Le navi ospedale
durante la Grande Guerra
Inizialmente, nel
secolo XVII, navi oramai in disarmo vennero utilizzate, attraccate
nei porti, come lazzaretti, infermerie o quarantene per marinai
malati. Nel dicembre 1798 ma Marina inglese trasformò la HMS
Victory, non più idonea al combattimento, in nave ospedale atta ad
ospitare prigionieri francesi e spagnoli feriti di guerra. Ancora,
durante la guerra di Crimea, nel 1855-1856, navi ospedale servirono
ad ospitare non solo i feriti, ma anche i ccolpiti dall’epidemia di
colera.
La prima nave ospedale
Italiana di cui si ha notizia è il Washington presente già nel 1866
alla battaglia di Lissa e destinato alla squadra dell'ammiraglio
Persano: si trattava di un piroscafo di 1.400 tonn, con possibilità
di 100 posti letto.
Fu poi con la
Convenzione dell'Aja del 1907 che si definì il concetto moderno di
nave ospedale. In particolare l'articolo 4 definiva le
caratteristiche necessarie affinché una nave potesse essere
considerata "nave ospedale": La nave deoveva avere segni di
riconoscimento e illuminazione specifiche; doveva fornire assistenza
medica a feriti di tutte le nazionalità; non poteva essere impiegata
per alcuno scopo militare; non doveva interferire né ostacolare le
navi militari. Inoltre, le forze belligeranti avevano il diritto di
ispezionare le navi ospedale per verificare eventuale violazioni
delle norme di convenzione.
In caso di violazione
anche solo di una delle limitazioni previste, la nave avrebbe perso
il suo status di “zona franca” ed anzi protetta (molto spesso
erano dipinte di bianco, e recavano in modo evidentissimo la grande
Croce rossa, simbolo internazionale di neutralità) e sarebbe tornata
ad essere considerata come unità combattente e come tale
suscettibile di attacco nemico.
Navi ospedale furono
presenti in Eritrea a fine 800, al terremoto di Messina del 1908, in
Libia nel 1911 (Re d'Italia e Regina d'Italia). Durante la Grande
Guerra operò anche un servizio di chiatte sui canali navigabili
della laguna veneta, per lo sgombero dei feriti dalle zone di guerra
ed il loro trasporto nelle retrovie attrezzate con ospedali o navi
ospedale (nel porto di Venezia erano ancorate la Albaro, la Memphi,
la Po, la Principessa Giovanna).
Mirtide Gavelli
** Fonte e maggiori
informazioni su :
http://memoriadibologna.comune.bologna.it/prima-guerra-mondiale/le-navi-ospedale-durante-la-grande-guerra-2814-luogo#sthash.ahhwx20d.dpuf
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Inserito da redazione il Gio, 2017-04-20 06:10