Linguistica e dialetti
C'era un legge regionale, la n. 45 del 1994, che veniva incontro a un desiderio di valorizzazione e di diffusione degli idiomi locali nei più
svariati aspetti in cui essi si manifestano. L’idea che i lessici,
le parlate, i sistemi gergali e dialettali facciano parte a pieno
titolo del patrimonio culturale trovava così nella normativa
regionale una ulteriore doverosa conferma. “I dialetti non sono un
bene archeologico che occorre scoprire... né sono un dato
immutabile. I dialetti sono vivi e si evolvono gradualmente. Ed è
proprio su questa convinzione e dunque sull’accento posto
sull’intreccio tra eredità del passato e realtà quotidiana in
movimento che ha preso vita la legge ”. Così scriveva Ermanno
Vichi (insegnante e politico riminese) che apriva il numero di IBC
(Istituto Beni Culturali) informazioni del 1996, contenente il
dossier dedicato alla legge sui dialetti.
Dopo
vent’anni questa legge è stata cancellata con comunicazione sul
Bollettino della Regione Emilia Romagna del 20/12/2013 ed è
rientrata tra le decine di leggi regionali che sono state abrogate
dall’assemblea legislativa in un’opera di semplificazione
normativa che ha sfoltito molte leggi superate e datate, e questo, al
momento senza spiegazioni ufficiali da Bologna. Abrogazione che ha scandalizzato
tante persone di cultura che hanno già espresso il loro dissenso.
«La
legge – scrive lo scrittore ravennate Eraldo Baldini - prevedeva
la tutela non solo della lingua, ma delle tradizioni e delle culture
popolari. D'ora in avanti non ci saranno più fondi né per le
ricerche, né per nient’altro che riguardi questi temi. Io credo
che da Ravenna,oltretutto candidata a capitale europea per la cultura
2019, molte voci critiche istituzionali si alzeranno".
Questo ed altro è scritto nella relazione di un consigliere comunale di Finale Emilia, Laura Lodi, che ha presentato in Comune una interpellanza con appello perchè tutto il Consiglio comunale esprima il forte dissenso suo e delle Associazioni culturali locali contro la abrogazione di quella legge del 1994, intitolata “Tutela
e valorizzazione dei DIALETTI dell’Emilia Romagna”. E chiede l"’impegno
dell’ASSEMBLEA LEGISLATIVA della Regione Emilia Romagna ad
annullare l’abrogazione della legge regionale 45/94 e a sollecitare
l’ANCI affinché inviti i Comuni italiani ad adottare misure atte a
favorire e sostenere tutti gli strumenti di diffusione del dialetto...".
C'è già stata ad una vera e propria mobilitazione di studiosi e
associazioni (ma poco pubblicizzata...), nonché una conferenza stampa tenuta in Regione
presso la sede dei Verdi lo scorso 12 gennaio (Galletti, il relatore
del 1994 e Bellosi, che stese la legge dal punto di vista tecnico),
l'Assessore Mezzetti ha promesso di proporre una nuova legge,
aggiornata. I gruppi presenti si sono dichiarati soddisfatti.
Occorre
però mantenere la mobilitazione affinché il tutto non finisca nel
dimenticatoio...
* In allegato, la relazione completa della consigliera Laura Lodi
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Inserito da redazione il Mer, 2014-01-22 06:56
C'è da qualche anno nel ricco mondo dei siti web, un sito creato
da un’Associazione "apolitica e apartitica che vuole unire tutti
coloro che amano Bologna" , il cui obiettivo è " riscoprire,
mantenere e divulgare, attraverso eventi, iniziative e rubriche, le
tradizioni Bolognesi intese a 360°; dunque il dialetto, la storia,
gli usi e costumi, la tradizione culinaria e molto altro…
Tutto questo
con un coinvolgimento attivo di coloro che sentono la voglia e la
passione di fare qualcosa per la nostra bellissima città...."
Si
intitola “Succede solo a Bologna”
e il suo link è http://www.succedesoloabologna.it/susoabo/
Vi
si possono trovare tante rubriche, sulla cucina bolognese, sul
dialetto, foto recenti e storiche, e proposte per visite guidate.
In
particolare, c'è un simpaticissimo vocabolarietto in dialetto
bolognese, costituito da tanti cartelloni didattici illustrati da Pat Modini, che merita di essere riprodotto anche qui, in
allegato, da
sfogliare fino in fondo
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Inserito da redazione il Sab, 2013-04-27 16:10
Riceviamo
e pubblichiamo da
Ricordi finalesi di
Galileo Dallolio - Ottobre 2012 per Piazza Verdi
www.bottegadellaformazione.it
E,
in allegato, una pagina
del numero di febbraio con note sui burdigòn e al véci
Nel
Sillabario della
memoria.Viaggio sentimentale nelle
parole amate,
Salani 2010, Federico Roncoroni spiega le ragioni della
scelta:‘scrivendole
ho costruito un fortino di parole in cui baraccarmi in caso di
bisogno. Perché sono convinto che le parole, se non possono salvarti
la vita tout court, ti salvano senz’altro la vita mentre sei vivo :
la vita che hai vissuto e che ami, la vita dei ricordi che hai
coltivato con tanta passione. E che a partire da un certo momento
diventa, se non la tua unica vita, la tua vita vera’
- Su
dòrmia
, scrive “con la
dormia..eravamo pronti persino a lasciarci fare le
tonsille…ripensando a quei giorni lontani a quelle paure infantili,
ho cercato la parola dormia nel dizionario, ma non l’ho trovata in
nessuno dei tanti che ho consultato. Era, dunque, una parola
dialettale, magari una parola appartenente solo al nostro piccolo
mondo.”
Nella
forma finalese di sdòrmia
, questa parola mi
ha fatto venire in
mente Nemore,
questo grande infermiere buono che sapeva trovare per tutti una
parola di conforto , con un sorriso indimenticabile e gesti sempre
amichevoli. Ricordo a l’usdàl
l’operazion
dla pendicite come una
parentesi gradevole, tra gente capace e bendisposta , e ricordo, come
fosse adesso, la caminada
e la simpatia ad Nemore quando entrava nella stanza.
- Farabulan
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Inserito da redazione il Lun, 2012-10-29 08:30
In libreria dall'11 luglio 2012
Uraziån al Sgnåur, ala Madòna,
ai Sant La preghiera in dialetto bolognese
A cura di Gabriella Gallerani,
Enrico Pagani, Roberto Serra.
Il risultato di una ricerca realizzata
grazie all'appassionato impegno di trentatrè ricercatori.
Un progetto portato a termine da Club
Il Diapason e Associazione Alemanni.
Introdotta da un testo di Ezio
Raimondi, "Con sincerità del cuore", e
da alcune note di Aldo Jani e Enrico Pagani, "Sgnåur
av ringrâzi".
Saggi di Roberto Serra, "Il
dialetto delle orazioni: Inzäns e carsintén"; Gioia
Arzenton Lanzi e Fernando Lanzi, "La preghiera"; Chiara
Sirk, "Pregar cantando"; Martina Spaggiari "A tu per
tu con Dio".
È in dialetto che si sono espressi
genuini sentimenti del popolo di queste terre e fra questi anche il
dire religioso. Trova qui spazio l'idea di dare l'avvio ad una
iniziativa per raccogliere e censire le memorie della devozione
popolare - le orazioni in dialetto - così come ci sono state
insegnate e tramandate dai nostri padri. Dal paziente lavoro di
raccolta dei testi ci siamo falti carico lanciando un appello a
quanti ricordavano orazioni in dialetto, esortando a far pervenire
testimonianze. Dopo quasi dieci anni di paziente lavoro, abbiamo
quindi una raccolla di versi popolari, testimonianza di una cultura
parallela e spontanea, conferma delle radici cristiane della nostra
gente.
Patrimonio che rischiava di andare
disperso o perduto: la memoria di alcuni cultori ci permetterà di
non dimenticarlo e di trasmetterlo alle attuali generazioni quale
significativa espressione di un popolo che, anche con la preghiera ha
raccontato se stesso. (pagine 170. € 15.00, Ed Perndragon)
** La presentazione del libro si
terrà
martedì 24 luglio, ore 21.30
alla Libreria Coop Ambasciatori via Orefici 19 -Bologna
Con la partecipazione di S.E. Rev.ma
Mons. Ernesto Vecchi Vescovo Ausiliare Emerito di Bologna e dei curatori Enrico Pagani e Roberto
Serra
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Inserito da redazione il Mer, 2012-07-04 15:47
Una breve poesia e un ricordo di
Tonino Guerra
L'aria
L’aria l’e cla roba lizira
che sta dalonda la tu testa
e la dventa piò céra quand che
t’roid.
“””””””
L’aria è quella
cosa leggera,
che sta intorno
alla tua testa
e diventa più
chiara quando ridi.
“”””””””””””””””””
E’ morto, recentemente a 92 anni a
Sant’Arcangelo di Romagna, città in cui era nato, Tonino Guerra,
poeta, in primis, grande e di grande levitas, dialettale ed in lingua
italiana, e poi pittore, artista, sceneggiatore, tra gli altri, per
il nostro Michelangelo Antonioni e Federico Fellini. Assieme al primo
aveva dato vita al cinema dell’Incomunicabilità - molti a lui,
addirittura, gliene attribuivano l’intera ‘responsabilità’ -
ed un capolavoro unico nel suo genere come Blow up, il manifesto
della swinging London. Con l'autore romagnolo aveva lavorato ad
Amarcord, Oscar nel 1975.
Ottimista per natura –
«l’ottimismo è il profumo della vita», diceva in una delle
pubblicità cui di recente aveva fatto da testimonial in TV - aveva
asserito, una volta: “A 91 anni guardo ancora avanti”.
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Inserito da redazione il Mar, 2012-04-24 06:02
Bologna, giovedì 27 ottobre 2011
a Bologna
Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio Sala dello Stabat Mater
Convegno su
Carolina
Coronedi Berti e la cultura del suo tempo
- ore 9.30 Saluti:
Gabriella Montera,
Assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Bologna
Giulio Pierini, Assessore
alla Cultura del Comune di Budrio
Fabrizio Sarti,
Presidente dell'Istituzione Villa Smeraldi
Pierangelo Bellettini,
Direttore della Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna
- ore 10.00 Relazioni:
Andrea Campana Carolina
Coronedi Berti socia della Commissione per i Testi di Lingua
Bruna Badini Carolina
Coronedi Berti e la tradizione lessicografica bolognese
Claudia Giacometti Le
opere e i giorni delle donne nel vocabolario dialettale di Carolina
Coronedi Berti
Presiede Andrea Battistini
- ore 12.00 Tra poesia e musica
Stefano Rovinetti Brazzi Le
risorse espressive del dialetto: la traduzione di una poesia di
Odysseas Elytis
Fausto Carpani Canzoni
bolognesi dell'Ottocento
- ore 13.00 Buffet
- ore 14.30 Relazioni:
Andrea Battistini Vita
culturale a Bologna nei primi decenni unitari
Giampaolo Borghi ''Poesia
popolare'' e folklorista tra Emilia e Toscana
Eraldo Baldini I riti di
passaggio nel territorio bolognese e romagnolo
Elide Casali Fiaba al
femminile. I mille volti dell'eroina
Antonio Faeti Con Emma e con
Luigi. Sul fiabesco italiano di fine Ottocento
Presiede Roberto Finzi
- ore 17,30 nella Sala del Teatro Anatomico "La fòla d'i indvinì" (la favola degli indovinelli). Rappresentazione a cura del Gruppo di lettura San vitale, per la regia di Maria Rosa Damiani
** L'iniziativa è stata promossa e curata dall'Istituzione Villa Smeraldi-Museo della civiltà contadina, con la collaborazione di numerosi enti, istituzioni e associazioni culturali.
In allegato: il depliant di invito con programma
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Inserito da redazione il Lun, 2011-10-24 05:49
E’ un piacere e una fortuna avere a
disposizione
‘Le parole della memoria.
Vocabolario, locuzioni e proverbi del dialetto finalese’ di Giovanni Sola per la rivista finalese "La Fuglàra".
Un piacere perché la sua consultazione
permette di avere a disposizione rievocazioni di atmosfere e di
persone di molti decenni fa. Una fortuna perché se non fosse stata
per la sua pazienza, dedizione e competenza , questo patrimonio non
ci sarebbe stato.
Dice bene il professor Lepschy nella
presentazione:
“Un ultimo motivo per cui lavori
come questo sono benvenuti, riguarda il loro valore civile. Ci
aiutano a non dimenticare il nostro passato, e a non lasciare morire
la cultura che si manifesta nei nostri idiomi locali, e la cui
ricchezza umana e sociale non è certo inferiore a quella legata alla
lingua nazionale che è venuta gradualmente a sostituirsi, invece che
ad affiancarsi ad essi come avrebbero voluto alcuni fra gli
intellettuali progressisti nel periodo postunitario, primo fra tutti
il fondatore della dialettologia italiana scientifica, G.I.Ascoli’.
Con Giovanni ci si vedeva sota
Nadal , par Pasqua , pri Mort e la conversazione entrava subito
sul dialetto e sulle sue ricerche più recenti.
Ricordo una volta che si parlava sulla
possibile origine dell’espressione ‘l’è ad fata..’ e
sulle ragioni della rapida intesa che questa formula permetteva ‘mo
l’è ad fata..’. Interessante la ragione per l’ immediato
accordo tra parlanti ‘quand’ un l’è ad fata, a gh’è poc
da far..’.Si poteva essere corpulenti, magri, grassi …ma
essar ad fata , cioè avere certe ‘fattezze’, chiudeva
ogni altro discorso.
Per ricordare Giovanni, propongo
integrazioni e commenti ad alcune parole del suo vocabolario
attraverso citazioni a libri che parlano di dialetti e di parole, e
aggiungo un paio di ricordi.
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Inserito da redazione il Gio, 2011-08-18 06:25
Raccolta di parole ed espressioni
dialettali, con relativa etimologia, scritta da Galileo
Dallolio per la rivista La Fuglara di Finale
Emilia e a noi gentilmente inviata. Con corredo di bibliografia finale.
- Fumént, ‘far
i fumént’: assumere un medicamento mediante suffumigio
(G.Sola). Il fōmentum è l’ ‘impacco caldo; alimento
per il fuoco’, dal latino fovēre ‘scaldare, bruciare’
che genera favilla e falistra (L’Etimologico di A.Nocentini).
- Paltàm, ‘ciàr cmè
‘l paltàm’ (G.Sola). E’ una parola che si collega a
pantano, al lombardo palta, al piemontese pauta. Il
latino palus,palude, dà origine padŭle e a
Pavullo. Ricordo di avere partecipato ad una grande grigliata
dove appena arrivati nei piatti i pesc cott pascà in dla Bunifica, sfurzinada, seguì un momento di silenzio piuttosto
lungo. Poi ci fu il commento ‘al sa un po’ da paltàm ma le
cott dimondi ben’.
- Présia, ‘lasàr la
présia a la lièvra’ (G.Sola). Viene dai verbi premere e
pressare. Oltre alla preposizione presso, ‘vicino a‘, in
alcuni dialetti produce prèssa e la nostra présia,
fretta. Interessante che il torchio oltre che
macchina per spremere veniva utilizzata per stampare i primi
giornali. Da qui i nomi europei per ‘stampa’ in
inglese/tedesco press/ presse e spagnolo prensa.
- Rèmal , ‘na scuréza
in dal remal’: cosa da niente , di nessun peso o valore
(G.Sola). Si andava a comperare al mulin ed
è proprio da latino remolère, rimacinare, che è all’origine
della parola (p.211 ‘Vocabolario etimologico e comparato dei
dialetti dell’E-R. del Laboratorio di Ricerca Culturale di
Pieve di Cento 2009). Macina in latino è mola, l’ emolumentum
era il prodotto finale della macinazione che ha assunto in
seguito il significato di ‘ retribuzione per una prestazione’.
Scritto in Finale Emilia (MO) | Linguistica e dialettileggi tutto | letto 4883 volte
Inserito da redazione il Ven, 2011-07-29 07:46
L’an nóv
di Liana Medici Pagnanelli
- Agh manca póch minut, l’an nóv
l’è dré ’rivar,
dóds mis pin ad mistèri e càragh
ad pruméss,
tuti as asptén da lu quèl ’d
dólzz e gnént d’amàr,
tut’i ann a vlén ’st’regàl;
tut’i ann al stéss.
- Ass brinda tut’inssiém con al
spumànt,
(anch ss’al n’è ’d marca bòna
fa l’istéss),
ass cumpurtén cumè di brav
cmèdiant
fasénd la nostra part co’n zzèrt
sucèss.
- Da dré da ’st’entusiàsam
generàl,
agh’én ’na gran paura ’d quél
’ch gnirà,
mo tuti a la lughén, o bén o mal,
viéna quél’ch vién, sarà quél
ch’a sarà!
- Mustrénss a l’an nuvèl in bèl
ritràt,
fénagh ’na bòna zzéta pòar
putìn,
l’è tanta piculìn, l’è ’péna
nat,
féngh un surìs zantìl e’n bèl
inchìn:
- chissà ch’an ss’incuràgia un
pó anca lu,
a farssl’amìgh an cósta mìna
gnént,
dill vòlt un bèl destìn aas’al
fén nu,
mo én ’dbisógn ad tuti, tgnivl a
mént!
Scritto in Ferrara | Linguistica e dialettileggi tutto | letto 2717 volte
Inserito da redazione il Ven, 2010-12-31 06:01
Non
so se convenga a qualcuno riportare l 'Italia allo stato in cui si
trovava nel basso medioevo o, più o meno nel 1200 (cartina a lato),
con marchesati, ducati, contee, principati vescovili, qualche
repubblica marinara, o, comunque città-stato
più o meno estese, l'una contro l'altra armate, talvolta alleate
contro o pro l'Imperatore germanico o contro o pro il Papa di Roma. A
sentire certe proposte che rimbalzano sulla stampa in questi giorni,
per imporre esami di dialetto ai professori, bandiere e inni
regionali da fissare nella Costituzione, bandiere “padane”
e confusi federalismi, sembra proprio che si voglia rimettere
all'Italia il famigerato “vestito
di Arlecchino”
(dismesso nel 1860 con l'Unità) e riportarla indietro nella storia,
senza peraltro conoscere la storia, sia politica che linguistica del
nostro Paese.
Certamente conoscere la storia è un impegno gravoso, che richiede
uno studio approfondito al quale i politici (e molti dei loro
elettori) forse fanno troppa fatica a sottoporsi. Ma una infarinatura
almeno potrebbero darsela.
Proviamo
di tentarla qui, con l'aiuto di alcune cartine
(vedi gli album relativi nella “Galleria
fotografica”,
in barra verde in alto) e una sintesi di informazioni tratte da fonti
autorevoli in materia.
Cominciamo
con l'esame delle “aree linguistiche”
della nostra penisola, che non corrispondono
quasi mai alle divisioni amministrative di Regioni e Province (*).
L'Atlante
Tematico d'Italia,
edito da Touring
Club e CNR ,
ne indica 16, più una decina di “isole
alloglotte”
e qualche altra “area
mista di complessa classificazione”.
Precisamente,
le aree dialettali sono distinguibili tra: provenzale,
franco-provenzale, gallo-italico, veneto, ladino, tirolese, friulano,
sloveno, toscano, mediano, meridionale interno, meridionale esterno,
sardo-logudorese, sardo-campidanese, sardo-sassarese,
sardo-gallurese. Ognuna di queste aree comprende poi vari sottogruppi (vedi elenco su Wikipedia che ne cita 177)
Le
“isole
alloglotte”,
o isole linguistiche, piccole enclave
incuneate in zone di confine, ma non solo, si tramandano
linguaggi di diverse impronte: albanese,
greco, provenzale, croato, ligure, emiliano, catalano, tedesco,
gallo-italico (settentrionale) e franco-provenzale;
testimonianze di antiche migrazioni radicate in loco, o persistenze
di arcaiche dominazioni poi scomparse. Queste minoranze linguistiche sono tutelate da una legge del 1999.
Ma anche la delimitazione o i
confini di queste aree linguistiche non vanno tracciati
col righello o misurati col metro quadrato.
Scritto in Linguistica e dialettileggi tutto | letto 13302 volte
Inserito da redazione il Sab, 2009-08-08 08:05
Presso la Libreria Marinelli,
via Riva di Reno 76, a Bologna
Giovedì, 16 aprile
2009 ore 17.30, inaugurazione della mostra
1909 - 2009 Cento anni di
Esperanto a Bologna.
La Mostra esperantista
all’Esposizione Internazionale d’Arte, Lavoro e Alimentazione
della primavera 1909
I documenti rimarranno esposti dal 16
al 30 aprile 2009
Orari: 10 - 12.30 /15.30 - 18
Esperanto: il sogno di una lingua universale. Un po' di storia (*)
Il movimento esperantista fu presente
in Italia sin dai primi anni di vita della lingua internazionale
esperanto, le cui fondamenta furono gettate nel 1887 da Ludwik Lejzer Zamenhof. Attualmente il movimento insiste in
gran parte attorno alla Federazione Esperantista Italiana, che
rappresenta l'Italia in seno all'Associazione Universale
Esperanto. Alla FEI sono associati numerosi gruppi locali, spesso
attivi da lungo tempo sul territorio.
Anche la sezione giovanile della
FEI, la Gioventù Esperantista Italiana, collabora alla
promozione della lingua esperanto e dei valori della democrazia
linguistica attraverso le proprie attività. La prima associazione nazionale,
precursore dell'attuale Federazione Esperantista Italiana, vide la
luce a Bologna nel 1911.
- Per la diffusione dell'esperanto a Bologna un ruolo importante ebbe Achille Tellini (Udine,
1866 – Ivi, 1938).
Di origine friulana, geologo e naturalista,
convinto autonomista ladino, si trasferì a
Bologna attorno al 1908. Fu esperantista almeno fin dal 1903 (anche
se una sua pubblicazione di quel periodo sembra essere andata
completamente dispersa). Fondò la Cattedra italiana di Esperanto
con sede in Bologna e, quindi, nel 1912, il Circolo esperantista
bolognese che fu poi a lui intitolato (v. note biografiche in fondo a questo articolo, a cura della nipote Lidia Testoni).
Nel 1952, al Congresso nazionale di
Bologna partecipò (in qualità di presidente del Comitato d'Onore)
il presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Al
Congresso Universale di
Esperanto del 1955, che si tenne a Bologna, il sindaco Giuseppe Dozza, che partecipò al congresso,
si rivolse ai convenuti parlando fluentemente in esperanto.
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Inserito da redazione il Mer, 2009-04-08 05:27
Ricordo di Bruno PASINI, da
AR.PA.DIA., nel decennale della morte
Esattamente dieci anni fa, in questi
primi giorni del mese di gennaio, moriva Bruno Pasini,
il poeta per antonomasia della “Ferraresità” e, forse
ancor più, del suo splendido territorio d’Acqua. Di lui ci si è sempre ricordati negli
anni, molto s’è scritto: aggiungere qualcosa sarebbe vanamente
pleonastico. Ma non è mai inutile ricordare che
nessuno come Bruno – così legato al suo luogo d’origine ed ai
suoi dintorni, Massafiscaglia – ha mai ‘cantato’
come lui del Delta, delle sue peculiarità, della sua intrinseca
lirica, terragna e viscerale.
Non a caso Giuseppe Gabriele Sacchi
sul periodico da lui allora diretto, Nuova Civiltà, nel 1999, aveva
scritto, tra l’altro: “…La scomparsa di Bruno Eugenio
Pasini, avvenuta nella sua Ferrara che tanto amava, lascia un grande
vuoto nella cultura ferrarese (…) Era nato da famiglia di
agricoltori, a Massa Fiscaglia, dove si apre quel territorio che egli
amava chiamare “Al mié Delta”, ove il Grande Fiume incontra
l’Adriatico e del quale ha cantato in versi stupendi ogni forma di
vita e di lavoro…”.
E allora lo si ricorda qui proprio con una delle poesie
che lo stesso Sacchi volle riproporre in uno dei suoi due volumi,
“Ferraresi del XX secolo, Storie di una storia sola” e
“ Memorie ed Immagini” (Ferrara, Cartografica
Edizioni, 1999 e 2000), conservati, come le opere di Bruno Pasini,
nelle raccolte di AR.PA.DIA., l’ultradecennale l’Archivio
Padano dei Dialetti curato da Maria Cristina Nascosi per il Centro
Etnografico - Centro di Documentazione Storica dell’Assessorato
alle Politiche ed Istituzioni Culturali del Comune di Ferrara.
"Làdar d’anguìll" (Ladro di anguille)
Scritto in Ferrara | Linguistica e dialettileggi tutto | letto 2583 volte
Inserito da redazione il Mar, 2009-01-13 06:41
Sono settantasette anni che la Straferrara è sulla breccia , e non è poco per una compagnia teatrale dialettale . L'aver resistito nel tempo vuol dire che chi ne tiene
le fila ha saputo creare un buon affiatamento tra tutti i componenti
e svolgere un'attività che ha suscitato interesse. La Compagnia fu
fondata il 14 agosto 1931 da Ultimo Spadoni
insieme ad un picolo gruppo di amici attori per diletto. La prima recita avvenne il 3 settembre
di quell'anno al Teatro dei Cacciatori di Pontelagoscuro con
la commedia “Padar, fiol e ...Stefanin” e la farsa
“L'unich rimedi”, scritte entrambe da Alfredo Pitteri.
Allora, infatti, era di prammatica concludere la serata, dopo la
commedia, con una farsa. Da quella memorabile recita la
Straferrara prese l'avvio e lavorò quasi per un anno intero
al cinema-teatro Diana di Ferrara. L'anno successivo iniziò
un'intensa toumée in tutti i teatri della provincia diffondendo
ovunque passione per il teatro dialettale ferrarese. Il crescendo dei
successi portò questa compagnia al teatro Nuovo ed al teatro Verdi
di Ferrara dove si esibì per molte recite: in entrambi i teatri
riscosse molto successo grazie alla bravura degli interpreti, alla
cornice scenica ben curata a tutti gli effetti e all'esecuzione del
lavoro resa maggiormente piacevole, in alcuni spettacoli, dalle
canzoni e dalla musica innestati con buon gusto.
Scritto in Ferrara | Linguistica e dialettileggi tutto | letto 2540 volte
Inserito da redazione il Mer, 2008-08-13 15:46
C'è ancora tempo per chi vuole partecipare al Premio Letterario Nazionale "Le Quattro Porte" di Pieve di Cento, giunto quest'anno 2008 alla 11.a edizione . Il termine di scadenza per l'iscrizione e l'invio degli elaborati, inizialmente fissato per il 29 febbraio, è stato spostato al 10 marzo , su richiesta di aspiranti concorrenti che hanno conosciuto solo da poco il bando.
- Il Bando, con l'indicazione dei ricchi premi e delle modalità di partecipazione, è qui riprodotto in allegato sottoindicato e sul sito www.labpieve.it , dove sono pubblicate anche molte delle poesie premiate nelle passate edizioni.
** Alcune delle poesie premiate nel 2007 sono leggibili anche su questo sito alla sezione "Poesia" della nostra Rivista "Reno , campi e uomini" (vedi menu in alto a destra).
Questo Concorso si è ormai radicato a livello nazionale e cresce ogni anno nel numero e nella qualità dei partecipanti. Lo scorso anno ha raggiunto la vetta di 1.000 persone che hanno inviato testi, soprattutto per la sezione di "Poesia" in lingua italiana, e per la sezione " Narrativa" (racconti di circa 7 cartelle) . Meno afflusso si registra per la sezione di "Poesia dialettale", con rammarico degli organizzatori del premio, riuniti nel "Laboratorio di Ricerca Culturale", che vorrebbero invece incentivare il recupero della conoscenza del dialetto anche nelle sue espressioni poetiche, perché non resti confinato ai soli anziani. Ma pare che i giovani siano piuttosto restii a impegnarsi in questo studio.
Quest'anno il premio si è esteso anche ad una nuova specialità , la poesia "Haiku", forma poetica giapponese di tre versi.
Scritto in Linguistica e dialetti | Pieve di Centoleggi tutto | letto 3352 volte
Inserito da redazione il Lun, 2008-02-18 18:57
Per celebrare i 10 anni di attività, l'AR.PA.DIA , Archivio Padano dei Dialetti, ha diffuso una poesia dedicata a "La salama da sugh frarésa", un testo lirico di Alberto Goldoni quanto mai ad hoc in questo periodo di
feste legato alle prelibatezze ferraresi che vanno
gustate in famiglia. E’ un pezzo davvero da non dimenticare
legato ad una tradizione alimentare che ormai è…patrimonio
dell’umanità.
Alberto Goldoni fu un pioniere nel suo genere nella città di Ferrara, tra i migliori poeti e scrittori ferraresi in lingua italiana e dialettale,
mancato al 'suo' pubblico nel settembre del 1990.
La poesia è tratta da "La poesia dialettale ferrarese", antologia di opere tra Città e Provincia, a
cura di Maria Cristina Nascosi, Ferrara, Comune di Ferrara, 1998,
primo volume, anzi Numero Zero di Cóm a dzcurévan /
Come parlavamo, la collana, che giungerà a breve al
dodicesimo volume, di AR.PA.DIA., l'Archivio Padano dei Dialetti,
nato ormai 10 anni fa e curato dalla stessa Nascosi per il Centro
Etnografico / Centro di Documentazione Storica dell'Assessorato alle
Politiche ed Istituzioni Culturali del Comune di Ferrara.
Ecco dunque il testo poetico-gastronomico, delizia dei ferraresi (*):
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Inserito da redazione il Dom, 2007-12-30 05:51
Venerdì 5 maggio 2006 ore 21
al Teatro consorziale di Budrio
presentazione del
"Quaderno per il dialetto" n. 6 che porta il titolo
"Chi êl Vecchietti???"
componimenti poetici (ch'i én pò zirudèl!)
degli autori dialettali budriesi Sergio Vecchietti, Giordano Villani, Gioconda Canè e Tiziano Casella,
con lettura di brani del Quaderno.
Coordinamento della serata a cura di Tiziano Casella
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Inserito da redazione il Mer, 2006-05-03 15:42
Nel 2001 fu la
prima volta del Corso di Bolognese, l’unico corso che si è
sempre avvalso della collaborazione di linguisti ed esperti cultori del
nostro idioma:
Luigi Lepri, autore di
gustosi volumi sulla tradizione e il costume di Bologna e anche, assieme a
Daniele Vitali, del Dizionario
Bolognese
(Antonio
Vallardi editore);
Daniele Vitali,
autore, oltre che del Dizionario
Bolognese, del volume Dscårret
in bulgnais? - Manuale e grammatica del dialetto bolognese (Alberto Perdisa
editore)
Roberto Serra, traduttore, in
bolognese, de Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry.
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Inserito da redazione il Sab, 2006-04-22 04:59
Intervento di Tiziano Casella al Convegno "Al dialàtt e la scóla".
27 /11/2004.
Villa Smeraldi S. Marino di Bentivoglio
"La scuola di dialetto per ragazzi di Budrio è stata da me concepita nella primavera 1997, durante una lamentosa riunione in una importante sede istituzionale. In questa riunione-convegno, alla quale hanno partecipato assessori, docenti universitari, esponenti del teatro dialettale bolognese, burattinai, cantautori,ricercatori, rappresentanti di associazioni impegnate nella tutela del dialetto (e non mi ricordo chi altro...?!), ebbi la senzazione che il nostro dialetto, da una parte dei presenti, fosse guardato con rassegnazione come già defunto, e che fosse guardato come un essere conservato in formalina....
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Inserito da redazione il Sab, 2006-01-07 05:43
Atti del Convegno “Al dialàtt e la scola” Per un uso didattico del dialetto nelle scuole bolognesi.
Villa Smeraldi 27/11/2004
Intervento di Bruna Badini Università di Bologna
“Il dialetto nel repertorio linguistico di ieri e di oggi”
Tutti siamo in grado di avvertire che molto è cambiato e sta cambiando negli usi linguistici rispetto al passato. L'italiano cambia sotto i nostri occhi a ritmi mai prima avvertiti, come conseguenza della sua maggior diffusione e del suo impiego nei vari strati sociali, così come è cambiato – negli usi e nelle funzioni, nelle sue caratteristiche interne – il dialetto.O meglio i dialetti , che hanno costituito per secoli per la maggior parte della popolazione italiana, la pressochè esclusiva espressione linguistica, con cui esprimere nella comunicazione quotidiana i bisogni e gli affetti, organizzare e realizzare il lavoro, fissare i valori e le norme elaborati dalla comunità, trasmettere tanto le credenze religiose quanto le conoscenze tecnico-pratiche, creare occasioni ludiche (prevalentemente in una dimensione orale e comunitaria), o dar corpo alla vena creativa di singoli, capaci di produrre testi scritti in poesia o in prosa.
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Inserito da redazione il Mar, 2005-12-13 06:13
Il dialetto in musica Appunti per una piccola storia. Sintesi dell' intervento di Fausto Carpani de "La famèja bulgnèisa"
Convegno "Al dialàtt e la scóla" 27/11/2004 Villa Smeraldi-Museo della Civiltà contadina S. Marino di Bentivoglio
Nella primavera del 1926, un gruppetto di amici innamorati di Bologna , e alcuni di essi già noti come autori di poesie, scritti o musiche ispirati alla tradizione bolognese, si fece promotore di un concorso di canzoni originali che, in dialetto o in lingua, esprimessero l'anima popolare petroniana.
Se il teatro bolognese aveva avuto alle sue spalle una lunga tradizione, risalente al XVI secolo con Giulio Cesare Croce (1550-1609), non altrettanto poteva dirsi della canzone , per la quale si trattava di operare non un rilancio ma una vera e propria nascita. Questa impresa poteva dunque apparire forzata, perchè in questo campo Bologna non vantava certo le tradizioni di Napoli o di Roma.
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Inserito da redazione il Mar, 2005-09-13 07:27
Traccia della relazione di Werther Romani Università di Bologna Convegno " al dialàtt e la scola", 27 /11/ 2004
Villa Smeraldi S. Marino di Bentivoglio
N B Si precisa che il seguente testo è una semplice "traccia", che riassume per sommi capi l' intervento che il prof. Romani, docente dell'Università di Bologna, Dipartimento di Italianistica, ha svolto in modo più argomentato e completo al Convegno. Questo è testo distribuito ai presenti.
SCUOLA E DIALETTO: STORIA DI UN RAPPORTO DIFFICILE
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Inserito da redazione il Mer, 2005-08-03 07:19
Uso in senso tecnico e fonologico degli accenti sulle vocali
à – breve radàcc (radicchio), caràtte (carriola)
â – lunga âs (asso/i/e), falegnâm (falegname)
æ – tonica lunga lædar (ladro), fræ (frate), æšan (asino)
è – breve aperta apèlt (appalto), sèlse (salsa), sèlt (salto)
é – breve chiusa méttar (mettere), tradé (tradito/a/i/e)
ê – lunga semichiusa žêl (gelo), bêghe (scarafaggio), nêruv (nervo)
ì – breve flìt (insetticida), dìtte (ditta)
î – lunga lî (lei), prît (prete), vîde (vite)
iî – 2° tonica lunga aiîr, iîr (ieri), baiîš (bargigli)
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Inserito da redazione il Gio, 2003-10-23 07:12
Bene, parliamo il dialetto! ma … che cos’è il dialetto?… e secondo chi?… dove abita? … a cosa serve? … domande amletiche!
Proviamo a rispondere; cominciamo dalla seconda e rispondiamo anche alla prima: la risposta per gli scolarizzati e su fino a intellettuali, accademici e rettori, vedere la vocabolaristica. Per coloro che sono sempre stati considerati esseri inferiori, perché analfabeti o quasi, è stata l’unica lingua conosciuta e il principale, se non unico, modo di comunicare; in quella lingua si esprimeva tutto il loro mondo del quale essa lingua era la figlia; definita, spesso spregiativamente, “dialetto”.
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Inserito da redazione il Ven, 2003-09-05 07:03
Dedicata alla costituzione della nostra Associazione
LA BÂSE ED RÀGN (La "Bassa" del Reno) Zirudæle
Zirudæle a j ho savó
che î d la bâse qué da nó
a j è næd ‘n’associaziòn
che l’ha vóje ed fær da bon
un quæl d’ótel par sta bâse
dóv la storie l’è ‘na câse
che a zarcær an s’ tröve al fond
‘ché l’é zêrt ch’l’é tótt un mond.
Mo se a vlî la vàire storie,
tgnîval ban in t la memorie,
zarchê ban stra quĵ da bâs
(a vój dĵr stra ‘gli ûltmi clâs)…
propi quĵ ch’j en stæ arlivê
sanze al lóm ed chi ha studiê,
cundanæ a un’ignurànze
cultivê con tanta sciànze!
e se a vlî savàir cuss’ l’è
adæs propi a v’ al degh me:
l’è la vétte ed qj afamæ
che da sànmpar j han sgubæ
e inciòn mai par lòur l’ha screttê
una cöse ch’sie pr al drett,
l’an ó scrette stra la glorie,
ch’ha l’unòur d’æssr evocæ
stra qj tæst ch’j vînan dæ
ai student ch’ pôssn inmparær
cssa ‘l völ dîr al lavurær
con sòul dvîr e incion dirétt…
e quast quéin pûch l’han scrett.
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Inserito da redazione il Ven, 2003-07-04 08:53
