Archeologia
Giovedì
22 marzo, dalle ore 20:45 alle ore 22:45
Museo
Frabboni di San Pietro in Casale
Ricerche
su un insediamento dell'età del bronzo a Ponticelli di Malalbergo
Terramara
di Ponticelli: ne parliamo con Paolo Boccuccia.
Incontro
pubblico Organizzato da Pianura romana. Villa Vicus Via
Tra il settembre 2015 e
l'aprile 2016, durante i lavori SNAM per la posa di un metanodotto,
gli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologia
dell'Emilia-Romagna su un'area di 400 mq hanno portato in luce a
Ponticelli di Malalbergo, nell'Azienda agricola Cà Bianca, alla
profondità di 5,50 metri, un abitato dell'età del Bronzo databile
tra il XIV e il XIII sec. a.C.
Questo tipo di insediamento,
chiamato Terramara, ha dato vita a una delle civiltà più complesse
dell'Europa del II millennio a.C., un fenomeno economico e sociale di
una portata storica senza precedenti.
La Terramara di
Ponticelli rappresenta una novità assoluta per questo territorio.
Il villaggio era circondato da un fossato e da un
piccolo terrapieno che racchiudevano le capanne realizzate su
piattaforme lignee sia sopraelevate che impostate direttamente al
suolo.
Abbondanti e ben conservati
sono i materiali archeologici rinvenuti: vasi idonei a consumo e
conservazione dei cibi, fornelli, alari, oggetti per filare e
tessere, manufatti in corno animale, utensili e ornamenti in bronzo,
ambra e scarti di cibo.
Tutti elementi che studiati
anche con l'ausilio di idonee tecnologie, contribuiranno a definire
le caratteristiche della comunità che sul finire del II millennio
a.C. occupava questa porzione di territorio.
Ce ne parlerà il
Dott.Paolo Boccuccia, direttore scientifico degli Scavi
,funzionario archeologo Museo delle Civiltà di Roma.
**Info
http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/bo_malalbergo/terramara_ponticelli_2016.htm
*** L’incontro è
compreso nel vasto programma di “Trame identitarie”
2018 che presenta tanti incontri in varie località della
pianura bolognese. Programma leggibile al link:
http://www.orizzontidipianura.it/ew/ew_eventi/12/trame%202018.pdf
Scritto in Archeologia | Malalbergo/Altedo | S. Pietro in Casaleleggi tutto | letto 524 volte
Inserito da redazione il Mer, 2018-03-21 11:20
Archeologia, a
Minerbio scoperte testimonianze di diverse epoche dal III millennio
a.C. al III secolo d.C.
Sono emersi i
resti di alcune strutture, forse capanne, una tomba e reperti
archeologici
A partire dalla
primavera del 2015, la Soprintendenza Archeologia, belle arti e
paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le provincie di
Modena, Reggio Emilia e Ferrara ha potuto indagare una vasta porzione
del territorio di Minerbio a seguito dell’inizio dei lavori per la
realizzazione del nuovo impianto di compressione gas di Minerbio, e
alle opere a esso connesse, che sorgerà nei pressi di via Zena, zona
centrale Stogit.
In tale area sono
state rinvenute testimonianze relative a diverse epoche: dal III
millennio a.C. sino al III sec. d.C.
Particolarmente
significative e importanti le scoperte relative al periodo più
antico. Dagli scavi, ad una profondità di circa 4 metri, sono emersi
i resti di alcune strutture, forse capanne, abitate durante i secoli
finali del III millennio a.C. e i primi di quello successivo
(eneolitico). Una di queste capanne, sebbene molto piccola, tanto da
far sorgere dubbi agli studiosi circa la sua funzione di “casa”,
era caratterizzata da un eccezionale stato di conservazione. L’alzato
conservato delle pareti perimetrali, costruite con un impasto
realizzato con argilla parzialmente cotta, in alcuni punti
raggiungeva i 40cm, e particolarmente interessanti e uniche sono
risultate le tecniche utilizzate per la posa delle stesse.
Tutto intorno alle
strutture sono stati raccolti reperti archeologici che ci parlano
delle attività della vita quotidiana di queste comunità: i vasi,
utilizzati per la conservazione e il consumo dei cibi, le macine, per
lavorare i prodotti della terra, le punte di freccia, per cacciare,
gli oggetti di ornamento personale, realizzati in pietra o con
conchiglie, le fusaiole, utilizzate nella lavorazione della lana ecc…
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Inserito da redazione il Mar, 2017-06-13 10:13
Villa
Vicus Via
Archeologia e storia dei nostri territori
Mostra e conferenze dal 01.10.2016 al
31.01.2017
Il Museo Casa Frabboni di San
Pietro in Casale ospita la mostra Villa Vicus Via. Archeologia
e storia a San Pietro in Casale, una ricostruzione della
storia locale in epoca romana testimoniata da importanti e
prestigiosi reperti.
-
SABATO 1 OTTOBRE 2016: ORE 16.00 Sala
consiliare “Nilde
Iotti”, Municipio di San Pietro in Casale,
via Matteotti 154 PRESENTAZIONE
DELLA MOSTRA
Con interventi di Claudio
Pezzoli, Sindaco Comune di San Pietro in Casale,Anna Maria Masetti,
Assessore alla Cultura Comune di San Pietro in Casale, Belinda
Gottardi, Presidente Unione Reno Galliera Luigi Malnati,
Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città
metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e
Ferrara, Raffaella Raimondi, Eleonora Rossetti, Tiziano Trocchi,
curatori della mostra
ORE 17.30 Museo Casa
Frabboni, via Matteotti 137 INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA
Segue aperitivo
Completano l’evento
espositivo la pubblicazione di un catalogo, visite guidate con
particolare attenzione ai bambini e alle scolaresche con laboratori,
eventi collaterali di approfondimento della cultura romana (tra cui
una cena ispirata alla Roma Antica) nei Comuni dell’Unione Reno
Galliera.
***Calendario
completo degli appuntamenti collaterali, nel seguito dell'articolo e sul sito:
http://www.orizzontidipianura.it/eventi.php?ID=8851
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Inserito da redazione il Lun, 2016-09-19 16:06
Sabato
3 Settembre 2016, ore 18
Villa
Smeraldi - Museo della Civiltà Contadina Via Sammarina 35 -
San Marino di Bentivoglio (BO)
Conferenza sul tema:
Nuovi
dati dagli scavi archeologici di Bentivoglio – Interporto
Intervengono:
Anna
Maria Masetti, Assessore alla Cultura del Comune di San
Pietro in Casale
Tiziano
Trocchi, Archeologo Soprintendenza Archeologia, belle arti e
paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di
Modena, Reggio Emilia e Ferrara
Moreno
Fiorini, Ispettore onorario Soprintendenza Archeologia, belle
arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province
di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.
Modera
Mirco Fantoni.
Ingresso libero
Tradizionalmente
è indicata come “via Annia” o “via Emilia
Altinate”. Molte ipotesi sono state formulate sul suo nome,
molto si è discusso se si trattasse di una via consolare o
semplicemente di una delle tante strade realizzate nei 12 secoli di
storia dell’impero romano. In questa parte di pianura bolognese,
nessun miliario è ancora stato trovato, nessun tracciato indicato
negli itinerari antichi è applicabile a questi territori in modo
certo e inequivocabile.
Il
geografo Strabone parla di una via realizzata in età
repubblicana che in uscita da Bologna si dirigeva verso Aquileia ma
il passo appare evidentemente corrotto e i vari tentativi di
emendamento avanzati dagli studiosi non hanno ancora risolto la
disputa.
Il
recente ritrovamento di un tratto particolarmente ben conservato
della strada presso l’Interporto di Bologna, in
evidente relazione con un sepolcreto di datazione non ancora
determinata ma certamente riferibile all’età repubblicana, è da
leggersi come indicatore di una continuità della direttrice di età
repubblicana che metteva in relazione Bologna con le principali città
alleate del nord-est. Una via legata a un particolare contesto che
dunque si conferma spina dorsale e tracciato ancora funzionale
rispetto alle nuove esigenze commerciali e sociali del territorio in
età imperiale.
Oltre
a un buon tratto di massicciata stradale -con varie
fasi di costruzione e ripristino- lo scavo ha portato in luce, lungo
il lato occidentale della strada, un sepolcreto con
varie fasi d’uso testimoniate da contesti sepolcrali con ceramiche
a vernice nera, a loro volta asportati in parte da sepolture
successive certamente da riferire alla piena età imperiale. Solo uno
studio di dettaglio potrà chiarire meglio cronologie e fasi di
frequentazione del sito.
L’iniziativa
è promossa da Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio
per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena,
Reggio Emilia e Ferrara e Comitato Soci Emil Banca Credito
Cooperativo di Argelato.
* Al
termine della conferenza aperitivo offerto dal Comitato Soci Emil
Banca
**
per info: 051 6635180 comunicazione@emilbanca.it
Scritto in Archeologia | Bentivoglioleggi tutto | letto 775 volte
Inserito da redazione il Mar, 2016-08-30 05:42
Domenica 4 settembre 2016, ore 10.30
Palazzo Marescalchi, Sala Zucchini Piazza Caduti della Resistenza n. 1 Malalbergo (BO)
Conferenza sul tema
Terramara di Ponticelli
Intervengono:
Monia
Giovannini, Sindaco del Comune di Malalbergo
Tiziano
Trocchi, Archeologo della Soprintendenza Archeologia, belle arti
e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di
Modena, Reggio Emilia e Ferrara.Tra il 2015 e il 2016, durante i lavori SNAM per la posa di un metanodotto, gli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna su un’area di 400 mq hanno portato in luce a Ponticelli di Malalbergo un abitato dell’età del Bronzo databile tra il XIV e il XIII sec. a.C.Questo tipo di insediamento, chiamato Terramara, ha dato vita a una delle civiltà più complesse dell’Europa del II millennio a.C., un fenomeno economico e sociale di una portata storica senza precedenti.La Terramara di Ponticelli rappresenta una novità assoluta per questo territorio e colma un vuoto in un’area dove gli unici abitati noti erano Pilastri di Bondeno e Coccanile di Copparo. Il villaggio era circondato da un fossato e da un piccolo terrapieno che racchiudevano le capanne realizzate su piattaforme lignee sia sopraelevate che impostate direttamente al suolo.Abbondanti e ben conservati sono i materiali archeologici rinvenuti: vasi idonei a consumo e conservazione dei cibi, fornelli, alari, oggetti per filare e tessere, manufatti in corno animale, utensili e ornamenti in bronzo, ambra e scarti di cibo. Tutti elementi che studiati anche con l’ausilio di idonee tecnologie, contribuiranno a definire le caratteristiche della comunità che sul finire del II millennio a.C. occupava questa porzione di territorio. - L’iniziativa è promossa da Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, Comune di Malalbergo, Associazione Amici dell'Ortica e Proloco di Malalbergo
Scritto in Archeologia | Malalbergo/Altedoleggi tutto | letto 1088 volte
Inserito da redazione il Mar, 2016-08-30 05:30
Partono
le Archeologite bolognesei 2014
- Giovedì 3 aprile ore 17 presso
il Museo Archeologico di Bologna
conferenza inaugurale sul tema
Dai Clan alle Gentes. Le famiglie
aristocratiche nell'evoluzione della società etrusca
ArcheoloGITE
BOLOGNESI
, settima edizione, è la rassegna primaverile, dal
3 aprile al 22 giugno -
unica nel suo genere - che si propone di valorizzare il patrimonio
archeologico di Bologna e del suo territorio. Ogni anno, attorno ad
un tema originale e condiviso, musei e siti archeologici propongono
eventi rivolti a grandi e piccoli - visite, laboratori, conferenze,
appuntamenti gastronomici - che uniscono l'intento divulgativo ad un
approccio scientificamente rigoroso.
La rassegna coinvolge su tutto il territorio provinciale
Designato
il 2014 dalle Nazioni Unite
Anno Internazionale dell'Agricoltura Familiare,
la rassegna è dedicata al tema
"Storie di famiglia: tra pubblico e privato
nell'antichità".
- 12 musei archeologici su 15
sedi in altrettanti Comuni:
Bologna - Museo Civico Archeologico; Bazzano - Museo Archeologico "A.
Crespellani"; Budrio - Museo Archeologico e Paleoambientale;
Castello di Serravalle - Ecomuseo della Collina e del Vino; Castenaso
- MuV Museo della Civiltà Villanoviana; Imola - Museo di San
Domenico; Marzabotto - Museo Nazionale Etrusco "P. Aria";
Medicina - Museo Civico; Monterenzio - MAM Museo Civico Archeologico
"L. Fantini"; Ozzano- Museo mostra della città di
Claterna; San Giovanni in Persiceto, Anzola dell'Emilia, Calderara di
Reno, Sant'Agata Bolognese - MAA Museo Archeologico Ambientale; San
Lazzaro - Museo della Preistoria "L. Donini"
-
3 siti archeologici attrezzati per la visita:
le Aree archeologiche della città etrusca di
Kainua (Marzabotto),
della città romana di Claterna (Ozzano),
dell'insediamento
etrusco - celtico di
Monte Bibele (Monterenzio).
A
queste si aggiungono di volta in volta aree di scavo musealizzate a
Bologna (come la Basilica romana di Bononia in
Sala Borsa o il Teatro romano)
e Imola (Strada
romana glareata);
siti come quello di Maccaretolo a San Pietro in
Casale,
il pozzo romano del Liceo Sabin a Bologna, le
grotte di Labante (Castel d'Aiano) e del Farneto (San Lazzaro di
Savena)
e tanti altri luoghi che conservano testimonianze su tema trattato.
Enti
promotori: Provincia
di Bologna e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia
Romagna
in collaborazione con i Musei,
i Comuni, l'Università di Bologna, associazioni
archeologiche, strutture agrituristiche e ristorative del territorio
*** In allegato
il programma dettagliato con date e luoghi
Scritto in Archeologia | Area Metropolitana - ex Provincialeggi tutto | letto 1400 volte
Inserito da redazione il Gio, 2014-04-03 06:35
Alla scoperta della strada romana
Flaminia Militare del 187 a.C.
Un documentario e una serie di
escursioni guidate per raccontare la scoperta della strada romana tra
Bologna, Fiesole e Arezzo.
Il
documentario verrà presentato in anteprima a Bologna sabato
1 febbraio alle 16:30 al Grand Hotel Majestic
(già Baglioni)
Racconta Tito Livio nella sua storia di
Roma che nel 187 a.C. i due consoli Caio Flaminio e Marco Emilio
Lepido ricevettero dal Senato romano l’incarico di debellare le
popolazioni liguri che occupavano i territori dell’appennino tosco
emiliano.
Sconfitti i liguri e riappacificato il
territorio, i due consoli tracciarono 2 strade: una da Rimini a
Piacenza, per collegare i territori della pianura padana da poco
conquistati, la famosa via Emilia, e l’altra invece doveva
collegare Bologna (fondata appena 2 anni prima), ad Arezzo,
attraverso il crinale appenninico.
Mentre la via Emilia è ancora oggi
nota a tutti, l’altra strada cadde successivamente in disuso e nel
corso dei secoli se ne perse ogni traccia. Restò però viva nella
memoria delle popolazioni appenniniche che alle pendici del
Monte Bastione, tra Madonna dei Fornelli e Castel dell’Alpi
passasse un’antica strada romana. Lo testimoniano anche diversi
toponimi situati lungo un ipotetico percorso rettilineo di crinale:
più antichi come Cà d’la streda e Font d’la streda, o
più moderni come il nome di Via Romana Antica, attribuito nel
1963 dal comune di San Benedetto Val di Sambro alla strada che
dalla piazza di Madonna dei Fornelli porta verso le Croci. ….......
Nel 1979 alle pendici del Monte
Bastione, dopo circa 2 anni di ricerche, Cesare Agostini e
Franco Santi intercettarono il primo tratto di “basolato”,
la tipica pavimentazione romana che nel corso dei secoli era stata
ricoperta da circa un metro di terra e foglie........
** Per maggiori informazioni vedi:
http://terramagazine.it/2014/01/25/alla-scoperta-della-strada-romana-flaminia-militare-del-187-a-c/
Il trailer su Youtube: La
Flaminia Militare del 187
a.C.http://www.youtube.com/watch?v=-0dFf9T5_jA
Scritto in Archeologia | Bolognaleggi tutto | letto 2229 volte
Inserito da redazione il Ven, 2014-01-31 17:26
Nonostante
il pronunciamento di un nutrito gruppo di studiosi e di professori,
il Dodecaedro, un reperto di epoca romana, sta
passando alla storia come un “oggetto misterioso”.
Cotesto oggetto ha 12 facce pentagonali, ognuna delle
quali ha un buco circolare o ellitico, di diametri diversi.
Al
riguardo sono state fatte varie ipotesi, ma solo quella della
professoressa Amelia Carolina Sparavigna (Politecnico
di Torino) è sembrata particolarmente interessante, a suo parere
potrebbe trattarsi
di uno strumento ottico per misurare le distanze, cioè un
telemetro.
Al
seguito di un approfondito studio effettuato su un dodecaedro, la
Sparavigna ha potuto spiegare molto bene ed in modo molto
convincente la sua possibile utilizzazione.
Una
sua affermazione mi ha particolarmente colpito; ruotandolo su sé
stesso, era possibile ricavare 6 misure diverse. Questa è stata
la “molla” che mi ha permesso per effettuare una ulteriore
ipotesi: tale
oggetto ben si prestava ad essere usato dagli agrimensori romani, per
tracciare la centuriazione.
Più
volte mi sono chiesto con quali strumenti gli agrimensori romani
effettuavano le necessarie e complesse misurazioni riguardante tale
pratica, probabilmente ho trovato una possibile risposta.
Approfondiamo
un po' l'argomento.
Scritto in Archeologialeggi tutto | letto 1698 volte
Inserito da redazione il Gio, 2013-11-21 08:58
Torna anche quest'anno la rassegna delle Archeologite bolognesi
** Tema
della rassegna è
“L’acqua
degli uomini, l’acqua degli dei”
In tutta l’Emilia il lavoro di bonifica dell’uomo ha per secoli
strappato terra per l’agricoltura e utilizzato l’incanalamento
dell’energia idrica per trasportare materiali pesanti su chiatte e
macinare i cereali. Sin dall'antichità la venerazione e la cura
delle acque sorgive ha mostrato la gratitudine e la meraviglia
atavica degli uomini per un dono ritenuto divino.
Da giovedì 11 aprile a domenica 23 giugno 12 musei
archeologici e 4 siti del territorio, insieme a tanti altri
musei e luoghi della cultura daranno vita a visite guidate,
laboratori, conferenze, percorsi lungo le vie d’acqua e
appuntamenti gastronomici che condurranno grandi e bambini in
un’affascinante avventura alla scoperta del ruolo vitale
dell’acqua.
** Il programma completo è leggibile sul sito
http://www.provincia.bologna.it/cultura/Engine/RAServePG.php/P/288411390907
I prossimi appuntamenti:
- DOMENICA 16 GIUGNO ore 9
OZZANO DELL’EMILIA Museo della
città romana di Claterna
Aquae : uso e gestione dell’acqua
in una città romana
Partecipazione gratuita con
prenotazione obbligatoria tel.
347 7597112
info@civitasclaterna.org ; www.civitasclaterna.org -
- GIOVEDI’ 20 GIUGNO Ore 19:
QUANDO BOLOGNA VIVEVA SULL’ACQUA
Visita guidata alla Chiusa di
Casalecchio, sul fi ume Reno, e alla sezione dedicata a “Bologna
dell’acqua e della seta” del Museo del Patrimonio Industriale,
- SABATO 22 GIUGNO ore 16
BOLOGNA Museo Civico Archeologico
L’acqua degli uomini, l’acqua
degli dei reperti e immagini nelle
collezioni del Museo
- DOMENICA 23 GIUGNO
MARZABOTTO Museo Nazionale
Etrusco “P. Aria”
L’acqua degli dei, l’acqua
degli uomini per gli Etruschi di Marzabotto
L’itinerario
prende avvio alle Grotte di Labante (Castel
d’Aiano)
Partecipazione gratuita. E' gradita la prenotazione.
In occasione del Festival di Kainua – Gli Etruschi rivivono a
Marzabotto (22 e 23 giugno) il Museo attuerà apertura continuata con
ingresso gratuito per tutti.
Via
Porrettana Sud, 13; tel. 051 932353;
paola.desantis@beniculturali.it
;sba-ero.museonazionaletrusco@beniculturali.it
; www.archeobologna.beniculturali.it/Marzabotto
;
www.storia-culture-civilta.unibo.it/it/ricerca/archeologia
Scritto in Archeologia | Area Metropolitana - ex Provincia | Budrioleggi tutto | letto 1708 volte
Inserito da redazione il Lun, 2013-06-03 16:28
QUINTARI, LORO FUNZIONE E COME
RINTRACCIARLI
Non molto tempo fa, con tre articoletti,
Quintario una importantissima strada della centuriazione romana,
Leggendo il catasto Faventino, e I confini in epoca romana, ho
sollevato il problema QUINTARIO. Non ho fatto altro
che far conoscere agli studiosi ciò che avevo appreso sul
quintario, al seguito di trentennali ricerche effettuate
sulla centuriazione ove io abito, Solarolo provincia Ravenna. Naturalmente ho precisato che per poter
fare delle affermazioni di un certo spessore, occorreva estendere
l’indagine anche verso altre zone del mondo romano. Essendo
stato invitato a tenere conferenze in zone extra romagnole, ed
avendo potuto effettuare utilissimi confronti con altre zone
centuriate, ho la possibilità di fare alcune utili precisazioni
e di aggiungere qualcosa a quello già detto nei sopra citati
articoli. Pertanto, ciò che riporterò in questo articolo,
sono i risultati delle mie ricerche, fino ad ora conseguiti,
perciò risultati ancora provvisori , in quanto, a mio modesto
parere, il “problema quintario” , è ancora ben lontano dall’
essere definitivamente risolto.
Anticipo i risultarti conseguiti,
che naturalmente nel corso dell’articolo cercherò di spiegare nei
minimi particolari, al riguardo della sistemazione dei quintari, ho
affermato, senza tema di essere smentito, che in alcune aree
centuriate è stato usato lo “schema Frontino”, un quintario
ogni quattro centurie, in altre è stato invece usato lo “schema
Igino Gromatico” , un quintario ogni cinque centurie. Naturalmente
non posso escludere che in “altre” aree siano stati usati altri
“schemi.” Per quanto riguarda la numerazione delle strade,
sia le centuriali che i quintari, “barcollo ancora nel buio”,
infatti ho aggiunto “ipotesi alle ipotesi”.
La prima cosa
che intendo sottolineare è la “colpevole latitanza “ degli
studiosi, al riguardo di questo importante aspetto della
centuriazione. Porto un esempio che ne descrive l’evidente
trascuratezza, prendiamo in mano il bellissimo volume Misurare la
terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Modena, dicembre
1983- febbraio 1984. Questo libro contiene saggi di
qualificatissimi studiosi della centuriazione romana: Settis,
Gabba, Capogrossi Colognesi , Tozzi, Favory, Laveque, Chouquer,
Carandini, Castagnetti, Vallat, Pagano, ed altri, ma fino a
pagina 128 non troveremo la parola quintario, la troveremo in
alcune pagine successive, ove ci si limita a far presente che in
epoca romana, fra le altre strade, venivano tratteggiati pure i
quintari. Decisamente troppo poco. Di questi esempi potrei
portarne a decine, infatti, in moltissimi articoli sulla
centuriazione, tale parola non compare. Mi rendo perfettamente
conto che per rintracciare i quintari si incontrano grande
difficoltà: la pratica della centuriazione ha durato almeno
600 anni, nel corso di un cosi lungo periodo tale pratica è
stata regolata da diverse disposizioni di leggi, gli agrimensori
sono stati costretti ad adattarsi ad innumerevoli e diverse
situazioni paesaggistiche, situazioni paesaggistiche che nel corso
dei secoli hanno sicuramente subito ulteriori trasformazioni,
perciò non è possibile rintracciarli basandosi solamente nei
segni che queste strade hanno lasciato sulla terra. Si tenga anche
conto che, al riguardo di tale pratica, gli agrimensori ci hanno
tramandato ben poco, perciò alla luce di queste considerazioni,
non deve sorprendere se non esiste una “regola aurea” che
descriva lo schema usato per tracciare i quintari, una regola che
avrebbe potuto favorire un facile rintracciamento. Questo però
non deve giustificare il disinteresse verso questo importante
aspetto della centuriazione, infatti la bibliografia, al
riguardo del quintario, è praticamente inesistente.
Scritto in Archeologialeggi tutto | letto 2655 volte
Inserito da redazione il Lun, 2012-04-02 19:07
La “Rassegna del Documentario di Archeologia e di Viaggio”, organizzata dal “Kon Tiki Ricerche”, giunge quest’anno
alla III Edizione, con il patrocinio del Comune di Bologna.
Come sempre lo scopo è quello di far luce sui più svariati temi
attraverso la proiezione dei migliori film archeologici.
L’intervento di esperti del settore aiuterà il pubblico ad
approfondire gli argomenti trattati.
Il programma si articola su 3 giornate, da venerdì 16 a
domenica 18 marzo 2012,
tra pomeriggio e sera. al cinema Castiglione in piazza
di Porta Castiglione 4, a Bologna.
Si comincia venerdì 16 con la proiezione di due film,
il primo alle ore 16,15 dedicato a Pompei, e il
secondo alle ore 17,30 sui miti dell'Iran o
dell'antica Persia.
Sabato 17 i film saranno 3, sempre a partire dalle ore 16, ancora su
Pompei e poi sull'Egitto e sul “mercato nero” di antichità,
accompagnati da conversazioni con il pubblico guidate da archeologi.
Domenica 18, ancora tre film, sul perù prima degli inca, e sul
mistero dei Maya, per concludere con un intervento di Maria Longhena,
archeologa e presidente del Kon Tiki Ricerche , sui calendari e
profezie dei Maya per il 1012
L’ingresso alla rassegna è totalmente gratuito
Info www.kontikiricerche.org .
Si allega programma dettagliato in foto sottostante
Scritto in Archeologia | Bolognaleggi tutto | letto 1882 volte
Inserito da redazione il Lun, 2012-03-12 07:35
QUELL’AMOR D’ANTICO. Le origini
dell’archeologia a Bologna nelle raccolte dell’Archiginnasio
Mostra a cura di Paola Foschi e
Arabella Riccò, con il coordinamento di Anna Manfron.
Promossa da
Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio e allestita nel corridoio di accesso alla Sala dello Stabat Mater, fino al 14 gennaio
Orari: lunedì-venerdì ore 9-19;
sabato ore 9-14. Ingresso libero.
La Biblioteca comunale
dell’Archiginnasio, nell’ambito della 8ª edizione di Artelibro e
di Archeopolis, in collaborazione con il Museo Civico Archeologico di
Bologna, ha organizzato una mostra con autografi, disegni, carteggi,
relazioni, volumi manoscritti e a stampa, attraverso i quali gli
eruditi, gli antiquari e gli archeologi attivi a Bologna tra Seicento
e Ottocento torneranno a far parlare di sé.
L’esposizione presenta una scelta di
una settantina di pezzi appartenenti all’Archiginnasio di grande
interesse storico-artistico, documentario ed editoriale, cui si
aggiungono anche alcuni reperti archeologici concessi in prestito dal
contiguo Museo Civico Archeologico.
Il percorso della mostra si articola in
tre sezioni:
I - Bologna princeps Etruriae fra Sei e
Settecento presenta una preziosa scelta di volumi a stampa e opere
manoscritte che danno conto di come lo studio delle civiltà antiche
a Bologna si sia sviluppato attraverso la formazione di collezioni
antiquarie, allestimenti museali e insegnamento universitario.
II - Antiquari, eruditi, collezionisti
passa in rassegna opere dei bolognesi Luigi Ferdinando Marsili,
Serafino Calindri, Giacomo Biancani Tazzi e Filippo Schiassi, che
testimoniano il riaccendersi dell’interesse verso lo studio
dell’antico e al tempo stesso il nuovo approccio scientifico alla
materia.
III - La grande stagione archeologica
bolognese analizza la grande stagione di scavi e di indagini
dell’archeologia cittadina a partire dalla metà dell’Ottocento
attraverso i suoi grandi protagonisti: Pelagio Palagi, Giovanni
Gozzadini, Giovanni Capellini, Antonio Zannoni e Edoardo Brizio.
Info:
www.archiginnasio.it/mostre/amordantico.htm
* Segue la cartella stampa con note storiche più estese
Scritto in Archeologia | Bolognaleggi tutto | letto 1834 volte
Inserito da redazione il Lun, 2011-10-31 05:16

- giovedì 15 settembre ore 17.00
al Museo civico Archeologico di Bologna ,
inaugurazione di 2 mostre
1) Stiamo scavando per voi
Un percorso espositivo nato da un
gioco, nato dagli oggetti del Museo Archeologico e dalla fantasia di
Sandro Natalini. Sono esposte 32 tavole a soggetto archeologico.
Aperta dal 15 Settembre al 2
Ottobre 2011: martedì-venerdì ore 9.00 – 15.00; sabato,
domenica e festivi ore 10.00-18.30
2) Una giornata alle terme
Un omaggio alle radici storiche delle terme e alla loro
frequentazione, parte integrante della vita cittadina romana. Un
innovativo plastico ricostruttivo di un edificio termale e un ricco
apparato didascalico.
Apertura negli stessi giorni e stessi orari, come sopra. Le due mostre fanno parte degli eventi della rassegna di Archeopolis
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Inserito da redazione il Mer, 2011-09-07 07:32
- Le
trasformazioni di una domus
romana sono oggi al centro dell’interesse degli archeologi che
studiano la città sepolta nei pressi di Ozzano
Emilia.
Già visitabili la “domus
dei mosaici”
e un piccolo museo archeologico.- - Riprendono
gli scavi nell’area archeologica di
Claterna,
la città romana che sorgeva sulla via Emilia tra gli attuali centri
di Maggio
(comune di Ozzano Emilia) e Osteria
Grande.
L’interesse degli studiosi si concentra ora su un edificio che
riassume in sé tutta la storia dell’insediamento, dalla sua
fondazione – avvenuta nel secondo secolo avanti Cristo - fino alla
sua definitiva scomparsa. Proprio grazie alle ricerche condotte
recentemente su questa casa è stato possibile stabilire che la vita
di Claterna è proseguita fino al quinto-sesto secolo dopo Cristo,
mentre in precedenza gli archeologi ritenevano che la scomparsa
dell’insediamento fosse avvenuta in tempi più remoti. Il nuovo
progetto di scavo triennale ha preso il via lo scorso mese di luglio
2011; l’iniziativa, che è stata presentata alla stampa il 27
luglio, è coordinata
dall'Associazione
Civitas Claterna
e diretta dalla Soprintendenza
per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna.
Lo scavo è condotto da archeologi professionisti coadiuvati dai
gruppi di volontariato locale; nel periodo iniziale, al progetto
hanno partecipato anche studenti delle università
di Venezia (Ca’ Foscari), Bologna e Ferrara.
Diciotto
ettari di civiltà romana
Prima
di vedere in maggior dettaglio i motivi di interesse dell’edificio
oggetto di studio, ricordiamo in breve alcuni elementi riguardanti
Claterna. La città occupava un’area di circa diciotto ettari a
ovest del torrente Quaderna; è evidente il legame tra i due
toponimi, ritenuti di origine etrusca. La totale scomparsa in epoca
tardoantica fa di questa città un caso piuttosto raro nella nostra
regione: quasi tutti i centri abitati romani, infatti, sono riusciti
a sopravvivere alla caduta dell’impero d’occidente ed esistono
ancora oggi. I resti di Claterna dormono sotto un sottile strato di
terra coltivata; i ritrovamenti archeologici, pertanto, sono poco
“spettacolari”, si tratta essenzialmente di pavimenti e
fondazioni (oltre a molto vasellame, monete ecc.). L’esistenza di
questo sito archeologico è ben nota da lungo tempo: scavi condotti
alla fine del 1800 hanno portato al ritrovamento di vari reperti
interessanti, tra cui un bel mosaico policromo conservato al Museo
Civico Archeologico di Bologna. Come tutte le città romane, anche
Claterna aveva una pianta scandita da strade ortogonali (cardini e
decumani), un tempio e un foro. La presenza dei resti di edifici
tuttora sepolti è facilmente intuibile osservando la vegetazione che
cresce sui campi coltivati: lo scorso mese di luglio, ad esempio, i
campi di erba medica a sud della via Emilia mostravano evidenti
chiazze di diverse tonalità cromatiche.
Da
villa a bottega di fabbro
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Inserito da redazione il Gio, 2011-09-01 14:37
E' stato inaugurato l'11 febbraio scorso a Villanova di Castenaso
Il nuovo percorso museale del
Museo della civiltà villanoviana
con la collocazione dei segnacoli che indicano i irituali funerari.
Il territorio di Castenaso, ha restituito nel tempo numerose e
significative testimonianze del manifestarsi della cultura
villanoviana, a dimostrazione della rilevanza storica e insediativa
di questo comprensorio così vicino alla città di Bologna. Fra
queste, il sepolcreto di Marano, il più recente ad
essere rinvenuto (2006-2007), è stato riconsegnato alla collettività
nel momento in cui la comunità di Castenaso, attraverso la
realizzazione del MUV, ha voluto recuperare e valorizzare la propria
identità culturale e la propria storia. Grazie a questo
ritrovamento è stato possibile esporre “in loco”, per la prima
volta e in modo permanente, reperti archeologici che rappresentano in
modo emblematico tale identità.
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Inserito da redazione il Mar, 2011-02-15 05:49
Dal 15 gennaio, gli scavi
archeologici sotto la Piazza coperta di Sala borsa saranno aperti al
pubblico dalle 15.30 alle 18.30, nei giorni d'apertura della
biblioteca.
Sarà così possibile vedere da vicino
i resti della basilica civile di Bononia (II sec. a.C.),
le fondamenta delle case medievali dell'area di palazzo d'Accursio e
le vestigia cinquecentesche dell'Orto Botanico del naturalista
Ulisse Aldrovandi. È richiesta un'offerta libera per il
sostegno delle spese.
In occasione della prima giornata
d'apertura, un bibliotecario ha accompagnato i visitatori per una
breve introduzione e descrizione in Piazza Coperta.
Le visite guidate saranno in seguito
ripetute secondo un calendario da definire.
Vedere foto in “ galleria di
immagini” dal sito sotto indicato, fonte delle informazioni
Cenni storici sugli scavi
archeologici di Salaborsa
da
www.bibliotecasalaborsa.it/documenti/8016
La Biblioteca Sala borsa, inaugurata
nel dicembre 2001, apre uno spazio culturale e multimediale ricco e
affascinante all'interno di Palazzo d'Accursio, il "quasi
castello", antica sede storica del Comune che si affaccia su
Piazza Maggiore, da sempre centro e cuore della bolognesità.
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Inserito da redazione il Mer, 2011-01-19 09:49
Festival dell'Archeologia a Cento
con una serie di conferenze che si tengono tutte presso la
Sala F. Zarri di Palazzo del Governatore, Piazza del
Guercino 39, e sono ad ingresso gratuito.
Promosso dall'Assessorato alla Cultura
del Comune di Cento in collaborazione con Associazione Culturale
Artecento e UTEF
Questo il programma delle prossime conferenze,
da febbraio a marzo:
- Lunedì 21 febbraio 2011 ore
15.30 Museo della nave romana a
Comacchio Relatrice Dr.ssa Fede Berti, Archeologa
- Lunedì 28 febbraio 2011 ore
15.30 Museo nazionale etrusco “Pompeo Aria” a
Marzabotto
Relatrice Dr.ssa Paola Desantis,
Archeologa, Direttrice del Museo nazionale etrusco di Marzabotto
- Venerdì 18 marzo 2011 ore
21.00 Iasos. Scavi archeologici e ricerche storiche
nell’antica città della Turchia Relatrice Dr.ssa Fede
Berti, Archeologa, Direttrice della missione italiana di
Iasos di Caria in Turchia
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Inserito da redazione il Ven, 2011-01-14 21:06
Storie di guerrieri, donne e
cavalli dall'11 dicembre 2010 al 25 aprile 2011. Reperti di una
necropoli longobarda celata per quasi 1500 anni dalle argille del
fiume Panaro
Fibule, pettini, collane, raffinati
manufatti in vetro o in bronzo fuso, gioielli di rara fattura ma
soprattutto armi, di tutti i tipi: spade a doppio taglio, coltelli,
cuspidi di lancia, punte di freccia, umboni di scudi. E poi decine di
fibbie, perché il mondo di un Longobardo stava appeso alla
cintura.Sono alcuni dei reperti che compongono il corpo della mostra
“Il tesoro di Spilamberto. Signori Longobardi alla frontiera”,
che inaugurerà l’11 dicembre e
resterà aperta fino al 25 aprile 2011 nello Spazio Eventi “L.
Famigli” di Spilamberto (Modena).
L’esposizione è organizzata da
Comune di Spilamberto e Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna, con la collaborazione della Soprintendenza
per i Beni Archeologici della Lombardia.
La mostra è stata presentata nella
sede della Regione Emilia-Romagna, a Bologna, presenti tra gli altri
l’assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti,
il sindaco di Spilamberto Francesco Lamandini,
Luigi Malnati soprintendente archeologico
dell'Emilia-Romagna e il curatore della mostra, Andrea
Breda.
L’assessore regionale Mezzetti ha
sottolineato “l’importanza dell’evento da un punto di vista
non solo storico e archeologico, ma anche antropologico per
un’esposizione che evidenzia una storia fatta di incontri tra
popoli. Vicende che nel corso dei secoli hanno costituito una civiltà
frutto anche di commistione tra diverse culture: un insegnamento che
ci viene dal passato, laddove emerge la nostra regione come terra di
approdi fin dall’antichità”.
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Inserito da redazione il Ven, 2010-12-03 05:59
Domenica 28 novembre
presso Villa Smeraldi Museo della civiltà contadina di S.
Marino di Bentivoglio, nell'ambito della giornata SBAM! porte aperte alla cultura, convegno
L'ARCHEOLOGIA E IL TERRITORIO DI
BENTIVOGLIO
- ore 10 saluto del
Sindaco di Bentivoglio Vladimiro Longhi e di Roberto
Dall'olio Assessore all'Intercultura, Caterina Cornelio
Funzionario Archeologo - Soprintendenza Beni Archeologici
Emilia-Romagna
- ore 11,30 coffee
break
Seguono gli interventi di Fabrizio
Sarti Presidente - Istituzione Villa Smeraldi, e di Dede
Auregli Dirigente Servizio Cultura e Pari Opportunità -
Provincia di Bologna
ore 13,30 pausa pranzo
ore 15,30 Conferenze divulgative
sui reperti archeologici.
Interventi a cura degli archeologi e
visione dei reperti rinvenuti nella zona di S. Marino di Bentivoglio:
Maurizio Molinari - Paolo
Calligola - Moreno Fiorini, Ispettori Onorari per
l'Archeologia
Lorenzo
Urbini - Akanthos SRL sul tema I rinvenimenti
nella Cassa Espansione Navile
Anna Maria Scoccia -
Archeologia e restauro sul tema I rinvenimenti nel Centro
Interporto di Bologna, Marco De Donno su Un
insediamento rustico di età Romana nel territorio di Bentivoglio,
Pierangelo Pancaldi - Lares Archeologia snc
su I rinvenimenti medioevali nel territorio di Bentivoglio.
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Inserito da redazione il Lun, 2010-11-22 07:35
QUINTARIO: UNA IMPORTANTISSIMA
STRADA DELLA CENTURIAZIONE ROMANA. Giuseppe Sgubbi
In ordine di larghezza queste sono le
strade tracciate dagli agrimensori romani: 1° Decumano
Massimo metri 12 ; 2° Cardine Massimo metri 6 ; 3° Quintario
metri 3,50 ; 4° “strade centuriali” metri 2,30
Queste strade, eccetto il Quintario,
sono state ampiamente descritte e commentate dagli studiosi di
agrimensura, mentre invece il Quintario, da quello che mi
risulta, è ancora quasi un “oggetto misterioso”,
infatti dalla stragrande maggioranza di loro non è citato, e quei
pochi che l’hanno citato lo hanno fatto solo per confermarne
l’esistenza. Più volte, ma senza grandi approfondimenti ho
segnalato la grande utilità del rintracciamento dei quintari,
con questo articolo intendo spiegare bene il mio punto di vista.
Anzitutto una indispensabile premessa:
quello che dirò corrisponde esattamente alla situazione della
parte occidentale della centuriazione faentina (Faenza),
ovviamente, per trarne delle conclusioni definitive, occorre fare
il confronto con altre zone centuriate.
Per meglio capirci, inizierò facendo
presente alcune cose che tutti sanno. Quando gli agrimensori romani
decidevano di centuriare un nuovo Ager, per prima cosa
sceglievano dove fondare il forum, fatta la scelta,
possibilmente in zona centrale e quasi sempre in prossimità di un
corso d’acqua, tracciavano due strade a croce, un Decumano
Massimo, ed un Cardine Massimo, e con queste strade, verso i
quattro punti cardinali, continuavano fin dove intendevano segnare
il confine dell’Ager, oppure fino a quando il terreno lo
permetteva.
Fatto questo, ogni 20 actus, circa
705 metri, tracciavano, parallelamente ai Decumani ed ai
Cardini, altre strade, le così dette “centuriali”.
Conseguentemente a questa pratica venivano a formarsi dei
quadrati, le così dette centurie, in questo
caso 20x20 actus, cioè circa 50
ettari di superficie. Per ragioni non sempre conosciute, a
volte le misurazioni in actus erano diverse; 21x20, 24x20
ecc, in tal caso non ne uscivano dei quadrati, ma dei
rettangoli, ma per il tema qui trattato la situazione non cambia.
A questo punto entra in “scena” il
problema Quintari. Ogni 5 strade, sia nel
verso dei Decumani che nel verso dei Cardini, veniva
tracciata una strada leggermente più larga detta appunto Quintario.
Per quale ragione questa quinta
strada rivestiva una grande importanza?
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Inserito da redazione il Lun, 2010-10-18 06:49
ALLA RICERCA DEL TESORO DI SPINA
NEL SANTUARIO GRECO DI DELFI (Appunti protostorici sul Delta
Padano e sulla Romagna) di Giuseppe Sgubbi
Lo spunto per queste ricerche l’ho
avuto al seguito di un viaggio in Grecia, che ho effettuato nel
maggio 2OO1.
Quattro autori antichi, nel corso delle
loro opere, ricordano la presenza del “tesoro” degli Spineti
nel santuario greco di Delfi (in foto tratta da Wikipedia alla voce omonima).
Per “tesoro”si intende una piccola
costruzione, quasi sempre a forma di tempietto, che, costruita
dentro al recinto sacro, aveva la funzione di custodire i doni
offerti ad Apollo a ringraziamento per i consigli ricevuti, perciò
non un contenuto ma un contenitore.
Questi autori antichi sono: Strabone
(V-I-I7) in occasione della descrizione del Delta Padano, ancora
Strabone (IX-3-8) in occasione della descrizione del santuario
delfico, Dionigi di Alicarnasso (I-I7) in occasione della
descrizione della fondazione di Spina da parte dei Pelasgi, Plinio
(III-I6) in occasione della descrizione del Delta Padano,
Polemone (Ateneo XVIII 6°6 A) in occasione della descrizione
della Grecia.
Nonostante queste inoppugnabili
testimonianze, tre persone greche, “addette ai lavori”; la guida,
il direttore del museo di Delfi e uno studioso locale, appositamente
interpellati riguardo della presenza del tesoro di Spina, non hanno
saputo dirmi alcunchè, infatti ho avuto da loro l’identica
risposta: mai sentito nominare! Ritornato a casa ho ritenuto
opportuno fare le necessarie ricerche, questi sono i risultati.
Lo studio riguardante la possibile
individuazione del tesoro degli Spineti a Delfi, comporta anche
l’approfondimento di vari temi ad esso collegati: antiche rotte
Adriatiche, antiche migrazioni, rapporti fra Greci ed Etruschi,ecc.
Si tratta di vicende, che senza alcun dubbio, hanno condizionato la
storia e la protostoria, sia dell’area Spinetica che
Romagnola.
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Inserito da redazione il Ven, 2010-10-08 06:47
In un periodo risalente almeno a 4 o 5
mila anni fa, popolazioni di non sicura provenienza fondarono un
abitato nell’attuale territorio solarolese; si tratta del villaggio
preistorico detto di via Ordiere, uno dei più grandi abitati
preistorici dell’alta Italia.
L’abitato si trova sopra un deposito
alluvionale portato in loco da un corso d’acqua che fino ad alcune
decine di migliaia di anni fa raccoglieva le acque sia della vallata
del Santerno che quelle della vallata del Senio. Si tratta di una
striscia di terreno stabilmente alta che essendo per questo esente
da alluvioni, ben si prestava ad essere abitata. Tale striscia, di
larghezza variabile, parte dalla via Emilia , e arriva nella bassa
lughese.
Questo aggregato, molto esteso, si
trovava a non meno di una quindicina di km dal mare, in una
antichissima direttrice di traffico che, passando per la
valle del Senio, metteva in comunicazione il mare Adriatico con il
mare Tirreno. Molto probabilmente si tratta della direttrice
ricordata nel periplo dello Ps Scilace, risalente al IV
secolo a.C. che con un viaggio di tre giorni da Spina arrivava a
Pisa . Tale direttrice corrisponde alla attuale via Lunga.
Questo abitato si trovava pure in prossimità di un corso
d’acqua, probabilmente formato dal corso del Santerno del
Rasena , dai Romani detto Vatreno e dai Greci Spinete.
Tipologicamente il villagio sembra
inquadrabile fra le così dette “terramare”non ha nessuna forma geometrica
(infatti si espande irregolarmente verso varie direzioni), il
terreno interessato non è emergente sopra il territorio circostante
(il breve tratto di terrapieno fu probabilmente costruito come
argine difensivo per frenare le acque del fiume), non risulta che
sia mai stato una cava di marna; tutto il territorio circostante è
disseminato da numerosi abitati preistorici, alcuni distanti anche
poche centinaia di metri, segno evidente di una totale mancanza di
pianificazione, e, molto interessante non risulta che verso il XII
secolo a.C. l’insediamento sia stato interessato da un abbandono
abitativo, durato un paio di secoli, riscontrato invece nelle altre
terramare padane. Si tratta riguardo a quest’ultimo, di un
enigmatico abbandono insediativo, un vero rompicapo per gli
studiosi; non si sa infatti quali siano gli eventi che lo avrebbero
provocato. Tale abbandono non è facilmente spiegabile, anche
perché le aree preistoriche venete, dello stesso periodo, non
sembra siano state interessate dal fenomeno. Le causa dovrebbe
essere stata “climatica”. Mi pare che si debba escludere
quella di una persistente siccità, con conseguente messa in
discussione di qualsiasi pratica agricola, in quanto, se quella fosse
stata la causa, il fenomeno avrebbe sicuramente interessato anche le
zone dell’oltre Po veneto. Ma la
mancanza di alcune caratteristiche , che in genere evidenziano
questo genere di aggregazioni, mettono in discussione tale
tipologia: la disposizione
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Inserito da redazione il Gio, 2010-08-05 08:03
Nota introduttiva. Con questo articolo, cortesemente inviatoci dall'autore Giuseppe Sgubbi, avviamo la pubblicazione di una serie di studi di questo appassionato cultore della materia, dedicati all'area romagnola e ravennate in particolare, in omaggio anche alla relazione del nostro fiume Reno con l'area dove scorrono i suoi affluenti terminali.
Dall’Anatolia all’Etruria e
da Spina a Pisa
Un gruppo di studiosi toscani guidati
dal professore Gianfranco Bracci hanno fatto le dovute
ricerche nell’ intento di individuare il percorso di due
antichissimi tragitti, uno marino (dall’Anatolia all’Etruria)
e l’altro terrestre ( da Spina a Pisa). Grazie ad un
qualificato e giusto riscontro giornalistico, il frutto delle loro
scoperte è stato fatto conoscere anche al grande pubblico. Vediamo
questi tragitti.
Tragitto marino: VIA
DEL FERRO, DALL’ANATOLIA ALL’ETRURIA. Si tratta di un
tragitto datato al 12° secolo a.C, che sarebbe stato usato per
la . prima volta dagli etruschi nell’intento di emigrare verso
occidente, alla ricerca di metalli. Il percorso sarebbe: partenza
dalla città turca di Badrum, poi con una navigazione di
piccolo cabotaggio, coste greche, pugliesi, calabre siciliane,
sarde, corsiche, approdo in Toscana nei pressi di Pisa.
Tragitto terrestre:
STRADA ETRUSCA DEI DUE MARI. Si tratta di un tragitto datato al
4° secolo a.C, ricordato nel Periplo del Mediterraneo del
portolano greco Scilace di Carianda, questi, nel corso della
descrizione delle spiagge romagnole, in via del tutto
eccezionale,cita una direttrice terrestre che da Spina in Adriatico
raggiungeva Pisa nel Tirreno. Si tratta della strada extraurbana più
antica dell’Europa. Per gli studiosi toscani il tragitto sarebbe:
Pisa, Poggio Castiglioni, , Monterenzio, Marzabotto, Bologna,
Campotto , Spina.
Come si può vedere, si tratta di due
tragitti, ma essendo collegati, formavano una unica direttrice,
che dalla Turchia arrivava in Romagna.
I temi trattati sono affascinanti ed
interessantissimi, infatti sollevano problemi storici non ancora
definitivamente irrisolti: migrazione dei popoli, compresa la
provenienza degli etruschi, antiche vie dei commerci, ecc.
Considerato che da tempo mi interesso
di questi temi, al riguardo ho già dato alle stampe diversi lavori,
Circe Ulisse ed Enea in Adriatico? - Alla ricerca del tesoro di
Spina nel santuario greco di Delfi - Il tragitto terrestre segnalato
nel periplo dello Ps Scilace - Evoluzione ed aspettative
riguardanti l’abitato preistorico di via Ordiere, intendo
portare un mio modesto contributo.
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Inserito da redazione il Gio, 2010-07-08 08:48
Sabato 12 dicembre
2009, presso
il Museo Civico Archeologico di Bazzano, è
stata inaugurata la Mostra:
“Cavalieri etruschi dalle valli al Po. Tra Reno e Panaro, la
valle del Samoggia nell'VIII e VII secolo a.C.”
La
mostra, organizzata da Il
Museo Civico Archeologico “Arsenio Crespellani” di Bazzano (*),
Fondazione Rocca
dei Bentivoglio e Comune di Bazzano
in collaborazione con la Soprintendenza
per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna e
con importanti musei archeologici della regione e della Toscana, è
dedicata al
popolamento della valle del Samoggia
durante la prima età del ferro e costituisce un’importante
occasione per
presentare nella loro interezza le testimonianze
villanoviane provenienti dalla vallata, esposte per la prima
volta
in modo unitario.
Oltre ai reperti del comprensorio samoggino, saranno presenti in
mostra alcuni
prestigiosi contesti funerari provenienti dalle valli
del Reno, del Panaro e dell’Arno,
riferibili a personaggi di alto
rango: particolare risalto avrà la
ricostruzione di una ricca tomba di Casalecchio
di Reno
con stele funeraria
decorata. La sezione tematica della mostra sarà
incentrata sulla figura del cavaliere etrusco, ricostruibile sulla
base di numerosi reperti come armi, bardature e finimenti equini,
esplicito riferimento al possesso del cavallo e
alla sua esibizione
all’interno del corredo funerario. Per approfondire le principali
tematiche relative alla
mostra, gli alunni delle scuole elementari e
medie potranno partecipare ai laboratori didattici, dedicati alla
cultura villanoviana, alla produzione ceramica e alla figura del
cavaliere.
La mostra rimarrà
aperta fino al 5 aprile 2010
- Orari di apertura: da MARTEDÌ a DOMENICA ore 15 – 19;
SABATO ore 9 - 12 e 15 -19 ; chiuso lunedì, Natale e Capodanno
Possibilità di visite guidate per scolaresche e gruppi max 30
persone. Prenotazioni e visite guidate 339.761262. Ingresso €
5,00 comprensivo di audioguida
-Nella foto in alto, la copertina del più recente catalogo del Museo. E' disponibile una Guida alla mostra gratuita, a cura di MEDEA.
(*) Seguono qui sotto informazioni sul Museo
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Inserito da redazione il Gio, 2009-12-17 08:06
Forse non tutti sanno che nell’intera
pianura emiliano-romagnola sopravvivono numerosi spezzoni di strade
campestri romane, oggi asfaltate e integrate nella rete viaria che
percorriamo quotidianamente. E’ ciò che rimane della
“centuriazione”, la suddivisione della
campagna in lotti quadrati (710x710 metri, nel bolognese)
che gli antichi romani realizzarono oltre duemila anni fa. L’opera
aveva lo scopo di costruire le infrastrutture necessarie per la
coltivazione (fossi, canali di scolo, strade di accesso) e al tempo
stesso di creare una lottizzazione ordinata per poter poi assegnare i
fondi ai coloni. L’immensa scacchiera fu creata incrociando una
serie di strade pressoché parallele alla via Emilia (dette
“decumani”) con altre strade ad esse perpendicolari
(dette “cardini”). Si calcola che nella sola
pianura bolognese Roma abbia costruito oltre 2500 chilometri di
strade campestri, rimuovendo venti milioni di metri cubi di terra per
scavare i relativi fossi (1).
L’individuazione delle tracce della
centuriazione presenta ovviamente molti motivi di interesse. Per
quanto riguarda l’area di via Galliera (cioè i territori
dei comuni di Argelato, Bentivoglio, Castel Maggiore, San Giorgio
di Piano e San Pietro in Casale), un tentativo dilettantistico è
stato compiuto nel 1998 dall’autore di questo articolo,
semplicemente tracciando linee sulle cartine dell’Istituto
Geografico Militare. La breve ricerca qui riassunta non ha alcuna
pretesa di scientificità, ma le corrispondenze rilevate non sembrano
essere semplici coincidenze.
Strade di probabile origine
romana tuttora esistenti
Il risultato più interessante,
ovviamente, è rappresentato dall’individuazione di strade tuttora
esistenti (o tratti di strada) che coincidono con cardini o con
decumani. Qui di seguito le corrispondenze rilevate.
- Via Saliceto, com’è
noto, coincide con il “cardine massimo” della
centuriazione bolognese, cioè con il suo asse di riferimento. Se ne
discosta solo in un primo tratto (da Bologna fino all'altezza della
zona industriale di via Di Vittorio) e nei pressi della Trasversale
di Pianura. Via Saliceto termina a Bentivoglio (il traffico prosegue
su una strada che svolta verso est) ma il cardine massimo continua ad
essere segnato verso nord dal canale Navile e dalla strada che scorre
sull'argine (via Argine Navile).
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Inserito da redazione il Lun, 2009-09-14 04:42
Per il quarto anno consecutivo, ritorna
l’appuntamento dei fine settimana estivi per scoprire le ultime
novità sull’antica città romana di Claterna. Il sabato
pomeriggio, alle ore 16, e la domenica mattina, alle ore 10, è
possibile visitare gli scavi della città romana di Claterna, accompagnati dagli archeologi e dai volontari
che stanno lavorando
nell’area archeologica.
* Appuntamenti del mese di settembre:
- sabato 5, 12, 19 e 26 alle ore 16.00
- domenica 6, 13, 20 e 27 alle ore
10.00
* Appuntamenti del mese di ottobre:
- sabato 3, 10, 17, 24 e 31 alle ore
16.00
- domenica 4, 11 e 25 alle ore 10.00
Le visite sono gratuite - prenotazione
obbligatoria: 347 4659014
Ritrovo presso la c.d. Casa gialla,
lungo la via Emilia e di fronte alla vecchia area di scavo; una
segnaletica sul posto guiderà i visitatori, sia che provengano da
Imola, sia che provengano da Bologna. Parcheggio sul posto. Il sito è
raggiungibile in autobus, utilizzando le linee 94 - attiva il sabato
e 101 - attiva il sabato e la domenica. Si raccomanda un
abbigliamento sportivo, con scarpe da trekking e cappello. In caso di
maltempo, la visita è rimandata; si consiglia comunque di telefonare
al numero 347 4659014.
Claterna, nata nel II secolo a.C. e
abbandonata intorno al V-VI secolo d.C., ha rappresentato la
principale realtà municipale, territoriale e amministrativa del
Bolognese orientale, fra Idice e Sillaro, durante tutta l’età
romana. Da tre anni, l’Associazione Civitas Claterna, sotto la
direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna, sta portando avanti un’ampia serie di
iniziative che da una parte hanno consentito l’avvio di un’indagine
sistematica all’interno dell’area urbana, dall’altra permettono
di portare il grande pubblico a diretto contatto con i risultati di
tale indagine.
La campagna 2009 sta completando
l’analisi sistematica dell’area a sud della via Emilia,
attraverso l’effettuazione di sondaggi mirati che permettono di
avere, in tempi estremamente rapidi, maggiori informazioni sulla
qualità e lo stato di conservazione dei resti sepolti.
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Inserito da redazione il Gio, 2009-09-03 05:12
Domenica 11 maggio 2008 a Gorgognano di Pianoro , alle ore 16 Inaugurazione della scultura dedicata
alla
Balena della Val di Zena
L’iniziativa, curata dal G.A.L.
BolognAppennino, prevede l’inaugurazione della scultura dedicata
alla balena della Val di Zena, che sorge nel punto esatto dove,
circa 2 milioni di anni fa durante il Pliocene, una balenottera si è
spiaggiata. Nell’anno 1965 è stato ritrovato lo scheletro
del Cetaceo fossile, il cui originale è esposto nel Museo di
Geologia e Paleontologia “Giovanni Capellini” della Università
di Bologna. Le dimensioni della scultura che verrà inaugurata
sono quelle esatte della balena (circa 9 metri di lunghezza).
Introdurranno l’evento:
Simonetta Saliera, sindaco di Pianoro, Tiberio Rabboni, assessore Regione E R
Andrea Marchi, Presidente Comunità
Montana - Cinque valli bolognesi , Remo Rocca, Presidente Gal
BolognAppennino, Giulio Ghetti, Fondazione Carisbo
Gianbattista Vai, Direttore Museo
Capellini, Università di Bologna, Carlo Sarti, Dirigente-Curatore Museo
Capellini, Università di Bologna
- L'inaugurazione sarà inserita
all'interno di un evento-spettacolo con letture da Melville (Moby
Dick) e Capellini tenute dall'attore Umberto Bortolani, in una
suggestiva ambientazione sonora appositamente approntata per
l'occasione.
"Se a Bologna ci fosse il mare.....!
Eppure c'era. Anzi, c'è!
Circa 15 km a monte dell'attuale Via
Emilia due milioni di anni fa o giù di lì arrivava il
mare: una spiaggia tropicale era il panorama che si offriva agli
occhi di chi oggi invece si perde davanti alla vista di colline e
piccole valli fiorite. Siamo in Val di Zena, a neanche una ventina di
chilometri da Bologna, in una delle zone archeologiche e
paleontologiche più importanti di Italia.
Basta chiudere gli occhi e
abbandonarsi per un po' al racconto. Poi, riaprendoli, la balena sarà
lì, in carne e ossa, davanti al pubblico: una balena lunga ben
9 metri, opera dei ragazzi dell'Accademia di Belle Arti di Bologna
coordinati dallo scultore Davide Rivalta.
Nel corso della giornata,
l'inaugurazione del monumento della Balena della Val di Zena sarà
accompagnata da una ricostruzione fantastica dell'ambiente di due
milioni di anni fa, testimoniato ancora da una ricca presenza di
fossili in tutta la zona. Poi, da qui all'eternità la
gigantesca balena-scultura (riproduce, infatti, le dimensioni reali
di quella i cui resti sono ora al Museo Capellini) ricorderà
per sempre ai turisti della Val di Zena che c'era un paesaggio
tropicale popolato di balene e mastodonti là dove oggi si
viene a funghi o per arrampicarsi sulle pendici collinari in sella a
una bici...." (*)
(*) Maggiori informazioni sul museo, sulla balena fossile e sul suo ritrovamento sono leggibili sul sito www.museocapellini.org
www.bolognappennino.com
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Inserito da redazione il Mer, 2008-05-07 05:11