delle Immigrazioni di Bologna e Anna Rosa Rossi,
responsabile delle Politiche per l’immigrazione della Cgil di
Bologna.
L'iniziativa conclude un ampio calendario di incontri dal titolo "La
Comunità che cambia" con l'obiettivo di ripensare il
rapporto tra immigrazione e territorio e promosso dai Piani di
Zona con il patrocinio di Provincia di Bologna e Regione
Emilia Romagna.
L’integrazione sociale, il welfare,
il dialogo interreligioso, la presenza delle donne straniere,
l’accesso all’edilizia pubblica e il problema degli sfratti: temi
all’ordine del giorno quando si parla di immigrazione in
Emilia-Romagna. Per ripensare il rapporto tra migranti e territorio e
contribuire alla costruzione di una nuova cittadinanza comune è nata
questa iniziativa che prevede sei incontri che si
svolgono tra gennaio e marzo nei territori di Castello
d’Argile, Castel Maggiore, San Pietro in Casale, Minerbio, Budrio e
Malalbergo.
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Inserito da redazione il Dom, 2011-02-13 09:32
Sabato 13 febbraio, alle ore
20.30, presso il nuovo auditorium comunale di Via
Minghetti, 9 ad Altedo, sarà presentato il libro
"Le elezioni amministrative
nel Comune di Malalbergo dal 1946 al 2009" a cura di Dino Chiarini, Giulio Reggiani, Gloriano Tinarelli.
Interverranno:
Maurizio Cevenini -
Giornalista pubblicista - Presidente del Consiglio Comunale di
Bologna
Daniele Civolani -
Critico letterario - Memorialista - Presidente ANPI provinciale di
Ferrara - Consigliere comunale e Presidente della Commissione Scuola
e Cultura del Comune di Ferrara
Gian Paolo Borghi -
Ricercatore storico-etnografico - Assessore alla Cultura del Comune di
Argelato
Dino Chiarini - Giulio Reggiani -
Gloriano Tinarelli - Autori
Moderatore: Massimiliano Vogli -
Sindaco di Malalbergo
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Inserito da redazione il Mar, 2010-02-09 07:45