Presso la Libreria Marinelli,
via Riva di Reno 76, a Bologna
Giovedì, 16 aprile
2009 ore 17.30, inaugurazione della mostra
1909 - 2009 Cento anni di
Esperanto a Bologna.
La Mostra esperantista
all’Esposizione Internazionale d’Arte, Lavoro e Alimentazione
della primavera 1909
I documenti rimarranno esposti dal 16
al 30 aprile 2009
Orari: 10 - 12.30 /15.30 - 18
Esperanto: il sogno di una lingua universale. Un po' di storia (*)
Il movimento esperantista fu presente
in Italia sin dai primi anni di vita della lingua internazionale
esperanto, le cui fondamenta furono gettate nel 1887 da Ludwik Lejzer Zamenhof. Attualmente il movimento insiste in
gran parte attorno alla Federazione Esperantista Italiana, che
rappresenta l'Italia in seno all'Associazione Universale
Esperanto. Alla FEI sono associati numerosi gruppi locali, spesso
attivi da lungo tempo sul territorio.
Anche la sezione giovanile della
FEI, la Gioventù Esperantista Italiana, collabora alla
promozione della lingua esperanto e dei valori della democrazia
linguistica attraverso le proprie attività. La prima associazione nazionale,
precursore dell'attuale Federazione Esperantista Italiana, vide la
luce a Bologna nel 1911.
- Per la diffusione dell'esperanto a Bologna un ruolo importante ebbe Achille Tellini (Udine,
1866 – Ivi, 1938).
Di origine friulana, geologo e naturalista,
convinto autonomista ladino, si trasferì a
Bologna attorno al 1908. Fu esperantista almeno fin dal 1903 (anche
se una sua pubblicazione di quel periodo sembra essere andata
completamente dispersa). Fondò la Cattedra italiana di Esperanto
con sede in Bologna e, quindi, nel 1912, il Circolo esperantista
bolognese che fu poi a lui intitolato (v. note biografiche in fondo a questo articolo, a cura della nipote Lidia Testoni).
Nel 1952, al Congresso nazionale di
Bologna partecipò (in qualità di presidente del Comitato d'Onore)
il presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Al
Congresso Universale di
Esperanto del 1955, che si tenne a Bologna, il sindaco Giuseppe Dozza, che partecipò al congresso,
si rivolse ai convenuti parlando fluentemente in esperanto.
Un altro pionere fu il francese Albert Gallois, che nel 1903 iniziò a svolgere attività di promozione della lingua a Riolunato (MO) e fondò la Itala Societo por la Propagando de Esperanto ("Società italiana per la promozione dell'esperanto"). Gallois tradusse in italiano una grammatica francese di Théophile Cart, e nel 1902, a Torino, pubblicò alcuni numeri della rivista L'Esperantista in collaborazione con Marcello De Balzac e G. Giovanni.
Nello stesso periodo il poeta inglese
Clarence Bicknell, che dal 1877 risiedeva quasi esclusivamente in
Italia e si era avvicinato all'esperanto nel 1897, iniziò attività
di propaganda dell'esperanto a Bordighera, dove nel 1910 fondò un
gruppo esperantista.
Nell'Italia meridionale, e in
particolare in Sicilia, la promozione dell'esperantismo fu portata
avanti in primo luogo dal dottor Vitangelo Nalli, attivo dal 1903,
che fondò l'associazione Sicilia Federacio Esperantista
("Federazione esperantista siciliana", SFE) nel 1906 e la
rivista Idealo ("Ideale"). La SFE godeva del patrocinio del
ministero della pubblica istruzione e dei sindaci di Palermo e
Siracusa.
Fra i pionieri del movimento
esperantista italiano sono da annoverare anche l'avvocato Raffaele
Bagnulo e Giovanni Cacciapuoti, che nel 1902 pubblicarono a Napoli la
rivista L'Esperantista e nel 1903 fondarono un gruppo esperantista
nel capoluogo partenopeo.
Anche Roma si dotò presto di un gruppo
esperantista, grazie soprattutto al lavoro dell'ecclesiastico Luigi
Giambene, che fondò nel 1905 il gruppo Imperiosa Civitas. Nel 1907
fece la sua comparsa la rivista Roma Esperantisto ("L'esperantista
romano"), tramite la quale nel 1908 fu pubblicato il primo
elenco di esperantisti italiani.
Nel 1907 fece la sua comparsa, a Udine,
la rivista Esperanta Abelo.
Nel 1906 Clarence Bicknell, in
collaborazione con la professoressa austriaca Rosa Junck, fondò il
gruppo esperantista di Milano.
Altri gruppi esperantisti furono
fondati a Perugia (1908), Genova (1910), Sampierdarena (1911) e in
seguito in altre località. La prima associazione nazionale,
precursore dell'attuale Federazione Esperantista Italiana, vide la
luce a Bologna nel 1911.
Il movimento esperantista nazionale
nacque in realtà nel 1910. Già il 30 dicembre 1905 fu fondato a
Firenze un gruppo ufficiale; tra i pionieri del movimento meritano
un'attenzione a parte Cicetti, Dattari, l'avvocato Viterbo. A Firenze
stessa nel 1910 sorgeva con altri gruppi la Federazione Esperantista
Italiana (FEI), il cui primo congresso ufficiale si tenne a Firenze
il 21-23 marzo 1910. Il Prof. Corrado Grazzini organizzò a Firenze
un'associazione nazionale di insegnanti di Esperanto;
quest'associazione fu riorganizzata nel 1916. Scarselli a Firenze
scrisse in quegli anni la "Marcia degli Esperantisti".
La FEI (ancora esistente nel 1934) già
dall'inizio ebbe come scopo la diffusione dell'Esperanto e
l'organizzazione in gruppi degli esperantisti italiani. Essa
organizzava ogni anno un congresso nazionale.
La rinascita post-bellica
(1948-1960)
Al termine della seconda guerra
mondiale il movimento esperantista italiano versava in condizioni
pessime, se è vero che al primo congresso nazionale del dopoguerra,
tenuto a Torino nel 1948, parteciparono meno di 300 individui. A
partire dai primi anni 1950, tuttavia, erano già chiari i segnali di
ripresa.
Nel 1950 ebbero nuovamente inizio le
trasmissioni in esperanto di Radio Roma, che erano state sospese in
occasione del conflitto mondiale. Nello stesso anno, il deputato Enzo
Giacchero presentò un'interrogazione al ministro della pubblica
istruzione Guido Gonella per verificare se il ministero si fosse
adoperato per "istituire un controllo statale per il
riconoscimento ufficiale del titolo di insegnante di esperanto".
Nel 1951 il ministro della pubblica
istruzione Antonio Segni partecipò al congresso nazionale di Pisa;
nel febbraio 1952 diramò quindi una circolare destinata a tutti i
provveditori agli studi, esortandoli ad agevolare l'insegnamento
dell'esperanto mettendo a disposizione le aule scolastiche per i
corsi, e suggerendo di rivolgersi all'Istituto Italiano di Esperanto
per il reperimento degli insegnanti.
La relativa forza del movimento
esperantista cattolico fu in questi anni motivo di forte
collaborazione con le autorità statali, dacché lo scranno di
ministro della pubblica istruzione rimase per un lungo tempo in mano
ad esponenti di spicco della Democrazia Cristiana.
Nel 1952 al congresso nazionale di
Bologna partecipò (in qualità di presidente del Comitato d'Onore)
il presidente della Repubblica Luigi Einaudi; nel comitato figuravano
il presidente emerito Enrico de Nicola, il presidente del consiglio
Alcide de Gasperi, il presidente della Camera Gronchi, il ministro
della pubblica istruzione Antonio Segni, il cardinale di Bologna
Lercaro ed il sindaco di Bologna Giuseppe Dozza. Einaudi volle
inviare un messaggio al congresso, indirizzando ai convenuti un
"tributo di schietta simpatia che va reso a quanti danno
generosa opera per l'avvicinamento dei popoli". Enzo
Giacchero, per conto della Comunità Europea del Carbone e
dell'Acciaio, in un simile messaggio dichiarò: "Nessuno più di
me [...] può apprezzare la vostra fatica e la utilità che in tutti
i settori deriverebbe dal più completo successo vostro e dei nostri
amici esperantisti in tutto il mondo".
Nel 1954 la seduta plenaria
dell'UNESCO, riunita a Montevideo, aveva promosso una risoluzione che
prendeva atto dei risultati ottenuti dall'esperanto in materia di
scambi culturali internazionali, dichiarava che tali risultati
coincidevano con gli scopi e gli ideali dell'UNESCO e impegnava il
Direttore Generale a seguire l'evoluzione dell'uso dell'esperanto in
campo scientifico, educativo e culturale nei singoli stati membri. La
delegazione italiana presente alla conferenza, per quanto divisa fra
favorevoli (Vittorino Veronese) e contrari (Giuseppe Ungaretti)
all'esperanto, votò alla fine a favore della risoluzione,
contribuendo alla sua approvazione.
Gli echi di tale evento acquisirono
particolare rilevanza nell'ambito del Congresso Universale di
Esperanto del 1955, che si tenne a Bologna. Il
sindaco di Bologna, Giuseppe Dozza, che partecipò al congresso,
si rivolse ai convenuti parlando fluentemente in esperanto. La manifestazione
ricevette il patrocinio del presidente della Repubblica Giovanni
Gronchi e dei presidenti emeriti Enrico de Nicola e Luigi Einaudi.
Nel corso degli anni 1950 la
Federazione Esperantista Italiana continuò a muoversi sul piano
legislativo. Ritenendo obsoleta la circolare del ministro della
pubblica istruzione Antonio Segni, la FEI ne richiese nel 1956
l'iterazione; il ministro in carica, il socialdemocratico Paolo
Rossi, negò il procedimento, dacché la circolare precedente era
priva di scadenze ufficiali ed era dunque da considerarsi ancora in
vigore.
Nel 1962 il senatore Moltisanti, del
Movimento Sociale Italiano, avanzò una proposta di legge volta a
rendere la lingua esperanto materia di studio facoltativa nelle
scuole, e a riconoscere ufficialmente il diploma di insegnante
rilasciato dall'Istituto Italiano di Esperanto per poter concorrere
all'incarico di insegnamento. Data la collocazione politica del
proponente, la proposta non giunse nemmeno alla discussione. Tale
fatto spinse la FEI ad istituire un'apposita commissione di esperti
allo scopo di redigere una nuova proposta di legge sulla falsariga
della precedente, ma sulla quale fosse possibile una convergenza
consistente. Dopo una lunga trafila il testo elaborato dalla
Commissione della FEI venne effettivamente presentato alla Camera dei
deputati come proposta di legge ed ottenne il via libera dalla
commissione "Istruzione e Belle Arti" (seppur con alcune
modifiche), ma non riuscì a concludere l'iter parlamentare a causa
della chiusura anticipata della legislatura.
Nel corso degli anni 1960 vennero
presentate nuove proposte di legge favorevoli all'esperanto; nessuna
godette di particolare fortuna. Finalmente, un contributo legislativo
all'insegnamento dell'esperanto giunse con la legge 820 del 20
settembre 1971, che disponeva l'avvio sperimentale della scuola a
tempo pieno e l'istituzione di posti in organico per insegnamenti
speciali ed attività integrative.
(*) Testo e foto al centro tratti da Wikipedia Enciclopedia libera online , alla voce "Esperanto"
- La foto in alto, è di uno dei documenti esposti alla mostra di Bologna, inviata da Lidia Testoni , insieme alle seguenti note biografiche di Achille Tellini
Figlio di Giovanni Battista Tellini e
di Vittoria Pasini Vianello. Destinato dal padre agli studi, si
laureò
giovanissimo a Torino. Insegnò alla Regia Università La
Sapienza di Roma e nel Regio Istituto Tecnico ‘A.
Zanon’ di
Udine. Oltre agli studi geologici, speleologici, paleontologici,
geografici e naturalistici, in gran
parte dedicati al Friuli, si
impegnò nella linguistica, nella glottologia e nell’etnografia. E’
autore di
innumerevoli pubblicazioni, spesso edite in proprio.
Trasferitosi a Bologna, fu sorvegliato dalla polizia
almeno fin dal
1915. Nel 1916 fu accusato di spionaggio a favore dell’Austria a
causa di una lettera circolare
inviata ai parroci ed ai segretari
comunali del Friuli per acquisire informazioni sull’uso corrente
del friulano
e redigere un ‘Lunari daj furlans’. Si mossero le
Prefetture di Udine e di Bologna e Tellini fu inquisito e
denunciato
presso il Tribunale di Guerra. Fu quindi sottoposto a stringenti
controlli e la sua opera fu
censurata, ma non abbandonò mai alcuno
dei suoi interessi, delle sue passioni, dei suoi studi
Nel
novembre
del 1917 scriveva a don Giacomo Bianchini che, per i suoi ideali, la
friulanità, l’unità e la nazione
ladina - pensata come ‘un
paîs privilegiât propri tal miez de l’Europe, anzi il vêr parco
internazionâl di cheste part dal mont’-, era disposto
a subire ‘l’indifferenza, la derisione e ... peggio’. Aderì
fin dai primi del
‘900 al movimento esperantista, poiché una
lingua universale avrebbe garantito la pace, favorito gli scambi
culturali, il turismo ed i commerci. Per i ladini friulani ideò una
grafia particolare mediata dall’esperanto (la
sua prima operetta
in tale grafia, pubblicata nel 1903, sembra andata dispersa). Sergio
Salvi, ne ‘Le lingue
tagliate’ (Milano, 1975) ricorda come la
serie di opuscoli de ‘La Patrje Ladine’ (1921), uscì dapprima
come
supplemento a ‘L’Esperanto’, periodico della Cattedra
Italiana di Esperanto, da lui fondata a Bologna e
diretta per molti
anni. Fu scrittore infaticabile ed instancabile camminatore: studiava
il territorio e portava
le sue idee fin nei piccoli paesi.
Lidia Testoni
Scritto in Linguistica e dialettiinvia ad un amico | letto 3429 volte
Inserito da redazione il Mer, 2009-04-08 05:27