Un sesto dei consumi energetici
italiani al 2020 dovranno essere soddisfatti con fonti rinnovabili. Questo è
l’obiettivo assegnato all’Italia dalla Unione Europea. Ciò
implica triplicare l’attuale quota di energia verde che deriva in
buona parte dagli investimenti nell’idroelettrico effettuati
nell’ultimo secolo. Si tratta di un obiettivo ambiziosissimo, ma
raggiungibile se tutti gli attori si attiveranno e se verranno
sciolti alcuni nodi sul versante autorizzativo e si investirà
in modo serio nella ricerca.
L’impegno sulle fonti rinnovabili è
strettamente collegato a una seria politica di innalzamento
dell’efficienza energetica: quanto meno cresceranno i consumi,
tanto più agevole sarà infatti il raggiungimento della
percentuale del 17% assegnata all’Italia (vedi direttiva europea
rinnovabili 2020)
Diventa quindi quanto mai
indispensabile che entro 90 giorni, come previsto dalla Finanziaria
2008, vengano ripartiti gli obiettivi verdi tra le varie Regioni, in
modo che esse si responsabilizzino rispetto al raggiungimento
dell’obiettivo comune.
Inoltre, mentre gli occhi sono tutti
puntati sulla generazione di energia elettrica, andranno accesi i
riflettori sulla produzione di calore (e freddo) con le rinnovabili,
un comparto sottovalutato, ma di enormi potenzialità. Non
parliamo solo degli usi domestici, ma anche del calore di processo
industriale, un segmento totalmente scoperto nel nostro Paese.
Su due punti di “flessibilità”,
che rendono più agevole il raggiungimento degli obbiettivi,
occorre infine prestare una grande attenzione.
Viene conteggiato anche il contributo
delle pompe di calore, e questa opportunità potrebbe portare -
se non governata (solo per quelle aria-aria occorrerà la
certificazione europea Ecolabel) - a una crescita incontrollata, con
un’incidenza sulla domanda di punta estiva della rete elettrica.
Così pure la possibilità
di importazione fisica (e non virtuale) di energia verde deve essere
considerata nell’ambito di un rafforzamento della presenza delle
nostre industrie che si affianchi al più generale rilancio
dell’utilizzo dei meccanismi flessibili previsto dal Protocollo di
Kyoto.
Va comunque ribadita la valutazione che
questa sfida rappresenta una straordinaria opportunità di
crescita del nostro settore industriale delle rinnovabili,
analogamente a quanto avvenuto in Germania che in pochi anni ha
creato un comparto industriale con 235.000 addetti.
Gianni Silvestrini
Direttore scientifico del Kyoto Club
24 gennaio 2008
(*) Articolo e foto dal sito www.qualenergia.it
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Inserito da redazione il Lun, 2008-02-04 16:19