Sì al nucleare innovativo
con piccole centrali senza uranio
Ma non esiste un nucleare sicuro
o a bassa produzione di scorie
Carlo Rubbia: "Né petrolio
né carbone soltanto il sole può
darci energia"
ne "La Repubblica" del 30 marzo 2008 ( + foto da Wikipedia)
GINEVRA - Petrolio alle stelle? Voglia di nucleare? Ritorno al carbone? Fonti rinnovabili? Andiamo a lezione di Energia da un docente d'eccezione come Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica: a Ginevra, dove ha sede il Cern, l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare. Qui, a cavallo della frontiera franco-svizzera, nel più grande laboratorio del mondo, il professore s'è ritirato a studiare e lavorare, dopo l'indegna estromissione dalla presidenza dell'Enea, il nostro ente nazionale per l'energia avviluppato dalle pastoie della burocrazia e della politica romana.
Da qualche mese, Rubbia è stato nominato presidente di una task-force per la promozione e la diffusione delle nuove fonti rinnovabili, "con particolare riferimento - come si legge nel decreto del ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio - al solare termodinamico a concentrazione".
Un progetto affascinante, a cui il premio Nobel si è dedicato intensamente in questi ultimi anni, che si richiama agli specchi ustori di Archimede per catturare l'energia infinita del sole, come lo specchio concavo usato tuttora per accendere la fiaccola olimpica. E proprio mentre parliamo, arriva da Roma la notizia che il governo uscente, su iniziativa dello stesso ministro dell'Ambiente e d'intesa con quello dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, ha approvato in extremis un piano nazionale per avviare anche in Italia questa rivoluzione energetica.
Prima di rispondere alle domande
dell'intervistatore, da buon maestro Rubbia inizia la sua lezione con un prologo introduttivo. E mette
subito le carte in tavola, con tanto di dati, grafici e tabelle.
Il primo documento che il professore
squaderna preoccupato sul tavolo è un rapporto dell'Energy Watch Group, istituito da un
gruppo di parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed
economisti, come osservatori indipendenti. Contiene un confronto impietoso con le previsioni elaborate
finora dagli esperti della IEA, l'Agenzia internazionale per l'energia.
Un "outlook", come si dice in gergo, sull'andamento
del prezzo del petrolio e sulla produzione di energia
a livello mondiale. Balzano agli occhi i clamorosi scostamenti tra ciò
che era stato previsto e la realtà.
Dalla fine degli anni Novanta a oggi,
la forbice tra l'outlook della IEA e l'effettiva dinamica del prezzo del petrolio è andata sempre
più allargandosi, nonostante tutte le correzioni apportate dall'Agenzia nel
corso del tempo. In pratica, dal 2000 in poi, l'oro nero s'è impennato fino a sfondare la quota di
cento dollari al barile, mentre sulla carta le previsioni al 2030 continuavano
imperterrite a salire progressivamente di circa dieci dollari di anno
in anno. "Il messaggio
dell'Agenzia - si legge a pagina 71 del rapporto tedesco - lancia un falso segnale
agli uomini politici, all'industria e ai consumatori, senza
dimenticare imass media".
Analogo discorso per la produzione
mondiale di petrolio. Mentre la IEA prevede che questa possa continuare a crescere da qui al 2025,
lo scenario dell'Energy Watch Group annuncia invece un calo in tutte le
aree del pianeta: in totale, 40 milioni di barili contro i 120 pronosticati dall'Agenzia. E anche
qui, "i risultati per lo scenario peggiore - scrivono i tedeschi - sono molto
vicini ai risultati dell'EWG: al momento, guardando allo sviluppo attuale, sembra che questi siano i
più realistici". C'è stata, insomma, una ingannevole sottovalutazione
dell'andamento del prezzo e c'è una sopravvalutazione
altrettanto insidiosa della capacità
produttiva.
Passiamo all'uranio, il combustibile
per l'energia nucleare. In un altro studio specifico elaborato dall'Energy Watch Group, si
documenta che fino all'epoca della "guerra fredda" la domanda e la produzione sono salite
in parallelo, per effetto delle riserve accumulate a scopi militari. Dal '90 in poi, invece, la
domanda ha continuato a crescere mentre ora la produzione tende a calare per
mancanza di materia prima. Anche in questo caso, come dimostra un grafico riassuntivo, le previsioni
della IEA sulla produzione di energia nucleare si sono fortemente discostate
dalla realtà.
Che cosa significa tutto questo,
professor Rubbia? Qual è, dunque, la sua visione sul futuro dell'energia?
"Significa che non solo il
petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento,
ma anche l'uranio è destinato a
scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l'oro, il platino o il rame. Non
possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla
base di previsioni sbagliate che rischiano
di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante
fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè
il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra".
Eppure, dagli Stati Uniti
all'Europa e ancora più nei Paesi emergenti, c'è una
gran voglia di nucleare. Anzi, una corsa al
nucleare. Secondo lei, sbagliano tutti?
Ma non si parla ormai di
"nucleare sicuro"? Quale è la sua opinione in
proposito?
"Non esiste un nucleare sicuro.
O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità,
per cui ogni cento anni un incidente
nucleare è possibile: e questo
evidentemente aumenta con il numero
delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo".
In che cosa consiste?
"Nella possibilità di
usare il torio, un elemento largamente disponibile in natura, per
alimentare un amplificatore nucleare. Si tratta di
un acceleratore, un reattore non critico, che non provoca cioè
reazioni a catena. Non produce plutonio. E dal torio, le assicuro,
non si tira fuori una bomba. In questo modo, si
taglia definitivamente il cordone fra il nucleare militare e quello civile"
Lei sarebbe in grado di
progettare un impianto di questo tipo?
"E' già stato fatto e la
tecnologia sperimentata con successo su piccola scala. Un prototipo
da 500 milioni di euro servirebbe per
bruciare le scorie nucleari ad alta attività del nostro Paese, producendo allo
stesso tempo una discreta quantità di energia".
Ora c'è anche il
cosiddetto "carbone pulito". La Gran Bretagna di Gordon
Brown ha riaperto le sue miniere e negli Usa anche
Hillary Clinton s'è detta favorevole...
"Questo mi ricorda la storia
della botte piena e della moglie ubriaca. Il carbone è la
fonte energetica più inquinante, più
pericolosa per la salute dell'umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l'anidride
carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo
debba restare, eppure la CO2 dura in
media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al
carbone sarebbe drammatico, disastroso".
E allora, professor Rubbia,
escluso il petrolio, escluso l'uranio ed escluso il carbone, quale
può essere a suo avviso
l'alternativa?
"Guardi questa foto: è
un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel
deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa
200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo
occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce
un terzo dell'elettricità di
una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre
considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità".
Ma noi, in Italia e in Europa,
non abbiamo i deserti...
"E che vuol dire? Noi possiamo
sviluppare la tecnologia e costruire impianti di questo genere nelle nostre regioni meridionali o magari
in Africa, per trasportare poi l'energia nel nostro Paese. Anche gli antichi
romani dicevano che l'uva arrivava da Cartagine. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi,
lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l'energia
necessaria all'intero pianeta. E un'area di queste dimensioni
equivale appena allo 0,1 per cento delle
zone desertiche del cosiddetto sun-belt.
Per rifornire di elettricità
un terzo dell'Italia, un'area equivalente a 15 centrali nucleari da
un gigawatt, basterebbe un anello solare grande
come il raccordo di Roma".
Il sole, però, non c'è
sempre e invece l'energia occorre di giorno e di notte, d'estate e
d'inverno.
"D'accordo. E infatti, i nuovi
impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l'energia e
la trattengono in speciali contenitori
fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce
il vapore che muove le turbine. Né più né meno
come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma
l'acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la
corrente".
Se è così semplice,
perché allora non si fa?
"Il sole non è soggetto
ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una
grande opportunità per il nostro Paese: se non lo
faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com'è accaduto del
resto per il computer vent'anni fa".
(30 marzo 2008)
*) Foto da Wikipedia alla voce Energia solare . Indica le risorse globali di energia solare. I colori della mappa indicano l'energia media che raggiunge la terra in un periodo di tre anni, dal 1991 al 1993. Scala in watt per metro quadro. L'area necessaria per fornire l'energia equivalente alla richiesta primaria di energia attuale è indicata dai dischetti scuri.
Scritto in Ambiente, ecologia, naturainvia ad un amico | letto 3406 volte
Inserito da redazione il Lun, 2008-04-07 17:09