In
occasione della Giornata Europea della cultura ebraica , e
anche in considerazione del riemergere dell'antisemitismo, insieme
alla questione israelo-palestinese sempre attuale e drammatica , ci
pare opportuno ricordare alcune situazioni e vicende riguardanti la
presenza degli ebrei nel Cento-pievese, e in particolare a
Pieve di Cento.
“Le
fonti documentarie attestano una presenza ebraica a Pieve di Cento
dalla fine del secolo XIV.
Nel 1398 , infatti, fu aperto un
banco di prestito, gestito da
Dattilo da Spello, proveniente da una famiglia di prestatori
che già operavano a Bologna ( e probabilmente socio o
collegato con Manuele del Gaudio che già aveva aperto,
con altri , un banco nel 1391 a Cento; n.d.r.) . Già dalla
metà del secolo XIV molti dei banchi di prestito esistenti a
Bologna e nel contado erano gestiti da ebrei (detti “feneratores”),
la cui presenza era stata favorita da una fase di forte espansione e
sviluppo che in quel periodo le città del nord Italia stavano
attraversando e che tendeva a favorire l'immigrazione e il richiamo
di capitali che contribuissero a questa ripresa economica e sociale”.
(*)
“L'apertura
di un banco fisso originò pertanto l'insediamento ebraico a
Pieve che, pur non raggiungendo mai una consistenza numerica
considerevole – quattro o cinque nuclei famigliari nel
sec. XVI – si diede una
struttura sociale e religiosa, intrattenne rapporti con le autorità
locali, venne riconosciuta come una entità sociale, obbligata
al pagamento di particolari tributi in cambio della protezione
concessa.
Oltre all'attività di prestito, si occuparono di commerci e di agricoltura.
Agli
ebrei di Pieve fu concesso un terreno fuori dell'abitato da destinare
a cimitero:
“l'Orto degli ebrei di terra di Pieve” era posto “lungo
la strada delle fosse”, fuori Porta Cento. Questo luogo di
sepoltura venne usato anche dagli ebrei di Cento, almeno fino al
1689, anno in cui la comunità ebraica centese acquistò
un terreno proprio da destinare a tale uso.
Di recente (1988) l'area del
cimitero ebraico è stata recuperata a verde pubblico e al suo
interno è stato posto un cippo commemorativo.
La
Giudecca di
Pieve, cioè il quartiere di residenza degli ebrei , si
sviluppava nel centro della città, tra via Borgovecchio
e vicolo del Cane, poco distante dalla piazza. Una traccia
molto chiara del “borgo degli ebrei” è documentata
da una mappa di Pieve del 1881: oggi esso è rimasto
essenzialmente invariato nelle forme topografiche, sebbene gli
edifici che lo costituiscono siano stati ristrutturati e modificati.
Il
banco di prestito era situato nella casa a sud del voltoncino posto
all'inizio di via Borgovecchio, all'incrocio con l'attuale via
Risorgimento. Nella casa del titolare del banco
era posta la sinagoga,
che oltre alla funzione di culto e di studio, era anche luogo di
riunione per discutere le necessità del gruppo.
La
condizione abbastanza serena in cui vissero gli ebrei pievesi per 150
anni cambiò rapidamente intorno alla metà del sec. XVI.
Alcuni fatti di sangue a danno degli ebrei e l'atteggiamento ostile
dei pievesi, da ravvisarsi nel
livore che l'esercizio del prestito provocava, determinò la
scelta degli ebrei pievesi di abbandonare la città ponendo
fine, intorno al 1543, alla storia dell'insediamento ebraico a Pieve
di Cento “. (*)
Si
tramanda il racconto dello sgozzamento di un ebreo avvenuta per
mano di un barbiere cristiano, in data non precisata da documenti; si
racconta anche dell'annegamento in Reno del giovane Giosuè
ha- Konen, figlio del medico e storico Yosef, nel giugno
del 1540; fatto accaduto sotto gli occhi di alcuni pievesi che non
mossero un dito per salvarlo.
E'
documentata la strage compiuta la notte del 23 febbraio 1543
, quando fu trucidata l'intera famiglia
di Mosè ha-Konen, rabbino residente a Pieve; mentre lui
era assente perchè in viaggio , la moglie, i 3 figli e un
servo, vennero uccisi da assassini pievesi che saccheggiarono poi
la casa.
I corpi degli ebrei uccisi a Pieve
furono trasportati a Bologna e tumulati nel cimitero della città.
Uno degli assassini fu catturato
e giustiziato a Ferrara, dopo che aveva ucciso anche il proprio zio ,
pare per la spartizione del bottino.
Un
insediamento ebraico rimase comunque a Cento. Va ricordato anche che
nella prima metà del 1500 (e ancor più nella seconda
metà) tutta l'Italia (e l'Europa ) fu attraversata da gravi
tensioni per motivi religiosi e la Chiesa cattolica si preparava
alla Controriforma , con il Concilio di Trento (1545-1564),
che poneva molte restrizioni ai praticanti di altre religioni.
(*)
Testo di Vincenza Maugeri
per il depliant del Comune di Pieve di Cento diffuso nel 2001.
Fonte bibliografica per
approfondimenti:
“Gli
ebrei a Pieve di Cento”.
Testomonianze e memorie storiche. R. Calzolari -S.
Campanini - P. Levi – M. Perani.
Quaderni pievesi / 7. Ed. Comune 1993 (con bibliografia di
altri autori in materia)
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Inserito da redazione il Mar, 2006-08-29 14:49