- Miè màdar
Una candela ad zzìra banadéta
brusà tuta par nu.
- Parché…
Parché aver préssia
ssé tant prèst l’è sìra,
par mi,
par ti,
par tuti?
Anche se è abbastanza facile da
capire, per i non ferraresi traduciamo:
Mia madre
Una candela di cera benedetta
bruciata tutta per noi
Perchè
Perchè aver
fretta
se tanto presto
è sera
per me,
per te,
per tutti?
Ferraguti lo si può facilmente
accostare a Bruno Pasini, suo grande amico e sodale, a lui
accomunato dalla naturale passione per la loro lingua
dialettale, per le loro radici, da cui in pratica, non si
distaccarono mai.
La sua sviscerata dichiarazione d’amore
per la sua lingua dialettale l’aveva pubblicamente dichiarata
proprio sulle pagine introduttive del suo primo ’Na manèla,
affermando che “... Io ho sempre amato il nostro dialetto e
tutt’ora lo amo con violenza … Io penso, godo e soffro…sempre,
però in dialetto…”.
Ma la sua cifra stilistica, la
sensibile e densa essenzialità della sua poetica han corde toccanti,
terragne, eppure, al contempo, altissime e raffinate, da vero
discendente dei poetae novi di latina memoria, e dei classici
greci.
Tutto quanto da lui scritto è
presente in copia conservata e consultabile nelle raccolte di
AR.PA.DIA., l’Archivio Padano dei Dialetti curato da Maria
Cristina Nascosi (*) per Il Centro Etnografico / Centro di
Documentazione Storica del Servizio Biblioteche ed Archivio Storico
dell’Assessorato alle Politiche ed Istituzioni Culturali del Comune
di Ferrara.
Giuseppe Gabriele Sacchi lo ha citato
nei suoi due volumi “ Ferraresi del XX secolo. Storie di una
storia sola" e " Immagini e Memorie” (Ferrara, CARIFE,
Cartografica, 1999 et 2000) .
(*) Le poesie e queste note sono
tratte da un suo testo a noi inviato “per non
dimenticare di ricordare” Alfonso Ferraguti
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Inserito da redazione il Sab, 2009-05-09 07:38