CINQUANTA E IL MARANA-THA
Premessa dell'autrice Anna Fini.
In occasione della serata di "Borghi e Frazioni in Musica"
tenutasi presso la Comunità Maranà-Tha di Cinquanta mi è stata
richiesta, per contestualizzare l'evento, una piccola relazione sulle
origini della frazione e dell’edificio che ha ospitato il concerto.
Le informazioni storiche sull’epoca
romana sono volutamente concise per dar spazio all’evento musicale
della serata.
Cinquanta, frazione di San
Giorgio di Piano, ha origini romane; risale infatti, come
toponimo ed abitato, all’epoca della vittoria romana sui Galli Boi
( intorno al 189 a.c.).
Dopo la sconfitta e la cacciata dei
Galli Boi il Senato Romano inviò nei territori conquistati del Salto
Piano, comprendente parte della pianura tra Modena e Bologna, dei
nuovi abitanti affidando a ciascuno di loro un pezzo di terreno
necessario per vivere; infatti, tra le prime cose che facevano i
romani, dopo aver conquistato un’area, era di bonificarla e
dividerla in appezzamenti detti centurie, una lottizzazione ordinata
che veniva consegnata ai coloni.
A seguito di queste operazioni il
territorio diventava una scacchiera con identici quadrati o
rettangoli che a loro volta erano oggetto di ulteriori suddivisioni
interne.
I luoghi erano poi attraversati da una
serie di strade chiamate Cardi (da nord a sud) e Decumani (da est a
ovest): spezzoni di queste strade campestri sopravvivono ancor oggi,
asfaltate e integrate nella rete viaria che percorriamo
quotidianamente; il tratto di via Cinquanta che costeggia l'edificio
del Maranà-Tha, secondo alcuni studiosi, ne costituisce una
testimonianza.
Il nome CINQUANTA è quindi di
origine agrimensoria e nasce proprio dal numero che fu assegnato al
fondo (di Cinquanta) all’epoca della centuriazione fatta
dai conquistatori romani; altri esempi di questa origine sono:
Ducentola, Trecentola, Nonantola e anche “CINQUANTUNO“, una
unità poderale poco distante da qui e presente nei registri e nelle
carte planimetriche del comune di San Giorgio.
La testimonianza più tangibile che
questa zona fosse già abitata in epoca romana è il ritrovamento,
in passato, di alcuni reperti antichi: lapidi sepolcrali,
sarcofaghi e cippi, materiale trasportato al Museo Civico di Bologna
dove si trova in parte esposto ed in parte "archiviato"
negli scantinati del museo.
Anche recentemente (ott. 2012), in
seguito a lavori di scavo per un condotto fognario, sono stati
trovati i resti di una strada romana, costruita con ciottoli di
piccole e medie dimensioni che presentavano ancora una buona
stabilità nel terreno.
La zona sottoposta al controllo della
Soprintendenza ai Beni Archeologici ha evidenziato un tratto di
strada ben costruito, leggermente convesso verso il centro, per
permettere lo scolo delle acque verso i fossati laterali e con le
orme carraie parallele tra loro e all’andamento della strada.
Con la caduta dell’impero romano il
territorio subì le vicissitudini delle guerre gotiche, delle lotte
tra longobardi e bizantini: le città decaddero, le campagne lasciate
in abbandono si ricoprirono di boschi e le acque non più arginate
inondarono le campagne formando stagni e paludi, sino alla
riconquista del suolo ad opera dei Monaci Nonantolani.
Ma la storia di questo territorio
sarebbe troppo lunga per un’occasione come questa... quindi, così
come abbiamo visto le origini dell’abitato di Cinquanta, vedremo
ora le origini dell’edificio del Maranà-Tha che questa sera ci
ospita.
Dall’inizio del secolo scorso
questo luogo è strettamente collegato alla famiglia
Pizzardi. Famiglia di nobiltà recente (1833) aveva un
grande spirito imprenditoriale che all’inizio dell’800 le permise
d’acquistare terreni, migliorandone i raccolti e i relativi
commerci. Un discendente della famiglia, Luigi Pizzardi,
fu il primo Sindaco di Bologna dopo l’Unità d’Italia, mentre uno
dei suoi figli, Carlo Alberto Pizzardi, rimase celebre
per avere donato alla sanità bolognese i suoi numerosi beni.
Carlo Alberto (1850- 1922) gestiva le
proprietà terriere della famiglia situate in vari comuni della
provincia, compreso S. Giorgio di Piano, ed in modo particolare nel
vicino comune di Bentivoglio, dove sono numerose le testimonianze
delle sue opere, tra le quali l’edificazione dell’ospedale nel
1906.
Carlo Alberto Pizzardi fu una colonna
portante della lotta antitubercolare a Bologna e contribuì anche a
fondare l’ospedale Bellaria per gli ammalati di tubercolosi.
In quegli anni a Bologna esisteva
un’associazione che con diverse iniziative cercava di contrastare
la diffusione della malattia ed un libro pubblicato nel 1931 in
occasione del IV° congresso antitubercolare (“Lotta
antitubercolare nella provincia di Bologna”, messoci a
disposizione dal signor Luciano Bonora) ci informa di dettagli e
curiosità relativi a questa località ed al personaggio citato.
Carlo
Alberto Pizzardi nel 1915 istituì proprio a Cinquanta e proprio in
questo edificio una colonia campestre per fanciulli di ambo i sessi
del comune di Bologna in pericolo di contagio antitubercolare.
L’edificio aveva allora un aspetto leggermente diverso: un nucleo
centrale e 2 grandi terrazze scoperte nelle ali laterali, era lontano
da strade polverose ed allora come oggi era immerso nel verde.
Al primo piano vi era la saletta
d’entrata, la direzione, il refettorio, la cucina, la stanza da
studio, la sala giochi, un teatrino, i dormitori per i maschi e le
persone di servizio, le latrine ed i bagni.
Al secondo piano il dormitorio per le
femmine, la camera per la direttrice, le latrine, i bagni, i
lavandini e le terrazze scoperte.
In un fabbricato a parte vi erano i
locali per la lavanderia, il pollaio, il forno e la legnaia.Nel 1916 il Marchese Carlo
Alberto Pizzardi donò questo fabbricato e le sue pertinenze
all’associazione anti TBC con la somma di £ 195.000, a
condizione che fabbricati e terreno in perpetuo fossero devoluti a
ricovero e residenza della colonia campestre di Cinquanta e le
rendite del capitale fossero utilizzate per il mantenimento dei
fanciulli appartenenti al comune di Bologna iscritti nell’elenco
dei poveri ed allontanati dalla loro famiglia per impedirne il
contagio.
Venivano ospitati 24 bambini dai 4 ai
12 anni d’età per i maschi e dai 4 ai 10 anni e mezzo per le
bambine, per un periodo di tempo che variava in relazione ad esami
clinici risultati negativi.
Dal 1915 al 1927 furono accolti 314
fanciulli per 74.730 giornate di degenza ed un costo di £ 305.278,66
a carico totale dell’associazione; dal 1928 la lotta
antitubercolare fu poi assunta dal governo e la colonia campestre che
economicamente attraversava un periodo di crisi poté continuare.
La struttura fu ampliata e migliorata con nuovi impianti sanitari ed
un nuovo impianto di riscaldamento permettendo di accogliere un
numero maggiore di bambini con 2 dormitori da 22 letti, uno
da 6 letti ed un locale d’isolamento con 4 letti.
L’accresciuta capacità di
accoglienza permise di ospitare non solo i bambini della città di
Bologna ma anche quelli della provincia, unificando le età degli
accolti.
I bambini passavano la maggior parte
del tempo all’aperto ed in particolare da maggio ad ottobre
facevano elioterapia, si alzavano alle 6 in estate ed alle 7 in
inverno e si coricavano alle 20.
Gli alunni soggetti all’obbligo
scolastico frequentavano le scuole elementari di S. Giorgio mentre
l’Ufficiale Sanitario del paese, dottor Olderico Rubini, si
occupava dell’assistenza medica.
Le informazioni dell’epoca si fermano
a questo punto, sicuramente l’ospitalità dei bambini continuò
ancora per un certo periodo, vi sono, infatti, testimonianze degli
attuali abitanti che ricordano come, in passato, siano tornati alcuni
bambini di allora che da adulti e da anziani hanno voluto rivedere i
luoghi dell’infanzia.L’edificio negli anni ha poi
cambiato destinazione e utilizzo: negli anni ’80 era destinato
all’allevamento di polli e prima ancora di altri animali.
Ritornando all’attualità
l’edificio dal 1985 è di proprietà del MARANA-THA costituitasi
allora in comunità, quindi in associazione nel 1994, che si occupa
di accoglienza di bambini attraverso l’affido, di madri sole con
bambini e di persone in difficoltà (http://www.maranacom.it/
).
Possiamo concludere che la struttura è
ritornata, dopo vicissitudini del tempo e della vita, allo spirito
umanitario che il Marchese Carlo Alberto Pizzardi le aveva impresso.
Anna Fini del GRUPPO STUDI DELLA PIANURA DEL RENO
CINQUANTA 22 GIUGNO 2015 – Serata della rassegna BORGHI E FRAZIONI IN MUSICA
Scritto in S. Giorgio di Piano | Storia. Locale e generaleinvia ad un amico | letto 2700 volte
Inserito da redazione il Mar, 2015-06-30 07:36