Beni artistici
- Sabato 26
maggio, una
completa visita guidata ai tre principali edifici storici di
Bentivoglio per
conoscere una
Storia che spazia dal 1300 agli inizi del Ventesimo secolo: la
splendida dimora di
Ponte Poledrano e le sue pertinenze, il Mulino
Pizzardi, Palazzo Rosso (vedi note storiche sottostanti ***)
Informazioni
sulle modalità della visita
- Ore 15.00
INIZIO VISITA, Via Saliceto, 3 Bentivoglio (Bo).
Provenendo da Bologna, percorrendo la via di Saliceto ed entrando in
paese, il castello si trova sulla destra, all’incrocio con la via
Marconi. Il punto di ritrovo sarà davanti al castello. Navigatore:
44.634640, 11.421810
*
La visita si terrà con un minimo di 20 partecipanti. Numero massimo
partecipanti: 40. Attrezzatura:
scarpe chiuse con suola in gomma ed una torcia elettrica,
indispensabile al Mulino.
Indicazioni
particolari: in tutti e tre gli edifici non mancano le scale, più o
meno ripide, soprattutto al mulino che è disposto su ben quattro
piani. In quest’ultimo poi vi è un po’ di polvere.
Durata della
visita: circa due ore e mezza.
**
Costo non soci: € 10,00 Costo Soci: € 5,00 Si consiglia la visita
dai 12 anni in su.
SI RICORDA CHE TUTTO IL
RICAVATO SARA’ UTILIZZATO PER IL RECUPERO DEL MULINO E DEI SUOI
MACCHINARI.
Prenotazioni:
segreteria@amicidelleacque.org
/ mobile 347-5140369
SE
NON POTETE PARTECIPARE DOPO AVER PRENOTATO, COMUNICATELO ALLA
SEGRETERIA.
***
Brevi notizie storiche sulla rocca: il castello
fu fatto costruire da Giovanni II Bentivoglio
fra il 1475 e il 1481 di fianco alla Rocca,
quest’ultima eretta nel 1390 dal Comune di
Bologna con fini strategici: nel torricino vi erano infatti la
campana d’allarme e il braciere per le segnalazioni con Bologna e
altri luoghi. Il castello fu adibito da Giovanni II a dimora di svago
e di caccia, la Domus Jocunditatis, come si leggeva nella decorazione
pittorica della corte, per brevi soggiorni e adatta ai divertimenti
della corte bentivolesca.
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Inserito da redazione il Gio, 2018-05-17 06:58
E' ora leggibile e ascoltabile anche
in un video con accompagnamento musicale su Facebook, la mostra di foto, con didascalie, di
Oratori e chiese
minori ancora
presenti sul territorio bolognese-ferrarese intorno al Reno.
Il
video è frutto della ricerca e delle foto di
Franco Ardizzoni,
attivo consigliere del Gruppo di Studi pianura
del Reno, ed
è consultabile ai link:
https://www.facebook.com/franco.ardizzoni/posts/1072772099401990?pnref=story
oppure su
https://www.facebook.com/gianpaolo.borghi.9/posts/1072774409401759?pnref=story
** Dopo l'esposizione a Galliera, la mostra sarà visitabile a Castello d'Argile, domenica 13 settembre, dalle ore 15 alle 22, al Parco Giovannini, nel contesto della Festa del Volontariato alla quale il Gruppo di Studi collabora
Il testo di presentazione
è del presidente del Gruppo, Gian Paolo Borghi:
Questa interessante
mostra di Franco Ardizzoni si propone come momento d’incontro
spirituale tra una consolidata religiosità a respiro secolare e i
travagli di un mondo contemporaneo alla non semplice ricerca di
radici e di identità.
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Inserito da redazione il Dom, 2015-08-09 05:52
A partire dal 25 maggio e fino
alla fine di settembre ritorna il Calendario estivo della Certosa di
Bologna, che farà parte dell'annuale rassegna Bè - Bologna Estate.
Uno
dei luoghi più affascinanti della città vedrà in scena eventi
straordinari, mostre e percorsi notturni alla scoperta dell'arte e
della storia felsinea e non solo. Sessanta appuntamenti resi
possibili grazie a diverse associazioni e realtà culturali, che si
sono affiancate al Museo civico del Risorgimento
- Certosa, ed a Bologna Servizi Cimiteriali.
Come ogni anno la rassegna prenderà il via in occasione dell'annuale
Settimana alla scoperta dei Cimiteri Europei
promossa dall'ASCE
- Associazione Europea dei Cimiteri monumentali, network
di organizzazioni pubbliche e private di cui fa parte anche la
Certosa di Bologna, e che da dodici anni opera per la valorizzazione
dei cimiteri come beni di importanza storica ed artistica.
Nella
rassegna di questa estate si darà risalto al periodo
di inizio '900,
in particolare alla rievocazione del tragico
periodo 15/18,
raccontato anche attraverso le storie quotidiane, grandi e piccole,
della città e della nazione. In Certosa, infatti, si può ammirare
il Monumento Ossario ai Caduti della Grande
Guerra,
grandiosa e severa testimonianza del conflitto.
** Il programma
completo su :
http://www.comune.bologna.it/risorgimento/rassegne/52219/id/70941
http://www.storiaememoriadibologna.it/
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Inserito da redazione il Mer, 2014-05-14 07:13
Il
26 settembre 1913 moriva a Bologna Alfonso Rubbiani.
Eclettico personaggio di formazione cattolica, politico e regista dei
restauri dei più significativi edifici monumentali della
città, fra cui i Palazzi Re Enzo, dei Notai, della Mercanzia e la
chiesa di San Francesco, a lui si deve l'immagine attuale del
centro storico di Bologna.
Istituzioni, Enti e Associazioni cittadine e della provincia si sono
unite per ricordarlo, farlo conoscere al grande pubblico e
raccogliere nuovi elementi utili allo studio del personaggio e del
suo tempo, attraverso nuovi studi o divertenti cacce fotografiche e
documentarie rivolte a tutti i cittadini.
Il programma delle iniziative per la celebrazione del Centenario,
spalmate nell'arco di un anno e nelle località dei suoi interventi,
con incontri e visite guidate, è leggibile al link
http://www.emiliaromagna.beniculturali.it/index.php?it/285/programma-delle-iniziative
Si
ricordano in particolare anche gli interventi di
Rubbiani in Provincia di Bologna
a
Bentivoglio: Domus Jocunditatis - Castello di Ponte Poledrano e
Palazzo rosso
a Budrio:
Palazzo Municipale e Sala Consiliare
a Minerbio:
Castello di San Martino in Soverzano o dei Manzoli.
Vedi i cenni storici relativi su
http://www.orizzontidipianura.it/interno.php?ID_MENU=5620
Scritto in Beni artistici | Bentivoglio | Bologna | Budrio | Minerbioleggi tutto | letto 1390 volte
Inserito da redazione il Mar, 2014-05-13 07:16
E'
aperta a Forlì, Musei San
Domenico, piazza Guido da Montefeltro 12, dal 1 febbraio al 15 giugno 2014, la
mostra
Liberty. Uno stile per l’Italia
moderna
La mostra è ideata e realizzata dalla
Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì in
collaborazione con il Comune di Forlì e i Musei San Domenico.
Curatori della mostra sono Maria Flora Giubilei, Fernando
Mazzocca e Alessandra Tiddia; il prestigioso comitato
scientifico è presieduto da Antonio Paolucci. La
direzione generale dell’esposizione è affidata a Gianfranco
Brunelli.
* Orario di
Visita
da martedì a venerdì: 9.30-19.00; sabato, domenica,
giorni festivi: 9.30-20.00. Lunedì chiuso. 25 aprile e 2 giugno
aperto. La
biglietteria chiude un’ora prima.
Una mostra originale, intessuta di
incontri e relazioni inattese, per raccontare in maniera avvincente
l’idea di un’arte totale che ha trionfato in quella stagione
dell’ottimismo e di incondizionata fiducia nel progresso e che va
sotto il nome universale di Belle Époque. Come
confermano le relazioni con la letteratura, il teatro e la musica,
evocate attraverso la grafica e i libri illustrati, ma anche
attraverso gli stessi dipinti e le sculture, nell’esperienza
artistica del Liberty serpeggiava sotto quell’incontenibile slancio
vitale un’inquietudine e un malessere sociale ed esistenziale che
di lì a poco si sarebbero manifestati tragicamente. Il sogno
progressista e la magnifica utopia di una bellezza che avrebbe dovuto
cambiare il mondo erano destinati a infrangersi simbolicamente, una
prima volta, nella tragedia del Titanic nel 1912 e, definitivamente,
due anni dopo, nella Grande Guerra....
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Inserito da redazione il Ven, 2014-04-25 09:13
- Sabato 19 aprile 2014 visita
guidata a
Il Castello di Bentivoglio e il
canale Navile
Ritrovo
alle ore 10.00,
Via Saliceto, 3 Bentivoglio (Bo).
Provenendo da Bologna, percorrendo la via di Saliceto ed entrando in
paese, il castello si trova sulla destra, all’incrocio con la via
Marconi. Il punto di ritrovo è sul retro del castello.
Promossa
e organizzata dall'Associazione
Amici delle acque e di Bologna sotterranea,
in collaborazione con l’Istituto
Ramazzini e il Comune di Bentivoglio.
Occasione
per ammirare la splendida dimora di Ponte
Poledrano e le sue pertinenze,
il paese di Bentivoglio fu sede di attività industriali e
artigianali e il canale Navile, che
sarà il protagonista del nuovo libro in prossima uscita della
Collana Bologna
sotterranea®
dove tutti i 36 Km verranno svelati nei suoi più reconditi segreti.
Prenotazioni:
segreteria@amicidelleacque.org / 347-5140369, Massimo Brunelli,
Bologna sotterranea®. Data la particolarità della visita, la
prenotazione si ritiene impegnativa.
** Notizie storiche:
il castello fu fatto costruire da Giovanni II
Bentivoglio fra il 1475 e il 1481
di fianco alla Rocca, quest’ultima fatta costruire nel 1390 dal
Comune di Bologna con fini strategici: nel torricino vi erano infatti
la campana d’allarme e il braciere per le segnalazioni con Bologna
e altri luoghi. Il castello fu adibito da Giovanni II a dimora
di svago e di caccia,
la Domus
Jocunditatis,
come si leggeva nella decorazione pittorica della corte, per brevi
soggiorni e adatta ai divertimenti della corte bentivolesca.
L’edificio è a pianta quadrata, dalle finestre ampie, dal vasto e
luminoso cortile, dalle accoglienti stanze con annessi servizi e
stalle. I caratteri sono quelli di una tipica costruzione
rinascimentale, una dimora di campagna senza le preoccupazioni
difensive eccessive, con due ariosi porticati, stanze e corridoi
semplici con vivaci decorazioni, purtroppo oggi in maggioranza
perdute tranne quelle dei fiordalisi, degli stemmi e dei ghepardi.
Un
posto a parte hanno la Sala dei Cinque Camini e
la Sala del Pane,
quest’ultima così definita dallo splendido ciclo di affreschi che
la adornano narrando in dieci riquadri la storia della panificazione.
Il castello, sotto la proprietà dei Bentivoglio, ospitò personaggi
illustri: i duchi
di Ferrara Ercole I e Alfonso I, Lucrezia Borgia, il pontefice Giulio
II,
quest’ultimo ospite l’anno successivo la caduta
dei Bentivoglio avvenuta nel 1506.
I
Bentivoglio riebbero il castello da Leone X, ma il sontuoso edificio
non ebbe più l’antico splendore: l’abbandono che ne seguì fu
tra le cause del suo rapido deterioramento: l’ala occidentale
divenne pericolante per crollare nel XVIII ad opera dei nuovi
proprietari, i Pepoli,
che ne fecero una villa a tre lati, aperta; sparirono mura e fossati
mentre nel castello abitarono soprattutto
famiglie bracciantili e le sue stanze ebbero le più impensate
destinazioni: magazzini, concerie di pelli, ricoveri per animali.
Nel
1889, la nuova proprietà Pizzardi, incaricò
Alfonso Rubbiani per il restauro del castello,
con l’intenzione di ripristinare l’edifico voluto da Giovanni II:
dal 1889 al 1897 il Rubbiani ricostruì l’ala crollata, riedificò
la cinta merlata e suddivise le stanze secondo le vecchie piante.
Inventò anche numerosi particolari, come il rivellino di accesso e
la scala che dal cortile conduce al piano nobile. Il restauro,
nonostante l’impegno nella ricerca di documenti dell’epoca, ha
restituito un edificio adulterato, di marcata impronta ottocentesca.
Nel 1945, a durante la ritirata delle truppe tedesche, la trecentesca
torre venne fatta saltare lasciandola mutilata come oggi la vediamo.
Oggi l’edificio ospita i laboratori di ricerca
dell’Istituto di Ricerca Ramazzini
e viene utilizzato per diverse attività culturali organizzate
dall’Amministrazione Comunale. (dal sito
http://www.comune.bentivoglio.bo.it/
)
Scritto in Beni artistici | Bentivoglioleggi tutto | letto 1607 volte
Inserito da redazione il Mer, 2014-04-16 05:55
La ricostruzione della Torre
Conserva di Galliera. Franco Ardizzoni
Eravamo rimasti alla fine del 2003,
quando della torre Conserva, la cinquecentesca torre dei
Malvezzi, era rimasta soltanto la facciata (vedi La
Torre Conserva: agonia di un edifico: www.pianurareno.org, sezione Beni artistici).
Il 24 aprile 2004, un
sabato, si sviluppò un furioso temporale, con moltissimo ed
impetuoso vento (una specie di tifone di casa nostra). Il muro di
facciata della torre fece da vela al vento, ma ormai non aveva più
difese e, sotto quell’uragano, crollò definitivamente.
Era la fine di quel relitto di edificio dopo un’agonia durata
alcuni anni.
La proprietà della torre e del terreno
circostante sembra fosse di due signore di Ferrara che, in
conseguenza del crollo decisero di vendere e trovarono un acquirente
nella persona di Adler Capelli (campione mondiale ed
olimpionico di ciclismo su pista, a cui va tutta la mia sincera
ammirazione per la decisione presa) abitante a Galliera il quale
manifestò subito l’intenzione di ricostruire la torre e si affidò
all’architetto Roberta Monti di Galliera, ma con
studio a Cento, che chiese a me le foto che avevo fatto alla torre in
diverse occasioni, cioè in diverse fasi della sua rovina, per avere
dei punti di riferimento precisi per poter approntare un progetto di
riedificazione.
Scritto in Beni artistici | Gallieraleggi tutto | letto 1944 volte
Inserito da redazione il Mer, 2014-04-02 15:52
La Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo.
Cenni storici
La
Pieve di San Pietro in Casale risulta
citata per la prima volta in un documento del 972.
Le
vicissitudini architettoniche che la interessarono nel corso dei
secoli sono state cancellate dalla sua completa
ricostruzione, dalle fondamenta, realizzata tra il 1856 e il 1863,
anno in cui fu solennemente inaugurata. Il nuovo edificio, pur
mantenendo la più antica suddivisione in tre navate, assunse forma
neoclassica, mentre rimase fortunatamente in essere il campanile
medievale.
Dall’antica
chiesa proviene il dipinto del fiammingo Matteo
Loves
(1610-1662) che decora l’abside con la Madonna
con Bambino in gloria e i Santi Pietro e Paolo (in foto).
La ricca documentazione conservata nell’archivio parrocchiale
dimostra come il dipinto venne commissionato nel 1641 dalla comunità
cittadina ad uno dei più capaci allievi e collaboratori di Guercino.
Costruita come efficace “macchina” barocca, nel cielo domina la
figura della Vergine con il Bambino attorniata da angioletti che
sostengono anche un drappo alle sue spalle. I Santi si dispongono
invece a quinta del paesaggio, reso con attenzione nordica ed in cui
compare anche un edificio gotico.
Ai
lati del transetto della chiesa sono esposti diversi dipinti
provenienti dagli altari dismessi dell’antico edificio. Il
Cristo crocifisso con i Santi Agata e Francesco d’Assisi è
opera databile agli anni Ottanta del secolo XVI, e risponde ad un
gusto manierista già nettamente superato nel Sant’Antonio
Abate realizzato
da Bartolomeo Cesi (1556-1629)
solo un decennio dopo. Nel pittore, l’interesse per la natura e lo
studio dal vero, testimoniato da numerosi disegni preparatori spesso
dedicati come nel nostro dipinto a singole figure isolate di
innegabile monumentalità, è sempre meditato e mediato da un filtro
di religiosa severità, in cui la dimensione fenomenica viene
lentamente ridotta all’essenza. All’artista si è in parte
essersi ispirato anche l’autore del dipinto con i Santi
Biagio e Donnino,
che si stagliano contro il cielo dorato.
Dal
vicino oratorio della Visitazione,
proviene invece la pala con la Visitazione
della Vergine,
opera dell’artista Giuseppe Marchesi detto il
Sansone
(1699-1771), dipinto di palese teatralità, tutto centrato sul
dialogo delle due Sante donne, la cui dimensione miracolosa è
sottolineata dalla presenza degli angioletti che portano corone di
rose e rami.
Scritto in Beni artistici | S. Pietro in Casaleleggi tutto | letto 1778 volte
Inserito da redazione il Ven, 2014-03-21 16:25
Di fronte alla perdita di vite umane, alla perdita di tante case che erano l'unica ricchezza e bene rifugio per migliaia di famiglie, al crollo di tante fabbriche fonte di lavoro e di indispensabile reddito per migliaia di famiglie, la perdita di antiche torri e castelli può sembrare poca cosa. Eppure ogni crollo di edificio storico è comunque una perdita importante, è la cancellazione di una memoria storica che dava un volto e un'identità alle comunità locali, un elemento del paesaggio che si portava dietro le radici antiche insieme ai frutti del presente e della modernità.
Volendo continuare nel nostro ruolo di divulgatori della conoscenza delle realtà locali nei loro aspetti storico artistici, cominciamo con il segnalare un articolo di Franco Ardizzoni già presente sul nostro sito fin dal 2004, leggibile al link
?q=node/36
alla sezione Beni artistici de "La nostra rivista "Reno, campi uomini", dedicato alla Torre del Cocenno, sita in comune di Poggio Renatico, rasa al suolo con i terremoti del 20/29 maggio 2012
Scritto in Beni artistici | Poggio Renaticoleggi tutto | letto 1739 volte
Inserito da redazione il Lun, 2012-06-11 05:17
La
XXa edizione delle Giornate FAI con
aperture straordinarie, il 24 e 25 marzo,
di edifici storici, per Bologna e Ferrara
offre quest'anno queste opportunità, fruibili anche da persone con
disabilità fisica:
- CHIOSTRI E CONVENTO DI SAN
DOMENICO, Piazza
Domenico, 13
Sabato 24 e Domenica 25, ore 9.30 – 12.30 / 15.30 –
17.30
Corsie preferenziali per iscritti FAI, possibilità di iscriversi in
loco
Apprendisti Ciceroni®: Istituto “Manfredi – Tanari”; Liceo scientifico
“A. Manzoni”; Liceo Classico “L. Montalcini”; Liceo
Scientifico “S. Alberto Magno”; Liceo Scientifico “Sabin”;
Collegio “S. Luigi”; Liceo Classico “Minghetti”; Liceo
Scientifico “L. Da Vinci”, Casalecchio di Reno
Il
complesso architettonico risale al XIII secolo; nonostante abbia
subito modifiche soprattutto ad opera di Napoleone che destinò parte
del Convento a caserma e scuole. Spiccano per importanza:
l’architettura degli edifici, la grandiosità del complesso, che
ripropone testimonianze di san Domenico e dell’Ordine dei
Domenicani, il grande Chiostro dei morti, sul quale incombono la
cinquecentesca abside della Cappella e il campanile romanico, la
cella di San Domenico e la Sala dell’Inquisizione.
- CASA
SAMPIERI Strada
Maggiore, 24,
Benefit
riservati agli Iscritti FAI
Sabato 24 e Domenica 25, ore 9.30- 12.30 / 14.30 –
17.30
Ingresso riservato agli Iscritti FAI, possibilità di iscriversi in
loco Visite guidate
Casa Sampieri è un palazzo senatorio bolognese che si affaccia su
Strada Maggiore, nell’appartamento al piano terra, i Carracci
furono incaricati di decorare tre stanze a volta con vedute scorciate
di sotto in su. Agostino, Annibale e Ludovico Carracci si trovarono a
lavorare a gara l’uno con l’altro poco prima della loro
definitiva separazione. Gli affreschi situati nei soffitti sono
racchiusi da grandi cornici in altorilievo in stucco sono invece
opera di Gabriele Fiorini.
- ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI,Via
delle Belle Arti, 54
Benefit
riservati agli Iscritti FAI .
Sabato 24 e Domenica 25, ore 9.30 -
12.30 / 14.30 – 17.30
L’Accademia
di Belle Arti è situata negli spazi che erano del Convento dei
Gesuiti ed è attigua alla Pinacoteca, da cui è divisa da un grande
chiostro con una cisterna seicentesca. Pregevole è la Chiesa del
Convento ora adibita ad Aula Magna frutto di pure linee
settecentesche, ma anche le due grandi logge ortogonali che dovevano
far parte delle “maniche” del Convento e che ora ospitano la
gipsoteca composta da numerosi bassorilievi di varie epoche e copie
di statue greco-romane.
Corsie
preferenziali per iscritti FAI, possibilità di iscriversi in loco
Apprendisti Ciceroni®:
Liceo Artistico Statale “F. Arcangeli”; Liceo Scientifico “S.
Alberto Magno”; Istituto Statale d’Arte; Liceo Scientifico
“Copernico”; I.T.C. Rosa Luxemburg
* Manifestazione
collaterale : Venerdì 23 marzo presso l’Aula
Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna (su
invito e per gli iscritti FAI su prenotazione telefonica a
Delegazione FAI Bologna tel. 051 2092807/08 lun – ven
10.30 - 13.30)
Ore 17.00 Esposizione
dei bozzetti pervenuti per il concorso di scultura promosso da
ATS-Microfound s.r.l. in collaborazione con la Delegazione FAI di
Bologna, cui seguirà la cerimonia di premiazione.
Ore 18.00
intervento musicale del maestro
Walter Zanetti (chitarra)
Scritto in Beni artistici | Bologna | Ferraraleggi tutto | letto 1743 volte
Inserito da redazione il Mar, 2012-03-20 05:03
** Testo tratto da “Le dimore dei
signori”, Marefosca edizioni, 2004. Per gentile
concessione dell'autore, Alberto Tampellini, e dell'editore, Floriano Govoni, per conoscere le storie dei
proprietari, del palazzo e della tenuta.
- La Villa o Palazzo Fontana,
nel territorio di San Matteo della Decima, è uno dei
complessi rustico-residenziali più interessanti delle nostre
campagne, anche se praticamente sconosciuto e attualmente in avanzato
stato di degrado architettonico e strutturale. Contrariamente a
quanto credono molti abitanti della zona, il suo nome non deriva
dalla famiglia Fontana bensì dalla presenza
di una vera e propria fonte d'acqua che sgorgava nei pressi
(1). La denominazione "Fontana" indica inoltre anche
la vasta tenuta agricola circostante, che si è costituita nel corso
di secoli a partire dalle prime acquisizioni di terreni compiute
nella zona da Ercole, figlio di Galeazzo
Marescotti Calvi, nel 1486 (2).
In un tempo non molto remoto tutta la
zona decimina, nella fascia di terreno fino all'attuale via
Biancolina, era interessata da alcune polle di acqua sorgiva,
probabili resti di un antico corso del torrente Samoggia
sopravvissuto per via sotterranea. Ancora all'inizio del secolo
scorso, infatti, diverse relazioni medico-scientifiche magnificavano
le qualità curative "dell'acqua minerale" della
Tassinara, contrada situata 2 km. a sud di Palazzo Fontana.
Questa "acqua minerale", che nelle intenzioni del
tempo avrebbe dovuto essere sfruttata a livello industriale, sarebbe
stata dotata, stando alle relazioni dell'epoca, di particolari virtù
nella cura delle affezioni gastriche e degli spasmi nervosi
dell'apparato digerente, come testimoniato da una ricca casistica
doviziosamente documentata (3).
Qualche chilometro più a monte in
contrada Poggio, sulla via Persicetana, il Santuario
della B.V. delle Grazie fu eretto nel Quattrocento proprio a
seguito di guarigioni "miracolose" operate da un dipinto
della Vergine ... e da una fonte di acqua medicamentosa.
Nulla sappiamo in realtà circa la
localizzazione precisa di queste acque della Fontana, né
sulle loro eventuali proprietà terapeutiche. Possiamo solo
immaginare che la loro bontà e abbondanza, rendendole adatte sia per
gli uomini che per il bestiame, valorizzassero notevolmente i terreni
circostanti.
La presenza di acque salubri, in
un'area a lungo paludosa, giustifica così l'attrattiva esercitata
prima sull'Abbazia di Nonantola (cui era inizialmente
sottoposta) e poi sulle facoltose famiglie bolognesi intenzionate ad
investire in terreni le ricchezze accumulate con la politica e i
commerci. Nell'antica contrada di Liveratico (presso l'attuale
via Levratica, in territorio decimino) si insediarono allora i
Pepoli, i Marsili, i Sampieri, i Locatelli e i Marescotti.
Scritto in Beni artistici | S. Giovanni in Persicetoleggi tutto | letto 10351 volte
Inserito da redazione il Sab, 2010-05-22 07:03
Da Casa Verdi a Milano al Palazzo
della Banca d’Italia a Firenze, dal Complesso della Misericordia a
Venezia a Palazzo Chigi a Roma. E ancora i segreti di Ortigia
a Siracusa e la Villa Romana di Casignana (RC). Tante visite, in 590 siti, a
contributo libero.
È l’appuntamento che da diciotto
anni ormai gli italiani si danno all’inizio della primavera. Un
appuntamento con le bellezze del nostro Paese, che si trasforma ogni
volta in una profonda e collettiva manifestazione d’affetto, di
orgoglio e di identità nazionale.
Sabato 27 e domenica 28 marzo si
svolge contemporaneamente in tutte le regioni italiane la 18a
edizione della Giornata FAI di Primavera.
Programma completo e presentazione dei luoghi di tutte le regioni sul
sito www.fondoambiente.it
A Bologna
Scritto in Beni artisticileggi tutto | letto 1856 volte
Inserito da redazione il Mer, 2010-03-24 06:47
Riprendiamo il nostro cammino sulla
Porrettana: strada che i miei nonni chiamavano “Strada Alta” per
il fatto che in alcuni tratti del suo percorso è sopraelevata
di due-tre metri rispetto la campagna circostante. Mi ricordo che
dalle finestre del primo piano della casa in cui sono nato e dove ho
trascorso gli anni della mia infanzia (vicino a S. Prospero di
Galliera), in certe limpide giornate invernali (gennaio-febbraio) si
vedeva chiaramente la Strada Porrettana, proprio grazie alla sua
posizione “alta”. Dicevano anche (i miei nonni) che era stata
disegnata e costruita da un ubriaco, per le numerose curve che
contiene.
Ricominciamo il percorso verso Ferrara
da dove lo avevamo interrotto la scorsa volta: cioè da
Malalbergo. Precisamente lo riprendiamo davanti all’attuale
chiesa parrocchiale dedicata a sant’Antonio Abate (in foto sopra). Da un cartello
turistico della Regione Emilia Romagna apprendiamo che l’attuale
chiesa è stata costruita nel 1953 sullo stesso luogo della
precedente, andata distrutta nel 1945 dai bombardamenti dell’ultimo
conflitto mondiale. La pala dell’altar maggiore, raffigurante la
B.V. del Carmine, S. Antonio Abate e S. Francesco, è
attribuita alla scuola dei Carracci. In un altare laterale della
chiesa vengono conservati due stendardi usati nelle processioni dalla
locale “Compagnia del Suffragio” uno dei quali porta ancora
inciso il toponimo “Buonalbergo”.
Scritto in Beni artistici | Ferrara | Malalbergo/Altedoleggi tutto | letto 8449 volte
Inserito da redazione il Dom, 2007-01-14 16:03

LE FORTIFICAZIONI DI PIANURA
La
pianura tra i secoli XIV e XV vide la forte esigenza di fortificarsi,
in risposta alle durature lotte tra le nobili famiglie protagoniste
di quell’epoca per la supremazia sul territorio, racchiudendo i
nuclei abitati all’interno di circuiti murari spesso dominati da
rocche e castelli.
A
Budrio ad esempio è ancora possibile leggere la forma
dell’antica città medievale che vide la costruzione di una
prima cinta muraria alla fine del XIV secolo per volere del cardinale
Albornoz ampliate poi nel secolo successivo ad inglobare il borgo
nuovo sorto in città. Bentivoglio è un esempio di
castello trecentesco, il castello di Ponte Poledrano, riadattato e
ampliato nel XV secolo in residenza di villeggiatura e di svago per
la famiglia Bentivoglio, che ne fecero la propria domus
jocunditatis.
Infine
Minerbio col suo antico borgo che conserva ancora nella porta
d’ingresso e nella struttura viaria gli antichi caratteri
trecenteschi e che con la famiglia Isolani vide lo sviluppo del
complesso architettonico che comprende la cinquecentesca Rocca, la
villa seicentesca del Triachini e l’elegantissima colombaia
attribuita al Vignola.
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Inserito da redazione il Mer, 2006-09-13 08:19
LA
STRADA PORRETTANA . Appunti di viaggio da Sasso Marconi a Ferrara
La strada Statale n.64 Porrettana , che
nasce a Pistoia e termina a Ferrara, è uno dei tanti legami,
oltre il fiume Reno e la ferrovia, che uniscono la dolce collina
bolognese, con le sue cime, con i suoi borghi, i suoi boschi, le sue
antiche chiese, alla verde pianura, piatta come un biliardo, con i
suoi campi intensamente coltivati, i suoi frutteti, i suoi canali, i
castelli o quanto di loro è rimasto.
Iniziata nel 1816 in territorio
bolognese, la Porrettana è stata terminata nel 1848,
unitamente alla toscana Via Leopolda (così detta in onore del
granduca di Toscana Leopoldo II), seguendo un antichissimo tracciato
già utilizzato anche dagli Etruschi.
La domenica pomeriggio abbiamo
l’abitudine, io e mia moglie, di fare un giretto di 2-3 ore verso
la collina Bolognese percorrendo la Porrettana fino ai territori di Grizzana, Montovolo o
Suviana. Oppure, giunti a Sasso Marconi, imboccando la strada
della val di Setta per arrivare a Rioveggio e prendere per S.
Benedetto val di Sambro, Monte Fredente, Pian di Balestra, oppure il
Passo della Futa. E questo per scoprire caratteristici borghi
scarsamente popolati antiche chiesine od oratori, spesso chiuse ed in condizioni precarie, vecchie torri od
edifici di antica costruzione dove è stato utilizzata
soprattutto la materia prima trovata sul posto: il sasso.
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Inserito da redazione il Mer, 2006-08-30 07:27
E' una torre poco conosciuta e citata, forse perchè si trova nei pressi di una via (dedicata ad Attilio Ferrari) attualmente di passaggio quasi esclusivamente locale. Ma si trova in quel punto probabilmente perchè ,nel tempo in cui fu costruita, si trovava su un percorso stradale più importante ( anche se tortuoso , dovuto alle più antiche presenze di "lame", paleoalvei e "Gorghi"di Reno) di collegamento provinciale, usato da chi proveniva da Bologna, attraverso la via delle Lame, poi sulla via d'Erba di Argelato , costeggiando la chiesina di S . Giacomo, imboccava la via dei Ronchi, passava davanti al convento dei frati minori di S. Francesco, e magari si fermava nell' "hospitale " che si trovava nei pressi (oggi osteria "della Stella").
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Inserito da redazione il Sab, 2005-07-30 05:25

Nella sua politica di espansione verso il contado il comune di Bologna, alla fine del XII secolo (sembra nel 1194), costruì il castello e la torre di Galliera in una posizione che, in quel momento, rappresentava il punto più avanzato dei suoi confini verso il territorio ferrarese degli Estensi, con i quali erano frequenti i contrasti. Da quel momento, e per tutto il XIII secolo, Galliera divenne un luogo molto importante per il comune di Bologna. La strada che partendo dal centro della città si dirigeva verso nord prese il nome di strada di Galliera e veniva regolarmente inghiaiata, anche la porta da cui usciva detta strada si chiamò porta Galliera. La località divenne sede di Podesteria e la sua giurisdizione si estendeva sopra 26 comunità.

La torre del Cocenno, un tempo in territorio bolognese, si trova oggi in comune di Poggio Renatico e la si può vedere percorrendo la strada che da San Carlo di Sant’Agostino porta appunto a Poggio Renatico: dopo circa un chilometro da S. Carlo, sulla destra, passato il ponte sullo scolo Riolo.
La torre faceva parte di un sistema difensivo (Amedeo Benati –
Strenna Storica Bolognese. 1989) realizzato dal comune di Bologna nei secoli XII e XIII per contrastare il potere dei marchesi d’Este, signori di Ferrara, con i quali era frequentemente in lotta.
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Inserito da redazione il Ven, 2004-04-09 05:07
Il Castello di S. Giorgio fu riedificato alla fine del XIV secolo su di un preesistente impianto di antica origine, ma le parti in muratura furono completate dopo il 1403 (?) con l’arrivo a Bologna del nuovo Legato Pontificio Baldassarre Cossa.
“Le sole parti ricostruite del Castello, il quale non era circondato da mura, ma da palizzate, da terrapieni e da larghe fosse, erano le due porte munite, l’una verso Bologna e l’altra verso Ferrara.
Rimane ancora quella che volge a settentrione e Ferrara….”[1]
La torre Conserva è un edificio di fine Quattrocento o inizi Cinquecento, che si scorge sulla sinistra percorrendo la strada S.Alberto, da S.Pietro in Casale verso S.Vincenzo, appena dentro il territorio di Galliera ed è posta al n. 5 della omonima via Torre. E’ una casa-torre sviluppata su tre piani dell’altezza complessiva di circa 18 metri e con una base leggermente rettangolare di circa mt.8x6, ai cui lati sono state addossate due ulteriori costruzioni .
Costruita probabilmente dai Malvezzi, antica famiglia senatoria bolognese, i quali nel XV secolo, possedevano molte terre nella zona a partire da S. Alberto (oggi in comune di S. Pietro in Casale), attraversando parte del comune di Galliera, e verso il territorio ferrarese fino alla località Raveda, nei pressi di Mirabello.
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Inserito da redazione il Mer, 2003-09-24 20:10