La formazione de L'Usignolo è
costituita da un settetto di fiati , con un repertorio che attinge
alla musica da ballo dei concerti a fiato (vero e proprio genere
musicale) che appartiene storicamente alla provincia di Reggio
Emilia. Oltre a brani originali, propone il "famigerato concerto
di Barco", un versatile insieme di musiche molto simili a quelle
che la famiglia Cantoni suonava nel parmigiano a cavallo tra la fine
dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. musiche che nel reggiano
erano suonate anche dai Panciroli e dai Mattioli.
L'ensemble de "L'Usignolo" è
composto da : Francesco Gualerzi (ex dei Nomadi), clarino e quartino
, Mirco Ghirardini, clarinetto, Fabio Codeluppi, tromba, Massimo
Zanotti, bombardino, Maurizio Cavallini, corno, Dimer Maccaferri,
corno, Andrea Affardelli, tuba.
L’esperienza musicale dell’ensemble
L’Usignolo ci riporta idealmente all’inizio degli
anni ‘50, periodo musicale di transizione dai concerti a fiato alle
orchestre da ballo, oggi definite “di liscio”.
Il gruppo, guidato da Francesco
Gualerzi (fondatore del gruppo assieme a Mirco Ghirardini), è
un originale esperimento musicale simile a quello di 60 anni fa; la
loro originalità sta nella riduzione dell’organico anziché
nell’aumento dello stesso: formata da soli 7 elementi, questa
formazione si colloca esattamente a metà strada tra il
concerto a fiato e l’orchestrina da ballo.
Si tratta di giovani musicisti
diplomati e da anni cultori e valenti esecutori di musica classica o
"colta" per così dire, che si sono ritrovati a
scoprire il divertimento, il piacere e il grande valore virtuosistico
della musica popolare della nostra terra.
Il gruppo oltre ad eseguire i brani più
famosi ed ancora molto amati di questo repertorio, si sta anche
occupando di ricercare le pagine meno note per proporle al proprio
pubblico.
L’origine di questo genere musicale
viene fatto risalire al 1861 quando Giuseppe Cantoni diede vita ad un
gruppo musicale di soli fiati costituito da 12-13 elementi.
Nelle feste popolari, per le sagre
della vendemmia e della mietitura, la gente aveva voglia di ballare e
ad accompagnarli erano gruppi di veri pionieri del genere che sui
ritmi incalzanti di valzer, mazurche e polche permettevano a
clarinetti e trombe di scatenarsi in sequenze di note indiavolate e
portare ai più arditi acuti. Ancora non erano in uso le
percussioni né ritmi di tradizione spagnola o sudamericana e
nemmeno le voci venivano utilizzate forse anche per la mancanza di
amplificazione; solo strumenti a fiato con aggiunto, a volte, il
contrabbasso. (*)
(*) informazioni riprese da http//profile.myspace.com e altri siti intestati a Francesco Gualerzi
Scritto in Tradizioniinvia ad un amico | letto 3166 volte
Inserito da redazione il Ven, 2008-04-18 15:40